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Autore: Botan    07/12/2010    4 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 21

                            CAPITOLO 21

 

 

 

 

Alla fine del pranzo, mi sento decisamente meglio. L’omino e la sua scuola di ballo, hanno chiuso i battenti, per la gioia mia e del mio povero e tartassato pancino. 

Vado dritto in direzione dell’entrata principale, e mi soffermo sotto di essa, ad osservare meglio il panorama.

 

- Bel posto, eh? – domanda Yuffie, sopraggiungendo poco dopo, ed affiancandosi a me.

 

- L’aria pulita, niente traffico, nessun malvivente… Un posticino perfetto, per farci crescere i propri pargoli!

 

- Pargoli? Non venirmi a dire che, un criminale come te, vorrebbe averne…!

 

- L’idea mi mette i brividi solo a pensarci ma… anche i criminali incalliti, prima o poi decidono di mettere su famiglia.

 

La nana mi scruta dubbiosa: 

- Tu, che fai da balia a una mezza dozzina di marmocchi? Naaa! Impossibile!

 

- Chi ha mai parlato di una mezza dozzina?! – Mi vuoi vedere morto, forse?- Io detesto i mocciosi, zo to!

 

- Eppure… con la piccola Ririn

 

- Ferma lì, e non aggiungere altro! – Tappo repentinamente con il palmo della mano, quella sua candida ma loquace bocca, fino a zittirla del tutto. – E’ stata Ririn ad appiccicarsi a me, e non il contrario, zo to! Figuriamoci… zo to!

 

- Eppure…- incalza ancora una volta la pestifera e chiacchierona ragazzina, riuscendo a liberarsi il becco – Lei parla tanto di te!

 

La curiosa rivelazione m’incanta:

- Davvero?

 

Yuffie annuisce semplicemente. Torno alla carica: - E… cosa dice?

 

- Che sei divertente, gentile e buffo! Ma in senso positivo, però! – S’intende!

 

Mi tocco il mento, e rifletto. E’ una mocciosa, infondo. E si sa, i mocciosi sono alquanto volubili. Oggi gli piace il giallo, e domani il rosso. Vogliono a tutti i costi quel giocattolo, lo ottengono, e dopo diversi giorni non ci giocano più, e lo gettano via. E’ una mocciosa! Non devo illudermi! Prima o poi non si ricorderà neppure di me, sicuro!

 

- Non ti vedo convinto…- mormora Yuffie, con un’espressione perplessa.

 

Scuoto il capo: - E’ una mocciosa! Prima o poi mi cancellerà del tutto dalla sua piccola e fervida testolina. Funziona sempre così, in quei casi.

 

- Non credo, sai? Ririn è una bambina che non parla quasi mai con nessuno. Eccetto che te! Tu le hai in un certo senso ridato la parola, ecco!

 

- Ha fatto tutto da sola… io non ho alzato neanche un dito per spronarla…!

 

Ricordo ancora quel suo pianto fragoroso… Poveri timpani! Quanto ho patito, quel giorno!

Per non parlare delle mie povere spalle… e di quel lecca lecca… E poi… poi basta.

 

Ricordo ancora le parole della barista mora, la Lockheart.

 

“Ha perso i genitori tre anni fa, ai tempi di Sephiroth

 

Sephiroth. Il soldato perfetto.

Ne ha combinate davvero tante, quello sciagurato.

Voleva la sua mamma, ma alla fine di tutto, ha finito col privare a centinaia e centinaia di bambini, la loro.

Anche quella della piccola Ririn. E pensare che quell’essere così perfetto e potente, era di proprietà della Shin-Ra.

Adesso lo capisco, quel machiavellico del Presidente! Si sente in debito con il pianeta per tutto ciò che ha combinato, e cerca in qualche modo di riscattarsi finanziando la WRO.

I soldi però, non potranno di certo ridare la vita a tutte quelle migliaia di persone che l’hanno persa a causa degli strafalcioni commessi dagli Shin-Ra.

Guardo il paesaggio tranquillo e solitario davanti a me.

Ajit. Qui c’è tanta di quella storia, che vale la pena trascorrere del tempo in un simile luogo, e pensare. Pensare tanto.

Soprattutto per non dimenticare.

 

- Ririn è una mocciosa ma… non appena la rivedi, salutamela! – esclamo facendo un piccolo sorriso.

 

Sento una forte stretta che accerchia repentina il mio bacino.

- Lo sapevo che anche tu le vuoi tanto bene, Reno! – enuncia allegra la ninja di Wutai, stringendomi sempre più forte.

 

- Yuffie! – ammonisco io, cercando in tutti i modi di non arrossire. – Piuttosto… - mi guardo rapido attorno, teso ed impacciato come un misero novellino, e subito dopo replico- Ti va di mettere porte e finestre a questa baracca?

 

- E come?

 

Rido perfidamente in riposta alla sua domanda.     

 

Yuffie piega leggermente la testa. Mi fissa scettica: - Non abbiamo né attrezzi e né materiale… è impossibile!

 

Se un Turk vuole, automaticamente può!

Corro verso la cesta delle provviste, mi fletto appena sulle ginocchia, ed afferro il canovaccio rattoppato che, poco prima di pranzare, la ricopriva.

- Ne hai altri, di questi stracci? – domando sventolando l’oggetto in questione.

 

Le palpebre di Yuffie si infittiscono, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

- Mmh… - mugugna pensierosa- Aspetta qui! – esclama frettolosamente, correndo spedita su per le scale, verso il soppalco.

Io mi trovo proprio sotto di esso. Sento dei pesanti passi, scattare rapidi per poi fermarsi molto probabilmente nei pressi del letto.

 

- Trovati! – esclama il turbolento ninja, esultando.

 

Mi porto nel centro del piccolo foyer, e sollevo la testa in direzione del soppalco.

- Affacciati un po’, e fa vedere! – le ordino curioso, nella speranza di vedere l’oggetto. Yuffie non perde tempo e… tac! Eccola spuntare dal bordo di quel solaio senza parapetto, tutta raggiante.

 

- Eccoli qui! – dice sventolando un paio di canovacci piuttosto lunghi, di un colore giallastro, simile ad un ocra pastello, tutt’altro che carico.

 

- Perfetti! Lancia un po’ qua…!

 

Vedo le dita della mano di Yuffie, dischiudersi. I due pezzi di stoffa volano giù, verso terra, dritti dritti sulla mia testa.

Sollevo una mano sopra il capo, e lì blocco agguantandoli con una sola mossa.    

Al tatto, il tessuto è leggero, molto simile al cotone, ma leggermente trasparente. Ci passo una mano sotto, e vedo quest’ultima trasparire un pochino dall’altra parte.

Davvero perfetti!

- Ti occorre altro? – domanda Yuffie, sporgendosi da quel parapetto in maniera avventata.

La vedo, ed improvvisamente comincia a contorcersi lo stomaco.

 

- Sì! – dico deciso- Che tu scenda da lì!

 

- Agli ordini!

Detto fatto. L’abile ninja ritorna al pian terreno, rapida come un falco. Poi, portandosi le mani sui fianchi, esclama altezzosa: - Adesso tocca a te! Fammi vedere cosa sai fare, Turk!

 

Il “detto fatto”, adesso spetta a me! Posso, d’altronde, rifiutarmi?

 

L’onore dei Turks, va mantenuto alto!

 

Tutto ciò che mi occorre, è un coltellino e dei bastoni da usare come asticelle per sorreggere i canovacci colorati, come se fossero tendine.

Esco fuori, in perlustrazione. Per il coltello, nessun problema. Un pezzo di pietra piuttosto appuntito, andrà benone.

Percorro giusto una ventina di passi, e ne avvisto subito uno. Mi chino a raccoglierlo, e lo infilo poi nella tasca posteriore del jeans color ocra, quasi come le tendine.

Fin qui, tutto apposto. Il difficile però, viene adesso!

Occorrono due, o tre asticelle di legno, piuttosto solide, da infilare come sostengo, tra i passaggi dell’abitazione.

Mi do qualche occhiata in giro, ahimé, senza nessun risultato soddisfacente. L’ideale sarebbe cercare un albero, anche senza foglie, ma con i rami sani e resistenti.

Ancora una volta lo cerco con lo sguardo, in questa landa inabitata ma splendida.

Il tempo passa in fretta, minuto dopo minuto, quel sole che pochi attimi fa regnava alto nel cielo, sta calando. Un tramonto sensazionale. Ci sono sfumature qui, che incanterebbero un pittore a prima vista! Una miscela di tinte che va dall’arancio carico, al celestino tenue, passando poi per un timido blu, appena sbocciato.

 

Si perdono veramente un sacco di cose, quando il lavoro e le solite oziosità, ti tengono lontano dal resto del mondo.

La quiete contemplativa ci distoglie dal clamore di ogni giorno consentendoci di udire l’impercettibile che è nella nostra vita.

 

Quanto pagherebbe quell’acida di una Elena, per assistere a cotanta bellezza, in compagnia del suo amato Tseng?

E’ scientificamente provato: un capitale!   

 

Dopo un’incessante girovagare, adocchio un arbusto in lontananza, ai piedi di una parete rocciosa.

Corro spedito in quella direzione, e col fiatone che mi fa poi flettere appena sulle ginocchia, raccolgo ciò che mi serve. Tre stecchettini belli dritti e solidi. Che fortuna!

Ritorno alla deliziosa baracca, mettendomi poi subito all’opera.

Faccio cinque fori ad un’estremità del telo ocra pallido, facendo attenzione a non sfilacciarli troppo con la pietra tagliente. Chiedo in seguito alla scettica Yuffie, di passarmi uno di quei ramoscelli che ho raccattato poc’anzi, con estrema delicatezza. Non vorrei mai che si spezzassero! Sono sì robusti ma, tra le sue delicate manine, neppure il sottoscritto si sentirebbe al sicuro…!

La ninja ubbidisce senza neppure fiatare, pur continuando ad assumere un atteggiamento tutt’altro che ottimista.    

Afferro lo stecchino, e lo faccio passare tra un foro e l’altro del tessuto, finché non ottengo il risultato sperato. Una perfetta tendina, che può tranquillamente fungere anche da porta.

Vado ad incastrarla tra un pezzo e l’altro dei muri di pietra che formano l’apertura. Poco sotto il muro portante. Il canovaccio semi-trasparente scende dritto, fino a fermarsi appena dieci centimetri dal suolo. Una porta perfetta!

 

- Allora? – chiedo con un timbro fiero, volgendo l’attenzione su di Yuffie. – Non dici niente, scettica piccina?

 

Lei non ribatte, al contrario. Resta lì, impalata, a fissare di sottecchi quel drappo che sventola giusto un pochino, perché mosso dal vento.

 

- Non fermerà i ladri ma… è già qualcosa! – ribatte con una punta di invidia, giocando a fare l’indifferente. E’ proprio un tipetto dispettoso!

 

Mi stringo nelle spalle, dirigendomi poi in direzione dell’altra entrata, quella sul retro.

Stessa procedura. Foro le estremità del drappo, infilo lo stecchino di legno, e lo incastro tra le due pareti che compongono l’entrata.

 

I centimetri che separano il tessuto dal suolo, sono meno di dieci. Tutto sommato, il drappo trasparente cade dritto, perfetto come l’altro gemello.

Sorrido, e sono fiero di me.

Un ottimo lavoro, davvero!

Peccato solo che quella pestifera ninja, non mi dia la meritata soddisfazione!

 

Mi giro proprio verso di lei:

- Tu resta pure lì, a farti rosicare dall’invidia! Io intanto vado a coprire la finestra che c’è di sopra.

 

- Quella no! – sento dirmi all’improvviso da lei. Yuffie mi fissa tutta agiata.

 

- No? E perché? – domando così, reso curioso dal suo strano comportamento.

 

- Se la copri, poi non potrò più vedere le stelle! – si affanna a dirmi.

 

- Si vedono le stelle da lì?

 

- La sera, quando cala la notte, è uno spettacolo!

 

Resto lì, rimbambito come non lo sono mai stato in tutta la vita, a sciogliermi come un ghiacciolo sotto il caldo sole d’agosto.

Quelle stelle che lei stessa si affanna a decantare con talmente tanto impegno, hanno iniziato a riempirle gli occhi.

Più li osservo da dietro il verde delle lenti che porto, e più mi sento mancare. Si può vedere qualsiasi cosa, attraverso un paio di occhi così espressivi e limpidi. L’entusiasmo di Yuffie non ha eguali. E’ impareggiabile. Sono poche le persone che, dopo guerre e tremende battaglie, riescono ancora ad entusiasmarsi per qualcosa. E la principessina qui presente, è proprio una di queste.

Come si fa, per la miseria, a non perdere la testa per lei?!

Quasi mi vergogno, di ciò che in questo momento sto provando.

 

- In te rivedo la spensieratezza che avrei potuto vivere, e che invece non ho vissuto. – dico inaspettatamente, senza neppure rendermene conto.

 

Yuffie come sempre si dimostra adorabile, facendosi amare ancora di più grazie alla sua risposta spontanea: 

- Puoi sempre recuperare il terreno perduto, no? – fa con un grande sorriso, pieno, schietto, ma semplice. – Ahimé - prosegue dopo, con strana intonazione- per smettere di fare lo zotico, migliaia di miliardi di anni non basterebbero! 

 

Ok. E’ adorabile ma… se non la smette di chiamarmi in quel modo così orrendo e poco chic, la strozzo!

Faccio spallucce: - Te l’ho detto con le buone, ma evidentemente non ci siamo capiti, zo to… - dico sospirando. Un attimo dopo, le sono già addosso.

 

Yuffie si agitata, tenta di divincolarsi dalla mia stretta che la tiene ben ancorata al suolo, ma tutte le sue mosse sono praticamente inutili.

 

- Non vale! Io sono più piccola di te! – erompe corrucciando la fronte.

 

- Se ti riferisci all’età, sei anni di differenza non sono un distacco enorme…! Ma se si tratta della stazza… allora hai ragione! Ti supero di almeno un metro, zo to!

 

- Esagerato! Sono ancora in fase di crescita, io!

 

Vedo la ninja andare totalmente in collera. Le parte spontanea una linguaccia che la fa assomigliare in tutto e per tutto ad una pestifera poppante.

 

Rispondo a tono anch’io, con un’altrettanta linguaccia.

 

Yuffie s’intestardisce, impuntandosi:

- E’ inutile! Sarai sempre uno zotico!

 

- E tu una nanerottola machiavellica, e pure un po’ maschiaccia!

 

Parte la sua gamba destra, come una molla, in su, dritta come una freccia, in mezzo alle mie gambe. Una ginocchiata secca, che mi lascia senza fiato. L’espressione sorridente va via per lasciare posto ad una smorfia di dolore. Un dolore tremendo, ed atroce.

Arrossisco in un botto, cercando poi di reprimere la terribile sofferenza fisica, con un lamento sommesso. Non è per niente facile. Mi accascio su di un fianco, a terra, per poi contorcermi tutto.

 

- Piccolo… diavolo…! – cerco di mandar fuori a stento, con voce rauca e soffocata.

 

Yuffie nel frattempo sghignazza a più non posso, riversa anch’essa su di un fianco, a tenersi la pancia con le braccia.

 

- Un Turk messo K.O. da una semplice ginocchiata! Somiglia a una barzelletta! – strepita lei, ridendo a più riprese.

Vorrei rialzarmi, e fargliela pagare ma… il dolore pare quasi ammonirmi tassativo: “non ci provare!”, sembra che dica…!

 

- Vedo le stelle…- sibilo tra un lamento e l’altro, tenendomi le parti basse ed avvampando dal bruciore.

 

La fastidiosa risata di Yuffie, s’interrompe in un lampo.

- Che ore sono? – chiede tutta agitata, portandosi in posizione seduta, con un rapido scatto.

 

Io sto qui a soffrire come un facocero che è stato da poco castrato, e lei ha l’ardire di chiedermi l’ora? E’ il colmo, diamine!

 

Sospiro, e tento di scuotermi un po’. Racimolo un po’ di energia per allontanare momentaneamente il dolore, e guardare così l’orologio allacciato al polso. Adocchio appena le lancette.

- Le ventuno e dieci. – rispondo accidioso. – C’è un programma alla tv, forse? – dico successivamente ironico. Non c’è uno strabenedettissimo sputo di water, qui dentro, figuriamoci una televisione! E a dirla tutta, se pure ci fosse, non potrebbe mai e poi mai funzionare. Nella baracca, come molto probabilmente in tutto il ridente paesino dimenticato, la corrente non c’è.

Che mondo sarebbe, senza tv? 

Il pensiero mi fa rabbrividire in un nano secondo.

 

- Le stelle! Le stelle! – Il continuo dimenarsi di Yuffie, interrompe drasticamente tutte le riflessioni che si stanno manifestando all’interno della mia mente affaticata. – Andiamo, andiamo, poltrone! –

 

Poltrone? Se me ne sto qui, riverso al suolo, non è perché l’ho deciso io! Non sto facendo di certo una siesta…!

L’allegria e la foga della piccola Kisaragi, alla fine trascina anche me. Mi sollevo da terra, un po’ per volta, poi, subito su, rapidamente, grazie allo strattone brusco di una Yuffie burrascosa.

 

- Vacci piano, demonio! O ti prendo a pugni nelle gengive!

L’incendio nel bel mezzo delle gambe, non mi si è ancora del tutto spento!

Yuffie è distratta. Dannatamente distratta. E’ lì, tutta agitata come una tempesta di neve, che mi strascica a suon di spintoni su per le scale.

Un simile uragano, non lo ferma neppure l’intera Shin-Ra!

Accorriamo lesti, verso il confortevole giaciglio, saliamo e ci allunghiamo diretti verso la finestra.

La frenesia della giovane wutaiana, è al massimo. Volendoci scherzare su, direi alle stelle!

 

- Le stelle! – strepita estasiata, lasciandosi deliziare dalla volta celeste. La guardo, e successivamente, alzo anche io la testa all’insù.

Le mie sopracciglia si piegano ad arco, la bocca si spalanca. Levo gli occhialini dalle lenti verdi alla svelta.

 

- Wow! – riesco solamente ad esclamare.

Un oceano smisurato di tante piccole stelle, copre il cielo di Ajit e la sua landa sconfinata.

E’ una cupola punteggiata, un cappello che ricopre esattamente questo magico e misterioso luogo.

L’ultima volta che ho visto così tante stelle, è stato a Midgar. Subito dopo la disfatta di Omega.

E’ raro che se ne vedano in quantità così abnormi, nel resto del pianeta.

Che sia Kalm Town, Nibelheim, o ancora, Mideel… la volte celeste non cambia. Sono sempre poche, le stelle che rivestono i tetti di queste città.    

 

- Adesso capisco, dov’è che vanno a finire tutti i corpi celesti, non appena cala la sera! – esclamo senza distogliere lo sguardo dal firmamento.

 

- Dove? – domanda Yuffie, da brava bambina curiosa. Come lo sono anche io, del resto!

 

- Ad Ajit!

 

Si rifugiano tutte qui, nell’arcana capitale.

 

- Secondo te, lo fanno perché sono timide?

 

Alzo le spalle: - Chissà…

 

Un incantesimo pare avvolgere questo posto.

Tutta la magia sembra partire da qui. Perfino l’aria ne è satura.

 

L’atmosfera rilassante, questo tiepido e mite venticello che sfiora fuggevolmente la mia frangia, mi rasserena. Piego le braccia stendendole sul bordo della finestrella rettangolare, in seguito ci adagio il capo.

Osservo di sottecchi la piccola ragazzina fare altrettanto. I suoi occhi ad un tratto incrociano i miei.

Sbatto una, due, tre volte le palpebre. Poi me le stropiccio con le dita. Se non ho più quegli occhialini verdi, allora perché il colore degli occhi di Yuffie mi sembra così diverso?

 

- Che c’è? – mi domanda la ninja, perplessa nel vedermi più perplesso di lei.

 

Mi avvicino di più al suo viso con un rapido scatto, e sbatto ancora una volta le palpebre.

Non starò mica perdendo la vista? Ci tengo molto alle mie diottrie!

- I tuoi occhi… - pronuncio appena. Non so proprio cos’altro aggiungere.

 

- I miei occhi?

 

- Sì, sono… - faccio una pausa piccola, poi replico d’un botto – Sono diversi!

 

- Eeh?!

 

- Sono spenti! Sono… - mi faccio ancora più avanti. Pochi centimetri separano la mia fronte da quella di Yuffie. Sbatto sempre di più le palpebre, ed infine ho la conferma: - Grigi!

 

Yuffie storce sia muso che sopracciglia: - E con questo?

 

- Che fine ha fatto quel bel nocciola caldo ed intenso che avevi un paio di mesi fa?!

 

Lei fa spallucce.

- Mmh… Non so!

 

Retrocedo meccanicamente di mezzo metro:

- Non scherzare con me, mostro! Guarda che non sono un pivello…! Da quando in qua porti le lenti a contatto? E poi questo grigio così freddo non ti dona per niente, zo to! – commento sbuffando.

 

La pestifera ragazzetta fa la misteriosa.

- E se fosse questo il mio colore naturale?

 

Scuoto il capo. Questa volta non ci casco. Non posso cadere in una rete così evidente.

- Ti conosco da quando avevi dieci o forse undici anni. Me li ricordo bene, i tuoi occhietti vispi! – A dire il vero è una delle poche cose che ricordo di lei, quand’era ancora un’impertinente poppante.        

 

- Ho iniziato a mettere le lentine all’età di nove anni! – mi fa presto, allungandomi un sorriso superbo e soddisfatto, e sbigottendo me, ovviamente!

 

- Un momento… - prendo fiato e cerco di mantenere la calma. La guardo bene negli occhi. In effetti non si riesce a distinguere granché. Se Yuffie stesse davvero indossando delle lentine, allora sarebbero così perfette da sembrare naturali. Ammesso che non sia il grigio, il suo vero colore naturale! Detesto le situazioni complicate! Ho già perso la voglia di risolvere questo rompicapo, e così, proprio come farebbe un assiduo lettore di giornali enigmistici in difficoltà, mi appresto a guardare le soluzioni nelle ultime pagine – Allora si può sapere qual è il tuo colore? Il tuo vero colore, intendo. – preciso.

 

In quel momento però, capisco che Yuffie è uno di quei giornalini che riportano le soluzioni solo nel prossimo numero. La piccolina fa spallucce: - Chissà! – Si burla di me, in pratica.

 

Io però non cedo:

- Lo chiederò in giro, allora! Qualcuno saprà dirmelo, no?     

 

- Mah… io ne dubito. Sai…- comincia a premettermi. Chissà perché, ma rabbrividisco. - C’è chi sostiene che io li abbia viola, c’è chi dice blu, c’è chi dice verde… In pratica hanno tutti le idee un po’ confuse. Forse perché mi diverto sempre a cambiare!

 

Un macabro pensiero mi sfiora la mente.

Vorrei strozzarla e… cavarle gli occhi. Diventerei senz’altro il beniamino di tutti. Colui che ha scoperto il colore delle iridi di Yuffie!

Ovviamente, il mio è solo un macabro pensiero, eh!

Sospiro, faccio spallucce anche se la faccenda mi rode parecchio, e rimetto le braccia e il capo sul davanzale. Un giorno o l’altro dovrò pur coglierla in fragrante, no?

Spero solo che prima di quel giorno, io non le abbia veramente cavato già gli occhi…!       

 

Stiamo in quella posizione diversi minuti, finché le braccia non cominciano ad informicolirsi a causa della sistemazione non tanto consona. 

Osservo per l’ennesima volta Yuffie mentre si stacca dal bordo della finestra, per poi lasciarsi cadere sul soffice materasso del letto, e stendersi come un gatto si allunga sulla moquette.

Resta in silenzio per un po’, e poi eccola là, scattante, mettersi a pancia all’aria e fissare il vuoto, o fare finta di fissarlo. 

 

- Avevo paura di ritornare a Wutai, perché temevo che al mio ritorno Tifa mi dicesse che tu ti eri trovato una ragazza. – mi afferma spontanea, tutta franca.

 

Sono così sorpreso da queste parole, che la storia degli occhi passa in secondo piano. Infatti, la accantono in un nano secondo, e mi pizzico la guancia destra.

No, non sto dormendo.

 

- Non è che quella miriade di stelle, ha su di te uno strano effetto? – domando con una punta di scetticismo, che poi si tramuta in stupore vero e proprio. – Non posso crederci che tu alla fine ti sia arresa! Dunque… - proseguo completamente soddisfatto, con un atteggiamento stracolmo di baldanza – Avevo ragione, eh?

 

In fin dei conti, potevo non averne?

 

- E’ mostruoso convivere con l’ansia addosso! – mi dice lei, presa dall’argomento, intrecciando le mani sul pancino scoperto.

 

- Proprio a me lo vieni a dire?! Ti sei forse dimenticata di essere sparita per ben tre mesi, dopo quella fatidica sera alla Healin Lodge? Sapessi l’ansia che ho provato io, in quel periodo…! – Altro che queste tue ridicole paure infondate…! – E poi… non sono di certo il tipo che si mette così, seriamente, con una ragazza!

 

- Certo…! – sbotta lei, con una vocina acuta e sdegnosa che nasconde qualcosa di provocatorio.

 

Crucciato, la colpisco con uno sguardo:

- So a che cosa stai pensando, demonio di una ragazzina!

 

- Sentiamo… Turk! – mi incita furba, affinché io la risponda a tono.

 

Lo faccio al volo, senza futili indugi: - Non sono un’immorale donnaiolo, zo to!

 

- Ma io non l’ho detto!

 

- Però lo hai pensato! Come volevasi dimostrare… - dico sospirando e scuotendo la testa tutto affranto, preparandomi in seguito a gettare un portentoso amo – Sei machiavellica!   

 

Yuffie abbocca e cade vittima del subdolo inganno di un Turk.

 

Essere sleali, a volte, si può rivelare veramente interessante…!

 

- E tu sei uno zotico!

 

Proprio quello che volevo sentirmi dire!

 

Colgo la balla al balzo, e parto con una vivace controffensiva: - Tu continua pure imperterrita a darmi dello “zotico”, se ti rende la vita più rosea! Ma sappi che io farò altrettanto, con quella parolina che detesti con così tanto ardore…! - Devo ammetterlo: il machiavellico, in questo caso, sono io!

 

Incrocio le braccia al petto, con un sorriso di trionfo, fissando appagato come non mai, la collerica espressione di Yuffie.

 

- Mi stai forse chiedendo di scendere a compromessi? – replica lei, sollevando la schiena e mettendosi dritta, seduta sul letto.

 

- Perché no? Mi sembra equo da parte mia, non credi?

 

- Da parte di un Turk, anche troppo! – Yuffie fa come me, incrocia le sue esili braccine, e mi osserva diretta. – Qua la mano, allora! Ok? – esclama tendendomi un arto, abbindolata dalle mie movenze.

Lo sguardo mi si posa dapprima su quella mano, e subito dopo sulla sua faccina vispa ed attenta.

Il lato destro della mia bocca si leva all’insù, in una ghignata. 

Afferro alla svelta la mano della ninja curiosa, e la spingo a me come se fosse una graziosa bambolina. La chiudo forte tra le braccia, in una vivace stretta, passandole rapido una mano tra i capelli, fino a metterli in disordine.

 

- Ok, giovane ninja dal nasino buffo!

 

- Mi freghi sempre, tu! – borbotta, dimostrando però di gradire quelle dolci moine.

 

- Toglimi una curiosità…- chiedo tutto a un tratto - hai imparato a cucinare per farti bella ai miei occhi?

 

- Più o meno

 

- E’ più, o meno? Deciditi, zo to!

 

- Tutte e due! – replica furbetta, sorridendo gaia. – Sia più, che meno!

 

Divento tentennante:

- Niente più?

 

- I più lasciali a me, tu tieniti i meno! 

 

Ma davvero?

- E tu, invece, dividiti i pregi e moltiplicati i difetti! – butto lì, dimostrando ancora una volta un maggiore senso dell’humour. - E dopo aver parlato del più e del meno, dimmi, ma tu più o meno, sei un buon calcolatore, eh?

 

- Spiritoso! – schernisce stizzita, tirandomi il lungo codino di capelli, un po’ per gioco. 

 

Lascio in sospeso la questione dell’addizione e della sottrazione, e parto in quarta con un nuovissimo quesito: - Tornando a me… Dì la verita, tu mi hai seguito spesso in questi ultimi mesi, non è vero?

 

- Beh… a dirla tutta, è da quando avevo dieci anni che ti tallono! – Yuffie ha finalmente gettato la maschera, confessando così, come se nulla fosse, il misfatto. Per giunta con un sorriso a quarantadue denti, che non trasmette nulla di buono.

E infatti… dapprima sono scettico, dubbioso. Non reagisco subito alla sua improvvisa rivelazione. Prima ci rifletto su, rimugino. E poi… tutto cambia in appena due miseri secondi. Sulla mia faccia, appare un’espressione sconvolta. 

- CHE COSA?! – strillo sull’orlo di una crisi di nervi. Una crisi che mi sta lentamente asserragliando.

 

- Turk! – mi ammonisce repentina la ladruncola, tappandosi le orecchie con le mai – I miei timpani funzionano benissimo! E comunque… non ti stavo sempre e perennemente dietro… non t’illudere! – si tutela spocchiosa, sicura di sé. In seguito precisa più accuratamente - Ogni tanto, così, quando incrociavo per puro caso il cammino di voi agenti in divisa, finivo sempre per seguirvi di nascosto.

 

Cerco con tutta la buona volontà, di restare calmo, e magari di chiedere delucidazioni. Dopo una scottante rivelazione però, non è facile come pettinare una bambola!

- Potrei sapere il perché? Se non è troppo, ovvio!

 

- Vedevo la tua strana e coloratissima testa e… puff! Come per magia cominciavo a seguirti! Semplicemente mi incuriosivi. E poi ero una piccola bambina desiderosa di sapere!

 

- Come lo sei tuttora, zo to! In ogni caso… non ero solo io quello ad incuriosirti, vero?

 

- Eh? Cosa vorresti insinuare?

 

- Le Materia! Lo hai detto tu stessa… Noi Turks ne siamo pieni fino al collo!

 

- Oh beh… quello è un dettaglio trascurabile! Suvvia! – Yuffie sventola la mano, con un’andatura semplice, naturale.

 

Semplice un corno!

Naturale un corno!

 

- Dettaglio trascurabile un corno! Tu pensi solo ed esclusivamente alle tue amatissime Materia! Mi hai fatto compagnia e da crocerossina semina panico, solo per un tuo tornaconto generale! Confessa! – la sprono a dichiararsi colpevole, con un atteggiamento duro, deciso ed incalzante. Yuffie è incerta, titubante. Nessun problema! Un energico e serrato abbraccio, fa cantare anche un gallo con la raucedine!       

 

- Va bene va bene va bene va bene va bene! – reagisce celere, con la voce strozzata, fronte grinzosa, cercando di opporre resistenza allo stringimento soffocante, mentre la faccia le si tinge di viola. – Non era solo per il dentifricio, se mi sono introdotta nel tuo bagno! Cercavo le Materia di voi Turks!

 

Mollo la presa all’istante. Yuffie respira rilasciandosi tutta, il viso le ritorna normale, e la fronte si spiana.

L’argomento è interessante. Assai interessante. Se riguarda i Turks, poi, ancora meglio!

 

- Tana per Yuffie! – esclamo pienamente soddisfatto. – Come pensavo…! Dopotutto, sei pur sempre una ladra… - sospiro appena, ma appagato da quella rivelazione. Come un bravo detective che ha da poco scoperto colpevole e movente, in un sol botto, vado avanti – E’ per questo che mi venivi spesso a trovare?

 

- Speravo che tu ti tradissi, o più semplicemente mi dicessi qualcosa a riguardo… Però sei più furbo di mio padre e dei suoi Wusheng… accidenti! Con te non la si fa tanto franca! – sbotta mettendo il broncio. – Quando ti ho chiesto di avere una Materia… beh, in realtà l’ho fatto solo perché volevo seguirti di soppiatto per scoprire il vostro famoso forziere pieno di rare e costosissime sfere! Poi tu…

 

Comprendo al volo il significato delle sue parole, e così l’anticipo: - Poi io non te ne ho dato il tempo, vero?

 

- Già! Sei stato un falco!

 

- Ne avevo una in tasca. Guarda caso…!

 

- Fortunato di un Turk! – sbotta ancora la pestifera ninja, corrucciando la fronte. Tutta invidia, la sua!

 

- Rubare a noi Turks, è un reato grave. Lo sapevi questo, vero? – Certo che no! Ci ha derubati così tante volte, che alla fine ci si fa l’abitudine.

 

-Turks, Turks! Sempre voi Turks! Wutai si è impoverita…

 

- A causa nostra! Di noi subdoli Turks! Non serve che tu me lo ripeta ogni benedetto istante, zo to! 

 

- Così te lo ricorderai per tutta la vita, per sempre! Ogni istante, giorno, anno, secolo! Nel tempo! – La ragazzina chiacchierona, di chiacchiere ne ha da vendere! 

 

Tuttavia, quelle parole mi fanno ricordare qualcosa.

- A proposito di tempo… Si è fatto tardi… - annoto sconsolato, gettando un’occhiata al quadrante rotondo del mio orologio da polso.

 

- Dobbiamo andare? – replica la piccola Kisaragi, con voce mogia e spenta, staccandosi appena dal mio torace.

 

- Se partissimo a quest’ora, arriveremmo molto tardi a Midgar… Non posso suonare il campanello dell’orfanotrofio alle tre di notte, per riaccompagnarti lì! E comunque… io devo ritornare a Junon, e l’idea di svegliare Rude e famiglia, nel pieno del sonno, mi crea una certa agitazione…

 

Yuffie come sempre è scattante:

- Allora restiamo qui! Tanto sei in ferie, giusto? E poi… non vedo l’ora di vederti domattina, con la testa tutta arruffata!

 

- Eeh?! – sibilo io, a stento. Che significa adesso codesta cosa?! Cerco di ottenere una risposta, facendomi vedere con un espressione tutt’altro che serena.

 

- Mi piaci di più con la solita zazzera rabbuffata, che con questo liscio appiattito e serioso. Troppo ordinario per te! Troppo! – O forse lo è per te, piccolo diavolo?

 

- Se la metti così… - premetto al volo, senza lasciarmi sfuggire la preziosa occasione che mi è stata messa da poco tra le mani- Per vedermi arruffato, non ci sarà bisogno di aspettare domattina!

Mi stringo forte a Yuffie, e le schiocco un lungo quanto intenso bacino sulla guancia: - Puoi sempre ovviare tu, al problema! Ti do il permesso di scompigliarmi i capelli!

 

Yuffie si mette pensierosa: - Mmh… - mugugna corrucciando le labbra – L’effetto non sarebbe lo stesso… Preferisco aspettare domattina!

 

- Allora sei proprio decisa a voler restare? – domando, per ottenere una conferma definitiva.

 

- Perché? Tu no? – La figlia di Godo Kisaragi è in allarme. L’espressione tesa, gli occhi tremolanti, mi fissa piena di ansia e trepidazione, come se io non amassi stare con lei. Come se restare lì, in quella baracca senza wc, ma accogliente, mi facesse ribrezzo.  

 

- Non ho detto questo, bimba!

 

- Però lo hai pensato! Avevo ragione… - sospira tutta sconsolata, ma con un evidente tono da recita - Il machiavellico sei tu!

 

- Vuoi che ti dia della zotica, forse? – Non si saranno invertiti i ruoli?

 

Yuffie fa cenno di no scuotendo la testa buffa a più riprese.

- Comunque – riprende dopo poco, con il faccino affranto e svigorito – Se proprio dobbiamo andar via, facciamolo ora! Più tempo passa, e più si fa buio… E’ pericoloso guidare di notte, lo sai?

L’ingenuità della ragazzina dagli occhi nocciola, mi fa sorridere di gusto. – Cos’ho detto? – cerca presto di capire, vedendomi ridere soddisfatto.

 

- E’ inutile: sei proprio una bambina! E… tanto per precisare…- mi guardo attorno, in quel minuscolo e stretto soppalco, poi riprendo- non è che non voglia restare ma… tu, piuttosto?

 

- Io? – si domanda confusa, fissandomi con tenacia.

 

- Yuffie Yuffie…! – esclamo a più riprese, scuotendo la testa e sospirando bonariamente. – C’è un solo letto. – Ed io non mi sacrifico a dormire di sotto, per terra, su qualche sacco, o peggio ancora, in uno scomodo sedile ribaltabile!

 

La ninja mi osserva tutt’altro che convinta, per poi replicare all’istante:

- E allora?

 

E allora ?!

Ok.

Le cose qui sono due: o mi sta deliziosamente invitando a saltarle addosso, oppure è davvero un ingenuo diavoletto!

 

- E’ un invito bello e buono, il tuo, zo to? – domando così, sorridendoci nervosamente su. Sono un uomo, mica un innocuo coniglietto di peluche…?!

 

- Un… invito?

 

Annuisco secco, per poi replicare brutale:

- A salarti addosso, zo to!

 

Yuffie arrossisce all’istante, come previsto. Vedo il suo corpo minuto farsi indietro, molto indietro.

Mi mordicchio nervosamente il labbro, piegando poi leggermente la testa verso sinistra.

Prima tiri la pietra, e poi nascondi la mano?

Eh no! Non mi piacciono questi giochetti infantili!

 

- Allora? – La incito a darmi una risposta, mentre attendo con pazienza, seduto a gambe e braccia incrociate, sul comodo lettino.

 

Yuffie esita, solleva il capo all’insù dalla vergogna, e subito dopo il suono della sua flebile vocina, si appresta a venir fuori: - Anche se dormiamo entrambi qui, l’importante è avere la coscienza pulita!

 

- Che cosa ci restiamo a fare qui, se poi dobbiamo avere la coscienza pulita?! – Si è mai visto un Turk, che dorme con una donna e non ci combina niente? – Inoltre non penso che la mia coscienza voglia restare pulita stanotte… - alludo senza macchia, netto.

 

- Se dormiamo schiena a schiena, la tua coscienza resterà più che pulita! Sicuro! – Sicurissimo! – Tu ti giri verso il bordo del letto, ed io in direzione del muro! Semplice! – Semplicissimo!

 

- Tu… mi vuoi vedere morto! – esclamo al colmo dell’esasperazione, pur mantenendo tutto sommato una certa fermezza. – E poi… quella mattina, quando ti sei presentata da me dopo ben tre mesi di distanza, in quel prato, non mi era parso che tu facessi tanto la schizzinosa… o no?

 

Le mie parole mettono Yuffie in difficoltà. Il viso che si avvampa, le mani che stringono di nascosto un lembo della coperta, gli occhi abbassati proprio su essa, tutto ciò, mi fa sospirare.

Lei è la classica ragazzina che si lascia completamente catturare da un qualcosa di nuovo e che l’affascina, ma che poi finisce con lo spaventarla irrimediabilmente.

Lo stesso tira e molla me lo ha fatto anche la prima volta che l’ho baciata, sotto quel tremendo acquazzone. Dapprima era rigida, spaventata, poi, puff! Si è sciolta. Facendo me, illudere come un’idiota, ovvio! E poi, ancora rigida, peggio di prima.

L’ho detto io: è un tira e molla continuo!

Tuttavia… l’osservo in silenzio, rannicchiata in quella posizione ferma, a fissare il lenzuolo bianco, e sospiro.

Se lei non vuole, pazienza! Non posso di certo obbligarla… oltretutto, finirei per essere veramente uno zotico.

Sospiro, e poi esclamo sconsolato:

 

- Non posso di certo prometterti di starmene buono, ma… ci proverò, zo to!

 

 

 

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