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Autore: gendarmiaNY    10/12/2010    0 recensioni
Alice è una ragazza come tutte le altre. Alice è una ragazza solare, allegra, dolce, attiva. Alice è sempre stata una ragazza premurosa e altruista. Alice ha avuto un unico grande amore.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice è una ragazza come tutte le altre. Alice è una ragazza solare, allegra, dolce, attiva. Alice è sempre stata una ragazza premurosa e altruista. Alice ha avuto un unico grande amore.
Ora non so dirvi come fu che un giorno lei, proprio lei, che di amore non conosceva neanche il sentore o il profumo lontano, conobbe un bambino. Sì, un bambino! Ragazzi, non pensate che tutti gli amori nascano quando si è ormai adulti o coscientemente agenti. Lei conobbe un bambino, figuratevi, era bambina anch'ella! Lo conobbe e ne rimase colpita. Lei non avrebbe certo saputo dirvi che quella sarebbe stata una persona tanto importante da rimanerne impresso ogni ricordo fino ad età avanzata. Sapeva solo che era riuscita ad attirarla come non mai in pochissimo tempo e ne era rimasta ammaliata. Con i suoi vivaci occhi marroni e il suo caschetto biondo da monello calato sugli occhi come in un film di 'Piccola Peste'. Passavano ore insieme, ore a giocare, a parlare, a confidarsi. A scuola, a casa, nel parco. Ovunque capitasse loro di incontrarsi. Si poteva dire che era destino che stessero insieme. Forse. O forse no. Fatto sta che Alice era sempre più presa da lui e non vedeva l'ora di alzarsi la mattina e andare a scuola per trovare lui che ora era il suo compagno di banco. E piano piano immaginava di crescere fianco a fianco per sempre con lui.
Un giorno erano pronti per l'uscita da scuola e lui era in agitazione perché aveva una cosa molto importante da chiederle. Alice, oh Alice! Felice Alice! Già ti preparavi a gioire per un affetto tanto grande. Era allora vero che un affetto così arrivasse per chiunque? Che tu fossi finalmente arrivata al punto cruciale tanto, tanto sperato e atteso? Sapevi cosa significasse e sapevi che stava per arrivare. E oh quale gioia a sentir parlare lui proprio di quello di cui ti aspettavi! Tu felice, gaia Alice! “Ecco... vedi...”. Il tuo ometto faceva fatica ad articolare bene la frase, la quale era portata per natura ad essere un pochino pesante e al tempo stesso rincuorante. “Mi piace una ragazza...”. Oh già eccolo al punto! Che dovesse confessarlo così velocemente? Non era forse troppo presto per ammetterlo? Oh no, no! 'Continua, continua!' diceva incalzante ed emozionato il tuo sguardo. “Continua...” dicesti tu con voce flebile, così ìmpari all'ardore che i tuoi occhi esprimevano. 'Perché non si decide?' continuavi a pensare, e sì!, era giunto il momento, non poteva aspettare di più! Cosa diamine aspettava? “Ebbene?” dicesti infine e lui sembrò ridestarsi. Si scosse un pochino e, armandosi di un dolce e ingenuo sorriso, ti disse proprio quello, proprio quello che tu, oh felice Alice!, tu desideravi sentire. “Ebbene, mi piace una ragazza”. “Lo so, lo hai appena detto” dicesti a tua volta e fremevi tanto aspettando che lui dicesse il tuo nome. “Alice...”. Eccolo! Oh piccolo dolce bambino, com'è bella l'infanzia! Così candida e spumeggiante, allegra e senza dolori. E per di più piena di attimi felici. E tu, tu piccolo ometto di ferro, tu stavi per rendere quella di Alice la più bella che una bambina avesse mai potuto desiderare! “Massimiliano, anch'io ti voglio bene!”. L'abbracciasti e ti sembrò tutto così strano. Lui ti abbracciò e poi...

Lagrime amare solcano il tuo viso a quel ricordo. Non riesci a trattenere la tristezza e il dolore, non riesci a confortare il tuo cuore ammaccato. Una mancanza, è forse questo quello che senti, piccola grande Alice, oggi? Tu avevi dimenticato quel giorno, lo avevi confuso, nascosto, obliato nel profondo inconscio tuo. Ricordavi a malapena il dolce e piccolo viso di Massimiliano.
Adesso no. Adesso lo ricordi bene. Ricordi che i suoi occhi erano vispi e fermi, ricordi che il suo sorriso era sempre pieno e scattante, ricordi gli spaghetti che gli colavano sulla fronte a mò di capelli (e non il contrario, voi amavate pensare il contrario), i mille scherzi, le risate, le scale salite insieme a tre a tre. E ricordi lei. Mora, occhialuta, coi denti storti. Elisabetta. Elisabetta si chiamava. Una stretta, un'altra mancanza. Due. Anzi tre. Perché lui ti aveva chiesto, con la più grande cortesia (quattro), di fare da intermediaria, di chiederle cosa ne pensasse di lui, di consegnarle la sua letterina, di portare indietro notizie di come l'aveva presa. Tutto ti chiese. A te, a te che eri amica fidata.
Cinque colpi al cuore. Hai paura di non farcela a ricordare tutto. Non vuoi ricordare, vuoi dimenticare di nuovo. Se continuassi, il tuo cuore scoppierebbe. Ma non sarebbe forse giusto? Non sarebbe forse ora, Alice? Soffrire adesso e poi tacere per sempre? Tu credi che sia questo il tuo momento? Vorresti lasciarci tutti qui, così? Non credi sia poco questo dolore? È solo un'esagerazione Alice. Tu non hai mica sofferto tanto. Soffrire poi per cosa? Per una cosa che è successa tanto tempo fa? Per una persona che hai perso? Per una persona che hai dimenticato?

Piangi Alice, piangi. E non pensare al domani. Per ora pensa solo a sopravvivere.

   
 
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