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Autore: Samaele    09/12/2010    0 recensioni
Un avventuriero e una grotta in cui i desideri vengono esauditi. Ma ogni desiderio, come nella più classica delle storie, ha il proprio prezzo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un avventuriero. Egli, dopo molte vicissitudini, finalmente, riuscì a trovare la grotta e vi entrò. Vi era un silenzio quasi sacro, quel tipo di silenzio che aleggia nelle cattedrali i giorni di festa. Ma quella non era una cattedrale, o, meglio, non lo era più: probabilmente lo era centinaia di anni prima, o per lo meno il suo corrispettivo presso i popoli ancestrali che abitavano quella regione. Ma poi, come su ogni cosa, vi si era avventato il tempo.
Si addentrò nel buio, e, lentamente, man mano che i suoi occhi si abituavano all'oscurità (ci si abitua sempre all'oscurità. E' stranamente straziante il pensiero che lentamente ci si abitua anche a quella più profonda e spaventosa) riuscì a distinguere quell'ambiente spartano ed ancestrale: era una sorta di nicchia alta poco meno di due metri (doveva stare leggermente incurvato per non toccare con i capelli il soffitto ricoperto di muschio verdognolo ed umido), di circa tre metri di raggio. Al centro di quel semicerchio imperfetto si trovava un altare ( “L'Altare!” esultò l'avventuriero dentro di sé). Gli si avvicinò e con somma gioia la vide: la Lampada. Il suo Santo Graal. Il motivo per cui aveva vagato per tutta la sua vita. La sua ricerca. La sua stella polare era poggiata, quasi con noncuranza, su quell'altare di pietra scarnificato. Riuscì a stento a trattenere urla di giubilo. Ma non riuscì ad impedirsi di prenderla con veemenza. Era fredda al tatto, puzzolente di secoli morti all'olfatto. Ma mai nessuna puzza gli fu più gradita di quella. La strofinò, gli occhi, ormai, bagnati dalle lacrime.
Ma niente accadde.
Niente luce magica.
Niente scintille.
Niente.
Il suo cuore si riempì di delusione, di estremo, profondo, straziante dolore. Aveva attraversato paludi e foreste, era stato pugnalato e picchiato, aveva pianto ed invocato Dio per raggiungerla, per poterla stringere a sé. Quella lampada era stata causa e forza della sua ricerca. Ma in fondo non fu sorpreso che non accadde nulla: quella era là realtà. Quella non era una favola che cominciava con “c'era una volta”. Quella era...
<< TU MI HAI CERCATO. TU MI HAI RISVEGLIATO >>
Dal nulla.
Una voce dal nulla.
O, meglio, era come se quella voce fosse immanente alle pareti della grotta. Quella voce era la grotta stessa. Si sentì immensamente piccolo di fronte alla potenza incontenibile di quella voce, che sembrava non appartenere ad alcun corpo, bensì all'universo stesso.
<< E ALLORA PERCHE' SEI COSI' SCOVOLTO DI VEDERMI E DI UDIRMI? >>
L'avventuriero si rese conto di avere gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Era un'immagine quasi comica, sembrava il personaggio di un fumetto...
<< N-no... n-non s-sono so-so-sorpreso... >> balbettò.
<< HAI SUPERATO DRAGHI E MOSTRI, HAI VERSATO LACRIME E SANGUE PER GIUNGERE A ME. NON TI SEI FERMATO ALLE DOLCI LUCI DEI RAGGI BETA O ALLE PORTE DORATE DI TRAFALGORE. TU HAI CONTINUATO, HAI AVUTO FEDE IN ME, NELLA MIA ESISTENZA. E MI HAI RAGGIUNTO, FINALMENTE. LA TUA FEDE E' STATA UDITA. QUINDI DIMMI: QUALE E' IL TUO DESIDERIO? >>
Quel momento. Aveva continuato nel suo cammino o supplizio per giungere, finalmente, ad udire quella domanda. La domanda.
<< La felicità. Vorrei essere felice. >> disse guardando nel “volto” la grotta, con un filo d'oro orgoglioso nella matassa della sua voce.
<< NIENTE DI PIU' FACILE. TU POTRAI ESSERE FELICE. MA DEVI DECIDERE: CONSACRARE PARTE DI TE, DEL TUO SPIRITO ALLA FELICITA', O VICE VERSA, CONSACRARE LA FELICITA' AUTENTICA PER UNA TUA ESSENZA PURA. E' UNA DECISIONE MANICHEA. O TESTA O CROCE. DUE FACCIE DELLA MONETA DELLA VITA. >>
<< P-perché? Perché? Perché?! >>
Lacrime solcavano il suo volto sconvolto, il suo spirito sanguinante.
<< NON VI E' UN PERCHE'. PERCHE' SEI NATO TU E NON UN INDIVIDUO DIFFERENTE? IL CASO. LA VITA. LA NECESSARIETA'. E' COSI' E NON POTREBBE ESSERE IN MODO DIFFERNTE POICHE' COSI' E' ORA. NON DEVI COMPRENDERE. LA TUA FELICITA' ESCLUDE LA TUA PERSONALITA'. AL TUO IO PIU' PURO E' PRECLUSA LA FELICITA'. SCEGLI COSA CONSACRARE. >>
Il silenzio calò.
Doveva scegliere. Non se ne sarebbe andato senza prima aver scelto. Non importava quanto dolorosa e innaturale sarebbe stata la scelta. Certe volte non si può non scegliere.
Ma cosa scegliere?
Se stesso? La felicità?
Divenire un essere monco ma felice o rimanere se stesso, completamente, puramente se stesso, ed essere destinato ad un'eternità d'infelicità?
Cosa doveva rinnegare? Cosa doveva abbracciare?
Non ci riusciva... non poteva...
Rinnegare la felicità? Ora che era così vicina? Ora che, finalmente, poteva quasi toccarla. Mai – mai – era stata così vicina. E solo Dio sapeva quanto avrebbe voluto abbandonarsi ad essa, completamente e silenziosamente perdersi in essa.
Eppure...
Eppure il prezzo era altro, dannatamente alto!
Troppo alto?
Abramo che sacrifica Isacco, solo che questa volta non vi era alcun Dio: Dio era affogato nel suo stesso vomito alcolico.
Se stesso...
Come poteva immolare le parti più profonde di sé? Le uniche che gli erano state accanto nella solitudine più profonda. Amici ed amori sbocciavano ed appassivano, ed ogni volta era come pugnalate al cuore, ogni volta era come morire sapendo di dover rinascere per poi spirare di nuovo. Ma egli era sempre stato con se stesso. Sempre. Che senso poteva avere essere felici se lui non era più? Se avesse abbandonato anche se stesso? Un altro sarebbe stato felice. Non lui.
Ma anche una vita di dolore che senso poteva avere? Sapere di svegliarsi ogni mattina aspettando nuove lacrime e nuovo dolore, in un completo, infinito, immutabile status quo di dolore e di bestemmie. Che senso aveva vivere in un cosmo d'infelicità? Non sarebbe nemmeno stato vivere... sarebbe stato un'eterna attesa di un dolore immancabile e onnipresente.
Felicità...
Se stesso...
Doveva essere felice...
Ed ora poteva esaudire il suo desiderio di felicità...
Eppure...
Il suo animo era in subbuglio, dominato da tremori e profonde lotte che lo scuotevano fin negli antri più ancestrali ed oscuri.
Se stesso...
Felicità...
Finalmente, piangendo per ciò che avrebbe perduto, decise cosa consacrare.
E mentre parlava si rese conto che non avrebbe potuto fare una scelta diversa, non dopo tutto ciò che era successo.
E la grotta fu invasa dalla luce.
  
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