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Autore: Iria    12/12/2010    10 recensioni
*God save us everyone!
Will we burn inside the fires of a thousand suns?*

Una raccolta di racconti legati assieme dalle tracce musicali del nuovo album dei Linkin Park.
Ci sarà ben poca positività in questi racconti e spero che comunque possiate apprezzare.
Aspetto una vostra opinione!
Iria
#1- The Requiem [584 parole] (Yurij Ivanov POV);
#2- The Radiance [788 parole] (Lievissimo Brooklyn x Garland);
#3- Burning in the Skies [1138 parole] (Boris/Yurij relationship);
#4- When They Come For Me [1076 parole] (Kei Hiwatari POV);
#5- Robot Boy [2460 parole] (Demolition Boys -Ivan, Sergej, Boris, Kei, Yurij- POV);
#6- Jornada Del Muerto [748 parole] (Takao Kinomiya POV).
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Thousand Suns -God Save us everyone-

The Requiem

*God save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns?*


 

La bara nera e laccata era scoperchiata.
Non avevo mai partecipato ad un funerale, non sapevo come comportarmi e tanto meno cosa dovesse essere portato in dono al defunto.
Fiori, immaginai.
Ed infatti ce n'erano tanti, tutti schifosamente bianchi.
“E così sei venuto.” la voce del vecchio era poco più d'un roco malato e appuntai mentalmente di non voltarmi con la sola intenzione di sputargli in un occhio.
Ricurvo com'era, con la mia statura e forza d'uomo adulto avrei potuto sottrargli il bastone in un gesto, per poi picchiarlo fino a fargli versare l'ultima goccia del fetido sangue che ancora gli pulsava in corpo.
“Sì, dovevo palpare il suo cadavere flaccido per assicurarmi che fosse crepato. Sa, credo di possedere una vena necrofila latente.” risposi velenoso, e costruii sul mio volto il sorriso più affabile che conoscessi.

 

Ho ancora qualche difficoltà nel sorridere.
Non mi è mai riuscito particolarmente bene.


 

“Come mai tutti questi gigli?” domandò con un sussurro, sorvolando sull'humor nero delle mie parole.
Mai nessuno che l'apprezzasse.
“E' stata una sua disposizione. Ha chiesto espressamente che la camera mortuaria ne fosse ricoperta. Non so chi si sia occupato dell'organizzazione, può darsi che avesse predisposto tutto lui stesso prima di schiattare.” mi infilai i guanti, pronto per congedarmi: avevo già donato troppo del mio tempo a chi me ne aveva privato in passato.
“Tu non hai dato alcun contributo?”
“Uno solo, ma tra tutta quest'ipocrisia non può essere notato.”
Un papavero scarlatto.
Un fiore particolarmente brutto e poco apprezzato.
Perfetto, insomma.
“Perché?”
Esitai.

Non sono Dio.
Non sta a me benedirlo.
Non sta a me maledirlo.
Indifferenza e totale apatia.
Perché?


 

“Perché, nonostante tutto, sono riconoscente a Vladimir Vorcov. Mi ha salvato dalla strada e questo è bastato affinché mi ricordassi di lui il giorno del suo funerale.”
Crudele, ma vero.
Non c'era nient'altro.
Non sono mai stato in grado di provare più sentimenti contemporaneamente.

Mister Hito Hiwatari mi osservò di traverso, come se mi avesse visto per la prima volta. Si inumidì le labbra secche con la lingua, socchiuse gli occhi semi ciechi a causa della cataratta e s'aggrappò al bastone intarsiato che accompagnava i suoi ultimi passi strascicati.

Mi stai giudicando?


“Ora devo andare, ho da fare.” bugia, assurda bugia. Andare dove? Per fare cosa? Il mio stato sociale era al di sotto dello zero.

 

Ma non ho mai desiderato niente di più.

L'uomo rise e le rughe lo sfigurarono, diventando più profonde.
Lo ignorai, non c'era nulla che s'era smosso nel mio animo per cui ribattere a quell'infantile provocazione; e provai nuovamente ad
indossare un sorriso.
“Mi saluti suo nipote, so che si sta impegnando parecchio nello studio per poter ereditare il suo impero. Non è mai stato particolarmente sveglio.”

Kei Hiwatari.
Ho sempre odiato lui e gli altri tre smidollati al mio fianco.

Mi avviai in silenzio, lasciandomi alle spalle un cadavere e l'ombra sogghignate di quello che era stato un pazzo.

 

Ridi, ridi pure.
Alla fine ti scoppierà il cuore.


Sono Yurij Ivanov ho trentacinque anni e nessun particolare talento, titolo di studio o tenore di vita.
Un tempo credevo d'essere abile in un gioco per decerebrati, ma era troppo anche per me.
Mi accontento della mediocrità, senza aspettarmi alcun sconvolgimento nel mio lento vivere.
Che Dio benedica la Grande Madre Russia...
E che mi lasci galleggiare nella vita in santa pace.
Non sono né un santo, né un peccatore.
La mia assoluta invisibilità vi disgusta?
E' solo il requiem della mia esistenza.


 

*For the sins of our hand,
The sins of our tongue
The sins of our father
The sins of our young*

Fine

Aspettando che l'ispirazione e la voglia di riscrivere i capitoli perduti nuovamente -il mio computer s'è fritto.- voglio provare a buttar giù questa nuova raccolta, questo nuovo esperimento per certi versi nonsense.
Mi auguro di ricevere le vostre opinioni ^^!
Un bacio e un ringraziamento a tutti coloro che leggeranno!
Iria.

 

   
 
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