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Autore: BrokenApeiron    08/12/2010    3 recensioni
Due osservatori, Skrull e Kree, assistono alla dipartita di Fenice Nera, sulla Luna. Pensieri controversi, spesso contrastanti, che i due provano durante l'epica battaglia, sfruttando l'occasione per mettere a confronto il loro viscerale odio che dura da secoli.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice: Storia ambientata durante la mitica saga di Fenice Nera di Claremont e Byrne, dal punto di vista degli osservatori Kree e Skrull alla battaglia finale sulla Luna. Spero apprezziate lo sclero di questa notte insonne.






"Dovrete osservare la battaglia. L'intelligenza suprema Kree e la regina Veranke degli Skrull non hanno obiezioni. Solo, agli umani non deve essere permesso vincere."
Queste le condizioni date da Lilandra degli Shi'ar. I due osservatori, di razza Kree e Skrull, si guardarono ostili.
Lavorare insieme? Loro due? Impossibile! Le loro razze erano secoli che si combattevano. Lo Skrull esplose.
"Sovrana! Non potete darmi questo ordine! Io accanto a quel cane bastardo?! Mai!"
Il bastone, simbolo del potere regale, venne battuto sul pavimento, risuonando dolorosamente metallico.
"Basta! Non mi interessano i battibecchi fra le vostre razze. Se mi ostacolerete, sarò costretta ad uccidervi!"
La Majestrix Lilandra faceva molta paura in quei momenti, e lo Skrull tacque, sperando che si calmassero le acque.
La discussione era semplice: Una donna terrestre, tale Jean Gray, aveva ottenuto il potere della cosmica Fenice, ma non era riuscita a controllarlo, impazzendo e divorando un sole e distruggendo le innumerevoli vite che abitavano un intero sistema solare.
Come era morto quel pianeta, potevano morire tutti loro. Ucciderla subito ed eliminare il problema alla radice. Semplice.
Ma nnnnno, gli umani ci sanno fare con le parole, e la crapa pelata del loro capo aveva proposto una sfida a Lilandra. Chi avrebbe vinto, si sarebbe tenuto l'umana.
Un'inutile dispendio di energie, insomma. E di tempo. E di sicurezza.
Diede una veloce occhiata all'osservatore Kree. Bah. Esseri poco evoluti. Anzi. Evoluti grazie agli Skrull. E loro? Per ringraziarli li hanno malmenati per secoli con le stesse tecnologie che loro gli avevano donato. Esseri senza cuore. Vermi!
Lo Skrull si sentiva ribollire di rabbia, l'idea di stare con quel bastardo lo schifava.
Andò sul campo di battaglia, solo, schivando la Guardia Imperiale e cercando qualcuno degli X-Men da sistemare. Almeno si sarebbe tolto il nervosismo.
Si guardò attorno, come ad aspettarsi il Kree venirgli dietro. Eppure, nessuno lo seguiva.
Solo dopo si accorse di quell'azzurro scuro che colorava la cima di un pennacolo di pietra, l'azzurro della tuta di quell'odioso essere.
Osservava, quel verme.
Osservava, e non agiva!
Ma lo aveva capito, lui, quel lurido Kree, che se gli X-Men avessero vinto, la galassia, l'universo stesso… sarebbe stato condannato?!
No, ovvio che no. Un cane bastardo come quell'osservatore Kree non aveva di certo…
Un momento.
E se all'essere mancasse il coraggio? Se quello scarto genetico avesse paura del nemico?
Ah!
L'avrebbe raccontato ridendo, a tutti i suoi amici, appena sarebbe tornato nel suo pianeta natale, Tarnax IV, la testa della malvagia Fenice in mano.
Avrebbe raccontato ridendo della bestia Kree che non voleva confrontarsi con i nemici, che aveva così paura da saltare perfino alla vista della sua stessa ombra! Che risate, che onore lo aspettava, a casa, a Tarnax IV.
Lo Skrull si acquattò tra le ombre, pronto a scattare. Ecco uno di quei terrestri, uno di quelli che difendeva Fenice Nera.
Basso, ma massiccio. Poco importava. Con le sue doti di mutaforma, presto il gioco era fatto. la pelle ruvida e verde divenne d'ebano, il viso duro e da rettile liscio e tranquillo. Nessuno avrebbe immaginato che quella perfetta Tempesta, la strega dei venti dei terrestri, era falsa. Figuriamoci il suo alleato!
Si avvicinò rapido, posando le mani sulle spalle dell'ometto. "Wolverine, stai bene?" Chiese con voce dolce, portando sempre più vicino al suo grosso collo le mani forti come quelle di due uomini. Che fragili, gli umani. Che idioti. Erano così semplici, così… ingenui. Quasi come i Kree.
Una possente spinta lo ribaltò contro un muro, e imprecando riprese la sua forma.
"Maledetto! Come hai fatto ha riconoscermi? Ti ucciderò per questo!"
La rabbia gli sfigurava il viso, rendendolo ancora più verde del solito. Come aveva osato, quel pezzente? Quell'insulso umano! Sì, gli umani erano decisamente quasi peggio dei Kree.
L'altro sapeva combattere, gli balzò sopra con l'intenzione di finirlo, ma prima che l'osservatore Skrull potesse reagire, un raggio d'energia aveva stordito il super eroe.
Chi? Cosa? Chi lo aveva aiutato, per la grazia di Veranke, la sua magnifica regina? Chi era l'artefice di tale salvezza?
Girò lo sguardo, un lieve sorriso sul volto, il ringraziamento sulle labbra. Poi, una voce.
"Anche se il mio collega ha troppa paura per difendersi, non vuol dire che sia indifeso!"
Una voce inequivocabilmente Kree.
"Tu, miserabile? Tu mi hai salvato?!"
Il Kree non sembrava curarsi dello sguardo furente che stava assumendo il collega, tremante di rabbia.
"Non sprecare tempo in ringraziamenti, Skrull! Noi comunque dovremmo solo osservare, non agire."
L'alieno verde, di bile e di pelle, fece un gesto secco della mano, mentre il corpo iniziava a cambiare. Non lo avrebbe perdonato, no. Sì, decisamente i Kree erano quasi peggio degli umani. Esplose in un urlo stridulo mentre alzava le braccia verdi.
"No! Non lo permetterò! E' un insulto imperdonabile!"
Il verde divenne marrone, il marrone pelo, e zanne, e occhi.
"Per Hala!"
Esclamò spaventato il Kree, attaccato da una bestia ruggente, bramosa della sua carne.
Della sua carne, e della sua vita. I Kree erano formidabili, ma uno Skrull mutato e furioso era difficile da tenere a bada anche per loro.
Gli strinse il muso, cercando di non indietreggiare verso il buco scavato da Terremoto, uno della Guardia Imperiale, con i suoi attacchi sismici.
"Per Hala" ripeté stremato l'osservatore "fermati, Skrull! Noi dobbiamo solo osservare.. il combattimento… non possiamo permetterci… di combattere tra di noi adesso!" Con uno sforzo immenso, riuscì a ribaltarlo a terra, dove lo bloccò ansimante.
Lo guardò, scosso da respiri pesanti, con un lieve ed innocente sorriso. Peccato, e pensare che quello Skrull gli stava anche simpatico, nonostante la loro controversia genetica.
Lo Skrull, da terra, respirava a fatica, bloccato dalla straordinaria forza dell'altro. Pazienta, si disse. Pazienta. Vedrai che il Kree ti lascerà, troppo dà all'onore, al valore. Non ti lascerà lì tutto il giorno. Ti lascerà, e potrai saltargli nuovamente alla gola.
Stava già pregustando il lauto banchetto, quando rapida, potente, terribile… Fenice Nera esplose, tornando al mondo, affamata.
"Signori, non è il momento di litigare, qui è in gioco il vostro ed il mio popolo! Il cosmo stesso! Agite, fermatela!"
L'appello della Majestrix Lilandra era chiaro ed inconfutabile, l'immagine in ologramma sparì mentre la superficie stessa della Luna tremava sotto il Suo potere. L'osservatore Kree scrutando il firmamento lasciò andare il collega, il quale, nuovamente verde e piccolo, si tirava su un po' di malumore.
"Hai visto, stupido Kree?! Dobbiamo agire, avevo fatto giusto, io!"
Una lamentela da bambino, neanche fosse, bleah, umano. Poi, un problema maggiore lo attirò su ben altri pensieri. Fenice.
"Figlia della luce e del buio.." Sussurrò il Kree ammirando lo splendido e infausto uccello di fuoco che gridava sopra le rovine. Così bello e potente, che avrebbe potuto rischiarare il cielo.
"Tsk. Maledetto." Brontolò ancora l'alieno verde correndo verso la luce della fenice di fuoco. Lui non aveva paura di bruciarsi, come quel damerino.
Lui, gli avrebbe mostrato il vero coraggio, la figaggine degli Skrull. Loro coi diamanti ci imbottivano i cuscini, altroché!
Scivolò da una parete, e vide poco lontano l'infuriare della battaglia. Gli stessi X-Men aveva messo in ginocchio la malvagia, e lei era scappata, seguita da Ciclope, a quanto pareva il leader del gruppo.
Emise un ringhio di disapprovazione quando sentì l'odore di pulito e dopobarba del Kree, sicuro che gli stava alle calcagna. Per Veranke, quanto odio…!
"Zitto, non pensare. Ascolta." Disse veloce il Kree, impermeabile ai sentimenti dell'altro.
Lo Skrull si lamentò ancora, ma poi, controvoglia, si mise in 'ascolto'.
Per il perduto Skrullos! Era una coscienza, sottile e velenosa, quella che sentiva scorrere nella sua mente? Eppure la sua razza era resistente alle arti magiche e alla telepatia. Com'era possibile?
L'indice si posò lieve sulle labbra dell'altro alieno, i suoi occhi erano sempre rivolti al maestoso uccello di fuoco.
"Ostacola la sua ricerca. Le nostre vite, per quanto importanti, non sono nulla rispetto a quelle dell'universo."
Lo Skrull lo guardò male, senza riuscire a nascondere la sorpresa. Le nostre vite? Il cane riconosceva la sua vita come importante? Si ritrovò a sorridere, senza sapere perché. Il contatto mentale si sciolse, e Fenice Nera divampò bellissima, grandiosa.
E la sua luce si spense.



Epilogo.
Fenice Nera si era suicidata. Aveva usato lo scontro con gli X-Men per indebolirsi, e poi, conscia di star per perdere il controllo, aveva letto nella mente degli osservatori Kree e Skrull la posizione di alcune antiche armi sepolte in quella zona della Luna, per usarle contro di sé.
Nessuno ne aveva gioito, neppure la Majestrix. Strano il mondo. Una minaccia era scomparsa, e molti piangevano.
Con un sospiro, lo Skrull si preparò a salire sulla navetta che lo avrebbe finalmente riportato a casa, su quel pianeta che col tempo aveva imparato ad amare. Una voce, un'odiosa voce lo fermò.
"Ehi, va di già? I miei ossequi, Skrull."
Il tono poteva essere interpretato come una presa in giro, ma il destinatario si limitò a mostrargli affettuosamente i denti in un lungo ringhio.
"Anche a te, Kree. Spero ti si possa rompere la navicella che userai, che un'Acanti ti trovi e che ti divori, che la regina della Covata ti utilizzi come contenitore del suo uovo e… uhm… stammi bene."
Terminò a bassa voce, borbottando.
Il Kree rise gioviale, alzando una mano in segno di saluto, allontanandosi.
Lo Skrull rimase a guardare finché la tuta blu dell'alieno non scomparve in fondo al corridoio, poi si sedette nella plancia di comando con diversi pensieri per la testa.

Chissà, in fondo, forse, sono quasi peggio gli umani dei Kree.
   
 
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