Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Melchan    09/12/2010    2 recensioni
"Qualcuno potrebbe dire che è stato crudele."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una farfalla.

E' nera e rossa, svolazza in cerchio davanti a lui, e sembra proprio lei.

Non ci riesce a credere, ma alla farfalla non sembra interessare la sua opinione, perché rimane lì a svolazzare tranquilla.

 

Accade dopo l'inizio del Nuovo Millennio, a mezzo passo dal millenovecentonovantanove.

Sono le vacanze di Natale, e quella mattina Takashi ha bevuto una cioccolata calda, si è messo il piumino e ha spergiurato alla mamma che se lo avesse lasciato uscire avrebbe fatto attenzione e camminato dove la neve non è troppo alta, di modo da bagnarsi i piedi il meno possibile. Non si aspettava veramente che lei lo lasciasse andare, ma la mamma gli ha sorriso, gli occhi leggermente vacui di quando pensa a chissà cosa, e ha detto solo “va bene, allora vai”.

Ovviamente, appena fuori dal raggio delle finestre di casa si mette a saltare nei cumuli di neve appena caduti come se non ci fosse un domani. Canticchia anche la suo sigla preferita dei Pokemon, prima cercando di fischiettare il ritmo e poi gridando le parole senza accorgersene.

Smette nel bel mezzo di un salto, fradicio e con addosso l’ebbrezza delle cose proibite ma divertenti che gli fa battere il cuore: smette, perché ha capito che il riflesso della neve lo sta abbagliando.

Si struscia gli occhi con i guanti gelidi e resi più scuri dal ghiaccio sciolto, e poi guarda di nuovo.


"Non è possibile." mormora, rivolto solo e unicamente a se stesso.

Una farfalla in inverno, quella farfalla, a pochi minuti da casa sua. Dovrebbe essere morta, come tutte le altre, eppure quella continua a svolazzare lì, incurante del freddo e del vento che si sta alzando e ha la consistenza di cartavetrata troppo ruvida.

Takashi si avvicina sempre di più, sperando che questa volta non si spaventi e voli via come l'ultima volta. Non lo fa.

La farfalla continua a sfarfallare incurante di lui e dei suoi mormorii.

 

Poi Takashi lo fa: allunga la mano, che per colpa del guanto sembra avere il colore intenso e forte delle sue ali.

La farfalla gli sparisce davanti agli occhi. Ecco, ora sarebbe il momento in cui la mamma gli fa notare che succede anche a voler uscire nel freddo di Dicembre inoltrato, è pericoloso, ti fa addirittura vedere le cose che non ci sono.

Non c'è bisogno che lei sia lì davvero perché Takashi la senta, ma il suo rimprovero preoccupato rimane un brusio sparso nelle orecchie come lo rimarrebbe la voce originale, e lui resta lì, in piedi, a fissare il punto in cui il suo personale Miracolo di Natale è appena svanito nel nulla.

 


____

"Qualcuno potrebbe dire che è stato crudele."

Watanuki non gli risponde.

La neve si sfalda come niente fosse nel cortile, allo stesso modo morbido e incurante di

(ogni anno da quando è rinchiuso lì)                                      

sempre, e Doumeki ha l'impressione che dai choko pieni di sakè caldo non esca il minimo calore, e il fumo sia solo un ornamento della porcellana, come l’incisione profonda che l’attraversa.

"Era l'ultimo desiderio della farfalla. Quel bambino si ricorderà solo di aver visto una cosa bella e strana. Non c'è niente di crudele, in questo."

Watanuki parla dal niente, come se non avesse aspettato cinque minuti buoni prima di commentare le sue parole.

"Non stavo parlando del bambino."

Adesso guarda Doumeki con la fronte leggermente aggrottata, è chiaro che non capisce.

"La farfalla. E' crudele che non abbia potuto essere toccata da lui."

"E' stata la sua richiesta."


Senza nascondere più il principio di rabbia che sparge gelo in tutto il suo corpo, Doumeki gli stringe il braccio spezzato, non abbastanza forte da fargli male per davvero ma quel che basta per attirare la sua attenzione solo su di lui.

"Non ha voluto solo per questo. Se tu avessi lasciato che ti pagasse…"

Watanuki lo strattona, cercando di togliergli il braccio dalla mano forte e più granitica che mai. Potrebbe liberarsi da quella stretta con un battito di ciglia, a essere pessimisti, e non servirebbe nemmeno il suo potere: basterebbe fare capire a Doumeki che gli sta facendo male, e non al braccio.

Così lo lascerebbe. Ma non lascerebbe cadere l'argomento, invece, insisterebbe come solo lui sa fare, senza dire una parola.

Watanuki potrebbe fare tutto questo, è vero, però si ferma e smette e di divincolarsi, senza fare più niente. Torna a guardare dritto davanti a sé, ignorando il braccio e chi lo stringe come se fosse una sua personale appendice.

"Se avesse perso le sue ali, il bambino non l'avrebbe riconosciuta. Il desiderio non sarebbe stato esaudito."

"Era una scelta sua. Anche il desiderio era suo, dovevi lasciarla decidere."

"L'ho fatto." risponde Watanuki, continuando a guardare la neve e non degnando Doumeki nemmeno dell'ombra di uno sguardo.

"Invece no. E lo sai. Lei non voleva farti del male."

"Voleva solo rivedere quel bambino prima di andarsene, e per farsi riconoscere aveva bisogno di rimanere integra. Se si fosse fatta vedere senza ali è probabile che lui non l'avrebbe nemmeno notata. Adesso lui ha capito."

"E tu ti sei lasciato rompere un braccio perché non hai accettato il suo pagamento.”

"Adesso lui ha capito. " ripete, e Doumeki gli lascia andare il braccio, piano.

Watanuki questa volta se l’è cavata con pochi danni, e solo perché per lui era un desiderio relativamente semplice.

Ma il braccio è rotto lo stesso.


Doumeki prova un improvviso desiderio, tutto suo.

Vorrebbe che lo spirito di quella farfalla non avesse avuto rimorsi di coscienza tali da voler addirittura rinunciare a portare con sé le proprie ali nell’Oltre, in cambio di poter salutare il bambino dall'aria gentile da cui è scappata quell'estate, in preda alla paura ceca di una creatura piccola davanti a una grande.

Una parte nera, minuscola e rattrappita nello spirito di Doumeki, gli dice che è stata solo un'egoista ad aspettare di non avere più niente da perdere per rimediare. Glielo sussurra mentre guarda Watanuki, e in realtà è così ovvio che Doumeki avrebbe voluto che quella farfalla non apparisse e basta.

Non per il braccio, ma perché è bastato sapere che era una farfalla, perché accadesse la cosa che Doumeki non riesce a sopportare.

E’ bastato vederla svolazzare nel negozio, al coro di "C'è un cliente, c'è un cliente!" di Maru e Moro, perché Watanuki diventasse triste.


Sospira, adesso, Doumeki, e prende di nuovo il choko che Watanuki gli ha riempito continuando a non degnarlo d'uno sguardo.

Adesso è caldo tra le sue mani, e il fumo alcolico che gli si sprigiona sul viso lo rilassa.

Anche questo è opera di Watanuki, che adesso si sistema meglio gli occhiali tondi e continua a guardare la neve che scende con quella sua aria

(come se avesse voglia di piangere)

stranita.

Doumeki sospira di nuovo, e si avvicina a lui, guardando il braccio immobile e sapendo che presto guarirà.
E' tutto il resto che non va bene, ma adesso si limita a stare fermo a un respiro da Watanuki, stringendo nel pugno un lembo del panno di seta che lui ha in grembo e guardando la neve che cade e cade.

 

 

_

 

Nota di Melchan

 

Valida per il Calendario dell'Avvento 2010.

Solita storia: ovviamente se commentate mi fate un favore. Grazie in anticipo a tutti voi che avete letto ^^

  
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