Watashi Wa
Omide Ni Wa Naranaissa :
(Io non
sarò
mai un ricordo)
Pianeta
Terra. Tokyo.
Classe 3
Media. Materia attuale: Storia.
“No
Taisho,
stia attento alla lezione! Le ricordo che quest’anno
dovrà affrontare gli esami
per passare alle Scuole Superiori!” rimproverò una
professoressa non molto
giovane, capelli scuri legati in una semplice coda, il corpo minuto e
gli occhi
vigili sull’alunno disattento.
“Mi
scusi
professoressa Shalaba” rispose annoiato un mezzo-demone, seduto
all’ultimo banco, che faceva tutto
fuorché ascoltare la lezione della sua materia tanto odiata.
“E la
stessa
cosa vale per lei, Tama! “
“Mi
scusi
professoressa Shalaba” ripetè divertito il
compagno di banco dell’hanyou.
“Allora…
dove eravamo rimasti? Ah, ora ricordo: l’alchimista immortale
Nicholas Flamel”
la professoressa di storia continuò a spiegare la lezione,
richiamando
all’attenzione numerose volte i due alunni, finchè
la tanto amata campanella
suonò l’inizio dell’intervallo.
“Non
dimenticatevi che la settimana prossima c’è la
verifica!” avvisò per l’ultima
volta l’insegnante, scrivendo nel registro di classe tutti
gli assenti della
giornata e dirigendosi verso la solita macchina del caffè.
“La
lezione
di oggi è stata proprio uno strazio, Nicholas Flamel? E chi
è? Un'altra
invenzione della gente per spiegare l’esistenza
dell’alchimia?” commentò un
ragazzo che, afferrata la merenda, corse fuori dalla classe per godersi
la
meritata pausa.
“Juromaru
ha
perfettamente ragione, come potrebbero mai servirci queste sciocchezze
per
superare gli esami?” chiese Inuyasha al compagno di banco
Hosenki.
“Non
ne ho
la più pallida idea” rispose l’amico con
il solito sorriso beffardo. “Nicholas
Flamel? Sembra il nome di un attore!”
“Idiota,
quello si chiama Nicolas Cage!”
“Ragazzi
la
professoressa di Matematica manca anche oggi!” si intromise
un altro membro
della classe, Kansuke.
“Mi
dispiace
solo per la professoressa che verrà a farci
supplenza!” ghignò malvagio
Inuyasha.
“Puoi
dirlo
forte” concordò Kansuke, dando una pacca
amichevole sulla spalla all’amico.
Pianeta
Astrea. Regno Tristein.
Accademia di
magia. Classe studenti del Secondo anno.
“Congratulazioni
per l’inizio del vostro secondo anno di magia! Sono la
signora Midoriko, una
nuova insegnante qui all’Accademia della Magia di Tristein.
La mia specialità è
la magia di Terra, e sono anche conosciuta come ‘Midoriko
dell’Argilla Rossa’.
Nel corso di quest’anno sarò io ad istruirvi sui
vari tipi di magie di Terra.
Qualcuno sa dirmi quali sono i quattro elementi?”
Una ragazza
dai capelli castani, raccolti in un’alta coda di cavallo,
alzò la mano.
La
professoressa, con un lieve cenno del capo, le fece segno di rispondere
alla
sua semplice domanda.
“Sono
il
Fuoco, l’Acqua, la Terra e il Vento…”
“Molto
bene
signorina…?”
“Hiraikotsu,
Sango Hiraikotsu”
“Piacere
di
conoscerla signorina Hiraikotsu” mormorò
l’insegnante, sorridendole.
“Ebbene
ragazzi, la magia di Terra è un’importante tipo di
magia che governa la
composizione della materia. Ora vi mostrerò un esempio di
cosa intendo” finito
di parlare, l’insegnante Midoriko prese tre sassolini dalla
tasca della
mantella e, dopo aver afferrato e puntato la sua bacchetta verso i tre
piccoli
oggetti, sussurrò REL IM YON.
La cattedra
iniziò immediatamente a tremare così come i tre
piccoli oggetti.
Poi una luce
intensa invase l’intera aula, e subito dopo gli alunni si
accorsero che c’era
qualcosa di diverso.
“Ma
quello è
oro?” chiese sorpresa una ragazza.
“No
mia
cara, è ottone”
Dopo essersi
levato un coro di ‘Ohhhhhhhhhhh!’ da parte degli
alunni, l’insegnante
decise di far provare a qualcuno
l’incantesimo appena eseguito.
“Bene,
qualcuno vuole provare?” notando con dispiacere che nessuno
si era offerto
volontario, decise di far provare la ragazza che poco prima aveva
risposto alla
sua domanda.
“Signorina
Hiraikotsu”
La ragazza
si alzò dal banco e dopo essersi avviata di fronte alla
cattedra della propria
insegnante, che nel frattempo aveva preso altri tre sassolini,
pronunciò la
formula.
All’accademia
si sapeva che bastava sbagliare anche una sola lettera per far accadere
numerosi incidenti! Ed è proprio quello che accadde: i tre
sassolini si
trasformarono in puro acido che immediatamente corrose la cattedra.
La signora
Midoriko rimase sconvolta: chi
avrebbe
ripagato ora la cattedra alla scuola? Non di certo lei che era appena
arrivata!
Così,
dopo
averla incoraggiata dicendole che a tutti può capitare di
sbagliare, chiamò un
altro ragazzo.
“Per
me è un
vero onore essere interpellato da lei, Somma Midoriko” detto
ciò il dongiovanni
Miroku si alzò, dirigendosi di fronte la professoressa.
Il ragazzo
estrasse dalla mantella la sua fedele bacchetta a forma di rosa e,
agitandola
un paio di volte con gesto teatrale, pronunciò
l’ormai famosa formula.
L’incantesimo
questa volta era stato eseguito alla perfezione infatti i sassolini
diventarono
color dell’oro, trasformandosi in ottone.
“Ben
fatto,
signorino Miroku” si congratulò
l’insegnante. Così, dopo averla invitata a
pranzare con lui, il ragazzo tornò al proprio posto.
“Adesso…
venga lei! Signorina…?”
La ragazza
dai capelli rossicci, che era intenta a copiare i compiti per
l’ora successiva,
si alzò in piedi senza rispondere dato che per la
distrazione non aveva sentito
la domanda.
L’adulta
iniziò a guardarla con impazienza, poi ripetè
“Il suo nome, signorina”
“M-mi
chiamo
Ayame”
“Mi
scusi
professoressa…”
la interrompè un ragazzo
evidentemente agitato.
“Cosa
c’è?”
“Ecco,
sarebbe meglio… lasciar perdere! E’ pericoloso
lasciarle usare la magia!”
si era sforzato molto a dire quelle parole
infatti, dopo aver ricevuto un’occhiata assassina da Ayame,
si asciugò con un
fazzoletto la fronte imperlata di sudore.
L’intera
classe si affrettò ad annuire. Anche loro erano
d’accordo con il loro compagno!
L’insegnante
si affrettò a riservare ai propri alunni uno sguardo carico
di rimprovero e
incredulità “Ragazzi a scuola si viene proprio per
imparare, non c’è nulla di
male a non saper usare bene la magia!”
‘Noi
la
abbiamo avvisata’ erano questi i pensieri dei ragazzi che,
dopo aver visto la
ragazza agitare la bacchetta, immediatamente si erano posizionati sotto
i
banchi per rimanere integri alla quasi-certa esplosione che sarebbe
avvenuta.
E
così
fu: un’esplosione
gigantesca infatti
distrusse l’intera aula!
Nel
frattempo un demone dai capelli color della luna e gli occhi
d’ambra freddi,
inespressivi, stava firmando intere montagne di documenti. Era
così abituato
alla cosa che ormai non riusciva più a smettere di firmare,
sembrava un robot.
La stanza piena di libri e di documenti Top Secret era al buio, ma per
lui non
era un problema. Vedeva perfettamente
all’oscurità, forse ancora meglio di
quando la candela era accesa. Dopo aver compilato l’ultimo
foglio si massaggiò
le dita doloranti, per poi rilassarsi contro la morbida poltrona su cui
era
seduto. Gli succedeva davvero raramente di poter rimanere
così tranquillo,
soprattutto il primo giorno di scuola. Perché
c’era sempre qualcosa da fare, da
controllare… insomma, per la prima volta dopo molto tempo si
stava concedendo
un po’ di riposo. Si alzò per riporre i fogli sui
giusti scaffali quando la sua
attenzione fu attirata da un libro. La copertina era viola, e il titolo
non lo
convinceva affatto. Non ricordava di possedere un libro del genere;
così
incuriosito lo aprì. Erano scritti un sacco di appunti sul
Pentagono, la figura
che rappresentava tutti gli elementi: il Fuoco, l’Acqua, la
Terra, il Vento… e
il Vuoto. I suoi pensieri andarono subito a quella ragazza. Kagome
Higurashi,
la nuova padrona del quinto e dimenticato elemento. Pensò e
ripensò all’ultima
volta che la aveva incontrata, cioè durante
l’ultima lezione dello scorso
anno. Quella
ragazza lo aveva
impressionato con le sue parole: ‘Ognuno ha del male in
se… ma questo non potrà
sovrastarci se avremo fiducia e speranza nell'umanità, anche
se io quest’ultima
l’ho già persa…’ Nonostante lui avesse
un cuore di ghiaccio in quel momento si era sentito vuoto, proprio come
il
pericoloso potere che quella ragazza aveva dentro di se. Questa volta
nessuno
le avrebbe fatto niente, né tantomeno avrebbe pensato di
rapirla. Le stanze
sotterranee della scuola custodivano L’Arma della Distruzione
e L’anello di Andvari
(quello dell’elemento del Vuoto). Nessuno quindi avrebbe
potuto ipnotizzarla
come era già successo in passato. A meno che non rubassero i
due oggetti, cosa
praticamente impossibile. La famiglia reale infatti aveva appositamente
donato
all’Accademia degli oggetti formidabili e nessuno sarebbe
stato in grado di
oltrepassare quegli ostacoli. Ma non doveva preoccuparsi più
di tanto. Il
demone sapeva che i Flamel sarebbero di lì a poco arrivati
per proteggerla
nuovamente.
Continuò
a
sfogliare il libro mentre pensieri su pensieri continuavano a
vorticargli in
testa.
Il demone
aggrottò la fronte, facendo trasparire un po’ di
timore dai bei occhi color
dell’Ambra. Chi sapeva così tante cose sulla
scuola e sulla ragazza? Quegli
appunti non erano suoi, no, e nemmeno dei Flamel.
Ma di chi
erano allora? Da tempo aveva iniziato a sospettare il suo tradimento e
ormai ne
aveva la certezza. Quel libro apparteneva sicuramente a…
Qualcuno
improvvisamente bussò, facendo sussultare il preside.
Quest’ultimo depose
velocemente il libro all’originario posto, progettando di
esaminarlo più tardi.
Bussarono nuovamente e questa volta si potè udire la voce di
una donna:
“Preside Sesshomaru, sono la signora Midoriko, la nuova
insegnante della magia
di Terra, posso parlarle o la ho disturbata?”
Era solo
lei, nulla a che vedere con quello che aveva immaginato. Le
aprì la porta e
dopo averla cordialmente salutata le chiese il motivo della sua visita.
“Volevo
ricordarle che oggi pomeriggio si terrà la cerimonia di
evocazione dei famigli
degli studenti del secondo anno”
Ah
già, la
cerimonia. Il preside non capiva ancora a cosa servisse la sua
presenza. Non
doveva limitarsi al solito discorsetto che doveva fare ogni anno il
primo
giorno di scuola? Sbuffò evidentemente annoiato per poi fare
cenno
all’insegnante di lasciarlo solo.
“Signor
Sesshomaru è successa una cosa terribile!”
urlò il fedelissimo famiglio del
preside.
“Se
non è
terribile come dici ti lascio a digiuno per una settimana”
Il demone
era sempre severo con il proprio famiglio e lo picchiava molto spesso.
Ma il
famiglio non si scoraggiava di fronte al comportamento del suo signore,
in cuor
suo infatti sperava che lui gli volesse almeno un po’ di
bene. Dal giorno della
sua evocazione erano sempre rimasti insieme e avevano vissuto mille
avventure,
ma tutto si concluse in quel maledetto giorno…
Perché
era
accaduto proprio al suo adorato Sesshomaru?
“Sono
state
rubate Excalibur e Clarent, le spade gemelle”
riferì infine, con il fiatone per
la troppa corsa fatta.
Questo era
davvero un guaio! Come avevano fatto ad abbattere tutte le trappole che
erano
state messe all’ingresso della stanza? E cosa ancora
più sconvolgente: come
avevano fatto a sconfiggere l’Ordine dei Grifoni, che da
giorni era intento a
fare la guardia alle due armi?
“E poi
è
arrivata una lettera… per lei”
Il demone la
afferrò e la aprì con gli artigli affilati. Poi
ne lesse velocemente il
contenuto.
Si
allontanò
dall’amata libreria e pigiò un tasto giallo. In
poco tempo arrivò nella stanza
anche una demone.
“Mi ha
chiamato, signor Sesshomaru?” chiese la donna, in modo
rispettoso.
“Si
Kagura,
prepara entro due giorni due camere, abbiamo ospiti”
La
segretaria annuì e, dopo essersi inchinata, si
affrettò a uscire dal luogo. Un
ghigno maligno gli si dipinse sul delicato volto. Presto sarebbero
usciti dai
propri Regni d’Ombra gli Antichi Signori e allora non ci
sarebbe stato scampo
per nessuno, nemmeno per i Flamel e la
ragazza.
La cerimonia
era iniziata già da parecchio.
Dopo che il
preside ebbe finito il suo discorso tutti gli studenti si posizionarono
in
fila, pronti per l’evocazione del proprio Famiglio. Tutti
erano nervosi,
sebbene il Famiglio debba rispecchiare il carattere e le
abilità del proprio
padrone tutti avevano il timore di evocarne uno inutile. Ma non
avrebbero
potuto fare altro se non lamentarsi, dato che l’evocazione
del famiglio era un
evento che poteva essere eseguito solo una volta nella vita. Il
professore che
si occupava di istruire i ragazzi sulle pozioni e sui veleni ,
iniziò a
spiegare meglio in cosa i suoi alunni stavano per imbattersi:
“Il Famiglio è un
animale o un mostro fedele al mago che lo ha evocato e che ne
rispecchia
diverse peculiarità, ma sono anche i nostri servitori, i
nostri compagni per la
vita. Sono i nostri occhi, le nostre orecchie… prendetevene
cura perché potrete
evocarli solo una volta e mai più!”
‘Evocare
un
famiglio strambo sarebbe un disonore a vita’ pensò
una ragazza appartenente ad
una nobile famiglia.
“Avanti
il
prossimo!”
Il ragazzo
di nome Miroku avanzò lentamente. Prese in mano la bacchetta
a forma di rosa e
pronunciò:
“O
nobile
creatura destinata a servirmi, a te ordino di rispondere alla mia
legittima
invocazione!”
Il terreno
sotto il ragazzo si spaccò in due e ne fuoriuscì
un procione, molto simile a un
tanuki.
Il ragazzo
lo guardò con ammirazione “Da ora in poi ti
chiamerai Hachiemon!” mormorò, per
poi accarezzargli affettuosamente la testa.
Intanto una
giovane ragazza dai capelli color dell’ebano e un demone
volpe dall’aspetto di
un bambino correvano senza sosta per i corridoi della scuola. Si erano
completamente dimenticati della cerimonia e adesso, mentre cercavano di
arrivare il più presto possibile, potevano solo sperare che
l’evento non si
fosse già concluso. “Maledizione Shippo! Potevamo
iniziare la nostra partita di
Scacchi Magico più tardi! A quest’ora saremmo
già lì con i nostri compagni!”
“E’
inutile
pensarci Kagome, pensa a correre invece!”
Nel
frattempo molte persone avevano già concluso la propria
evocazione: Sango, aveva
evocato un demone-gatto e l’aveva
chiamata Kirara, in memoria del perduto famiglio della propria madre.
Kanna,
un’amica molto intima di Kagome, aveva evocato un bellissimo
drago azzurro e lo
aveva chiamato Sylphid.
Koga aveva
evocato un lupo color della terra e lo aveva chiamato Gish mentre
Ayame, la
buffa ragazza rossiccia, aveva evocato un bellissimo lupo color della
neve e lo
aveva chiamato Zero.
“C’è
qualcun
altro che non ha evocato il proprio famiglio?” chiese il
professore, sperando
di aver finito e di potersene andare a riposare.
“Noiii!!!”
urlarono una ragazza e un demone volpe.
L’insegnante
sospirò e fece cenno al ragazzo di avvicinarsi
“Inizia prima tu”
Dopo pochi
minuti sotto ai piedi del demone-bambino apparve una bellissima
salamandra
rossa, dalle dimensioni di un coccodrillo! ‘Ti
chiamerò Abi’ pensò Shippo per
poi fare spazio a Kagome.
Quando la
ragazza avanzò tutti la guardarono con gli occhi spalancati,
ma lei non lo notò
più di tanto: era abituata a tutto questo. Kagome quindi
pronunciò la propria
formula.
Un’esplosione
seguita poi da una nube densa di fumo spaventarono persino i professori.
Poi il fumo
scomparve e si vide chiaramente la figura di un ragazzo.
Aveva i
capelli color della luna, gli occhi color dell’Ambra e due
carinissime
orecchiette da cagnolino che facevano capolino dalla testa.
Kagome lo
osservò ‘Il
mio Famiglio è un
mezzo-demone?’ pensò sconvolta.
Tutti gli
adulti presenti erano rimasti allibiti: non accadeva una cosa simile
dai tempi
di Gilgamesh il Re!