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Autore: barbara_f    13/12/2010    14 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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_Cap. 39
 
Anima Fragile
 
Delle grida riempirono la quiete della mattina appena iniziata, la voce di Alice... quella piccoletta starà mettendo tutti in riga per la festa di fine anno pensai spero non pensi di fare irruzione anche qui...

Ero molto stanco, oltre al viaggio in auto e ai lavori forzati a cui Alice e Rose mi avevano sottoposto, questa notte avevo fatto l’amore come non mai...

Il silenzio della casa era totale, nessuno sarebbe entrato a darci la buonanotte,  Rosalie non si sarebbe imbarazzata all’idea che i suoi zii ci sentissero ansimare e gemere di passione... la faceva sentire frustrata non poter urlare il mio nome mentre raggiungeva l’orgasmo... i suoi mugolii mi eccitavano da morire...

L’unico posto dove potevamo vivere serenamente la nostra sessualità era fuori casa, in auto o in qualche motel, un posto dove tutti si facessero gli affari propri.  

Era così squallido portare la donna che amavo più di me stesso in un motel... 

L’idea di saperla felice e appagata mi invase la mente e il cuore, una fugace immagine di Rose vestita di bianco si fece strada nella mia testa... sorrisi.

Eravamo troppo giovani per sposarci, ne ero consapevole, dovevamo finire gli studi... né io né lei volevamo deludere coloro che ci avevano accolti e protetti come se fossimo carne della loro carne... ma perché non sognarlo.

Sorrisi ancora e guardandola, le sfiorai teneramente una guancia con la mano. Quanto era bella mentre dormiva... Rose si strinse di più a me sussurrando il mio nome.

Chiusi gli occhi ma il vociare concitato di Alice mi impedì di riaddormentarmi. Ora mi avrebbe sentito!

Mi alzai lentamente, non volevo svegliare Rosalie, era così tenera mentre dormiva... A passo di carica mi diressi di verso la fonte di tanto molesto rumore: la stanza di Edward e Bella.

Poverini,pensai, è possibile che Alice non li lasci in pace?

Mi sbagliavo, non era il vociare allegro che mi sarei aspettato... erano grida disperate.

“Cosa succede! la smettete con tutto...” le parole di rimprovero mi morirono in gola.

Jasper era li, teneva Alice tra le braccia e le carezzava dolcemente i capelli ribelli.

Cercai con lo sguardo gli occupanti della stanza, Bella era addossata alla parete, pallida, smunta, sull’orlo di un collasso e Edward... mio dio Edward era come... spento...

“Cosa succede?” ripetei allarmato guardando alternativamente Bella, Jasper e Alice e infine Edward... nessuna risposta.

“Cosa succede!” ripetei ancora, spazientito e preoccupato.

“Edward ha ricordato tutto il suo passato, questo ricordo lo ha ridotto così come vedi!” fu Jasper a rompere il silenzio...  guardai il mio fratellino... aveva lo sguardo fisso verso un punto indefinito. Non si muoveva, non parlava...

“... E non avete fatto nulla per svegliarlo? “ dissi avvicinandomi a lui e scuotendolo leggermente. Nessuna reazione, il suo bello sguardo aveva perso la luce.

“Non sappiamo cosa fare...” era stata Alice a parlare.

“Non vorremmo peggiorare le cose!!!” continuò Jasper per lei.

Ma che sciocchezze! Pensai.

Mi voltai e vidi Bella. Nessuno la confortava, nessuno pensava a lei... sembrava così piccola stretta nelle sue spalle,  gli occhi solo per Edward. Mi avvicinai.

“Piccola, come stai?” alzò i suoi grandi occhi su di me, erano immense pozze di dolore, mi sentii stingere il cuore a quella vista. L’abbracciai, era fredda ma profumava di buono... capii mio fratello, era normale che fosse così affascinato da quella tenera creatura. Bella era davvero deliziosa, ammisi a me stesso con non poco imbarazzo, ma non era il mio tipo di donna.

Come se un incantesimo si fosse spezzato, Bella iniziò a piangere aggrappandosi al mio pigiama poi, lentamente iniziò a pronunciare frasi di senso compiuto.

“Emmett, ti prego, fa qualcosa... fa qualcosa... Edward è...Edward sta male... non parla, respira appena, non si accorge di voi, non si accorge di me!” l’abbracciai più stretta, avrei fatto qualsiasi cosa pur di non veder soffrire la mia famiglia, pur di non vedere Bella in quello stato.

“Jasper, Alice, scendete di sotto, svegliate Rose e poi prendete del ghiaccio!”

“Cosa vuoi fare?” lo sguardo di Alice era perplesso. Sorrisi.

“Cosa? ...Svegliare tuo fratello, naturalmente!”

“... ma come...” Bella mi guardava preoccupata.

“a mali estremi...!” le sorrisi cercando di sembrare il più rassicurante possibile.
 
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Alice venne a svegliarmi, sembrava molto agitata, gli occhi erano gonfi e cerchiati... il cuore iniziò a battere convulsamente nel mio petto. Cosa stava succedendo? Dov’era Emmett?

“Alice ma cosa....”

“Rose” disse abbracciandomi e scoppiando nuovamente in lacrime.

“Cosa succede piccolina!” il tono della mia voce cominciava ad assumere sfumature di preoccupazione che rasentavano l’ansia. “Emmett...”

Colei che consideravo ormai una sorella, fece un cenno di diniego.

“Edward...” disse “Edward non sta... bene!” finì la frase con riluttanza e nuove lacrime inondarono il suo volto. Mio dio, Edward era l’unico membro della sua vera famiglia...

La mia mente tornò al giorno dell’incidente dei miei genitori...

 
 Eravamo a casa Jasper ed io quella maledetta sera... Nevicava molto, mamma e papa erano usciti per una cena speciale, era il loro anniversario di matrimonio...  20 anni insieme...

Ero rannicchiata in poltrona, il telecomando in mano e un film d’amore nel lettore... la mia serata ideale...
Il campanello suonò insistentemente... mi alzai con riluttanza tenendo la copertina sulle spalle... chi scocciava a quell’ora?

Aprii la porta, un agente con la faccia triste mi comunicò la notizia che i signori Hale erano morti in un incidente stradale. Rimasi pietrificata, la coperta scivolò giù dalle spalle lasciando la mia pelle fredda, come il mio cuore.
Jasper corse al mio fianco, afferrandomi appena in tempo... svenni tra le sue braccia.

Non so l’avrei superata se non avessi avuto mio fratello... ora era lui tutta la mia famiglia...
 

Strinsi Alice a me e le carezzai i capelli, la capivo, la capivo davvero.

“Cos’ha Edward?” chiesi preoccupata “ Dov’è Emm?” continuai guardandomi attorno e avvertendo la sua assenza come un macigno sul mio cuore...

“E’ di sopra, con Ed e Bella, anche lei non sta molto bene... sembra quasi che... oddio, non voglio pensarci, non voglio pensare che possa ricadere nello stato in cui era fino a poco tempo fa...” rabbrividii all’idea.

In quel frangente lo stato di salute di Bella mi aveva fatto davvero temere il peggio...

“Rose, io l’ho trattata così... così male!” singhiozzò...

“Chi? Chi, hai trattato male Alice!” non riuscì a guardarmi in viso.

“Bella! Ho trattato Bella malissimo! Era distrutta e io l’ho aggredita... non mi sono preoccupata minimamente di lei...ma lei sapeva cos’era accaduto a Edward e non mi diceva nulla... capisci Rose, io dovevo sapere... Edward è la mia famiglia e non si è confidato con me...” non alzava gli occhi, era profondamente dispiaciuta...

La strinsi a me.

“Vedrai che Bella ti capirà e ti perdonerà... e Edward, appena si sentirà meglio ti dirà tutto... stai tranquilla... vedrai, tutto si aggiusterà!”

“Lo spero Rose, lo spero davvero!” sospirò.

“Cosa bisogna fare ora...?” mi alzai risolutamente trascinandola con me verso l’armadio... il mio carattere deciso mi aveva aiutato in molte situazioni, anche con Emmett... sorrisi.

“Emm dice di prendere del ghiaccio... ma, dove lo troviamo...” sorrisi ancora e guardai fuori dalla finestra
“Cosa deve farci?” chiesi. Vidi nei suoi occhi lo stesso interrogativo che era nella mia testa.

Calmati Alice, pensa razionalmente... fuori c’è tanta neve...!” mia sorella mi abbracciò.
“Sei un genio lo sai?”

“Certo!” bisognava fare una battuta per stemperare la tensione “Ti aiuto!”

A cosa poteva servire tutta la neve che Emmett richiedeva... forse Edward aveva la febbre alta...
Non importava, qualunque cosa fosse, mi fidavo di lui ciecamente.

 
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“Edward piccolo mio...Edward....! una voce dolce mi chiamava a se, dove mi trovavo?

Non riuscivo a percepire nulla attorno a me, solo luce, una calda, rassicurante luce che mi avvolgeva riempiendomi di infinita gioia.

Se fin ora, il mio rifugio era stata l’oscurità, dovevo ammettere che questa luce era così calda, accogliente, tranquillizzante...

“Edward dove sei?”ancora quella voce, quella voce così tenera e familiare...

Mi voltai alla ricerca della fonte ma la luce eccessiva mi impediva di vedere...

Mamma!” gridai e la vidi apparire, bella come non era mai stata, serena come non l’avevo mai vista...

“Edward, cosa ti succede? perché sei così triste? Non sei sereno?”il tono era angelico ma percepii una strana inquietudine nella sua voce...

“Mamma! Io non... io non so cosa vuol dire essere sereni! Non lo sono mai stato...”  dissi alzando le spalle. Alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi verdi sembravano grandi, più grandi del normale.

“Perché non sei sereno Edward? La tua vita non è forse tranquilla, non hai per te l’affetto di una nuova famiglia, l’amore di una ragazza... cosa vuoi Edward, come vuoi che sia la tua vita!” quelle parole, pronunciate con voce angelica, ebbero su di me l’effetto di un tornado, sentii una furia cieca montare in me... le mani iniziarono a tremarmi convulsamente... mai avrei pensato di provare una tale collera nei confronti di colei che mi aveva dato la vita.

“Mamma!” parlai con decisione e freddezza ora, “io non so cosa vuol dire serenità perché, nella mia vita  con voi, non l’ho mai conosciuta. Mi avete fatto soffrire immensamente, mi avete ferito nel corpo e nell’anima!” aprii la camicia e le mostrai il petto.

Le cicatrici sembravano risplendere nella luce intensa, come se fossero state ricoperte di brillanti.

 “Tu non sei stata la sola vittima di mio padre, io sono stato picchiato, sono stato costretto ad assistere a cose a cui un bambino non dovrebbe mai assistere, mi è stata negata l’infanzia... e ora mi chiedi ancora perché non riesco ad essere sereno?

Proprio tu che mi hai costretto a partecipare al tuo suicidio?” La mia voce tremava di odio
.
“No mamma, tu non sei stata solo una vittima innocente, tu sei stata il mio carnefice!” gridavo, sputandole addosso tutto il rancore che avevo serbato nel mio cuore per lei, solo per lei.

“Io... io non volevo farti del male... tu eri il mio bambino!”la sua voce era piena di rammarico, sembrava veramente triste... Non mi sarei lasciato ingannare da lei. Non più.

“Se fosse vero ciò che dici, se davvero non avessi voluto farmi del male, mi avresti portato via da tutto questo dolore... avresti preso me e Alice e saresti fuggita da quella casa, via da mio padre... e invece...”

“Non era così semplice piccolo mio!” Feci un cenno di diniego e i suoi occhi si fecero più tristi. Non potevo credere alle sue parole. Mi aveva ingannato così tanto... avevo sofferto così tanto per lei...

“Edward tutto questo odio uccide la tua anima... non vedi, il tuo cuore si sta facendo scuro... non permetterlo figlio mio, non permettere al rancore di trasformarti... tu non sei come tuo padre!” i suoi occhi si fecero più grandi, più lucidi.

Sentii un groppo in gola.

Stava mettendo a nudo tutte le mie paure, stava scoprendo tutti i miei punti deboli... come poteva sapere tutto ciò?

Non avevo confidato a nessuno le mie ansie... solo a Bella... forse neanche a lei...

Mi inginocchiai a terra iniziando a piangere convulsamente...

“Io sono come lui, sono come mio padre!” gridai tra i singhiozzi. “Faccio solo male a chi mi vuole bene! Bella, Alice, Carlisle.... ho deluso tutti!” le lacrime erano inarrestabili e trasformavano la mia voce.

“Ho quasi violentato la mia ragazza... lei si era fidata di me...” singhiozzai.

“Ho deluso Alice, non le ho mai raccontato nulla del mio passato, non le ho mai raccontato la verità su di te... l’ho tenuta fuori dalla mia vita... ora lei immagina... l’ho sentita urlare e piangere...le ho fatto male.” Mi misi le mani sul viso cercando di arginare le lacrime, nascondendole il mio dolore.

“Carlisle... lui crede in me... e, con il mio comportamento, l’ho profondamente deluso...non mi sono fidato abbastanza da confidargli la mia disperazione” Pensai a quello che consideravo davvero un padre, a quello che avrei ostinatamente voluto fosse mio padre... sorrisi.

“No Edward, tu non sei come lui... non lo sarai mai...la tua anima è bella, sei pieno di sensibilità e tenerezza... nonostante tutto quello che ti ha... abbiamo fatto passare, sei comunque rimasto integro... non sei stato toccato dall’orrore” si avvicinò tendendo la mano, che voglia di sentirmi sfiorare ancora dalle sue dita... indietreggiai.

“Ti sbagli, ho vissuto tutta la mia adolescenza nel terrore di fare del male a qualcuno... la notte avevo incubi terribili, ho impiegato anni per riuscire a parlare, a dormire, a sognare senza urlare nella notte... solo con Bella, solo con lei ho trovato un momento di pace....” mi interruppi pensando al suo volto, alla dolcezza del suo sguardo... Pensai a come l’avevo trattata, a quello che aveva dovuto subire a causa mia... mi sentii morire.

“Bella, le ho fatto male ancora una volta...” abbassai la testa pieno di rimorso.

“Vorrei poterla rendere felice ma... non posso, non sarò mai in grado di riuscirci...” sentivo il cuore pieno di angoscia, il respiro pesante, le lacrime spuntare prepotenti dai miei occhi.

Non sarei mai riuscito a farle vivere il rapporto sereno che meritava.

“Se non sei in grado di fare più nulla per lei, allora vieni con me figlio mio... abbandona tutto questo dolore.... vieni con me...!”la sua voce era ammaliante come il canto di una sirena, mi alzai ipnotizzato dai suoi grandi occhi, la mia anima era così fragile...*

“Edward!” la voce di Carlisle, la voce di mio padre.

Mi voltai ma non lo vidi, la luce era sempre più accecante.

“...Cosa vuoi fare della tua vita Edward, vuoi arrenderti e rimanere chiuso nel tuo bozzolo protettivo o vuoi uscirne e vivere davvero?”

“Papà io...”

“Fatti coraggio figliolo... fatti coraggio, noi ti staremo sempre vicino, ti ameremo nonostante tutto... noi ti abbiamo scelto anche se eri muto, anche se terrorizzato ti rannicchiavi tremante in un angolo... noi ti abbiamo scelto...Non abbandonarci Edward, non abbandonare la tua famiglia...”

L’angoscia mi attanagliava le viscere, ero incapace di decidere, non avevo la forza necessaria per decidere... avrei tanto voluto abbandonarmi per sempre in un mondo senza sogni, ero stanco di lottare, l’avevo fatto per tutta la mia esistenza... che tentazione scegliere la strada del non ritorno...

Mi avvicinai a lei, alla parte della mia anima che mi seduceva promettendomi la pace, il silenzio, la serenità... tesi la mano ma prima che lei l’afferrasse la ritrassi indietro.

Non potevo arrendermi, non così. Avevo lottato tutta la mia vita, ero sopravvissuto ai traumi fisici e psicologici e ne ero uscito vivo; ferito ma vivo.

“Non mi lasciare sola!”la voce di mia madre era disperata.

“Tu sarai sempre nel mio cuore... ma devo andare e vivere... o restare e morire! Arrivederci mamma”.
La luce era diventata meno intensa e il tiepido, benefico calore che avvertivo su di me era stato sostituito da un freddo pungente... stavo tornando alla vita...
 
*********************************************************************

“Aiutatemi a depositarlo nella vasca!” Emmett dava ordini come un generale
“e ora forza ricopritelo con la neve!” lo guardai dubbiosa.

“Emmett ma sei sicuro? Non è che peggioriamo le cose?” la mia voce era angosciata, per quanto mi fidassi di lui non riuscivo a sentirmi tranquilla.

Jasper, Alice e Bella restarono in silenzio, persi nei loro pensieri, mentre ricoprivamo il corpo di Edward con la neve prelevata in giardino.

Alcuni minuti passarono senza che nulla accadesse, mio fratello restava immobile, lo sguardo fisso e spento poi, improvvisamente, una reazione, piccola, impercettibile, ma pur sempre una reazione...

Bella si avvicinò a lui, una lacrima luccicò nei suoi occhi.

“Edward!” pronunciò il suo nome con voce rotta.

Ancora una reazione, questa volta più decisa. Le palpebre sbatterono, lo sguardo iniziò a riprendere vita. Bella gli afferrò le dita ghiacciate e lui le strinse piano.

“Emmett sta funzionando!” commentò Jasper con voce incredula.

“Te l’ho detto fratello che dovevi fidarti di me!” sorrise, il suo splendido, meraviglioso sorriso. Ancora qualche minuto e si sarebbe svegliato.

“Emmett!” la voce di Bella sembrava preoccupata.

“Perché si comporta così, Emmett!” Ci voltammo, Edward tremava incontrollabilmente.

“Jasper, tiriamolo fuori, sta gelando!” urlò avvicinandosi alla vasca da bagno.
Lo adagiarono sul letto ma Edward continuava a battere i denti anche dopo essere stato asciugato e avvolto in una coperta calda.

Bella lo strinse a se con tutto il corpo stendendosi accanto a lui e coprendogli il viso di baci, Alice era impietrita, noi restavamo li, seduti a terra aspettando una reazione che tardava ad arrivare.

Erano passate ormai due ore.

“Forse avevate ragione... non avrei dovuto essere così presuntuoso da pensare di svegliarlo così!” Emmett era davvero disperato. Mi avvicinai a lui baciandolo, era così tenero e dolce... mi dispiaceva saperlo così distrutto...
“Sono stato davvero stupido!”

“Non lo sei sempre?...Emmett, cosa pensavi di fare, uccidermi...” ci voltammo al suono di quella voce. Edward aveva smesso di tremare e i suoi occhi brillanti e sorridenti ci scrutarono.

“Sono tornato...”
 
http://www.youtube.com/watch?v=v5EdYwPVluY

*Anima Fragile Vasco Rossi

   
 
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