Let's snow, let's snow, let's snow...

I. Infinito.

Averlo costretto – o, meglio, trascinato – ad accompagnarla alla baita in montagna era già troppo, chiedergli persino di farle l'onore di sciare insieme a lei, sarebbe stata un'azione a dir poco meschina. Akito preferiva starsene accanto ad un fuocherello scoppiettante a fissare il nulla, sorseggiando di tanto in tanto un tè caldo.

«Qualunque cosa, no.»

Sentenziò arcigno, quando Sana si era avvicinata quatta ed aveva provato a dar fiato alla bocca. D'altro canto, doveva rendersene conto: assumersi la responsabilità di accollarsi tutta la vita un tipo come Akito Hayama, aveva i suoi vantaggi ed i suoi innumerevoli svantaggi. Si rendeva conto del fatto che se avesse sposato, un nome a caso, Naozumi Kamura la sua vita sarebbe stata nettamente diversa: feste esclusive e prime alla scala ogni settimana, nonché numerose partecipazioni in film piuttosto rinomati.

Non che si fosse pentita, quella era una semplice constatazione; Akito aveva quel qualcosa che altri non avevano... il suo cuore, ad esempio. Leggeva nella sua anima e non era un dono che possedevano in molti, invero.

Sana sorrise, inclinò il capo di lato e si mise a sedere accanto a lui. Poggiò il capo sulla sua spalla, Akito non oppose resistenza, gli prese le mani e sentì che erano davvero gelate.

«E tu saresti stato per due ore accanto al camino?»

Ridacchiò, ritraendole improvvisamente. Akito annuì, la fissò per un lungo minuto in silenzio; dopodiché scrollò con noncuranza le spalle ed indicò con l'indice destro la piccola finestrella che dava direttamente sulla pista da sci. Sana si alzò, piuttosto incuriosita, guardò oltre e restò per qualche secondo inebetita.

«Hayama...», sussurrò a bassa voce, con le lacrime che stupidamente le rigavano le guance pallide,

«... L'hai fatto di nuovo, per me.»

Ebbene sì, Akito l'aveva riportata indietro nel tempo quel giorno... Quando aveva costruito un pupazzo di neve solo per lei alla Vigilia di natale, rubandole il secondo bacio – il secondo di una lunga lista, c'era da dire, lo avrebbe scoperto solo parecchi anni dopo.

Stavolta, il suddetto pupazzo, recava in un braccio – in un rametto, invero – una catenella d'argento, che Sana, tutta eccitata, sfilò immediatamente.

Sentì la presenza di Akito retrostante, lasciò a lui l'onore di chiudere quel gancetto; per un momento tremò – brividi e freddo, che accoppiata vincente –, ma bastò qualche secondo per riprendere una temperatura corporea quanto meno normale.

«L'infinito...», mormorò Sana, giocando con il ciondolo, «... Ma ricorderei davvero quel giorno, Hayama, se tu mi baciassi. Possibilmente se non scappassi di nuovo, sarebbe meglio.»

Il ragazzo grugnì, non aveva fatto una bella figura quel giorno.

Le mani di Akito bloccarono i suoi fianchi, le braccia di Sana si allacciarono dietro il suo collo... anche volendo, non sarebbe mai potuto fuggire, dopotutto era l'infinito ad unirli.

~

Note:

Visto che sono bloccata a casa, causa neve – beh, un giorno in più di riposo non ha mai fatto male a nessuno d'altronde ** – mi sono messa a scrivere : ). Akito/Sana, post-Kodocha, nelle mie fantasie più sfrenate, anche sposati XD.

Il pupazzo di neve si riferisce (per chi ha visto l'anime) alla famosa puntata in cui Akito “ruba” a Sana il secondo bacio, il 24 Dicembre, regalandole un pupazzo di neve. Mentre, nel manga, è sul quarto volume **.

Il ciondolo che Akito nella storia ha regalato a Sana è il simbolo dell'infinito ( è rappresentato da un “otto” capovolto di lato, in pratica), è simbolico :).

Grazie a tutti per esservi fermati a leggere, ho lasciato l'avviso “raccolta” perché ho in mente qualche storia... in attesa del 25 Dicembre, voglio scrivere un po' di Akito/Sana :).

Alla prossima,

Kiki.