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Autore: Naeryan    09/12/2010    3 recensioni
"Ed è troppo tardi.
Per ogni cosa, è tardi.
E' troppo tardi, persino per il dolore."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Vattene...è quello che vuoi, no? Scappa."
"No, io resto. Non me ne vado."

Lacrime, il dolore che si nasconde dietro una maschera di quella forza che non hai.
La maschera che si incrina, per poi spezzarsi di colpo.
Lui è calore, è lo scudo su cui cercare riparo da te stessa.
E lo senti, senti che ciò che lo circonda, che circonda lui e te, è più forte della marea ghiacciata che ti sale dentro.

Il mormorio.
"Scusa."



Troppo tardi.
La gente sembra sempre vivere in attesa di qualcosa, di un domani che non arriva, e corre, corre. Poi si ferma, respira, e si guarda indietro. Non vede quel che vuole. Guarda avanti, e capisce.
Che è troppo tardi, per tutto.
Guardi fuori dalla finestra, vedi la notte calare poco a poco. Pensi che ci sono diverse cose che vorresti, no, che dovresti fare. Cose urgenti, che richiedono la tua attenzione. Cose pratiche, cose dell'esistenza quotidiana. Ma non provi urgenza, nè interesse.
Il cielo è stellato, una mezzaluna sembra sbucare dalla morsa vellutata della sera, e pallida, par una finestra s'un mondo che non riesci a vedere. Odi quel cielo così terso, vorresti che fosse coperto di nubi, vorresti veder avvolgere ogni cosa dalla nebbia, e veder le goccie di pioggia colpire il vetro.
Vivere sospesa, ecco cosa vorresti, vedere una dimensione un po' irreale, perchè le cose ti pesano...perchè la realtà ti pesa.
Ricordi il sole, ricordi profumi, ricordi sensazioni. Lo ricordi, che ti sei sentita viva, e ti sei sentita bene. Ricordi perchè.
Perchè c'era quella cosa che non rispetta niente, non rispetta i timori, non rispetta i confini, non rispetta quel limite che tracci intorno a te stessa, per tenere a distanza ogni persona.
No, lui l'oltrepassa, quella linea, con un sorriso.
Ma la notte non può che rievocare la paura, la paura più radicata in fondo al cuore; con quella paura che alla fine, come un bestio ghignante, è riuscita a vincere.
E ti ha strappato le lacrime e fatto del male, come voleva. E guardi con occhi diversi la notte, occhi di sconfinata tristezza. Quella tristezza che scende lenta nel cuore.
La notte è lo scenario più giusto per le tue sensazioni...sei sconfitta, sei vuota.
Senti le labbra piegarsi, ed è un sorriso amaro e finto. Vuoto.
Già, l'unica parola che sei riuscita a interiorizzare. Chissà perchè. Forse perchè non riesci a provare nulla di ciò che ti illuminava?
Come quando l'incendio viene spento, e rimane solo la cenere. Come quando la luce si spegne, e rimane la tenebra.
La luce si è spenta, ed ora non si vede più niente.
Niente.
Tu sei vuota, e ciò cui aneli è qualcosa che colmi questo vuoto. E là sopraggiungono le lacrime, di consapevolezza. Lacrime maledette, di sale, cristalli di sogni infranti che si dissolvono nel vuoto che hai dentro.
Occhi che sono finestre morte, spoglie, e non hanno nulla dietro. Finestre sul vuoto, su ciò che non esiste.



Ed è troppo tardi.
Per ogni cosa, è tardi.
E' troppo tardi, persino per il dolore.

  
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