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Autore: Tanuki    15/12/2010    0 recensioni
Solo due codini rosa.
Non di un infantile rosa confetto, non di un banale rosa antico, non
di un volgare rosa shocking, quei codini erano di un rosa...così equilibrato, da sembrare quasi sovrannaturale...
Da quando aveva visto quei codini che ondeggiavano leggermente, sospinti dal vento, lui non riusciva a vedere altro, e non voleva vedere altro.
Fanfiction creata al momento, senza pretese, ho voluto utilizzare un personaggio poco presente nelle FF...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mitsuru Sano/Sandy Winter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Premetto: questa è una FF sperimentale...venuta in mente così, d'impulso, nel 90% dei casi sarà una minchionata, ma ci provo comunque...ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e commenteranno!^^




Avete presente quelle giornate proprio vuote? Quelle giornate in cui non succede niente di niente, quelle in cui ti trascini fuori di casa solo per vedere se c'è qualcosa che potrebbe smuoverle?

Ed è proprio quel qualcosa che ha il potere di cambiarti la vita, in un solo istante.

 

 

Una fredda giornata invernale, la città di Nagasaki si stava lentamente addormentando, al contrario dei suoi abitanti, che intirizziti camminavano velocemente per le vie del centro per ritornare a casa, o per guardare le vetrine.

Mitsuru si strinse nel giubbotto rosso, odiava il freddo, e odiava ancora di più passeggiare per Nagasaki quando era freddo, ma in quella vuota giornata di Dicembre qualcosa doveva pur fare: gli allenamenti erano sospesi, Hiroshi Jito era a letto con la febbre, l'unica cosa che poteva fare era uscire, anche se il freddo gli lambiva il viso, e gli colorava il piccolo naso di rosso.

Distrattamente guardò una vetrina in cui erano esposti degli specchi, e si vide: piccolo, infagottato in un giubbotto cremisi, il viso ancora infantile nonostante i suoi 18 anni semicoperto dalla sciarpa bianca, i capelli scarmigliati sotto il berretto di lana, l'onnipresente frangia incolta che gli copriva i grandi occhi neri.

Sembrava un bambino.

I gestori dei bar dove andava con gli amici gli chiedevano i documenti, le ragazze lo guardavano dall'alto in basso per poi ridacchiare di nascosto, invidiava i suoi compagni di squadra alti, dai visi che sembravano quelli di uomini adulti...

Sospirò pesantemente, il fiato oltrepassò il tessuto della sciarpa, e si disperse nell'aria sotto forma di una nuvoletta bianca.

Fece dietrofront, voleva ritornare a casa...odiava il freddo, odiava Nagasaki d'inverno, odiava quel suo stupido corpicino minuto, odiava il suo viso da bambino.

Si odiava perché non poteva farci niente.

In quel momento una persona andò a sbattergli contro.

Aveva la testa coperta da un cappuccio nero, e gran parte del viso era avvolto da una sciarpa grigia, ma si vedeva benissimo che era una ragazzina, era alta quasi quanto lui.

La ragazza lasciò cadere alcuni fogli, e Mitsuru si chinò prontamente per raccoglierli.

"Grazie" mormorò la ragazzina.

Ma quella non era una voce da ragazzina, era bassa, suadente, impostata...

La ragazzina si abbassò la sciarpa grigia, rivelando un viso da ragazza, poteva avere circa la sua età.

Era bellissima, due occhi grigioverdi che lo guardavano con dolcezza, un nasino piccolo e all'insù, rosso per via del freddo, una piccola bocca che gli sorrideva...

Mitsuru rimase senza parole, con quei fogli in mano, immobile come una statua di sale.

Ma allora esisteva qualcuno alto quanto lui!

La ragazza prese i fogli dalle mani del ragazzo.

"Prego" riuscì finalmente a rispondere lui.

La ragazza lo guardò sorpresa:

"Ma allora sei un ragazzo!"

Mitsuru sorrise: "Eh...si..."

Lei sorrise ancora di più: "Non mi sembra vero! Tutti quelli che conosco alti quanto me hanno meno di 14 anni! Io comunque mi chiamo Hitomi!"

Gli porse la mano piccola e nuda, che tremolava.

Il ragazzo tirò fuori dalla tasca la sua mano guantata e strinse quella di lei.

"Io sono Mitsuru" lo sguardo cadde su quelle manine delicate e tremanti "Non hai i guanti?"

Hitomi si sfregò le mani intirizzite: "Li ho dimenticati in albergo...sono smemorata..."

D'istinto Mitsuru si tolse i suoi guanti neri, e glieli porse:

"Tieni, tanto devo tornare a casa, ce la faccio"

Hitomi guardò i guanti titubante: "Come faccio a ridarteli?"

"Non preoccuparti, puoi tenerli..." disse lui sorridente.

La ragazza prese i guanti e se li infilò, sul suo visino comparve un'espressione beata, poi guardò negli occhi Mitsuru:

"Sei stato molto gentile con me, grazie..." Hitomi frugò nelle tasche del suo giaccone nero, e tirò fuori un cartoncino colorato "Questo è un lasciapassare per il set cinematografico, si sta girando un film vicino alla stazione centrale, io sarò lì domani, così posso ridarti i guanti"

Il ragazzo prese il lasciapassare: "Sei un'attrice?" chiese.

"No" disse Hitomi "Sono...sono...l'assistente dello scenografo! Ci vediamo lì domani verso le quattro...ti va?"

"Ok" annuì Sano.

"Allora ci vediamo domani! Ciao e grazie mille!" salutò Hitomi, e fece per andare per la sua strada.

Una folata improvvisa di vento le tolse il cappuccio, rivelando due codini.

Due codini rosa.

Non di un infantile rosa confetto, non di un banale rosa antico, non di un volgare rosa shocking, quei codini erano di un rosa...così equilibrato, da sembrare quasi sovrannaturale...

Da quando vide quei codini che ondeggiavano leggermente, sospinti dal vento, lui non riuscì a vedere altro, e non volle vedere altro...

  
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