Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Invisible    15/12/2010    4 recensioni
Tu. Tu non sai nulla di me. Non sai chi sono, o come mi chiamo. Come non sai il motivo per il quale mi trovo in questo dannato posto, in mezzo al nulla. Non lo sai e forse puoi reputarti fortunato.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Non ho nulla da dire se non che questa è una piccola one-shot uscita dal nulla. Indecisa – come sempre – a pubblicarla in una sezione per la quale non ho mai scritto nulla, ho optato per fare questo piccolo passo sperando con tutto il cuore che voi apprezziate.

 

I commenti – belli e brutti - sono sempre graditi. Buona lettura. (:

 

Dedicata alla mia splendida Fiery, senza la quale probabilmente non saprei nemmeno da che parte girarmi. :3

 

- Invisible

 

 

Vedova Nera

Tumblr_ld98jkaail1qbyi3no1_500_large

 

Tu. Tu non sai nulla di me. Non sai chi sono, o come mi chiamo. Come non sai il motivo per il quale mi trovo in questo dannato posto, in mezzo al nulla. Non lo sai e forse puoi reputarti fortunato.

 

Era metà Dicembre e le piccole luci natalizie che solitamente illuminavano le vie affollate di New York non facevano parte dell’atmosfera di quel vicolo. L’aria fredda – che filtrava dal finestrino - pungeva contro i miei occhi che inevitabilmente finirono per lacrimare. Strinsi le mani un po’ più saldamente sul volante, così forte da aver paura che le nocche mi lacerassero la pelle.

 

Quell’attesa mi stava innervosendo.

 

Parcheggiai dove mi era stato indicato – uno spiazzale desolato all’uscita del vicolo che fino a poco prima stavo percorrendo. Era poco illuminato: due lampioni e mezzo, contando la lampadina del terzo che lampeggiava ad intermittenza.

Scesi dall’auto lasciando le chiavi attaccate al cruscotto, in caso ne avessi avuto bisogno per un eventuale emergenza. Lasciai i fari accesi - di modo che ci fosse più luce - e mi appoggiai sul cofano. Sfilai una sigaretta dal pacchetto che avevo nella borsa e la accesi. Ispirai il fumo caldo e rimasi in attesa.

 

«Sei arrivata.» Una voce maschile, un po’ roca ma estremamente sexy mi fece voltare verso un angolo buio dello spiazzale. Era una voce inconfondibile, unica, che avrei potuto distinguere tra mille altre.

 

«Mi amor.» Smielai. Ero fottutamente brava a recitare. Una delle poche doti che amavo di me stessa. Se non avessi scoperto quel lato così oscuro della mia vita, probabilmente ora starei recitando in qualche musical a Broadway. O almeno, così piace pensare a me.

 

«Fatti vedere un po’.» Ammiccai, appoggiando i gomiti contro il cofano. L’abitino rosso che indossavo mi strinse sulla schiena.

 

Ma proprio stasera doveva succedere tutto ‘sto casino?

 

«Sei bellissima.» Si inumidì le labbra, mentre si avvicinava verso di me. I suoi capelli biondi, arruffati, si mossero al vento così che il suo profumo arrivò dritto alle mie narici, scendendo giù per la gola. Gli feci l’occhiolino, invitandolo ad avvicinarsi ancora un po’ di più.

 

Tu, felice spettatore, sei capitato nel momento sbagliato.

 

Si avvicinò a me, puntando il suo sguardo smeraldino sui miei occhi azzurri. La sua mano calda lisciò la pelle fredda del mio collo. «Dimmi cosa sei.» Sospirò il furbetto, mentre posava il suo sguardo sulle mie labbra rosse. Diedi un’altra boccata alla sigaretta che ormai era già stata consumata più della metà. Gli sbuffai il fumo in faccia lentamente, ed ammiccai ancora mentre lo facevo.

 

Sapevo che mi aveva visto usare i miei poteri, proprio qualche sera prima. Quei poteri che mi definivano una… strega? Sì, in effetti potevo considerarmi tale, ma ero più che altro un’ammazza vampiri.

 

Esatto, hai sentito bene. I vampiri esistono. E sì, io li uccido.

 

Sorrisi, piegando un angolo della bocca. «Ha importanza?» Gli sussurrai, mordicchiandogli l’orecchio, facendolo gemere di dolore e piacere.

 

Avrei dovuto ucciderlo la sera stessa in cui mi aveva visto eliminare quel vampiro, alla festa di Shelly Clarckson – una delle ventunenni più ricche del quartiere che quella settimana controllavo. Aveva dato una festa, ed ero sicura che ci sarebbe stata una sudicia sanguisuga ad aspettarmi. Si chiamava Koblin: alto, sguardo tenebroso, capelli neri mossi, muscoloso. Peccato che fosse un vampiro, ed io… odio i vampiri.

 

«Ti ho visto quella sera, alla festa della Clarckson.» Sussurrò, tornando a guardarmi. «Eri assieme ad un uomo. Gli hai conficcato un paletto nel cuore e lui… si è trasformato in cenere.» Proseguì; la voce gli tremava, ma forse era per il freddo, o il modo in cui lo tenevo stretto a me.

 

«Come ti chiami?» Domandai, schietta, lanciando la sigaretta ormai consumata a terra. Lui mi fissò, ma non rispose. «Come ti chiami, ho chiesto.»

 

Fece un passo indietro, come se stesse ipotizzando una via di fuga. «Andrew.» Esalò poi, notando che avevo incrociato le braccia al petto.

 

Probabilmente supponeva avessi una pistola nella borsa, con la quale avrei potuto ucciderlo. Sbagliato! Solo un paletto di legno e una bottiglia d’acqua santa.

 

Sì, l’acqua santa funziona davvero con i vampiri. Li fa letteralmente andare in fiamme. Uno spettacolo a dir poco, da brividi.

 

Lo fissai. Era davvero attraente, per i miei soliti standard. Biondo, alto, occhi verdi. Avrà avuto sì e no la mia età o forse era qualche anno più piccolo. Ventitre, ventiquattro anni? Infondo io ne avevo solo venticinque.

Mi morsicai le labbra e lui sembrò apprezzare il fatto che indugiassi sui muscoli che si intravedevano sotto il cappotto nero che indossava.

 

«Bene, Andrew. Sai mantenere un segreto?» Iniziai, scostandomi i capelli neri e lisci da una spalla. Passai le dita sul pellicciotto nero che indossavo e lo colpii con il mio sguardo azzurro. «Hai mai sentito parlare della “Vedova Nera”?» Gli domandai. «E non sto parlando del ragno.» Lo precedetti, vedendo che già alzava un sopracciglio confuso.

 

«C’entra per caso qualcosa con te?» Domandò.

 

Annuii, senza rendermi conto che probabilmente dopo avergli detto chi fossi, avrei dovuto ucciderlo. Poco male, era un po’ però che non avevo una discussione con un ragazzo così carino. «Tu, credi nei vampiri?»

 

Scoppiò a ridere, «Tu sei un vampiro?»

 

Mi irritava il fatto che alle mie domande mi rispondesse con altrettante domande, ma non ci feci caso e proseguii. «E se ti dicessi che io li ammazzo i vampiri?» Mormorai, avvicinandomi a lui, «Che fiuto il loro sangue contaminato grazie ad una sorte di dono che ho? Che posso captare dove sono e avere la forza di ucciderli con un solo paletto di legno?» La mia voce sembrava sussurrare quelle cose con tono misterioso e suadente.

 

«Ti crederei.» Rispose lui, facendomi impallidire.

 

Cosa?!

 

Mi bloccai, a qualche centimetro di distanza da lui. Sorrise ed io alzai un sopracciglio confusa. «Mi credi?» Domandai.

 

Il biondo annuì ancora una volta, «Sai… anche io ho un segreto.» Mi superò e si andò a sedere sul cofano della mia macchina. «Posso?» Chiese, indicando il pacchetto di sigarette che si intravedeva dalla borsa al suo fianco.

 

Annuii e lui ne prese una e se la accese. Dopo la seconda boccata non potevo più aspettare. «Quale segreto?» Domandai spazientita, appoggiando le mani sui fianchi.

 

«I vampiri.» Mormorò, sbuffando altro fumo dalle labbra. «Loro, quei…»

 

«… bastardi. Continua.» Lo incalzai.

 

Lui sorrise – probabilmente sorpreso dal fatto che dicessi parolacce. «Loro hanno ucciso mia sorella.» Sputò quella frase come se fosse stato sangue amaro. Lessi rabbia nera nei suoi occhi.

 

«Mi dispiace.» Mormorai, non sapendo che altro dire.

 

«E’ stato tre anni fa. Da allora ho smesso di credere che fossero tutte leggende metropolitane.» Spiegò, facendo cadere la cenere per terra. «Ho studiato sui libri, su internet. E ho cercato qualcuno che sapesse come ucciderli, ma niente. Non ho trovato nessuno per tre fottutissimi anni!» Alzò un poco la voce ma non mi spaventai.

 

Capivo benissimo cosa voleva dire perdere qualcuno per mano di quelle sanguisughe. Io dopotutto avevo perso la mia migliore amica più di quattro anni fa. Si chiamava Juliet. Un attimo prima tornavamo a casa dopo una festa in discoteca e un attimo dopo mi ero trovata sola, priva di forze, con la mia amica accasciata a terra priva di vita.

 

Ogni tanto mi domando perché il destino abbia voluto che io avessi questo specie di gene che rende il mio sangue nocivo per i vampiri. Quella sera sarei potuta morire. E invece… e invece.

 

«E’ per questo che mi hai telefonato?» Gli chiesi, interrompendo i miei pensieri. «Ma soprattutto, chi ti ha dato il mio numero?»

 

Lui sorrise, «Dopotutto sei una studentessa, no? Roxanne Stone.» Ridacchiò ed io impallidii.

 

Nessuno - mai - avrebbe dovuto associare la mia identità a quel che ero. Ero fottuta. Lo dovevo uccidere all’istante, o avrebbe compromesso tutto.

 

«So che stai pensando di uccidermi, ma ti assicuro che non sono una minaccia.» Chiarì, alzandosi di nuovo in piedi. «Ti sto offrendo un lavoro.»

 

Mi accigliai, «Un lavoro?»

 

«Voglio che trovi i vampiri che hanno ucciso mia sorella e che tu li faccia fuori.» Spiegò. «Ti offro il mio aiuto. Farò degli identikit, se ti serviranno. Avrai un ricompenso in denaro.»

 

Allettante come proposta, peccato che la mia testa continuasse a dire “Uccidilo, uccidilo, uccidilo.”

 

«E se io non accettassi?» Domandai.

 

Alzò le spalle, «Cos’hai da perdere? Uccidere i vampiri è il tuo lavoro. E se non sbaglio da quanto ho scoperto mentre ti osservavo, nessuno ti retribuisce.»

 

«Osservavi?» Lo bloccai.

 

«E’ per questo che mi trovavo alla festa di quella ragazzina sabato sera! Sapevo che saresti andata anche tu, volevo verificare che le mie idee sul tuo conto fossero azzeccate.» Puntualizzò, «E dopo aver visto come finiva in cenere quel vampiro, ho deciso che avrei chiesto il tuo aiuto.»

 

«Non saprei, non ho mai lavorato per qualcuno.» Sbuffai, morsicandomi l’unghia dell’indice laccata di rosso.

 

«Vedila così: hai l’occasione di eliminare dei vampiri. Ti posso fornire la descrizione di come sono fatti, soldi per comprare qualsiasi cosa ti serva per trovarli ed ucciderli. E una ricompensa finale a lavoro compiuto.» Dettò tutto questo elencando ogni cosa sulle dita.

 

Mi morsicai le labbra, osservandolo. «E se non riuscissi subito? So di riuscirci – ma se ci volesse del tempo?»

 

«Aspetterò. L’ho già fatto per tre anni, dopotutto.»

 

«Mi dispiace per tua sorella.» Appoggiai una mano sulla sua spalla. «Se ti consola, nel giro di qualche settimana, al massimo un mese, a quei bastardi farò friggere il culo.» Ghignai, suggerendo così che accettavo la sua proposta.

 

«E’ un sì, dunque?» Domandò.

 

«Sì. Ma ci dovremmo mettere d’accordo meglio, per il pagamento. E per il tuo aiuto.» Inclinai la testa di lato e passai un dito sulle sue labbra. «Forse puoi servirmi anche per altro.»

 

«Sarà un piacere.» Ammiccò.

 

«Comunque sono Roxy, non Roxanne.» Sottolineai, lasciandolo andare.

 

«Okay, Roxy. Vediamoci domani, alle otto per fare colazione.» Disse poi, facendomi l’occhiolino mentre si allontanava.

 

«Ehi, hai dimenticato che sono una studentessa.» Ironizzai, dirigendomi verso la macchina. «Domani a mezzo giorno, da Herris. Beviamo una birra e poi parliamo.» Annuì ed io mi infilai i macchina.

 

Accessi il riscaldamento e misi in moto, intravedendo il biondo scomparire nel buio del piazzale.

 

Fantastico. Avevo trovato un lavoro; e un ragazzo con cui avrei collaborato e mi avrebbe pagato proficuamente. I soldi non bastano mai e forse avrei potuto chiedere una cifra abbastanza alta per pagarmi gli studi. O forse potevo farmi ripagare portandomelo a letto. In ogni caso avrei avuto a che fare con lui e con la sua famiglia, quindi avevo bisogno di informazioni.

 

Mi segnai mentalmente di cercare notizie su di lui, mentre svoltavo per tornare a casa. Nel mio piccolo appartamento – la casa che custodiva tutti i miei segreti.

 

Quella faccenda segnava un nuovo inizio per me, e la fine per altri vampiri.

 

Dopotutto, sono o non sono la Vedova Nera?

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Invisible