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Autore: Lord_Envy    10/12/2010    4 recensioni
L'amavo davvero tanto, ecco perché l'ho uccisa.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Acqua ed Artemisia

L'amavo. L'amavo con tutte le mie forze, con tutto il mio respiro, con tutto il mio cuore e con tutta la mia mente. Era l'ossigeno della mia vita, l'acqua del mio deserto, il fuoco del mio gelo, la terra della mia instabilità. Era la divinità della mia religione, l'obiettivo della mia salita, la co-protagonista della mia vita.
L'amavo davvero tanto, ecco perché l'ho uccisa.
Si chiamava Artemisia. Aveva un anno meno di me e la conobbi in piscina. Lei non era molto brava, era al suo primo anno di nuoto, ma già si fece notare per il suo carattere aggressivo e altezzoso. Come prevedibile, all'inizio la trovai estremamente antipatica. Non la sopportavo e consideravo la sua voce stridula e sgraziata. Come cambiano le cose nell'arco di sei mesi.
All'inizio discutavamo sempre, anche durante le bracciate rana o durante il dorso, di argomenti che variavano di intensità: dal più stupido al più impegnato.
Mi innamorai di lei quando, durante una discussione dove io sapevo di aver ragione, lei riuscì a farmi tacere; non riuscii a replicare. E questa fu la scintilla. Iniziammo a sentirci, a vederci, ad uscire e piano piano anche lei si innamorò di me.
Il nostro rapporto era caratterizzato da continue liti e discussioni che facevano affaticare il lavoro del mio cuore e quello delle mie corde vocali.
Ma la cosa davvero bella era quando facevamo pace unendo i nostri copri, si sprigionava un energia intensa che ci faceva subito stare bene.

Poi la situazione degenerò. Non facevamo più l'amore dopo aver fatto pace, facevamo sesso mentre eravamo ancora arrabbiati. Era incredibile, forse ancora più intenso dell'altra variante, ma non ci lasciava niente. Ci svuotava.
Non riuscivamo più a trovare un punto d'incontro per entrambi. Questo accade spesso quando il rapporto si consuma troppo velocemente. L'amore bisogna goderselo, non bisogna affrettarlo.
Ma io l'amavo ancora. Lei invece era abbastanza riluttante nei miei confronti e questo mi dava fastidio. Non capivo perché una persone che ama un'altra persona possa venir rifutata dall'amata. Non sarebbe logico se ci si sofferma un attimo a riflettere. Ma Artemisia non voleva riflettere.
Ad aggravare la situazione fu una mia crescente gelosia nei suoi confronti. Arrivai persino ad essere geloso del nostro istruttore che sembrava fin troppo dolce nei suoi confronti.
Feci una presa di posizione. Decisi di parlarle dopo la nostra nuotata quotidiana. Appena finimmo i nostri 50 minuti di bracciate iniziammo a parlare, anzi no, iniziammo a urlarci contro. Per fortuna aspettammo di essere soli nella sala piena di vasche, non amavo dare spettacolo di me.
Il momento che mi fece perdere il controllo fu quando lei mi urlò che era finita. L'afferrai subito per il collo, ero abbastanza forte da poterla sollevare e lei abbastanza leggera da farsi sollevare, la spinsi contro la vasca e con tono cavernoso e gutturale sussurrai "cosa?". Potevo vedere il terrore nei suoi occhi.
Ora, non ricordo se l'annegai o se la strozzai e poi buttai il suo corpo nella vasca, so solo che il suo corpo fu ritrovato li, freddo e rigido come un pezzo di ghiaccio. Le indagini continuarono per un mesetto e la piscina rimase chiusa. Io mi comportavo normalmente. Ero più rilassato, più sorridente. Come se un peso mi fosse stato tolto dallo stomaco.
Tornai a frequentare i corsi normalmente, ma tutti mi guardavano come se fossi il "povero ragazzo che sorrideva pur di non esternare i proprio sentimenti deprimenti riguardanti la ragazza morta". Certo che la convinzione é il cancro del mondo.
Dopo un breve discorsetto col mio istruttore riguardo a come recuperare il mese perduto, mi preparai per tuffarmi, ma non riuscii a farlo. In fondo alla vasca stava il corpo di Artemisia, rigido e bluastro. I capelli ondeggiavano mossi da correnti invisibili e le labbra erano violacee. Ma appena il mio sguardo si posò sui suoi occhi chiusi, quest'ultimi si spalancarono rivelando due iridi incolore e due pupille strettissime. Mi sorrise e si mosse a scatti irregolari verso di me, nuotando come se le ossa si spaccassero ad ogni movimento.
Senza farmi notare da nessuno uscii fuori dalla sala e tornai subito a casa. Ero ancora sotto shock per l'accaduto. Ma per fortuna il buon senso venne a soccorrermi e mi convinsi che era stato solo un gioco d'ombre e di riflessi.
Tornato a casa preparai un bagno caldo per rilassarmi e, contro ogni previsione, mi addormentai nella vasca. All'iniziò non capii che stavo sognando fino a quando vidi che l'acqua nella vasca era torbida, di un colore violaceo. Non feci in tempo ad uscire che due mani mi afferrarono per i polsi, e una terza mano aprì il rubinetto facendo aumentare il livello dell'acqua. Mi dimenavo come un pesce fuori dall'acqua e alla fine sbattei la testa contro la vasca e mi svegliai. Per fortuna era un sogno, anche se, effettivamente, il rubinetto era aperto.
Mi asciugai i capelli ed andai a dormire. Ero molto stanco e turbato, anche se non lo davo a vedere. Fuori pioveva davvero tanto e lasciai la finestra semi aperta perché adoravo sentire il rumore dell'acqua che sbatte contro il vetro. Anche quella volta feci un sogno terrificante. Dell'acqua piovana era entrata nella mia stanza creando una pozzanghera rilevante sul pavimento. Mi ricordo che dall'acqua uscirono due mani, poi due braccia, e alla fine riconobbi il viso e il corpo di Artemisia. Era bluastra e fradicia. Volevo muovermi, ma questa volta non ci riuscivo. Con un salto leggerissimo si mise sopra di me e iniziò a vomitare acqua sul mio viso. Non riuscivo a respirare e lei mi bloccava il corpo con il suo che sembrava davvero troppo pesante da sollevare. Il getto era così forte che mi costrinse pure a chiudere gli occhi.
Per fortuna mi svegliai di colpo, e congelai quando notai che il viso era umido, ma era acqua piovana quella presente sulla mia faccia. La finestra si era spalancata.
Tuttavia non sono riuscito più a riaddormentarmi. Ho tutt'ora paura di rivivere quegli incubi e di non potermi svegliare in tempo. Ho persino paura di chiudere gli occhi troppo a lungo, perché so che potrei cadere in una delle sue trappole. Non bevo nemmeno più. Sto il più lontano possibile dall'acqua o ogni altro liquido. Non posso dormire e non posso bere, e quelle poche volte che la paura cede il posto al bisogno, la rivedo, rivedo Artemisia carica di odio e di vendetta.

L'amavo, ecco perché l'ho uccisa.
Non mi amava più, ecco perché mi tortura.
  
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