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Autore: _Aras_    08/12/2010    11 recensioni
Edward sta per lasciare Bella. L'ha deciso. E' sicuro, per quanto doloroso, che sia la scelta giusta. Ma un contatto, piccolo, semplice, pelle contro pelle, lo manderà in crisi.
Dal testo:
Il flash della macchinetta illumina la stanza, passa un secondo, e subito Charlie me la lancia.
Il mio braccio si muove quasi da solo verso di essa, le mie dita l’afferrano senza pensarci.
Quel piccolo movimento del corpo scopre una minuscola striscia di pelle, e quei pochi centimetri vengono subito ricoperti dalla mano di Bella.
La sua mano, ancorata al suo fianco, mi destabilizza.

Ispirata da Nadir, la favolosa fanfiction di malia85
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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2. X Nadir
Leggendo Nadir, la versione di New Moon raccontata da Edward, scritta da malia85, mi è venuta l'ispirazione. In quella fic i sentimenti di Edward sono talmente chiari, talmente giusti da far quasi male. L'incertezza, il dolore per dover lasciare Bella... Ciò che ho scritto non è minimamente paragonabile alla bellezza e alla profondità della fic di malia, o di tante altre, probabilmente è banale, l'ennesima versione in cui Edward ci ripensa e non se ne va, ma spero che vi piaccia.
Non ce la faccio



Edward pov

Sento il suo calore, il tepore del suo corpo premuto contro il mio, il suo profumo. Sento le sue dita attorcigliarsi intorno alla stoffa della mia maglia, stringendomi forte a se. Cerca di tenerci uniti, ma non posso. Non posso abbandonarmi a questo amore, non posso cedere alla tentazione, non ancora. La metterei solo in pericolo. Se continuo così arriverà il giorno in cui sarà troppo tardi, il giorno in cui non riuscirò più a trattenermi e le farò del male, davvero.
Il flash della macchinetta illumina la stanza, passa un secondo, e subito Charlie me la lancia. Il mio braccio si muove quasi da solo verso di essa, le mie dita l’afferrano senza pensarci. Quel piccolo movimento del corpo scopre una minuscola striscia di pelle, e quei pochi centimetri vengono subito ricoperti dalla mano di Bella.
La sua mano, ancorata al suo fianco, mi destabilizza. Distrugge tutte le mie convinzione, tutto ciò che ho fatto fino a questo momento viene annullato. Tutta la mia concentrazione nell’essere freddo, rigido, nell’ignorarla. Tutta l’attenzione di questa giornata per iniziarla alla mia partenza perde significato nel momento stesso in cui i nostri corpi vengono a contatto. La sua pelle sulla mia, un contatto così leggero ma al contempo così profondo. Mille brividi mi sconvolgono il corpo, mille ricordi mi infestano la mente. I nostri baci, le carezze, le mani strette tra loro. Ogni singolo momento insieme. Accucciati nel suo lettino, attenti a non farci scoprire da Charlie. Stesi sul divano della mia stanza, pronti a subire l’ennesimo attacco a sorpresa di Alice. Nella radura, soli e vicini.
Il mostro, il desiderio costante del suo sangue, sembrano scomparire. Vengono rinchiusi, piccoli, al centro del mio corpo, imprigionati dalle emozioni che provo in questo momento.
Amore
La mia vita, la mia esistenza, ogni singolo momento vissuto senza di lei non ha senso.
Dolore
Devo lasciarla, è necessario, io sono un pericolo, il più grande pericolo per lei.
Paura
Sarà al sicuro senza di me? Io sono un pericolo, ma non sono l’unico. Mi ritornano in mente i ragazzi che ha incontrato quella sera, a Port Angeles. Quella sera non ero un pericolo per lei, ero il suo angelo, il suo angelo custode.
Sento la punta del suo indice che mi accarezza la strisciolina di fianco scoperto, e dentro di me si animano gli istinti più umani che possiedo.
Respiro, il suo odore mi riempie i polmoni. Il suo odore di donna, il suo odore di Bella. Così buon. Così dolce.
Non ce la faccio. Vorrei piangere, sfogare tutte queste emozioni contrastanti che mi riempiono la mente. Devo lasciarla, devo allontanarmi da lei per permetterle di vivere una vita normale, sicura. Senza di me potrà sposarsi, avere dei figli, crescere e invecchiare. Potrà andare al mare con suo marito senza il timore che il corpo di questo cominci a brillare. Potrà crescere senza il timore di apparire troppo vecchia. Potrà lasciarsi andare, vivere ogni esperienza umana. Ma non ce la faccio. Lei è tutto, la mia anima, il mio cuore, la mai mente, il mio corpo; lei mi possiede, tutto. Non ce la faccio a lasciarla andare, senza sapere se potrò rivederla, senza più poterla toccare, o baciare, senza più poterla stringere, senza più poter ridere con lei. Senza di lei.
“Edward” sussurra il mio nome, quasi implorandomi di restare con lei. E non posso rifiutare, non posso più tirarmi indietro. Mi ha rapito, mi ha fatto diventare succube di lei. Quel tono così basso, appena accennato, implorante e spaventato.
“Non ce la faccio” ammetto, piano, per farmi sentire solo da lei.
Mi guarda stupita, felice di aver ricevuto una reazione ma incapace di capire.
Mi alzo, stringendo la sua mano e trascinandola con me.
Non penso a Charlie, che mi osserva, che studia ogni mia mossa per accertarsi che non esca dai limiti. In questo momento l’unica cosa che occupa la mia mente è l’immagine delle nostre mani unite, i brividi, le emozioni che ciò mi provoca.
Mi blocco quasi subito, appena fuori dalla visuale di Charlie, nel mezzo del corridoio. Fletto le braccia, e in un attimo la stringo a me, il suo capo premuto sul mio petto, il mio viso immerso tra i suoi capelli. La stringo, in silenzio, beandomi del suo abbraccio, de calore che mi trasmette. È il paradiso. Inspiro profondamente, immettendo nel mio corpo quanto più aria possibile satura del suo profumo. Le sue braccia, strette dietro la mia schiena, mi fanno sentire bene. Restiamo così, immobili per una quantità di tempo indefinita. Nonostante possa facilmente contare il passare del tempo, nel modo più esatto possibile, non lo faccio. Spezzerebbe la magia di questo momento. Solo dopo, dopo aver fatto il pieno del suo odore, dopo averla stretta a me abbastanza a lungo da potermi allontanare da lei, comincio a salire le scale. Le nostre mani non si lasciano mai, posso sentire la sua pelle liscia e calda a contatto con la mia, il battito del suo cuore stranamente tranquillo attraverso il suo polso. La faccio sedere sul letto, rimanendo in piedi davanti a lei. Cosa devo dire? Come posso spiegarle cosa provo? È così testarda, non capisce cosa rischia con me.
Mi dispiace Bella, ho sbagliato…
Ti metto continuamente in pericolo, Bella…
Quello che è successo ieri sera è solo una…
M’inginocchio davanti a lei, lasciando perdere le parole, scacciando i discorsi e le formule di cortesia dalla mia mente. Appoggio il capo sulle sue gambe, inerme, mormorando un flebile: “Scusa”.
Mai, mai mi sono sentito più debole, più sbagliato.
Ho mille e più parole da dire, ma nessuna mi sembra adatta.
“Scusa” ripeto.
Le sue dita, timide, mi accarezzano i capelli, sfiorando le ciocche fuori posto.
“Cos’è successo?” Domanda.
È più calma di prima, lo percepisco dalla sua voce, dalle reazioni del suo corpo, il suo cuore ora batte più lentamente, sta recuperando un ritmo normale. Allo stesso tempo però è preoccupata dal mio comportamento, posso solo immaginare l’adorabile rughetta che si è formata tra le sue sopracciglia.
“Scusa” ripeto, ancora una volta “ho sbagliato. Sei in pericolo con me, Bella.”
Le sue dita scivolano dalla mia testa al collo, raggiungono il mento ed esercitano su di esso una lieve pressione. Alzo il viso, andando ad incontrare due pozze castane più preoccupate di quanto mi aspettavo.
“Non ricominciare Edward”.
Parla lentamente, so cosa intende, non vuole che le ripeta sempre le stesse cose, che è in pericolo, che dovrebbe lasciarmi…
Purtroppo è vero, ho ragione, sono pericoloso per lei.
“Ciò che è accaduto ieri sera non è niente Edward”
Cerco di sorridere, ma le labbra non collaborano, si sollevano appena, di pochi millimetri, per ritornare subito alla loro posizione iniziale.
“Niente in confronto a ciò che poteva succedere” la correggo “no, non interrompermi, per favore. – Annuisce, in silenzio. - Io…io sono un pericolo per te Bella, lo sono sempre stato: prima James, poi Jasper; chi ti dice che la prossima volta non sarò io?”
“Tu mi hai salvato, Edward – la mia piccola Bambi, non riesce a stare zitta – hai fermato il furgoncino di Tyler, mi hai trovata a Port Angeles, mi hai salvata da James; per non parlare di tutte le volte che mi hai sostenuta e mi hai evitato una brutta caduta. Se sono un’attira disgrazie non è colpa tua. Tu mi hai salvata Edward, perché non riesci a capirlo?”
In questo momento non riesco a ribattere, non trovo niente da dire, o forse semplicemente non voglio,forse voglio solo credere alle sue parole, voglio solo credere che ciò che dice è vero.
“Volevo andarmene – forse l’ho detto in modo troppo diretto, ma è vero – avevo deciso di andarmene. Non volevo farti correre altri rischi. Per questo oggi ero così freddo. Ho sbagliato, ho sbagliato sin dall’inizio, da quando ho tentato di non farmi coinvolgere troppo, di non lasciarmi andare completamente per evitare di farti del male. Non ce l’ho fatta. Non appena mi hai sfiorato, quando mi hai toccato, ho rivisto ogni singolo momento che abbiamo passato insieme. Non ce l'ho fatta. Ti amo Bella, non immagini neanche quanto ti amo". Cerco la tua mano, senza spostare lo sguardo,che è caduto sulla tua pancia, incapace di sostenere il contatto con i tuoi occhi. Ho paura di quello che posso vederci, del dolore, della delusione.
"Non ce la faccio a lasciarti, sono troppo debole per farlo; ma sarebbe la cosa più giusta, non saresti più in pericolo".
"Guardami Edward" ubbidisco, la tua è una supplica. Sento a tua voce roca, stai piangendo. I tuoi bellissimi occhi sono lucidi, bagnati.
Stai soffrendo, ancora, per colpa mia, di nuovo.
Non ce la faccio a vederti così.
"Amore" in un attimo sono seduto accanto a te, ti stringo in un abbraccio disperato, spostandoti sopra di me. Sento le tua lacrima che bagnano il mio collo, ti stringo, senza dirti niente. Ho sbagliato, e non riesco a perdonarmi.
"Edward, non... non lasciarmi" singhiozzi, stringendo forte la mia maglia.
"Non ti lascio, amore mio. Sono qui. Scusami... scusami" Ti stringo, forte, forse troppo, forse ti sto facendo male. Allento un po' la stretta, ma i tuoi singhiozzi aumentano e capisco che sto sbagliando. Incredibile ma vero, riesco ad avvicinarti ancora più a me. Ora sembriamo un corpo solo.
Ti stringo, ti cullo appena, canticchiando la tua ninna nanna, finchè non ti calmi. Piano piano il tuo cuore rallenta, le lacrime smettono di uscire, il respiro diventa più regolare. Resti ferma, stretta a me, ed io non ho intenzione di allontanarti. Piego appena la testa, lasciandoti un casto bacio sul collo. Sospiri, ti muovi. I nostri occhi si incontrano. Mi avvicino piano, fissandoti, finchè non sei proprio tu a prendere l'iniziativa. Le nostre labbra si scontrano in un bacio bagnato e a lungo voluto. So che questo non basta a far tornare tutto come prima, ma m'impegnerò. Ho sbagliato, ma non voglio perderti.
   
 
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