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Autore: eleanor89    04/12/2010    22 recensioni
Questa storia racconta dei Malandrini e di tutte le persone venute a contatto con loro a Hogwarts e negli anni successivi; tanti pezzi di vita che possono avere un significato importante nelle loro esistenze o essere episodi di normale quotidianità.
Avanti e indietro nel tempo, momenti di gioia e di dolore: ecco a voi una lunatica e pessimista Lily Evans, Un Frank Longbottom calmo e che non si lascia influenzare dai suoi pazzi amici, una Alice sportiva e dura, una Mary McDonald civettuola e allegra, e naturalmente Severus Snape, Regulus Black, i Lovegood, tutto l'Ordine della Fenice, compresi i magnifici Prewett, la spaventosa Dorcas, e tanti altri ancora.
Ultimo capitolo: Come Alice soprannominò James "Capitano": "James individua Alice da sola il giorno dopo Natale e pensa che avrebbe preferito non aver stampato sulla fronte il segno di una delle pantofole pelose di Remus, che Sirius gli ha lanciato quando ha ripreso a cantare. Le pantofole sono state trasfigurate da lui – ed è abbastanza sicuro che Remus le preferisca così – ed è ingiusto che siano state usate per tentare di stroncare la sua futura carriera."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie '70's students.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Questo avviene a inizio novembre, prima che Lily chieda al gruppo di ragazzi di andare a Hogsmeade assieme, prima quindi del capitolo “Una lunga giornata” con Frank che dà di matto.





Un molliccio e una promessa [inizio novembre 7°; 1998]




Stava andando verso la sala comune dopo la lezione quando Colin, Dedalus e Augustus richiamarono la sua attenzione.
«James, abbiamo visto Sirius sparire al piano di sopra con suo fratello già da un po'...»
«Sì, ci stiamo cominciando a preoccupare. Conoscendoli si sono ammazzati.»
«Vado a dare un'occhiata.» disse subito lui, lanciando un'occhiatina di traverso anche alla Evans, che stava chiacchierando con Mary MacDonald, ma senza fermarsi.
Non c'era nulla da scherzare se i due Black si trovavano da soli in qualche aula del sesto piano, lontani dagli occhi di tutti. Senza neanche accorgersene estrasse la bacchetta e proseguì spedito fino alla fine della rampa, cominciando poi a perlustrare aula dopo aula.
«Sirius?» chiamò, ma l'amico non rispose né si fece vedere.
Si chiese se non fossero saliti ancora, fino al settimo piano. Sarebbe stato ancora peggio perchè ormai lì le aule erano inutilizzate e non sarebbe arrivato nessun professore a fermarli qualunque cosa avessero tentato di farsi l'un l'altro.
«Sirius?» chiamò di nuovo, «Sirius!»
Tutto taceva anche in quel piano.
Sbuffò, infilandosi nella prima aula e guardandosi attorno.
«Che palle, Sirius!» esclamò, uscendo e proseguendo verso l'aula successiva, «Oi, Sirius...» tentò ancora.
Superò il primo banco per puro scrupolo e si bloccò attonito: Sirius era steso a terra, con le braccia spalancate e la bacchetta qualche metro più in là. Aveva gli occhi aperti e fissava il soffitto.
«Sirius, che stai facend...»
Gli occhi di Sirius erano troppo fissi.
«Sirius? Padfoot?» tentò con voce debole, avvicinandosi di un altro passo. Sentiva i brividi scorrergli per le braccia e per la schiena, mentre il sangue abbandonava il suo viso. Cadde in ginocchio accanto all'amico e gli poggiò una mano sul petto.
I secondi passarono orribilmente lenti e nessun battito del cuore arrivò per tranquillizzarlo e permettergli di correre a chiamare aiuto.
«Sirius?» sussurrò, «Sirius? Andiamo...» in un moto di orrore lo afferrò per le spalle, scrollando e urlando: «SIRIUS!»
Sentì le lacrime salirgli agli occhi e il respiro mozzarglisi in gola, mentre un dolore orribile, perdita, vergogna, senso di colpa, rabbia, incredulità, tutte insieme lo assalivano.
«Sirius, Sirius, Sirius!»

«E tu che ci fai qui? Dove lo hai mollato l'altro?» sbottò Lily Evans, seduta in sala comune.
I Malandrini la guardarono: Peter preoccupato, Remus perplesso e Sirius inespressivo.
«Pardon?» fece quest'ultimo, a cui era stata rivolta la domanda.
«Tu... Ho sentito Diggle e compagnia dire a Potter che eri salito al piano di sopra con tuo fratello e lui è andato a cercarti, subito dopo Incantesimi, almeno mezz'ora fa. E non è ancora tornato.»
«Da quando ti interessiamo tanto, Caposcuola Evans?» domandò Sirius divertito, «Devo pensare che sei rimasta qui apposta per James?»
La ragazza inarcò le sopracciglia. «Sono rimasta qui perché le altre fanno chiasso in camera e non posso studiare in pace. Inoltre magari Remus avrebbe avuto bisogno di aiuto nel portare i vostri pezzi in infermeria.» replicò dignitosamente.
«Per favore, come se mio fratello avesse qualche chance di... E comunque io sono in giro da più di mezz'ora per la cronaca, mio fratello l'ho mollato subito. Solo che l'ho fatto da un'altra parte. Avrei dovuto capire i miei fans si sarebbero preoccupati...» commentò Sirius, riprendendo a camminare verso i dormitori, «Grazie dell'interessamento, Evans, ma preferirei che restassi nelle fila delle corteggiatrici di James, sai com'è, non ruberei mai la donna al mio migliore amico...»
«Mi fate schifo entrambi, Black!» gli urlò dietro lei.
«Persino la Evans si preoccupa per me, non sono splendido?» continuò lui.
«Certo, bellissimo, Sirius.» concordò Remus beffardo, «Ora prendiamo la Mappa e cerchiamo James. Non è normale che non sia ancora tornato.»
«Secondo te perché sto andando in camera?» Sirius roteò gli occhi, «Onestamente, Moony, un po' di fiducia...»

«Magari ha incontrato Regulus dopo che l'hai scaricato.» ipotizzò Peter, chiaramente inquieto.
Sirius si incupì.
«O qualche altro Slytherin.» aggiunse Remus, sicuramente per spostare i suoi pensieri da Regulus.
«Spero per quel qualche altro Slytherin di no.» disse Sirius, minaccioso, entrando in camera e andando ad aprire il baule di James.
«Allora... Giuro solennemente di non avere buone intenzioni... Oh. Ecco, James, settimo piano, la seconda aula a destra.»
«Che sta facendo?» domandò Peter, con gli occhi chiari che saettavano curiosi da lui alla mappa.
«Non ne ho idea. È fermo a metà aula.» rispose Sirius, guardando poi Remus con aria confusa, «Ed è da solo. Andiamolo a prendere.»
I tre tornarono indietro a passo di marcia, tentando di ignorare le occhiate piene di sospetto della Evans, che non si era mossa da accanto al camino.
Remus fu il primo a mettere piede al settimo piano, distanziando gli altri due. Sirius lo guardò procedere un po' troppo velocemente per la tranquillità che ostentava fino a poco prima.
Si infilò nell'aula mentre lui cercava James con lo sguardo, non trovandolo. Sirius, più alto, indicò in mezzo ai banchi, dato che riusciva a vedere qualche ciuffo di familiari capelli spettinati.
«Jam... Che diavolo!» esclamò Remus, sobbalzando, e Sirius fece lo stesso quando vide che l'amico era inginocchiato accanto a un corpo.
Per un folle, terribile istante pensò che fosse suo fratello.
Avevano litigato giusto poco prima perché lui non si era fatto scrupoli ad appendere al muro un suo compagno di stanza, e Regulus stava bene, bene. Avevano fatto la strada assieme fino alle altre scale e lì si erano divisi e non poteva essere.
Doveva stare bene.
Un secondo dopo riconobbe se stesso e restò senza parole.
«È un molliccio!» comprese Remus, mentre Peter tratteneva un urlo di terrore alla vista.
Il tempo di dirlo e di notare l'espressione stravolta sul viso pallidissimo di James, e Remus si precipitò da lui e lo spinse via. James fu sbalzato indietro senza un cenno di resistenza, sbattendo la schiena contro il banco accanto a lui e tornando a guardare il corpo con aria confusa. Sirius comprese che non aveva neanche sentito.
«Ehi, Prongs, sono qui! È un molliccio!» esclamò allora anche lui e al suono della sua voce James si voltò a guardarlo. Sirius vide che gli occhi spalancati e quasi assenti che finalmente lo guardavano e il petto gli si alzava e abbassava sempre più velocemente.
Il corpo sparì con un crack che attirò l'attenzione di entrambi, lasciando il posto a una sfera luminosa. Remus alzò la bacchetta ed esitò.
«Riddikulus!» gli venne in soccorso Peter.
«Riddikulus!» esclamò anche Remus e la luna piena si sgonfiò come un palloncino che il mago ficcò in un armadio, «Peter, Sirius, chiudetelo!» ordinò con voce tremante.
Peter obbedì mentre Sirius ora guardava Remus, che era pallido e doveva essere sconvolto per non ricordare la formula.
«James?» tentò e Sirius si ricordò che l'amico non aveva ancora aperto bocca.
Ma James continuava a fissare il punto in cui poco prima si trovava il “corpo”.
«Pensavi che Regulus lo avesse ucciso?» domandò Peter, che tanto più era incredulo e tanto meno aveva tatto. Sirius gli diede una manata bonaria sulla nuca.
«Davvero, Prongs, ma non doveva essere un serpente gigante?» domandò, ridacchiando per stemperare la tensione, «Io poi sono più bello di così.»
Al suono di quella risatina James si riprese di colpo, e gli amici lo videro tirarsi faticosamente su facendo leva sul banco.
«Come se Regulus o un qualsiasi Slytherin potessero anche solo farmi un graffio!» proseguì Sirius, lieto di rivederlo in piedi e anche in parte orgoglioso di essere così importante per loro.
«James?» si sorprese Remus, vedendolo correre verso un angolo della stanza, quello più lontano da loro. L'altro non rispose, accasciandosi su uno degli ultimi banchi e vomitando subito dopo.
«Caz... James!» chiamò l'amico, costernato, correndo da lui per sfilargli gli occhiali prima che gli cadessero stando piegato in due e poggiandogli poi una mano sulla schiena.
Sirius, annichilito, fece qualche passo verso di loro mentre Peter accanto a lui si mordeva nervosamente le labbra.
«Che facciamo?» mormorò e Sirius scosse il capo, senza sapere come comportarsi.
«Finito?» sentì domandare gentilmente Remus poco dopo e James annuì, passandosi una mano tra i capelli. «Evanesco. Gratta e netta. Eccoti gli occhiali.»
James, che dava loro le spalle, li prese, e Sirius capì dal gesto che seguì che si asciugava gli occhi.
«Oh! Dai...» borbottò Remus, spostando la mano sulla sua spalla evidentemente impacciato, e James quasi si accasciò su di lui, «Guarda che Sirius sta bene!»
Sirius scattò come una molla.
«Sto bene, idiota!»
Remus lo guardò con rimprovero ma lui lo ignorò, tirando James per il mantello. L'amico lo abbracciò come aveva fatto la notte in cui si era presentato a casa sua dopo essersene andato da Grimmauld Place.
«Sto bene.» ripeté Sirius.
«Sei stato qui per mezzora?» domandò Peter con voce più acuta del solito e Remus e Sirius si scambiarono un'occhiata di puro orrore.
Mezz'ora a piangere sul corpo del migliore amico...

«Già.» rispose James, con voce roca, «È già tanto se non mi sono ammazzato io.»
«Non dirlo neanche per scherzo.» ribatté subito Remus, e dalla sua faccia Sirius capì che pensava a quanto fossero andati vicini a trovarsi un James morto o pazzo per colpa di un maledetto molliccio.
«Quand'è che il tuo molliccio è cambiato?» domandò Sirius a voce bassa.
«Non ne ho idea. Ai G.U.F.O. era ancora un serpente.» sussurrò James, «Per questo prima quando sono entrato...» tacque e la sua mano tremante si serrò sulla veste di Sirius.
Tutto il suo corpo tremava, si rese conto lui.
«Era un molliccio.» gli ricordò per l'ennesima volta Remus, suonando di nuovo spaventato.
«Pensavo di averlo perso, non dirmi di stare calmo.» ringhiò James, «È stata la mezz'ora più brutta di tutta la mia vita. Non dirmi di stare calmo
«Vedi che era una stronzata? Tu non mi perderai mai.» dichiarò Sirius. Poi pensò che suonasse troppo da donna, «Non ci perderai. Siamo i Malandrini.»
«Promettetemi...» fece all'improvviso James.
«Che non ti lasceremo?» lo interruppe Peter, stupefatto.
«No! Promettetemi che morirete dopo di me.»
I tre Malandrini si guardarono.
«Questo è orribile.» commentò Peter.
«Non voglio promettere una cosa simile, vorrei essere io il primo, grazie mille.» disse Remus.
«No, a me va bene.» annunciò Sirius, e tutti lo guardarono, «Però io progetto di morire a cento anni, quindi regolati perché non ti voglio sopravvivere di un giorno.»
James sorrise, finalmente: «Nulla in contrario.»
«Allora d'accordo. Prometto di morire dopo di voi.» concesse Peter.
«Anche io.» si unì a loro Remus, «Se è dopo i cento anni va bene... E senza distanziarmi troppo da voi.»
«Beh, possiamo seguire l'ordine di nascita.» propose Sirius affabile, «Se il primo è Prongs dopo vengo io che sono il più grande di tutti, poi Wormtail e poi Moony. Che ne dici?»
«Accetto.» disse James, separandosi di lui dopo avergli dato un'ultima pacca sulla spalla, «Mi sta bene.»
«Ora che abbiamo deciso le nostre morti mangia un po' di cioccolato.» disse invece Remus, tirando fuori una tavoletta dalla sua tasca, «Se fa bene coi Dissennatori farà bene con tutti gli spaventi.»
James rise e Sirius guardò Remus con gratitudine.
«Sempre il solito.» commentò Peter con una distinta nota di affetto.
«Grazie.» fece James, afferrando la tavoletta e scartandola avidamente. Sirius gli mise un braccio attorno alle spalle e lo strinse per il collo, quasi strozzandolo.
«Torniamo in sala comune, la Evans era preoccupata per te. Ci ha spedito lei a cercarti.»
«Sei serio?» domandò James, incredulo.
«Sono sempre serio.»*
«Non le battute sul tuo nome, Merlino...» si lamentò sommessamente Remus e Sirius scoppiò a ridere.

In sala comune Peter notò con sorpresa che la Evans era davvero rimasta ad aspettarli.
«Abbiamo recuperato James.» la avvisò Sirius con voce ilare.
«Non mi interessa.» tagliò corto lei, automaticamente brusca come sempre. A Peter metteva in soggezione, era l'unica che maltrattava i suoi amici. Poi però la Evans guardò James e strinse gli occhi, non nel solito modo truce ma con perplessità.
«Stai bene, Potter?»
«No.» rispose lui e Peter lo guardò, sentendosi di nuovo preoccupato. Era chiaro che James era rimasto scosso, e a ragione: se lui avesse trovato il cadavere di uno di loro sarebbe come minimo svenuto. «No, davvero, ma starò bene.» aggiunse con una risatina poco da lui.
La Evans lo guardava e sembrava genuinamente preoccupata. Anche questo era tipico di lei: aveva sempre a cuore tutti, amici e nemici. Evidentemente le amiche in camera non stavano facendo poi così chiasso, era lei che era in pensiero.
«Cos'è successo?»
«C'è un molliccio al settimo piano, lo abbiamo chiuso in un armadio. Dillo alla McGonagall. Secondo aula a destra.» spiegò James.
«Molliccio?» ripeté lei, spostando lo sguardo su di loro in cerca di qualche informazione in più. Peter non ci pensò neppure a risponderle, non sapendo se James avrebbe voluto o meno, e Remus accanto a lui esitò. «Eri con un serpente per mezz'ora?» domandò incredula, «Credevo conoscessi l'incantesimo... o sei svenuto?»
«Mi piacerebbe.» rispose amaramente lui, «Non era più un serpente comunque. Era Sirius.»
Dalla faccia di James Peter capì che non avrebbe voluto dirlo, gli era sfuggito come gli sfuggiva sempre tutto davanti a lei.
La Evans restò per un momento a bocca aperta, i bellissimi occhi verdi che si posavano su Black con comprensione, ogni traccia di ostilità scomparsa.
«Vuoi dire... morto?»
James sobbalzò visibilmente.
«Sì.»
Poi la Evans fece qualcosa che lasciò tutti increduli: si gettò su James abbracciandolo stretto e spingendo involontariamente via Remus.
«Ti capisco. Anche il mio molliccio è così... Voglio dire... Prende l'aspetto delle persone che amo morte.»
Era nata babbana, perciò sua sorella era a rischio, lo sapevano tutti. Anche lei non era in una posizione migliore e Peter pensò che fosse orribile che una ragazza come la Evans potesse davvero morire giovane per un motivo tanto stupido come la purezza del sangue.
Poi lei lasciò andare James con aria imbarazzata e molto rossa in viso.
«Mi dispiace.» aggiunse, e Peter non fu sicuro che si riferisse al molliccio.
«Il Riddikulus è un po' inutile in questo caso, no? Non sono neppure riuscito a lanciarne uno.» ammise James, anche lui imbarazzato. Perlomeno gli era tornato un po' di colorito.
«Già, perché niente può rendere divertente una cosa simile. Non devi vergognarti, se anche lo avessi usato il molliccio sarebbe diventato Remus, Pettigrew...»
James annuì, «Te, mia madre, mio padre...»
Lei si immobilizzò a quel “te” e poi gli regalò un breve sorriso intenerito.
«Non pensarci più.»
«Sì, Remus mi ha dato del cioccolato apposta.»
«Cioccolato?»
«Ho pensato che potesse essere utile per via dello spavento.» spiegò Remus, con un'alzata di spalle.
Lily ridacchiò: «E come sempre vai in giro col cioccolato in tasca.»
«Remus non cambierà mai, rassegnamoci.» si intromise Sirius con un gran sorriso soddisfatto. Peter guardò James, che si era imbambolato a guardare la Evans, e sorrise a sua volta.

Remus si coprì gli occhi con le mani tremanti.
Kingsley qualche giorno prima gli aveva riferito che era stato ritrovato un corpo che sembrava appartenere a Wormtail e Bill aveva accennato qualcosa a proposito di una mano d'argento che lo aveva soffocato, cercando di dar loro tutti i dettagli che Ron, ostinato nel suo silenzio, si era fatto sfuggire. Soltanto questo, non potendo parlare della missione che i ragazzi stavano affrontando, qualunque fosse.
Per fortuna a Harry non era saltato in mente di parlarne quando si erano incontrati a Villa Conchiglia, o tutto l'entusiasmo per la nascita di Teddy sarebbe svanito di colpo e Dora glielo avrebbe letto in faccia, preoccupandosi ancora una volta per lui.
E ora aveva sognato un vecchio ricordo che ora non voleva saperne di lasciarlo andare: i Malandrini in un'aula del settimo piano che promettevano a James di morire dopo di lui.
Era stata una stupidaggine e il destino era stato molto, molto crudele.
Aveva ascoltato James chiedere di morire per primo.
Aveva ascoltato Sirius chiedere di morire dopo di lui e prima degli altri.
Aveva ascoltato Peter chiedere di morire dopo James e Sirius.
Aveva ascoltato lui chiedere di morire per ultimo.
Ma non aveva aspettato che avessero cent'anni né aveva lasciato poca distanza tra la scomparsa di James e la loro.
Ventun'anni e una moglie e un bambino. Forse se James avesse saputo avrebbe espresso un desiderio ben diverso; o forse no, magari avrebbe comunque voluto essere il primo per non vedere e non sentire nulla.
A volte lo aveva invidiato, prima di trovare Ninfadora e prima di avere Teddy, naturalmente, e di sicuro Sirius avrebbe scambiato posto con James in ogni momento.
Sirius, che quella notte di Halloween aveva scoperto come l'amico si era sentito davanti a quel molliccio, con la differenza che era qualcosa di definitivo e che non lo avrebbe lasciato più, e che aveva perso due persone care invece che una soltanto. Anzi, tre, contando Wormtail.
E con la differenza che pensava fosse colpa sua.
O forse anche l'altro lo credeva, era difficile dire cosa pensasse James. Non avevano più parlato di quel molliccio, sicuramente si vergognava e tra ragazzi, a quell'età, era imbarazzante anche solo ricordare quegli abbracci, per quanto sinceri.
Erano stati insensibili, probabilmente. Chissà per quanto tempo James aveva avuto sotto gli occhi il corpo senza vita di Sirius, durante il settimo anno quando le cose erano andate peggiorando poi soprattutto con la guerra.
E ora non c'era più modo di chiederglielo.
«Remus?» lo chiamò Ninfadora. Lui aprì gli occhi e la trovò davanti a lui, bellissima, col viso circondato dai lunghi capelli rosa: chissà perchè ora li portava così, forse nella sua adorabile mente pazza erano segno di maternità anche i capelli lunghi, e con gli occhi scuri che lo scrutavano attenti, «Stai bene?»
«Io sì. Com'è che Teddy non sta facendo i capricci?»
«Li stava facendo, amore. Sono appena tornata dopo averlo rimesso a letto.»
«E tu perché sei così allegra?»
«Perché ti pare possibile che Harry, Ron ed Hermione abbiano davvero svaligiato la Gringott e siano fuggiti sul dorso di un drago come ha detto Bill a pranzo? Quei tre sono pazzi!»
Prima che potesse risponderle arrivò il patronus di Arthur: “Fred e George dicono che sta succedendo qualcosa di serio a Hogwarts. Stiamo tutti andando alla Testa di Porco.”
Remus se lo sentì, come quel giorno lontano aveva sentito che c'era qualcosa che non andava con James, un presentimento poco umano ma azzeccato: «La battaglia finale.»
Era solo un sussurro e Ninfadora non lo sentì.
«Cosa starà succedendo? Che hai intenzione di fare?» domandò con una nota di panico nella voce.
«Devo andare.»
E sapeva, sentiva già che non sarebbe tornato.
«Non senza di me.»
Ecco cos'era il suo panico, il pensiero che la volesse lasciare ancora.
«No. Dora, devi restare qui per Teddy.» la pregò.
«Teddy andrà da mia madre. Voglio combattere.» ribadì lei, cominciando ad arrabbiarsi. I capelli però non divennero rossi ma blu, tanto era spaventata.
«Dora, ascoltami bene ora: io non sarò tranquillo se ti saprò in pericolo e finirò col commettere qualche errore. Devi restare qui con Teddy, io tornerò presto. Tu va da Andromeda. Fallo per me.»
Lei non provò neppure a convincerlo a restare, entrambi sapevano che lottavano per un mondo migliore. Si limitò a baciarlo come se fosse l'ultima volta, e lo era, e poi disse: «Vieni a salutare Teddy.»
«Non verrai?»
«Non verrò con te.» disse lei, abbassando lo sguardo pieno di dolore.
«Andiamo da Teddy allora.»
Sollevato, non si rese conto che lei aveva precisato quel “con te” solo per non mentirgli. Del resto seguirlo dopo non rompeva la promessa.
Si limitò a prenderle la mano e a lasciarsi guidare in camera da letto.
Un'ultima volta.






La reazione di James bisogna capirla, secondo me. Se io entrassi in una stanza sapendo che c'erano la mia migliore amica e suo fratello litigando e trovassi lei morta, poi scoprissi che è solo una bambola o qualcosa di simile solo dopo mezzora in cui sono stata lì a piangerla, penso che oltre a dare di stomaco dopo mi servirebbe supporto psicologico! (Dico bambola perchè in casa non ho Mollicci XD)

*Per chi non lo sapesse serious (serio in inglese) si pronuncia Sirius, da qui in inglese le innumerevoli battute sul nome.


Eeh, il numero di shot rimaste è uno, più due a metà, quindi presto dovrete abituarvi ad aggiornamenti molto meno rapidi, perché sto scrivendo anche altre storie!
   
 
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