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Autore: Chamomile    13/12/2010    1 recensioni
E così, per quanto odiasse trovarsi in questo stato di impotenza, Bellatrix passava gli interminabili giorni di vacanza a chiedersi se a lei sarebbe mai capitato di incontrare una persona che desse un senso a tutto. In qualche modo sapeva che questa persona doveva esistere, doveva essere da qualche parte, e prima o poi le loro strade si sarebbero incrociate. E allora il suo mondo avrebbe smesso di girare e lei avrebbe capito.
[Storia partecipante allo Shakespeare Contest e vincitrice del premio citazione]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia è rispettosamente dedicata a Benzina, Regina delle Tenebre.       

                                                        Not like the movies

 Quelle giornate di vacanza sembravano non finire mai. 

Tutti gli studenti di Hogwarts, dai primini ai grandi dell'ultimo anno erano saliti entusiasti sul treno che li avrebbe riportati a casa per Natale.

Anche Narcissa, di solito così fredda e impassibile, questa volta aveva dimostrato qualche emozione. E Bellatrix sapeva perfettamente con chi la sorella contava di trascorrere le vacanze.

I loro compagni di Casa, benché non condividessero lo spirito del Natale, si stavano godendo quei giorni come se fosse stato così. Solo lei, quella pazza della Black, non vedeva l'ora che quelle stupide giornate passassero per poter ritornare a scuola.

Bellatrix non amava Hogwarts. Non le piaceva perdere il suo tempo occupandosi di piante o imparando come nutrire e curare un animale. Non le interessava come trasfigurare una tazza in un gufo e viceversa, e tantomeno le importava di socializzare con degli stupidi ragazzini.

Ma ad Hogwarts, per quanto spesso le lezioni si rivelassero noiose e gli insegnanti insopportabili, c'era un senso.

Le giornate avevano uno scopo.

A casa, invece, Bellatrix si sentiva assalita da un senso di inutilità che le faceva venire voglia di uccidersi.

Non c'erano Pozioni per riempirsi la testa e soffocare il senso di apatia che non le dava pace, né libri di Arti Oscure da rubare al Reparto Proibito della biblioteca per provare il brivido che le dava infrangere le regole.

A casa c'erano solo dei genitori fissati con la purezza del proprio sangue, che vivevano per mantenere le relazioni più opportune e vantaggiose. E c'erano due sorelle che con lei non avevano niente da spartire.

Bellatrix si era spesso chiesta come sarebbe stato essere come le altre ragazze, spensierata e con un sogno da seguire.

A volte sentiva che sarebbe stata disposta a dare qualunque cosa, pur di avere un obiettivo da realizzare. Un obiettivo che desse un senso alla sua vita.

Avrebbe voluto innamorarsi, ma non come le sue sorelle. Quel tipo di amore così infantile, così comune la ripugnava.

Da quando Andromeda si era innamorata di Ted Tonks - un Babbano, come se non bastasse solo l'umiliazione di perdere la testa per un uomo - Bellatrix non le rivolgeva più la parola. A Hogwarts le occasioni di incontrarsi non erano molte, trovandosi in due Case diverse, ma quando erano in vacanza sotto lo stesso tetto, Bellatrix si comportava come se la sorella fosse stata trasparente. Andromeda aveva perso la testa, dimenticando tutti i valori che erano stati loro insegnati, aveva rinnegato tutto, il suo sangue di Black compreso, pur di star dietro a quel Babbano. E lei non poteva sopportarlo, tanto più che sentiva una strana invidia nei suoi confronti. Non invidiava la sua stupidità e debolezza, ma il fatto di aver trovato qualcosa per cui vivere, qualcosa che sembrava dare un senso alle follie che stava commettendo.

Le sue sorelle avevano idee romantiche: sognavano di sposare i loro fidanzati, di farsi una famiglia, di vivere felici e contente.

Come questo avrebbe potuto renderle contente restava un mistero per lei.

Bastava davvero solo quello per sentirsi in pace? per sentire che stavano davvero vivendo? O forse era solo lei a credere che, qualunque cosa tentasse di fare, mancava sempre qualcosa?

E così, per quanto odiasse trovarsi in questo stato di impotenza, passava gli interminabili giorni di vacanza a chiedersi se a lei sarebbe mai capitato di incontrare una persona che desse un senso a tutto. In qualche modo sapeva che questa persona doveva esistere, doveva essere da qualche parte, e prima o poi le loro strade si sarebbero incrociate. E allora il suo mondo avrebbe smesso di girare e lei avrebbe capito.

Bellatrix aspettava, quindi. A volte con la sicurezza che ogni giorno che passava era un giorno in meno di vita inutile e uno in più che l'avvicinava a quel misterioso lui.

A volte con impazienza, e allora distruggeva tutto quello che aveva intorno, schiantava, calciava, nel tentativo di sfogare la frustrazione.

Nessuno era a conoscenza di questo. Bellatrix non era il tipo di ragazza che si confidava con le sorelle, e di amiche a Hogwarts non aveva mai sentito il bisogno.

Aveva sempre fatto di tutto per apparire forte e sicura di sé, e quando più si accorgeva di stare andando alla deriva, tanto diventava violenta e fredda, fin quasi a raggiungere la crudeltà. Che gli altri pensassero pure che era pazza, ci era abituata. Ma il pensiero che la si sospettasse in attesa del Principe azzurro - e infatti che cos’era quell’attesa, se non la stessa delle sue sorelle? - questo non riusciva a sopportarlo.

Finalmente le vacanze di Natale terminarono, e Bellatrix e le sue sorelle ritornarono a Hogwarts.

Entrando nella Sala Comune di Serpeverde, Bellatrix sospirò quasi con sollievo. Quest’anno la compagnia dei suoi era stata più pesante del solito.

E d’altronde era normale che l’età li rendesse sempre più fastidiosi - si disse per liquidare la faccenda ed essere libera dimenticarli fino a Giugno. Ma un pensiero fece prepotentemente capolino nella sua mente: non erano loro che peggioravano, era lei ad essere sempre più impaziente e triste.

Tuttavia, queste considerazioni deprimenti vennero scacciate il più in fretta possibile. Basta, era a Hogwarts, non c’era tempo per pensieri inutili.

La routine scolastica era dunque ricominciata. Le lezioni, le verifiche, le sortite notturne in Biblioteca per consultare i volumi del Reparto Proibito.

I primi di Febbraio venne annunciata, per la gioia di molti studenti, la solita gita a Hogsmeade di San Valentino. Bellatrix accolse la notizia con indifferenza.

Sapeva già che Narcissa avrebbe trascorso la giornata con Malfoy, mentre Andromeda avrebbe pensato al suo amore lontano e magari gli avrebbe pure scritto una lettera. Lei non aveva nessun progetto in particolare, invece: niente fidanzati, niente amici e poco da fare al villaggio, se non girovagare senza una meta e magari andare in cerca di avventure.

E a dire il vero, da qualche giorno, aveva cominciato a nutrire qualche speranza riguardo quest’ultima possibilità. Un certo Riddle, un mago che si diceva avesse frequentato Hogwarts, aveva cominciato a far parlare di sé. E la cosa non sarebbe stata interessante se a fare il suo nome fossero stati quel vecchio idiota di Silente o magari Vitious. Bellatrix l’aveva sentito nominare da certi Serpeverde dell’ultimo anno, che a loro volta avevano raccolto informazioni da conoscenze che a scuola sarebbero state definite ‘poco raccomandabili’. A quanto pareva un ragazzo era nipote di Sinister, che possedeva un negozio di articoli oscuri a Notturn Alley. Una studentessa era figlia di un impiegato del Ministero che recentemente si era occupato di indagare su delle misteriose sparizioni. Tutti gli altri avevano riportato mozziconi di discussioni sentite per certe strade e in certi pub di cui i bravi studenti ignoravano persino l’esistenza.

Sempre da quel gruppo che qualche sera prima si era riunito in Sala Comune per confabulare, Bellatrix aveva sentito dire che alcuni avevano intenzione di andare a cercarlo proprio il giorno della gita, per unirsi a lui. Sembrava infatti che Riddle stesse reclutando i maghi più promettenti pronti a giurargli fedeltà. Da quello che si mormorava fosse già riuscito a fare, era chiaro che chi si fosse unito a lui avrebbe avuto - e neanche troppo tardi - una fetta di potere.

Bellatrix aveva quindi deciso di seguire quel gruppo. Non per unirsi a Riddle o altro, ma solo per togliersi la curiosità di vederlo e magari capire cosa avesse di tanto speciale.

La mattina della gita gli studenti rumoreggiavano allegri nella Sala Grande. Molti avevano un appuntamento, ed erano particolarmente eleganti ed emozionati, gli altri pregustavano una giornata di riposo e divertimento fuori dalle mura del castello.

Bellatrix era pronta a partire da un bel po’: aveva mandato giù qualcosa la mattina presto per poter seguire il gruppo, e quando le porte della scuola vennero aperte e gli studenti cominciarono ad uscire a gruppi dalla Sala Grande, lei balzò in piedi e, sperando di incontrare nessun conoscente che la invitasse a fare un giro, cominciò a seguire da lontano i Serpeverde. Non le andava che Narcissa o Andromeda la vedessero in giro con quei tipi: le conosceva troppo bene per non credere che si sarebbero impicciate dei fatti suoi e avrebbero cominciato a farle l’interrogatorio. Molto meglio lasciarle nella convinzione che aveva passato la giornata a vagabondare come al solito.

Fuori c’era un freddo cane. La neve che era cominciata a cadere a Novembre ricopriva i tetti delle case e dei negozi di Hogsmeade e gli studenti avanzavano a fatica nella neve alta, dove le gambe affondavano per buona parte. Per questo motivo la maggior parte di loro decise di rifugiarsi ai Tre Manici di Scopa o da Mielandia per bere una Burrobirra o fare scorta di dolciumi.

Bellatrix incedeva con sforzo come gli altri, ma a differenza loro non le importava di inzupparsi fino al ginocchio né di fare ritorno al castello con le gambe doloranti. La curiosità e montava dentro di lei, nonostante facesse di tutto per apparire indifferente come al solito. Yaxley, il capo della banda, camminava davanti al gruppo e di quando in quando li incitava a darsi una mossa o avrebbero fatto la figura degli idioti.

“Cosa diavolo vuol dire che faremo la figura degli idioti?” chiese Bellatrix stupita “noi stiamo solo cercando di scoprire dove sta, giusto?” Improvvisamente si sentiva agitata senza un motivo apparente. Che differenza c’era se lo incontravano davvero? Perché l’idea che aveva contemplato con indifferenza, tanto per avere qualcosa da fare, adesso la rendeva nervosa?

“Cambio di programma” rispose Yaxley voltandosi per rivolgerle un’occhiata ”Perché, qual è il problema? Non avrai mica paura, Black?”

“Non dire idiozie” rispose lei, ergendosi in tutta la sua statura e assumendo un’espressione dura “E’ solo che di solito preferisco sapere dove vado.”

“Non ti fidi di noi, allora?” disse Rodolphus Lestrange.

“Io non mi fido di nessuno” rispose Bellatrix dura, e accelerò il passo, superandolo. Quella semplice domanda l’aveva quasi offesa. Perché avrebbe dovuto fidarsi di loro? Solo perché erano un anno più grandi di lei? Per chi l’avevano presa, per una Tassorosso?

Continuarono a camminare in silenzio per alcuni minuti. Poi Yaxley si voltò di nuovo e, dopo averli squadrati severamente, disse “Siamo quasi arrivati. Ho saputo che lui ci aspetterà in quella casa” e indicò un’abitazione all’apparenza uguale a tutte le altre, in fondo al villaggio. “Mi sembra inutile ricordarvi che si tratta di un incontro segreto. Nessuno dovrà sapere dove siamo stati, intesi?”

I compagni annuirono in silenzio. La solennità del momento li rendeva più mansueti del solito, perché altrimenti il tono di Yaxley non sarebbe stato tollerato. Bellatrix annuì come gli altri, ma con un’aria ironica di sfida. Per quella volta, tuttavia, ritenne inopportuno attaccare briga. “Bene” disse Yaxley “andiamo”

Ripresero il cammino e raggiunsero in pochi minuti il luogo dell’incontro. Si fermarono davanti alla porta di legno massiccio e si scambiarono un’occhiata nervosa.

Bellatrix sentì il cuore che cominciava a battere più veloce del solito, e la cosa la infastidì. Non sapeva neanche come fosse fatto quel Riddle, e la sola idea di trovarsi faccia a faccia con lui la faceva emozionare come una ragazzina? Stava giusto imponendosi di ricomporsi che la porta si aprì di scatto.

I Serpeverde entrarono in silenzio nell’atrio buio e silenzioso e furono raggiunti da una voce che pareva provenisse dalla stanza accanto “Avanti” Al suono di quella voce, Bellatrix si sentì come attraversata da una scarica elettrica.

Seguì gli altri nella sala attigua, dove, in piedi vicino a una finestra, si trovava lui.L’uomo continuò a contemplare per qualche momento il cielo che si oscurava, poi si voltò pigramente verso i suoi ospiti e fissò lo sguardo su di loro.

 Era impossibile dire quanti anni avesse. I tratti del viso erano raffinati, i capelli e gli occhi scuri, la figura elegante e composta.

Si sarebbe detto giovane, se non fosse stato per l’espressione del volto, che sembrava quella di un uomo molto più maturo.

Bellatrix fece appena in tempo a lanciargli un’occhiata veloce e di scorgere tutto questo prima di incontrare il suo sguardo e sentire il cuore perdere un colpo.

Le stava leggendo dentro.

Spaventata e sorpresa, cercò di rompere il contatto visivo, ma rinunciò immediatamente.

Era impossibile. Per la prima volta in vita sua sentiva di non essere padrona di se stessa.

Continuò a fissarlo, pur sentendo che ogni secondo che passava era sempre meno padrona di se stessa e sempre più legata a lui.

Non c’era un perché, ma sentiva che sarebbe andata così e non fece niente per impedirlo.

Sentì che dentro di lei qualcosa si stava sciogliendo come la neve al sole e che tutto quello che aveva vissuto era servito a portarla lì in quel preciso istante.

Era questo che aveva sempre atteso, era così che aveva immaginato l’incontro con la persona che desse un senso a tutto.

In quella stanza il buio era ormai calato, lui aveva cominciato a discutere con gli altri, ma Bellatrix non ascoltava. Sentiva il suono della voce del suo padrone e l’eccitazione che la invadeva, perché quello era solo l’inizio. 

                                                                                L’amore è cieco e il buio gli si addice. William Shakespeare.

 

 

 

Angolo Autrice

Ciao a tutti ^^ Spero che la storia vi sia piaciuta e che vi andrà di darmi il vostro parere! La ff è ispirata alla canzone omonima di Katy Perry. Era la prima volta che mi cimentavo a scrivere di Bellatrix e sono stata piuttosto (tanto) in ansia, ma oltre ogni previsione la ff ha vinto il Premio Citazione e ricevuto un giudizio positivo che con gioia riporto di seguito. Grazie mille alla giudicia Gigettina <3

Grammatica 9/10  Caratterizzazione dei pg: 4,5/5
Originalità: 5/5
Utilizzo dei prompt: 9/10
Stile: 9/10
Gradimento personale: 9,5/10
Bonus: 1/2
Totale: 47/52

Bellatrix ** Ho amato la tua caratterizzazione di una giovane Bella che si appresta a seguire le orme del Signore Oscuro.
Tuttavia ti ho tolto qualcosa dalla caratterizzazione e dai prompts perché dovevi guardare meglio le date di nascita. Bella (1951) è più grande di Narcissa (1955) e di Lucius (1954). Se, ipoteticamente, Bella si trova al suo sesto anno, Narcissa sarebbe al secondo e Lucius al terzo. Si erano già messi insieme, così giovani? Non saprei. Per la grammatica nulla da dire, non ci sono errori, però ti faccio notare una piccola cosa: mettere “E” dopo il punto va bene se fatto una volta o due. Ripeterlo in molte parti della storia ha fatto in modo che ti fosse tolto un punto.
Bella è descritta in modo verosimile, a mio parere: una donna che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e che si fida solo di se stessa.
Mi è piaciuto anche il modo in cui hai descritto quel primo incontro con Voldemort: Bella trova la sua ragione di vita. E’ tremendamente romantico, senza essere smielato. Complimenti e grazie per aver partecipato!

 

  

  
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