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Autore: CriminalDanage    12/12/2010    2 recensioni
Mukuro ha perso una persona che a stento considerava importante e solo ora capisce cosa significa averla persa. {6927 - Mukuro x Tsuna}
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Non cercate qualcosa che non esiste, non si trova..."

Un sogno. 
O forse qualcosa di più simile ad un incubo, ad esser sincero. Non sapeva come definirlo ,constatando che non riusciva a sognare veramente da parecchio tempo. 
Passandosi una mano sul viso ,si era guardato attorno, riconoscendo la propria stanza nonostante fosse buio pesto; un paio di voci all'esterno gli avevano fatto intuire che gli altri erano
Non possedeva la forza necessaria per alzarsi in piedi, tanto meno lo desiderava veramente: in quel momento tutto ciò che voleva, era tornare a dormire ...magari per sempre.
Finalmente le voci si erano spente, alcuni rumori di passi segnalavano che i due si erano allontanati e Mukuro si era ritrovato a fissare il soffitto, ancora disteso nel letto.
Ricordava a stento ciò che era successo: fino a poche ore fa si trovava al Quartier Generale e aveva appena ricevuto la notizia della morte di Sawada Tsunayoshi. Inizialmente aveva provato un senso di vuoto, poi di frustrazione e poi ancora era seguito un gesto decisamente inadatto. Era scoppiato a ridere.
Inutile dire quale reazione scatenò il suo gesto di fronte agli altri: il Guardiano della Tempesta si era avvicinato con fare minaccioso, nel tentativo di picchiarlo. Fortunatamente Yamamoto Takeshi lo bloccò in tempo e persino un tipo freddo e distaccato come Hibari Kyouya gli lanciò un’occhiata gelida – non da lui, ma l’aveva decisamente avvertita. A dire il vero non gli importava, perché sapeva bene che nessuno avrebbe potuto capirlo. Preferiva quindi lasciar interpretare la sua risata come quella di un pazzo sadico che godeva per la notizia della morte di una persona.
Probabilmente ,fino a qualche anno fa ,avrebbe potuto considerarsi quel genere di persona … ma non ora, proprio no.
Non lo dava a vedere ma sotto quello sguardo repellente e a tratti pieno d’indifferenza in realtà provava una sensazione di vuoto, di confusione, di delusione.

 *** 

«Tornerò presto, devo semplicemente firmare un documento. Ci vediamo più tardi.» 

Tsunayoshi Sawada sorrise ,mentre, con un gesto goffo ,provava a fare il nodo della cravatta, senza riuscirci. Con disinvoltura Mukuro gli si era avvicinato. «Lascia fare a me. »
Nella stanza risuonava una melodia che Mukuro conosceva bene :“La Sonata per violino in sol minore” ,meglio conosciuta come il “Trillo del Diavolo” . Adorava quella melodia, lo affascinavano la storia e il tormento che esprimeva, senza contare che amava il suono del violino. Era talmente preso da quella melodia che non si era reso conto dello sguardo di Tsuna nel suo, proprio mentre il motivo intonava un allegro*.
Terminando di fare il nodo alla cravatta dell’altro ,ricambiò la sua occhiata con curiosità. In risposta Tsuna gli aveva sorriso «Tornerò davvero, non devi preoccuparti.». 
Arrogante. Fu il primo pensiero che passò per  la testa di Mukuro . E ovviamente non riuscì nemmeno a nasconderli, i suoi pensieri: «Cosa ti fa pensare che io sia preoccupato per te? Non ti ammazzano nemmeno se ti poni come scudo umano!» - aveva detto con un sorriso ostile sulle labbra, indietreggiando per annullare la vicinanza che si era creata.

Il suono grave del violino riempì il silenzio che si era creato fra i due.
Tsuna aveva provato a proferire parola ma lo sguardo di Mukuro lo intimidiva e così si era limitato a sorridergli nuovamente, questa volta in modo più triste.
L’ultima cosa che vide furono le sue spalle: piccole ed esili, la porta chiudersi alle sue spalle mentre dentro di se una vocina gli ordinava di fermarlo perché sicuramente non sarebbe tornato vivo. Dall’altra parte l’orgoglio e allo stesso tempo l’odio che provava per l’altro, il desiderio di distruggere la sua fragilità e il suo sorriso … distruggere quel legame che si era creato fra loro due, quando Tsuna aveva deciso di salvare la sua vita e renderlo un uomo libero.
Non gli avrebbe mai dimostrato la sua gratitudine anche se si rendeva conto che ,semplicemente standogli accanto da Guardiano, involontariamente,lo faceva.

Ridicolo ,questa volta aveva pensato di se stesso mentre si sollevava dal letto raggiungendo a tentoni l’interruttore della luce, poi la porta ed infine il corridoio che portava all’esterno dove erano situate le camere degli altri Guardiani. Il corridoio era praticamente vuoto e regnava un silenzio irreale, interrotto solo dai propri passi. Camminò apparentemente senza meta finché non si trovò di fronte a quella porta. Con titubanza sollevò il braccio ,stringendo le grosse maniglie della porta con una  forza tale da sbiancargli le nocche delle mani. Infine si era aperta.

Fogli sparsi sulla scrivania, una tazzina da caffè vuota posata a lato,le tapparelle leggermente abbassate. Il tempo sembrava quasi essersi congelato, bloccato per sempre in quella mattina dove lui leggeva il resoconto della missione terminata con successo a Tsunayoshi, dove Chrome  era entrata sorridente arrossendo appena ad entrambi e augurando buon compleanno a Mukuro … già, era il suo compleanno, oppure quando Yamamoto Takeshi con il solito sorriso idiota sulle labbra, gli aveva proposto di andare a festeggiare tutti assieme al rientro  di Tsuna dalla riunione.

Sembrava quasi una bella favola, vero?
Anche se si sarebbe rifiutato categoricamente di festeggiare il suo compleanno, così come di stare un momento di più assieme a Tsunayoshi, per un momento … aveva quasi immaginato a come potrebbe esser stato …
Mentre era completamente perso nei suoi pensieri, l’occhio gli cadde su un libricino rilegato, apparentemente nascosto sotto alcune scartoffie e senza pensarci due volte lo prese fra le mani, osservandone dapprima la copertina totalmente anonima, poi sfogliandolo velocemente con scarso interesse.
Diversamente dalla sua opinione iniziale, l’interesse aumentò quando vide che il suo nome appariva diverse volte. Non era difficile capire che quel libricino era un diario … il diario di Tsunayoshi , e lui vi era citato diverse volte .
Con aria assente si era seduto dove normalmente sedeva il suo Boss, senza pensarci due volte; questo probabilmente perché l’aveva fatto spesso anche quando l’altro era ancora in vita.
 Il suo sguardo correva veloce sulle pagine inchiostrate bloccandosi di tanto in tanto a leggere un aneddoto in particolare dall'aria interessante.

 “Mukuro non si considera parte del nostro gruppo, probabilmente gli servirà tempo. Io farò il possibile per far si che si senta a suo agio, non come Boss … bensì come amico. Io voglio che Mukuro diventi mio amico, darò il massimo.”


“Lui fraintende sempre tutto. Lui si comporta così perché vuole che io lo odi.
Evidentemente mi sottovaluta, non sono così stupido da cadere nei suoi tranelli.
Mukuro ti farò cambiare idea !”


Il moro aveva corrugato la fronte, massaggiandosela più volte , mentre leggeva quelle parole che sarebbero potute apparire impudenti, ma scritte da Tsunayoshi era decisamente impossibile vederle così.
Si morse più volte il labbro inferiore ed ebbe quasi la netta sensazione di avvertire un familiare sapore metallico misto alla saliva mentre chiudeva di scatto il diario, impossibilitato da una leggera patina sugli occhi che gli impediva di continuare .Poteva trattarsi di lacrime ?
Con la paura di essere notato da qualcuno, pur sapendo benissimo di essere solo, aveva abbassato lo sguardo, coprendosi la parte superiore del viso con una mano, attendendo che la sensazione di frustrazione passasse.

«Mukuro tu hai sempre l’espressione di un bambino che sta per piangere, ma non lo fa mai … come se dovesse dimostrare qualcosa a qualcuno.».


Chissà perché, proprio in quel momento, gli tornarono alla mente alcune parole e una scena in particolare che si era svolta quella mattina stessa. Non bastava il momento “no”, adesso pure i ricordi dovevano mettersi in mezzo!
«Non prendermi in giro Tsunayoshi-kun, il marmocchio frignone fra noi due sei sempre stato tu.» era stata la sua risposta diretta a quell’affermazione, mentre allo sguardo dell’altro aveva risposto con un sorriso malizioso mostrato apposta per punzecchiare Tsunayoshi che, come previsto, si era imbronciato.
Amava prenderlo in giro. Lo faceva perché conosceva i sentimenti dell’altro, lo aveva più volte spiato mentre dormiva, sentendolo pronunciare il suo nome nel sonno … in quei momenti riusciva a pensare solamente a quanto lo trovasse patetico.

E’ brutto voler “bene” a una persona che nemmeno ti considera ,vero Tsunayoshi-kun?

Lo odiava perché dopo essere stato liberato aveva percepito un senso di gratitudine verso l’altro. Avrebbe potuto possederne il corpo, obbligarlo a distruggere i suoi cari amici, farlo morire nel peggiori dei modi e infine mettere la parola fine alla sua stessa vita.
Sarebbe stato così semplice distruggere quel corpicino così fragile, quel ragazzino troppo ingenuo da credere veramente che lui potesse essere cambiato.
Lo odiava poi perché senza volerlo l’aveva reso suo schiavo. Non in senso letterale poiché non gli avrebbe mai chiesto nulla del genere, ma da quel giorno , passato in un letto nell’Infermeria del Quartier Generale con la mano stretta nella sua, aveva capito di non poter andarsene … era arrivato addirittura a pensare che in fondo proteggerlo seriamente sarebbe stata la scusa perfetta per far si che il suo corpo diventasse di sua proprietà.

Il suo sguardo si era posato sul vecchio giradischi che Tsuna teneva in camera. Non c’era da sorprendersi se persino quell’oggetto portava uno strano senso di malinconia e con fare naturale aveva abbassato la puntina d’incisione lasciando che il suono di una melodia ormai conosciuta riempisse l’aria notturna.
Il trillo del diavolo … chissà se fare un patto con il Demonio avrebbe riportato in vita Tsunayoshi? Era un pensiero talmente stupido che non riuscì a trattenersi dal ridere, di nuovo, soprattutto perché per anni era stato considerato lui il Demonio della situazione. Un Demonio che non riesce nemmeno a fare qualcosa di semplice come proteggere un miserabile essere umano … ?

«Per un attimo ho quasi temuto che Sawada si fosse tramutato in uno zombie o uno spirito.»
Una voce dal tono piatto aveva pronunciato con sarcasmo ben celato quella frase, quando il suo sguardo aveva incrociato quello del Guardiano della Nuvola per un attimo avrebbe desiderato sparire … e poi perché non l’aveva fatto? Effettivamente poteva!
«Mi dispiace deluderti Hibari ma sono solo io>>.
Cercò di levarsi dall’impiccio sperando che l’altro si levasse dai piedi il prima possibile e soprattutto non si avvicinasse più del dovuto vedendo in che stato si trovava.
«Ho sentito la musica … tu e Sawada avevate il gusto del macabro.»
Non sopportava quell’ironia ,soprattutto parlando di una persona morta. Che pensiero da perbenista, Mukuro! Quasi si commuoveva per il suo stesso pensiero.
«Oh certo ,parlando di gusti macabri … conosciamo tutti il mito di Hibari Kyouya “Il tamarro del sabato sera.”» Aveva azzardato quella battuta pressoché orrenda sperando in una reazione istintiva da parte dell’altro ma stranamente Hibari si era limitato a uno sbadiglio sommesso.
«Anche le tue battute sono orrende, me ne vado a dormire e per favore eclissati anche tu. Sono stanco morto e vorrei un po’ di silenzio...» aveva accentuato la parola “silenzio” con un’occhiata gelida «Lui è in Infermeria se vuoi vederlo un’ultima volta.»
Detta quell’ultima frase si era congedato con un ultimo sbadiglio, stranamente senza infierire su di lui come normalmente avrebbe fatto, ma meglio così in fondo … non aveva voglia di combattere.

O molto probabilmente non ne aveva la forza.


Tsunayoshi Sawada amava stare in mezzo alle persone: non era il tipo di ragazzo che parlava molto, però sembrava soffrire quando stava da solo.

Tsunayoshi Sawada sorrideva spesso, lo faceva anche nei momenti difficili e il suo sorriso era la forza di tutti … anche quella di Mukuro.

Tsunayoshi Sawada era una persona troppo fragile . A causa della sua fragilità era morto e non avrebbe più sorriso così come non avrebbe più avuto attorno a se le persone che gli volevano bene.

Tsunayoshi Sawada era un bugiardo arrogante perché gli aveva promesso che sarebbe tornato, che avrebbero festeggiato il suo compleanno e che gli avrebbe dato il bacio della buonanotte, ringraziando un Dio, se esisteva veramente, di avergli donato una vita così meravigliosa … quando ormai lui giaceva senza vita in una cassa da morto bianca.

Strinse piano la mano inerme del ragazzo, soffocando un gemito di disappunto verso se stesso - si era promesso di non cedere – mentre guardava il suo viso contratto in un lieve sorriso per l’eternità.

«Tsunayoshi … non cercare qualcosa come i miei sentimenti o il mio affetto, perché sono tutte illusioni, non esistono ....»

«Ti sbagli Mukuro, ormai non abbiamo più alcun motivo per soffrire alla ricerca di qualcosa. »*

Note degli asterischi:

Allegro: Definizione Wiki

Non abbiamo più alcun motivo per soffrire alla ricerca di qualcosa.: La citazione è tratta dal bellissimo manga "God Child" di Kaori Yuki. 
Se non fosse chiaro Tsuna si riferisce al fatto che ormai Mukuro dovrebbe smettela di tormentarsi perché i suoi tormenti sono infondati.

   
 
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