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Autore: barbara_f    09/12/2010    12 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Spero che questo capitolo vi piaccia!
un bacio B.


_Cap. 38
 
Verità
 
Il pavimento sotto di me era freddo e duro, non riuscivo a muovermi, qualcuno mi bloccava le gambe. Il mio cuore batteva all’impazzata, volevo scappare, scappare lontano... Ero paralizzata. Qualcuno con un’incredibile forza mi immobilizzava le gambe.

Una mano cominciò ad accarezzarle fino ad insinuarsi fra le mie cosce divaricate a forza.
Cercai di dibattermi, ma la stretta aumentava ad ogni movimento.

“Se stai ferma ti prometto che ti divertirai...” quella voce gelida l’avrei riconosciuta ovunque... James.
Le sue mani sul mio seno erano impossibili da dimenticare così come il suo alito etilico.

Cercai di scalciare via chi mi bloccava ma non avevo abbastanza forza, ero bloccata dal terrore.
La mano sconosciuta continuò la sua lenta corsa fino a che si intrufolò in me con violenza.
Urlai e aprii gli occhi. Il volto di Jacob campeggiava sul mio, sorridente e malvagio, la sua mano sempre più dentro di me.

“...No, ti prego.... fa male... ti prego.... Edward!” chiamai il mio amore con tutte le mie forze ma la mia voce era quasi inesistente... poi la pioggia.

Una pioggia lieve e tiepida che lavò via dal mio corpo tutte le ansie e le paure, compagne di viaggio delle mie notti.

Poi realizzai...

No, non era la pioggia di primavera che cadeva sul mio viso, erano lacrime, le lacrime di Edward... aprii gli occhi lentamente e mi immersi in un tumultuoso mare in tempesta... il mio cuore perse un battito prima di impennare la sua corsa.

“Edward ...piangi?” chiesi con la voce ancora impastata dal sonno... cosa stava succedendo?

Il mio era solo un incubo, solo un incubo...

“Edward... amore...” non capivo, sembrava sconvolto, terrorizzato... istintivamente cercai il suo volto. Si scostò.
Cos’era successo, cosa avevo detto in sogno?

Forse aveva saputo di Jacob, pensai con terrore al mio sogno. No, se così fosse stato ora sarebbe furioso, non addolorato...

La mia mente galoppava veloce tra infinite possibilità.

Edward si sedette sul letto, la testa tra le mani...

Completamente assente, lo sguardo perso nel vuoto, ripeteva frasi sconnesse, frasi di cui non comprendevo a pieno il senso.

Era come se fossimo tornati indietro, come quella prima sera, quella maledetta sera nella mia stanza.... prima che sparisse dalla mia vita...

Cercai di avvicinarlo con circospezione, non era in se, questo era evidente.

“Edward, cosa dici...calmati, cosa dici...amore...”  provai a parlargli con dolcezza ma non mi guardò, forse nemmeno mi sentì, era prossimo ad una crisi di panico, ormai ne riconoscevo tutti i sintomi.

La paura salì alla mia gola come un fiotto di bile, istintivamente si chiuse come a difendersi da un attacco indesiderato.

“Edward guardami... ti prego... guardami!” sentii la mia voce cambiare, stavo per piangere... non volevo piangere, non volevo che percepisse la mia pena...

Edward alzò il viso, gli occhi resi scuri dall’angoscia, poi, finalmente parlò dando voce ai miei più nascosti timori.

“Bella, ascoltami...io ho paura di farti del male, ho paura che quello che è successo stanotte si ripeta...” cosa stava dicendo... cosa stava dicendo... voleva lasciarmi sola... di nuovo?

Il petto parve squarciarsi sotto il peso delle sue parole... Perché... perché stava dicendo queste cose?

Nella mia mente c’era spazio solo per questa domanda, il resto era solo nebbia.

Perché... perché... perché.... cos’era successo di così grave... avevamo fatto l’amore... solo l’amore...

Lo guardai per un lungo istante, sembrava sofferente quanto me, era impallidito, sudava copiosamente... sembrava prossimo al collasso.

Perché...

Un forte dolore allo stomaco e mi costrinse ad accasciarmi a terra.

Edward non si mosse, il respiro reso affannoso dal senso di panico crescente... proprio come allora... lo sentivo, ero sul ciglio del burrone, pronta a ricadere nel mio stato di apatia...

“Fa male!” dissi scoppiando in lacrime. Lacrime liberatorie, parole che rivelavano il mio tormento alleggerendomi l’anima.

“Non farmi questo...ti prego... non andartene...mi fa male, troppo male!” 

Fece un passo verso di me, una mano tesa, quasi a volermi sfiorare, gli occhi fissi in un punto imprecisato sfuggivano al mio sguardo... bramavo il suo tocco...

Si fermò, era indeciso. I passi, lenti e strascicati, arretrarono verso  il muro, cercava sostegno, quel sostegno che non voleva più da me.

Poi, senza più forze si accasciò a terra.

La sua voce era roca, irriconoscibile, quando finalmente parlò.

“Mio padre picchiava mia madre... lo sapevi...” trattenni il fiato... lo intuivo, Edward non era mai stato diretto.  

Mi voltai verso di lui, i suoi occhi erano vuoti, parlava come se non mi vedesse.

Gli costava uno sforzo incredibile esporsi, ricordare, raccontare....

Tentai di avvicinarmi nuovamente a lui ma mi impedì di farlo. Voleva che gli stessi lontana. Mi sentii morire ma rispettai i suoi desideri.

Perché! il mio cuore gridava questa domanda incessantemente. ...Perché!

Continuò il suo racconto  come se fosse in trance: ero ipnotizzata dalla sua voce.

La sua voce così dolce e sensuale resa ora irriconoscibile dal dolore. In ogni parola si percepivano l’ansia, la disperazione, la totale mancanza di speranza.

Ad ogni passo si aggiungevano orrori su orrori sempre più devastanti, sempre più terribili.

Mi avvicinai a lui.

Non si accorse della mia presenza, stava male, lo si vedeva chiaramente. 

Smisi di piangere, troppo devastata dal suo racconto... infine capii...

Edward temeva di farmi del male, temeva di somigliargli, di somigliare a suo padre, di farmi ciò che lui aveva fatto a sua madre... oh mio Dio!

“Tu non sei tuo padre Edward...”gridai prendendolo per le spalle, ma non parve udirmi. Continuò il suo racconto dell’orrore incapace di arrestarsi.

“Lui si comportava con lei come ho fatto io con te stanotte...”  i miei sospetti erano stati verificati.

E poi... e poi... non potevo sentire...

Si mise la testa fra le mani sbattendola con forza contro il muro...

Dovevo fermarlo, impedirgli di unire supplizio a supplizio.

“Smettila Edward, fermati!!!” gridai abbracciandolo stretto, comunicandogli tutto l’amore e il calore che ero in grado di dargli.

Edward sembrava incapace di controllarsi, incapace di trattenere ancora in se tutta quella sofferenza, quell’angoscia, quel terrore.

Suo padre, un mostro, un sadico ubriacone... non riuscivo a immaginare come avesse fatto Edward a sopravvivere in quel mondo mantenendo la sua umanità, la sua sensibilità, l‘infinita dolcezza, la generosità e la pazienza che mi avevano fatto innamorare di lui. Edward era una persona troppo buona, troppo bella per quel mondo...

La sua mente cercò sollievo e silenzio in un buio senza sogni.

Svenne, sopraffatto dal peso del racconto.

Ringraziai mentalmente il mio insegnante di pronto soccorso, al campo estivo della scuola superiore di Phoenix. Avrei messo in pratica quanto avevo imparato. Corsi in bagno, le mani mi tremavano ma dovevo agire in fretta. Riempii un bicchier d’acqua e tornai nella stanza, stesi Edward su un fianco e, con le dita gli aprii leggermente la bocca  tirando fuori la lingua  infine, quando il respiro torno più regolare, gli accostai il bicchiere alle labbra.

Si riprese in fretta, pochi minuti di incoscienza che mi avevamo stravolta...

“Per fortuna che Alice non viveva con noi... lei non sarebbe sopravvissuta!” Sorrise istintivamente, il mio sollievo durò una frazione di secondo, il tempo del suo sorriso poi lo fissai negli occhi scorgendovi la vacuità.

Nulla di quanto potessi fare sarebbe servito.

Edward era in un altro luogo.

Lo abbracciai stretto urlando il suo nome e il mio dolore.

******************************************************************
Un urlo lacerante riempì l’aria.

Mi svegliai do soprassalto, forse stavo ancora sognando... mi voltai, Alice dormiva ancora pacificamente.

Era così tenera con i capelli scompigliati le guance arrossate e le labbra morbide e imbronciate come quelle di un bambino.

Aveva pianto per un po’ prima di lasciarsi convincere e cedere alle mie coccole.

Era preoccupata per Edward, lo sapevo, lo ero anch’io, avevo visto con i miei occhi come poteva star male... Non mi piaceva il fatto che volesse fare tutto da solo... aveva bisogno di essere aiutato!

Non le avevo mai raccontato nulla di quella mattinata, era l’unica cosa che le avessi mai nascosto ma, come potevo dirglielo?  Come potevo affrontare i suoi occhi, così intensi e belli, e vederli riempirsi di dolore?
Edward era il suo unico fratello, l’unico membro della famiglia che ancora gli restava... Avevano avuto un’infanzia dolorosa, anche se era lui quello ad esserne uscito peggio.
 

Ricordavo ancora quando li avevo visti per la prima volta... avevo diciassette anni, i miei erano appena morti e Carlisle ed Esme erano venuti a prenderci per portarci a vivere da loro... Alice ci corse incontro e ci diede il benvenuto baciandoci sulle guance, aveva quindici anni, Edward invece rimase in disparte silenzioso e attento... infine andò al piano iniziando a suonare.

“E’ il suo modo di darvi il benvenuto!” disse Alice con un sorriso dolce, “non parla molto...!” li guardai, somigliavano ma non erano uguali non avrei mai detto che fossero gemelli...


Alice si mosse nel sonno cercandomi con la mano, le ciglia ancora umide di lacrime, le carezzai le dita calde e lei sorrise inconsciamente 

Non aveva creduto a ciò che gli aveva detto Edward, aveva preferito far finta di credergli per sfuggire ad una realtà che immaginava ma di cui non aveva le prove: suo fratello non stava bene e, i ricordi che gli tornavano nella mente, lo stavano distruggendo.

Era la politica di Alice quella di voler accettare a tutti i costi la soluzione più conveniente. Una volta sola però, le sue ansie e le sue paure tornavano sempre, prepotenti  e furiose.

Quando era stata aggredita, si era creata una sorta di realtà parallela, una realtà in cui nulla le era accaduto, Edward era molto preoccupato, come tutti noi, Alice non ricordava nulla, viveva serenamente le sue giornate tra scuola, amiche e shopping....

Una notte, entrai nella sua stanza, non so perché lo feci, forse volevo solo guardarla dormire, lo feci in silenzio ma la spaventai. Lo shock fu immediato, iniziò a piangere inarrestabilmente stringendosi a me come se fossi l’unica persona con cui volesse stare in quel momento. Capii di amarla, di amarla davvero... la coccolai tutta la notte la feci parlare e, infine, lei ricordò...

Me ne andai solo al mattino, dopo che ebbe versato tutte le sue lacrime e, per la prima volta saggiai la morbidezza delle sue labbra.
Un bacio tenero ma che recava con se tutto il mio amore.
 

Un altro urlo, questa volta riconobbi la voce di Bella.  Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata... cosa stava succedendo...

“Edward!” gridò Alice svegliandosi di soprassalto. Cercai di bloccarla, non sapevo cosa avrebbe trovato. Mi ignorò e, alzandosi, corse al piano di sopra. La seguii, lasciarla da sola sarebbe stato pericoloso, pericoloso per lei.
 
*******************************************************************
Edward piangeva disperatamente, mi chiamava, invocava il mio nome... io correvo verso di lui senza mai riuscire a raggiungerlo. Ero terrorizzata, sentivo che aveva bisogno di me. Mi svegliai di soprassalto urlando il suo nome.

Una strana inquietudine mi attanagliava il petto, l’ombra del sogno ancora nella mia mente,  il cuore in gola.

Non mi ero addormentata serenamente la sera prima, avevo visto Edward in disparte, spaventato e triste... sapevo quanto fosse terrorizzato dalle tempeste...

Dopo la morte della mamma e la scomparsa di papà, per molti anni si era rannicchiato al buio durante i temporali, le braccia strette al petto, gli occhi persi nel vuoto... Crescendo aveva imparato a controllare la sua paura ma l’angoscia era rimasta in lui... lo leggevo nei suoi occhi, quegli occhi così teneri dolci, tristi...

Da quando aveva conosciuto Bella però, qualcosa era cambiato in lui, sembrava felice, per la prima volta da quando eravamo rimasti soli, Edward sembrava davvero felice... Avevo una nuova sorella, qualcuna che avrebbe protetto Edward e l’avrebbe amato, qualcuna da difendere dai suoi momenti di paura ed inadeguatezza... Però...

Non avevo creduto nemmeno per un attimo, alla spiegazione di Bella, Edward stava male, e non era un male fisico... non capivo, ma sapevo che mi nascondevano qualcosa... lo percepivo nel mio cuore.

Avevo fatto finta... avevo fatto finta di accettare la loro versione. Era più forte di me, di fronte alle difficoltà, sceglievo sempre la via più semplice.

Pensare che tutto andasse bene, era la via più semplice.

Jasper aveva fatto di tutto per tranquillizzarmi e distrarmi, solo lui sapeva come prendermi, era l’unico che mi capisse davvero, che sapesse andare oltre la mia euforia e il mio entusiasmo posticcio, leggendo malinconia e dolore in fondo alla mia anima... Mi ero lasciata coccolare dalle sue mani esperte, dalle sue carezze tenere e sensuali poi, avevamo fatto l’amore... era stato bellissimo, Jasper sapeva essere così intrigante.....
 
Ancora un grido, ma stavolta non era un sogno. Bella...

Mi alzai di scatto e scendendo dal letto corsi da mio fratello, Jasper cercò di fermarmi, non capivo... lo strattonai liberandomi dal suo abbraccio, non lo avevo mai trattato così.

Salii le scale con il cuore in gola, la voce di Bella riecheggiava nella casa, disperata e tetra...

Entrai senza bussare, era una mia abitudine e non pensavo mai alle conseguenze.

Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi paralizzò.

Bella era appoggiata alla parete, le ginocchia strette al petto, piangeva, urlava il nome di Edward ma, da parte sua, non c’era alcuna risposta.

Mi avvicinai tremante a mio fratello,  Jasper era dietro di me.

Edward era seduto a terra, la schiena appoggiata alla parete del bagno, lo sguardo innaturalmente fisso, gli occhi verdi privi della scintilla della vita.

Non si muoveva. Se non lo avessi visto respirare avrei potuto credere che fosse morto. Gli carezzai il viso, era tiepido ma immobile, i suoi occhi non vedevano me, le sue orecchie non sentivano la mia voce... cosa stava succedendo?...

Perché stava così?...

Indossava i pantaloni del pigiama e aveva il torso scoperto... non lo avevo mai  visto seminudo, non veniva nemmeno al mare, non mi ero mai accorta di quante cicatrici lo ricoprissero.

Chi gli aveva fatto del male?

Quelle cicatrici.... no, non potevano tutte risalire ai tempi dell’orfanotrofio... Edward era sempre in disparte, non interagiva mai con nessuno... chi lo aveva ridotto così?

Domande, domande che giravano nella mia mente, lasciandomi intravedere una verità troppo difficile da accettare... forse quelli che avevano ucciso la mamma... forse loro lo avevano picchiato..., si, doveva essere così, mi convinsi.

“Edward!” sentii Bella mugolare al suo fianco, la sua mano lo cercava, lo accarezzava... non reagiva.  

Mi avvicinai a Bella una strana rabbia mi montava nel petto... lei sapeva, lei poteva darmi le risposte che cercavo... lei non parlava.

“Bella!” la chiamai prendendola per le spalle cercando di scuoterla.

“Cos’è successo, cosa è successo ad Edward!!!” Doveva sapere, doveva darmi una risposta.
Jasper mi abbracciò da dietro tenendomi ferma mentre, presa da una furia incontrollabile iniziai a strattonarla sempre più forte.

“Cosa hai fatto a mio fratello!!!” le urlai contro.
Alzò gli occhi, era distrutta dal dolore, le guance rigate di lacrime, lo sguardo spento come il suo. Non riusciva a pronunciare altro che il nome di Edward.

“Parla!!!” urlai più forte, sull’orlo del pianto e con uno strattone mi divincolai da Jasper avventandomi ancora su di lei.

Qualcuno doveva essere il responsabile di tutto questo, lei sapeva!

“Edward!” rispose fissando lo sguardo su di lui “Edward!” continuò come una litania, mi ignorava. Dovevo sapere.

Feci per schiaffeggiarla ma qualcuno fermò la mia mano.

“Alice adesso basta!” la voce di Jasper era autorevole e dura. Mi stava rimproverando.
“Non credo che sia Bella la colpevole di tutto questo! Non puoi trattare così una tua amica, la donna che tuo fratello ama! Smettila!!!” Arretrai.

Raramente il mio fidanzato alzava la voce e quando lo faceva c’era da preoccuparsi.
Avevo raggiunto il limite, lo sapevo.

Scoppiai in lacrime. Le avevo trattenute fino ad ora ma, messa di fronte alla mia stupidità e cattiveria, non riuscii a impedire che tracimassero.
Jasper mi abbracciò lasciando che mi sfogassi e, infine mi accarezzò i capelli baciandoli con delicatezza.

“Andrà tutto bene piccolina, stai calma, andrà tutto bene...!”
Alzai lo sguardo lucido su di lui rasserenata dalla sua voce. Tornai da Bella.
Dovevo scusarmi.

“Bella, ti prego perdonami...!” dissi abbracciandola. Non reagì. Proprio come il giorno in cui la trovai nella sua stanza distrutta dal dolore dell’abbandono.

Sembrava così piccola e fragile, le spalle da uccellino, gli occhi dilatati dalla disperazione... Anche lei stava soffrendo, forse più di me. Lei sapeva.

“Bella, puoi dirci cosa è successo...” Jasper aveva un tono calmo quando le parlò, la voce morbida, l’atteggiamento rilassato. Bella sembrò accorgersi di lui.

“Edward ha ricordato il suo passato!” disse con voce monocorde.
Cosa significava tutto ciò?

Perché l’infanzia di mio fratello doveva causargli un trauma così grande?

Lui viveva con i nostri genitori, ero io quella che avrebbe dovuto soffrire, chiusa in collegio, lontano dalla mia casa e dalla mia famiglia...

Mio padre voleva fossi educata con stile: “Alice, bambina mia, quando sarai pronta,  farai un ingresso trionfante nell’alta società di Chicago, come lo fece tua madre... Vedrai bambina, tutti ti invidieranno per la tua classe e per la tua bellezza... proprio come invidiarono lei!” questo mi diceva quando veniva a trovarmi... ma io non volevo tutto questo, io sognavo solo di tornare a casa.

“Cosa significa... ha ricordato il suo passato!” chiesi con voce più tranquilla, forse, più a me stessa che a lei.

“Ha ricordato cosa gli è successo...!” continuò Bella senza variare il tono.

“Cosa gli è successo! Puoi dirmelo Bella?” Le parlavo come si fa ad un bambino, se l’avessi aggredita ancora non sarei riuscita a strapparle nulla;  la calma che ostentavo era solo apparente, dentro mi sentivo morire.

“Edward... mio Dio, era solo un bambino... solo un bambino... solo un bambino...” poi si voltò verso di lui con gli occhi amorevoli e dolci.

“Io non parlerò, quando ti sveglierai sarai tu a farlo, va bene?” disse parlandogli come se non ci fossimo.

Cosa doveva raccontarci Edward, quale segreto tremendo l’aveva ridotto così?

La mia mente corse indietro nel tempo... tanti tasselli stavano prendendo il loro posto in un puzzle pieno di orrore... no, no, no...non poteva essere!

“Mio Dio!!!” gridai improvvisamente consapevole di qualcosa che, forse, la mia mente sospettava da tempo.

“Mio Dio Jasper!!!” gridai ancora seppellendo il mio viso nel suo petto...

“Piangi, piccola mia perché, quando ti sarai calmata, dovrai avere molta forza, solo così potrai aiutare Edward a superare il suo dolore... lui ti ha protetta finché a potuto, ora tocca a te...”
 
*******************************************************************
Non volevo ascoltare, non volevo ricordare...
Solo buio nella mia mente, solo silenzio nei miei pensieri...
 
 http://www.youtube.com/watch?v=BvsX03LOMhI 

Hello darkness my old friend, I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping  left it's seeds while I was sleeping 
And the vision that was planted in my brain still remains, within the sounds of silence…

 
Oscurità, mia vecchia amica, proteggimi!



Sound of silence
 Hello darkness my old friend, I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping  left it's seeds while I was sleeping 
And the vision that was planted in my brain still remains, within the sounds of silence

In restless dreams I walked alone, narrow streets of cobblestone
'neath the halo of a streetlamp I turned my collar to the cold and damp
when my eyes were stabbed by the flash of a neon light split the night... and touched the sound of silence

And in the naked light I saw ten thousand people maybe more
people talking without speaking people hearing without listening
people writing songs that voices never share noone dare, disturb the sound of silence

Fools said I you do not know, silence like a cancer grows,
hear my words that I might teach you take my arms that I might reach you
but my words, like silent raindrops fell... and echoed the will of silence

And the people bowed and prayed, to the neon god they made
And the sign flashed out its warning in the words that it was forming
And the sign said, "The words of the prophets are written on the subway walls, and tenement halls
and whisper the sounds of silence.

 
Il Suono del Silenzio
 Salve oscurità, mia vecchia amica ho ripreso a parlarti ancora
perché una visione che fa dolcemente rabbrividire ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo
e la visione che è stata piantata nel mio cervello ancora persiste nel suono del silenzio

Nei sogni agitati io camminavo solo attraverso strade strette e ciottolose
nell'alone della luce dei lampioni sollevando il bavero contro il freddo e l'umidità
quando i miei occhi furono colpiti dal flash di una luce al neon che attraversò la notte... e toccò il suono del silenzio

E nella luce pura vidi migliaia di persone, o forse più
persone che parlavano senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire
persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio

"Stupidi" io dissi, "voi non sapete che il silenzio cresce come un cancro 
ascoltate le mie parole che io posso insegnarvi, aggrappatevi alle mie braccia che io posso raggiungervi" 
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia,  e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio

e la gente si inchinava e pregava al Dio neon che avevano creato. 
e l'insegna proiettò il suo avvertimento,  tra le parole che stava delineando. 
e l'insegna disse "le parole dei profeti sono scritte sui muri delle metropolitane
e sui muri delle case popolari."  E sussurrò nel suono del silenzio

   
 
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