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Autore: Annette85    10/12/2010    5 recensioni
La luna piena era alta nel cielo anche in quella fredda serata di dicembre. Dal fitto della boscaglia non riusciva a vederla chiaramente, ma dentro di sé il sangue ribolliva, mentre la trasformazione raggiungeva il culmine.[...]
Storia scritta per il Calendario dell'Avvento di Michiru.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fenrir Greyback, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Calendario dell'Avvento 2010'
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Nota: Questa storia è stata scritta per il Calendario dell'Avvento 2010 di Michiru ed è basata sul prompt del terzo giorno (3 dicembre).
Attenzione: Ho inteso il prompt assegnato in modo diverso da come lo si sarebbe potuto intendere, purtroppo pensando al fandom di HP questo è stato l'unico personaggio che mi sia venuto in mente e quindi per qualcuno può risultare una storia un po' cruenta. Se così non fosse, lasciate pure perdere questo avvertimento XD

Buona lettura^^ (i commenti sono molto graditi ;) )


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Buon Natale a me

Se quest'anno nessuno ha intenzione di mandarmi dei regali per Natale, non vi preoccupate. Ditemi solo dove abitate e io verrò a prenderli da solo.
Henny Youngman


La luna piena era alta nel cielo anche in quella fredda serata di dicembre. Dal fitto della boscaglia non riusciva a vederla chiaramente, ma dentro di sé il sangue ribolliva, mentre la trasformazione raggiungeva il culmine.

Annusò l’aria per qualche istante, cercando, tra i mille odori che la riempivano, quello dell’uomo che aveva osato sfidarlo, prima di dirigersi a passo svelto verso il villaggio: aveva un compito da svolgere e nulla e nessuno avrebbero potuto fermarlo.

Le campane della chiesetta del paesino rintoccarono le sette; passando notò che all’interno delle case qualcuno sistemava le ultime decorazioni e un profumo di pan di zenzero aleggiava tra le viuzze. Ringhiò di disappunto: quell’odore riusciva a coprirne di altri, come quello di colui che stava cercando.

Vagò per svariati minuti alla ricerca della traccia giusta, non preoccupandosi minimamente se qualche abitante del villaggio lo vedesse e si spaventasse, correndo via, lontano da quella creatura mostruosa che stava perlustrando in lungo e in largo il posto.

Una casa senza decorazioni attirò la sua attenzione, si avvicinò e sbirciò da una finestra, ben attento a non farsi vedere. Sembrava che i suoi inquilini non volessero festeggiare il Natale come tutti gli altri: un alberello smunto, adornato solo di qualche pallina, albergava in un angolo del salotto, non c’era ombra di candele, ghirlande, cesti di frutta o profumi particolari del periodo.

«Come sta?» chiese un uomo seduto su una poltrona del piccolo salotto e subito lo riconobbe: l’aveva trovato. Un ghigno si disegnò sul muso canino.

«Ha ancora qualche linea di febbre», rispose con un sospiro quella che probabilmente era sua moglie. «Domani starà meglio, gli ho portato della zuppa calda».

A quelle parole, gli balenò in testa un’idea e subito voltò lo sguardo verso le altre finestre della casa, per individuare quella che gli interessava. Si avvicinò con calma, come a voler assaporare il momento che precede l’attacco improvviso e senza possibilità di fuga da parte della vittima, prima di sfondare il vetro che proteggeva la stanza dal freddo.

In un batter d’occhio fu sul bambino, le fauci aperte e fameliche si serrarono prima su un braccio e poi sull’altro.

«Stupeficium!» i genitori del piccolo entrarono nella stanza e il padre cercò di scacciare quella bestia, ma fu tutto inutile.

Greyback lasciò andare il bambino, ormai tutto era compiuto: puntò i suoi occhi gialli sui signori Lupin e per un interminabile minuto si fissarono, prima che lui ululasse e si gettasse fuori dalla finestra, scomparendo così nell’oscurità.

Sentì in lontananza le urla disperate della madre e una smorfia simile a un sorriso si dipinse sul suo muso, mentre nella sua testa si formulava un pensiero: “Buon Natale a me” e un altro ululato, questa volta diretto alla luna, si sprigionava dalle sue fauci.

   
 
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