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Autore: Fe85    07/12/2010    3 recensioni
Solo in seguito, scoprì che Light era annoiato e che il quaderno della morte era stato il mezzo che l'aveva aiutato a cambiare il mondo che tanto odiava, uccidendo dapprima solo la feccia, e poi man mano anche degli innocenti. Suo figlio era stato letteralmente stregato dal potere di quel diabolico quaderno che, involontariamente, gli chiedeva di continuare ad essere usato. Quando, successivamente, lo analizzarono e Soichiro vide l'ordinata grafia di Light occupare le singole pagine, capì che quello era stato il suo primo fallimento: non era stato in grado di capire suo figlio.
[Seconda classificata al contest "La Tempesta" indetto da (Vienne)]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Soichiro Yagami guardava distrattamente la pioggia che bagnava i vetri del quartier generale della polizia giapponese, accantonando per un attimo i documenti sparsi sulla sua scrivania. Il suo ufficio era immerso in un silenzio reso opprimente a causa dei ricordi che, dolorosamente, riaffiorarono alla sua memoria.

Erano passati tre anni dalla morte di Light, ma la ferita occorsa a causa di quella perdita, non si era mai rimarginata del tutto. Anzi, in giornate come quella, tendeva ad aprirsi e a sanguinare nuovamente.

Io ho perduto

(e com'è aguzza la punta del ricordo)

 il mio amato figlio

Se avesse potuto esprimere un desiderio, avrebbe sicuramente chiesto di cancellare il 28 gennaio da tutti i calendari, proprio come quando con il bianchetto si elimina uno scarabocchio che deturpa l'integrità di un foglio immacolato.

E se gli fosse stato concesso un secondo desiderio, avrebbe voluto che suo figlio non avesse mai trovato il Death Note e fosse diventato Kira, lo spietato assassino che aveva terrorizzato il mondo per diverso tempo.

Si sarebbe accontentato di avere un figlio normale che conduceva una vita normale.

Apparentemente Light era un ragazzo ordinario, anzi no, lui era perfetto, impeccabile. Era bello  quanto un'edera, pianta rigogliosa che in realtà succhia la linfa vitale del tronco su cui cresce; proprio come quella pianta, anche lui aveva un lato oscuro, una doppia vita che teneva sapientemente celata, esibendo invece una maschera di cortesia.

Soichiro era sempre stato intimorito e, allo stesso modo ammirato, dalla genialità di Light che, lentamente, lo aveva portato ad isolarsi. Tuttavia, non aveva mai compreso fino in fondo il motivo per cui Light avesse deciso di chiudersi in se stesso.

Solo in seguito, scoprì che Light era annoiato e che il quaderno della morte era stato il mezzo che l'aveva aiutato a cambiare il mondo che tanto odiava, uccidendo dapprima solo la feccia, e poi man mano anche degli innocenti. Suo figlio era stato letteralmente stregato dal potere di quel diabolico quaderno che, involontariamente, gli chiedeva di continuare ad essere usato. Quando, successivamente, lo analizzarono e  Soichiro vide l'ordinata grafia di Light occupare le singole pagine, capì che quello era stato il suo primo fallimento: non era stato in grado di capire suo figlio. A causa del suo lavoro, rincasava molto tardi e, benché si sforzasse di instaurare una sorta di dialogo con il suo primogenito, i risultati erano scarsi. Parlavano dei fatti avvenuti durante il giorno, ma soprattutto dello stato delle indagini riguardanti il caso Kira.

Argomenti importanti, certo, ma Light aveva accuratamente evitato di trattare faccende prettamente personali.

Tuttavia, Soichiro non aveva inteso cosa si celasse realmente dietro la curiosità (disinteressata) del figlio, che si diceva pronto ad aiutarlo a qualsiasi costo.

Dobbiamo trovare Kira e arrestarlo

L'emblema della giustizia.

Quelle parole avevano reso Soichiro l'uomo, e soprattutto il padre, più felice del mondo: nonostante avesse collaborato a casi minori, era la prima volta che Light metteva a disposizione il suo intelletto per una questione talmente importante e delicata.

Soichiro era fiero di lui, era orgoglioso di essere riuscito a trasmettergli il suo amore per la giustizia e dei sani principi.

Lui e il suo amato figlio avrebbero lavorato nuovamente fianco a fianco. Quale soddisfazione migliore per lui?

Nonostante ciò, la sete di giustizia di Light era direttamente proporzionale al suo egocentrismo, e quando il padre si accorse di questo particolare, era ormai troppo tardi e non poteva fare più niente per salvarlo.

Soichiro era stata la pedina di Light, colui che gli aveva permesso ingenuamente di accedere alle informazioni segrete del loro gruppo investigativo. Sì, perché lui era convinto che Light agisse sempre in buona fede e per il bene comune.

Quale fatale errore.

Senza ombra di dubbio, quello era stato il suo secondo fallimento: amava troppo il suo erede per accorgersi che stesse tramando alle loro spalle.

Light era più scaltro di una volpe, e sapeva sempre come ribaltare la situazione a suo favore.

Light era carismatico quanto un leader politico che tenta di ottenere il maggior numero possibile di consensi dai propri elettori; così lui era riuscito ad ammaliare Matsuda e gli altri membri della Task Force con la sua parlantina eccelsa. E non solo loro, perfino suo padre, il suo stesso sangue.

Benché lo stesso Light avesse attentato alla sua vita, mandandolo incontro a morte certa durante la sparatoria nel covo di Mello, non se la sentiva di condannarlo completamente.

Era stato lo stereotipo di Kira a soggiogarlo, insieme a quel maledetto Shinigami, Ryuk, colui che aveva donato allo stesso Soichiro i «suoi occhi».

Light era stato rovinato da quel pericoloso binomio.

Suo figlio, il suo amato figlio, aveva firmato la sua condanna con le sue stesse mani.

Durante la sua giacenza in ospedale, aveva avuto tempo e modo di riflettere riguardo a quell'ingarbugliata situazione.

Aveva stupidamente ignorato la verità che Ryuzaki gli aveva sbattuto in faccia senza mezzi termini: non voleva credere che Light fosse Kira.

Quella verità che gli aveva provocato un dolore indefinibile, nettamente superiore al dolore provocatogli dai proiettili che erano riusciti a colpirlo, nonostante indossasse il giubbotto antiproiettili.

Quella cruda verità che Near, il successore di L, gli aveva riproposto quel maledetto 28 gennaio, avvalorando la sua ipotesi con prove inattaccabili.

Light e Kira erano la medesima persona.

Light e Kira erano inscindibili, ormai.

Cosa ne era stato del Light che professava la giustizia?

Il Death Note glielo aveva sottratto.

Una volta dimesso dall'ospedale, Soichiro era tornato a prendere parte attivamente alle indagini, e  allo Yellow Box aveva assistito alla fine di Kira, alla fine di suo figlio.

Light aveva tentato fino all'ultimo di discolparsi, rendendosi quasi ridicolo davanti a Nate River, il suo rivale, e aveva persino definito suo padre una sorta di inetto, perché credeva ciecamente nella giustizia.

Tutti i suoi alleati lo avevano abbandonato (in alcuni casi era stato lui stesso a toglierli di mezzo, perché ritenuti pressoché inutili), ma Soichiro, poco prima che spirasse, l'aveva perdonato.

Proprio come nella parabola del figliol prodigo, il padre perdona il figlio che si era allontanato da casa e smarrito.

Dopotutto, Light rimaneva sempre il suo amato figlio.

 

© Io ho perduto

(e com'è aguzza la punta del ricordo)

 il mio amato figlio

tratto da “La Tempesta” di William Shakespeare, nella traduzione di Agostino Lombardo

 

Salve a tutti^^

Con questa fic ho voluto dare voce ad un personaggio che si tende a trascurare: Soichiro Yagami. Mi sono immaginata un Soichiro sopravvissuto alla sparatoria nel covo di Mello e ho cercato di mettere a nudo i suoi pensieri riguardo a Light. Spero che questo mio piccolo esperimento possa piacervi^^

Qui di seguito riporto il giudizio e il commento della giudice (Vienne), e ne approfitto per ringraziarla nuovamente per aver creato un contest così stimolante. Apprezzo molto il suo

giudizio (infatti ho corretto qualcosina qua e là prima di postare, e se dovessero esserci altri errori, segnalatemeli tranquillamente>_<) e mi spiace aver commesso tutti quegli errori (anzi orroriXD) a livello grammaticale...mi impegnerò di più la prossima volta. Sono comunque soddisfatta del mio secondo posto, dato che era il primo contest a cui partecipavo*_* Alcuni riferimenti (come ad esempio quello dell'edera), rimandano all'opera The Tempest. Ogni commento, sia positivo che negativo, è ben gradito ;) Grazie anche a chi leggerà soltanto^^

 

Grammatica e sintassi > 7,5/10
Stile > 13/15
Trama e personaggi > 13,5/15
Utilizzo della citazione > 4,5/5
Gradimento personale > 4/5

Totale > 42,5/50

Ti sei basata sulla “Tempesta”: dettaglio non richiesto, ma che ho apprezzato molto. Il paragone tra Light/ Kira e Antonio è di sicuro interessante, giacché è lo stesso Prospero a sottolineare la “doppiezza” del fratello; però io preferisco soffermarmi sulla figura di Soichiro. Nel tuo Soichiro, rivedo Prospero: non il mago assetato di vendetta dei primi atti, bensì l’uomo che – perdonato il fratello traditore e liberati gli spiriti di cui era padrone – si sente irrimediabilmente solo, melanconico.
Mi è piaciuto particolarmente il fatto che l’espressione “amato figlio” – estrapolata dalla citazione che hai collocato nella parte iniziale della FF – percorra l’intero racconto: è una scelta che mi ha fatto immergere completamente nei pensieri di un padre incapace di rassegnarsi alla morte.
Non si tratta di una morte qualunque, ma della morte di un figlio.
E neppure il figlio è un figlio qualunque – se mai esistano pargoli qualunque –: lui è un amato figlio.
Le virgole, purtroppo, sono talvolta inserite in maniera sbagliata.
“Soichiro era sempre stato intimorito, e allo stesso modo ammirato, dalla genialità di Light [...].”
La frase che ho riportato qui sopra andrebbe così corretta: “Soichiro era sempre stato intimorito e, allo stesso modo, ammirato dalla genialità di Light [...].”
Si tratta di un errore che hai ripetuto altre due volte. “A causa del suo lavoro, rincasava molto tardi, e benché si sforzasse di instaurare una sorta di dialogo con il suo primogenito, i risultati erano scarsi.” diventa: “A causa del suo lavoro, rincasava molto tardi e, benché si sforzasse di instaurare una sorta di dialogo con il suo primogenito, i risultati erano scarsi.”
Il tuo racconto presenta tre ripetizioni; una delle quali è la seguente: “Argomenti importanti, certo, ma Light aveva accuratamente evitato di trattare argomenti personali.” Inoltre, nell’espressione “bello tanto quanto un’edera” eliminerei “tanto” poiché, a mio avviso, introduce un complemento di uguaglianza di sapore un po’ troppo scolastico.
Diverso è, invece, il caso di “Light era carismatico tanto quanto un leader politico che tenta di ottenere quanti più consensi possibili dai suoi elettori”, giacché il “quanto” che precede “tanto” è replicato anche in “quanti più consensi possibili”. Io, personalmente, riformulerei in questo modo: “Light era carismatico quanto un leader politico che tenta di ottenere il maggior numero possibile di consensi dai propri elettori”.
(In alternativa, “tanto quanto” può essere sostituito da “come”, anche se questa non è una scelta che amo particolarmente a livello fonico.)
Vorrei, inoltre, segnalarti la cacofonia con cui hai aperto il tuo scritto: “Il suo ufficio era immerso in un silenzio reso opprimente a causa dei ricordi che, dolorosamente, riaffioravano alla sua mente.”
Questo è, secondo me, un pezzo da rimaneggiare: la parola “mente” che chiude il periodo è già contenuta nell’aggettivo “opprimente” e nell’avverbio “dolorosamente”; il tutto ha un suono un po’ sgradevole. (Non sono una sostenitrice delle rime. XD)
Ogni tanto il passaggio tra imperfetto, passato remoto e trapassato prossimo non è lineare, ma ci sta, contando che Soichiro non è capace di rassegnarsi alla morte del figlio.
Termino, facendoti i complimenti per il lessico da te utilizzato e, soprattutto, per la bravura con cui hai trattato la psicologia del personaggio principale: Prospero perdona Antonio e, simmetricamente, Soichiro fa lo stesso con Light.

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