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Autore: tomby    30/11/2005    1 recensioni
Una notte perfetta... un ricordo
indimenticabile... una morte improvvisa...
amore, delusione e tristezza...
_una notte con Ray_
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una notte così scura non l'avevo mai vista. Nemmeno il ventisei novembre dell'86 quando ero andato in Kansas ed era mancata la corrente. Ora, sul balcone della casa di Jasmine, scrutavo l'universo, fissandomi su ogni stella che si illuminava al passaggio del mio sguardo. Tante, tante stelle. Una luna quasi piena con un'alone chiaro, che sembrava un'aureola. L'aria era fresca e frizzantina, e aleggiava un sottile profumo d'erba tagliata. Davanti a me un giardino e oltre la siepe un piccolo parchetto ricco d'alberi e panchine. I lampioni erano molto fiochi, quasi non illuminavano i sentieri tra la boscaglia. Inserii la mano destra nella tasca della giacca, e dopo aver rovistato bene, tirai fuori un pacchetto di sigarette e ne sfilai una. Con l'altra mano presi l'accendino e accesi la sigaretta. Inspirai e buttai fuori il fumo. Mi sentivo rilassato, niente poteva rovinare un momento così. Mi appoggiai alla ringhiera coi gomiti e stetti in silenzio, ascoltando i rumori: cicale, gufi e nient'altro. Stetti immobile per vari minuti, finchè finì la sigaretta, poi decisi, sebbene a malincuore, di rientrare in casa. Chiusi a chiave la porta-finestra e mi accomodai sulla poltrona di pelle marrone, davanti al camino spento. Sopra al camino un'immagine, Sara, la mia ex moglie, morta tre anni fa in un incidente. Non vidi mai il suo corpo da morta, poiché quella settimana ero in un'isola, bloccato dal mare in tempesta. Implorai di aspettare me, per il funerale, ma nessuno sembrò ascoltarmi. Una volta la settimana andavo a trovarla al cimitero della città. Jasmine, sua sorella, era diventata la mia migliore amica, psicologa, mi aveva aiutato a superare la morte di Sara, ma ancora mi bruciava dentro, e mi martoriava il cuore, la nostalgia del bel sorriso di Sara, quando cucinava le salsicce e mi guardava. Tutte le volte sbatteva gli occhi in modo dolce, e mi diceva parole dolci e mi stringeva le mani in modo dolce. Tre anni, un'eternità passata senza la mia Sara. Il suicidio sembrava la cosa migliore, ma non potevo, lo dovevo a tanta gente. Essere ricercatore comporta molte responsabilità, soprattutto quando si ha in mano un progetto di vari miliardi e tu sei l'uomo chiave per la riuscita. Se fossi mancato, il progetto sarebbe andato a puttane e tutti sarebberto rimasti delusi: di me e per la mancata riuscita del progetto. Jasmine entrò nella stanza e mi guardò. Come sempre, quando ripenso a Sara, mi si lucidano gli occhi e la fronte arrossisce. Lei se ne accorge tutte le volte. Infatti tornò indietro, andò in cucina a preparare un infuso e me lo portò. Nel mentre avevo preso il libro che stavo leggendo. Il segnalibro era a pagina settantasei, quindi ripresi la lettura da quel punto. Quando la tisana fu pronta, ne bevvi lunghi sorsi dalla tazza e mi riscaldai dentro, lo stesso effetto dei sorrisi di Sara.
  
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