Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Scarcy90    16/12/2010    40 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Il Figlio Della Prof- Capitolo 19 (new)
L’Unico Modo Per Liberarsi
Da Una Tentazione, E’ Cedervi
Oscar Wilde
 
 

 
 Capitolo 19: Risveglio Da Favola

 
 Era mattina. Lo avevo capito dal cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra, dai raggi del sole che riscaldavano la stanza e dal fatto che accanto a me non c’era nessuno. Non ero sorpresa, quella era la prova che ciò che era accaduto la sera prima, o meglio, quello che avevo creduto che fosse successo, non era stato altro che un sogno.
 Aprii lentamente gli occhi e vidi che il posto accanto a me, quello dove sarebbe dovuto esserci un fantomatico Massi stracotto di me, era ovviamente vuoto.
 Mi misi lentamente a sedere mentre la mia vista era ancora un po’ annebbiata. Forse avevo pianto sul serio quella notte, ma il lancinante mal di testa che mi attanagliava la mente m’impediva di ricordare con precisione quanti e quali dei miei ricordi fossero reali.
 Lanciai un’altra occhiata al posto accanto al mio.
 Che cosa mi aspettavo? Che Massi apparisse dal nulla e mi ripetesse tutte le parole che avevo sognato sentirgli dire? Che stupida!
 Scossi la testa per cercare di riprendermi da quella strana sensazione di dormiveglia che non si decideva ad abbandonarmi.
 Guardai la sveglia sul comodino: erano le nove passate. Va bene che avevo sognato tutto però dove diavolo era finito Massi? E perché nessuno mi aveva svegliata?
 Proprio in quel momento di confusione sentii uno strano ronzio proveniente dal comodino accanto a me. Sbattei ancora le palpebre per riuscire a vedere bene, e allungai la mano prendendo il cellulare che stava vibrando.
 Aprii la chiamata senza neanche guardare il display.
 -Pronto?- chiesi con tono stanco mentre mi partiva uno sbadiglio.
 -Buongiorno, Piccola Panda- rispose una voce divertita dall’altra parte.
 Lo sbadiglio si bloccò a metà e rimasi con la bocca spalancata. Mi si gelò il sangue nelle vene mentre il mio cuore accelerava così tanto che ormai cominciavo a pensare che si stesse allenando per la maratona di New York.
 -Massi!- esclamai con una voce piuttosto acuta. Staccai il cellulare dall’orecchio e guardai il display con gli occhi spalancati. Una piccola scritta, solo poche lettere, confermarono la mia esclamazione. Il nome “Massi” troneggiava sul display e sembrava persino che mi stesse prendendo in giro, come avrebbe fatto il proprietario di quel nome se fosse stato nella stanza insieme a me.
 Io non avevo mai avuto il numero di Massi. Da dove saltava fuori?!
 -Ci sei ancora?- chiese Massi con tono preoccupato.
 Riportai il cellulare all’orecchio.
 -Io… Sì… Ecco…-, qualcosa da dire, dovevo trovare qualcosa da dire. Sì, ma cosa? “Scusa, Massi. Potresti dirmi se quello che è accaduto ieri notte è successo davvero oppure è stata tutta opera del mio subconscio stressato?” No, non era per niente il caso di fare una domanda del genere. Ma non avevo proprio idea di cosa dire e il tempo passava. Di sicuro mi stava prendendo per una pazza spossata…
 -Ti amo.-
 Il mio cuore si era fermato, ne ero sicura al cento per cento.
 -Immaginavo che avresti avuto bisogno di una specie di conferma per quello che è successo la scorsa notte. Ho capito che la mattina sei una specie di sonnambula e ti ci vuole un po’ per carburare, perciò, di certo, quando hai visto che io non ero al tuo fianco avrai subito pensato di aver sognato tutto. Mi sbaglio, forse?-
 -E’… andata proprio così…-, mormorai ancora frastornata.
 -Bene. Adesso che ti ho confermato i miei sentimenti potresti tornare nel mondo dei vivi?- chiese lui divertito.
 -Quanto sei antipatico!- esclamai irritata. –Non è colpa mia se dopo aver sofferto per mesi ancora non ho del tutto metabolizzato la cosa!-
 -Però mi ami-, disse lui semplicemente, con un tono piuttosto compiaciuto.
 -Se continui a fare il saputello dei miei stivali potrei anche cambiare idea-, risposi acida. –E comunque, puoi gentilmente spiegarmi dove sei finito?-
 -Ti manco, eh?- chiese lui, e io lo sapevo che in quel momento sul suo volto doveva esserci quel sorriso sghembo che adoravo. Al solo pensiero avvertii la mie guance colorarsi di rosso.
 -Il punto non è questo-, dissi cercando di svicolare. –Sei sparito nel nulla e se non sbaglio dovevamo andare in Università anche oggi.-
 -Prima che cominci ad agitarti, lascia che ti spieghi-, rispose lui con tono calmo. –Stamattina presto tua zia è entrata in camera e…-
 -Fermo!- esclamai mentre mi alzavo dal letto di scatto. –Quando è entrata noi eravamo… eravamo… in qualche posizione strana?-
 -Se per te stare abbracciati è una posizione strana…-
 -Stavamo abbracciati?! E mia zia ci ha visti!?- avvertivo distintamente i primi sintomi dell’ictus che stava per colpirmi.
 -Di che ti preoccupi? Per lei noi siamo fidanzati, e ora come ora, la cosa è diventata piuttosto reale per tutti…-
 Un sorriso mi si dipinse sul volto mentre ascoltavo quelle parole.
 -Siamo fidanzati sul serio?- chiesi mentre mi dirigevo verso il bagno per vedere che faccia orribile avessi.
 -Vale, io non bacio tutte le ragazze che mi capitano a tiro-, cominciò lui con tono deciso.
 -Ah, sì? Mi sembrava che tu professassi il contrario. Non eri quello che non aveva neanche bisogno di cercarsi una ragazza visto che cadono tutte ai suoi piedi come tante pere cotte?-
 Entrai in bagno e mi fissai nello specchio: sembravo la brutta copia di Lord Voldemort per quanto ero stravolta. Ma avevo dormito sul serio la notte scorsa? Avevo la faccia di una che non si faceva una dormita da mesi.
 -Tanto per la cronaca-, si difese Massi. –Non mi ero mai innamorato prima di adesso e tu sei stata la prima a cui ho detto “Ti Amo”, quindi mi sa proprio che siamo fidanzati sul serio. E comunque anche se tutte le ragazze cadono ai miei piedi non sta scritto da nessuna parte che io debba per forza stare con loro.-
 -Già, alla fine ti sei messo con l’unica che fino a pochi mesi fa ti odiava-, dissi ridendo.
 -Forse sono rimbambito senza rendermene conto.-
 Stavo per rispondere a quella frecciatina quando lui m’interruppe. –Vorrei finire di raccontarti quello che è successo stamattina.-
 Aveva ragione, non potevamo continuare a punzecchiarci per telefono, non avremmo concluso niente- tranne finire tutto il credito, che poi era il suo quindi…
 -Tua zia è entrata, ed è inutile che ti descriva la sua faccia quando ci ha visto in quelle condizioni, era come se le fosse apparsa la Madonna. Io ero già sveglio ma non mi ero ancora alzato. Così lei mi ha detto che oggi non saremmo potuti andare in Università perché quasi tutte le facoltà erano impegnate con gli esami quindi non c’erano lezioni a cui assistere.-
 Meglio. Non avevo proprio voglia di chiudermi anche oggi in un’aula universitaria.
 -Tua zia stava per uscire quando si è ricordata che c’era bisogno di fare un po’ di spesa, perciò mi ha chiesto gentilmente di uscire a farla, visto che lei e tuo zio dovevano andare a lavoro e tua cugina stava ancora dormendo. Non ho potuto dirle di no, quella donna ha un potere persuasivo incredibile, e scrive liste della spesa infinite. Fortuna che il supermercato non è molto lontano da casa.-
 -Stai facendo la spesa?- chiesi cercando di trattenermi dal ridere.
 -Sfotti pure, ma se potrai mangiare qualcosa a pranzo è solo perché io sono andato a fare la spesa-, rispose lui risentito.
 -Aspetta solo un attimo.-
 Posai il telefono e mi sfilai la maglietta. Presi la felpa che avevo poggiato sulla sedia la sera prima  e la infilai.
 Ripresi il telefono portandolo all’orecchio.
 -Che stai facendo?- chiese Massi curioso.
 -Mi sto vestendo-, risposi cominciando ad infilarmi i jeans mentre tenevo il telefono tra la spalla e l’orecchio.
 -Quanto vorrei essere lì in questo momento, non credo proprio che sentiresti tutta questa necessità di vestirti-, la sua voce era qualcosa di sovrannaturale. Così sensuale e delicata, era come se fosse intenzionato a spogliarmi con la sola forza del pensiero.
 Il mio cuore accelerò ancora una volta mentre mi stavo sforzando nel mantenere un tono di voce che non lasciasse trasparire i miei reali desideri, visto che anch’io avrei tanto voluto che Massi fosse con me e i vestiti non erano neanche contemplati in quella visione.
 -Sei tu che hai deciso di andare a fare la brava casalinga invece di restare con me-, risposi semplicemente mentre mi pettinavo i capelli guardandomi allo specchio. La situazione “Lord Voldemort” stava decisamente migliorando.
 -Quella di uscire non è stata una mia decisione, sarebbe stato molto più piacevole svegliarti con un bacio e tenerti abbracciata per tutta la mattina mentre tu cercavi ancora di capire se stavi sognando oppure se era la realtà-, disse divertito.
 -Possibile che tu non riesca a smettere di prenderti gioco di me?- chiesi stizzita. Aprii la porta della stanza per andare in cucina a fare colazione. La camera di Cristi era ancora chiusa, probabilmente stava dormendo.
 -Vorresti che la smettessi?- chiese scettico.
 Mi bloccai e un secondo dopo un sorriso si allargò sulle mie labbra.
 -No, non credo-, risposi contenta. –Non sarebbe più la stessa cosa, e poi…-
 All’improvviso sentii un rumore strano.
 -Che c’è?- chiese Massi dall’altra parte.
 -Non so-, abbassai la voce. –Ho sentito un rumore che veniva dalla cucina. Mi sembrava vetro che andava in frantumi.-
 La voce un po’ mi tremava, poteva essere entrato qualcuno e io ero solo una ragazza che in più aveva una cugina incinta che dormiva tranquilla. Se per caso era un ladro o qualche altro malintenzionato non avrei potuto fare nulla contro di lui.
 -Stai tranquilla-, Massi aveva il fiatone. –Tra pochi minuti sarò lì, tu non ti muovere dal piano di sopra.-
 Stava correndo da me! Massi stava davvero correndo da me per proteggermi.
 -Mi hai sentito?-
 -Io scendo-, dissi con sicurezza, mentre con calma ero già arrivata a metà scala.
 -Non essere idiota!- esclamò lui preoccupato. –Torna immediatamente in camera!-
 -Sono sicura che non ci sia niente di cui preoccuparsi. Potrei anche essermelo immaginato quel rumore e io odio farmi paranoie.-
 -Vale…-, Massi stava cercando un argomento abbastanza persuasivo per convincermi a lasciar perdere e a tornare di sopra ma non c’era nulla che avrebbe potuto farmi cambiare idea.
 Entrai in cucina e vidi che a terra c’era un bicchiere, ormai andato in mille pezzi, e vicino al tavolo, a terra e priva di sensi, c’era mia cugina.
 -Cristina!- esclamai con terrore.
 Corsi verso di lei e le misi una mano sul volto girandolo verso di me.
 -Cristi! Cristi, mi senti!? Per favore, rispondimi!-
 -Vale! Che succede?!- era la voce di Massi, veniva dal cellulare che avevo posato a terra quando mi ero precipitata da mia cugina.
 Lo presi.
 -Massi! Cristi è a terra, sembra priva di sensi. Credo sia svenuta… Cosa… Io… Che devo fare?- ero agitata, ero preoccupata, ero letteralmente terrorizzata.
 -Sta’ calma-, cominciò lui. –Sarò lì tra pochissimi minuti, tu cerca di farla svegliare, ma non muoverla per nessun motivo. Intanto io chiamo un’ambulanza.-
 Mentre Massi pronunciava quelle parole il mio sguardo cadde verso il pancione di Cristi fino a scivolare più in basso.
 -Dio mio!- mormorai sconvolta.
 -Cosa c’è?-
 Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto e la vista mi si annebbiò per la paura.
 -Massi… Sta perdendo sangue, tanto sangue…-, il mio era poco più di un sussurro.
 Massi chiuse immediatamente la telefonata, sicuramente stava chiamando l’ambulanza.
 Distolsi lo sguardo dalla pozza di sangue in cui si trovava Cristina e ricordai che Massi mi aveva detto di provare a svegliarla.
 Cominciai ad accarezzarle il viso per cercare di rassicurarla.
 -Cristi-, chiesi con voce calma e dolce, -riesci a sentirmi, sono Vale. Per favore, prova ad aprire gli occhi. Fallo per me, per farmi capire che stai bene. Cristi, ti prego.-
 Vidi le sue palpebre che si muovevano. Forse sarei riuscita a farle riprendere conoscenza!
 -Cristi!- esclamai con un sorriso. –Se mi senti, apri gli occhi.-
 Solo in quel momento mi resi conto di quanto mia cugina fosse pallida, il suo solito tono rosa e allegro era diventato un triste bianco malaticcio. Non l’avevo mai vista in condizioni così pessime, e mi costrinsi a pensare che sia lei che il bambino sarebbero stati benissimo da lì a pochi secondi. Se solo avessi cominciato a temere davvero il peggio non sarei riuscita neanche a parlare.
 Pian piano Cristi riuscì ad aprire gli occhi e in quel momento vidi quanto fossero spenti e sofferenti.
 -Cristi…-, mormorai con calma.
 -V-Vale…-, cominciò lei. –Co-cosa è successo?-
 -Non ricordi niente?- chiesi cercando di apparire tranquilla, non dovevo farla agitare.
 -Ri-ricordo che stavo seduta e che… che avevo appena finito… di bere un bicchiere di latte… Poi…-, si bloccò spalancando gli occhi.
 Provò subito a mettersi a sedere ma io la bloccai per impedirle di muoversi.
 -Lasciami!- esclamò. –Prima di svenire ho avuto una fitta tremenda al ventre, voglio vedere se il mio bambino sta bene. Lasciami alzare!-
 -Non puoi, devi rimanere immobile-, la tenevo per le spalle in modo che non si alzasse, ma nonostante la debolezza e tutto il sangue che aveva perso, era comunque forte e determinata ad ottenere quello che voleva.
 -Spostati-, disse una voce alle mie spalle. Appena la sentii il mio cuore si calmò e tutte le mie preoccupazioni cominciarono a svanire.
 Lasciai andare le spalle di Cristi e mi spostai.
 Massi s’inginocchiò dove poco prima stavo io e mise le mani sulle spalle di Cristi.
 -Ascoltami bene, Cristina-, cominciò fissando i suoi occhi in quelli di mia cugina. -Adesso non risolveresti nulla agitandoti. In questo momento devi provare a stare il più tranquilla possibile, fallo per il tuo bambino.-
 -Voglio solo sapere che sta succedendo-, disse lei con le lacrime agli occhi mentre io sentivo una morsa allo stomaco.
 Massi la fissò per qualche secondo prima di decidere sul da farsi.
 -Non ti mentirò-, abbassò lo sguardo con fare preoccupato. –Non so dirti con precisione cosa sia successo ma hai perso molto sangue e non ho idea di come stia il tuo bambino. Ma adesso l’unica cosa che puoi fare è stare ferma fino a quando non arriverà l’ambulanza. Mi hanno assicurato che saranno qui tra pochi minuti.-
 Cristi non pronunciò una sola parola. Si limitò ad annuire e a chiudere gli occhi mentre le lacrime le solcavano il viso.
 Non potevo vederla in quello stato, non la mia Cristi, non una ragazza spensierata e allegra come lei. Non potevo proprio!
 -Cristi-, dissi avvicinandomi di nuovo a lei e stringendole la mano. –Sono certa che andrà tutto bene, devi solo stare tranquilla.-
 Lei aprì gli occhi e io le sorrisi, cercando di mostrarle il sorriso più sincero che potevo avere a disposizione in una situazione come quella.
 -Vedrai che una volta in ospedale ti aiuteranno e se tuo figlio ha solo la metà della tua forza sopravvivrà a tutto. Ti fidi di me, vero? Lo sai che non sono capace di mentire, se non pensassi sul serio quello che ti sto dicendo, lo avresti già capito.-
 I suoi occhi azzurri, per la prima volta così spenti, sembrarono ritrovare un po’ di quella luce che avevano momentaneamente perso.
 Rimanemmo così per qualche minuto: io tenevo la mano di Cristina e cercavo di darle coraggio e di distrarla, mentre Massi teneva sotto controllo la situazione evitando di far impensierire Cristi.
 I paramedici arrivarono nel giro di dieci minuti e trasportarono subito Cristina in ospedale.
 Non avrei mai creduto che la sala d’aspetto di un ospedale potesse essere così gelida ma allo stesso tempo troppo calda. Mi sentivo a disagio a stare seduta su quella sedia di plastica blu scuro attaccata ad altre sette o otto sue gemelle, ad aspettare che qualcuno uscisse dalla sala operatoria per dirci come stavano le cose.
 Probabilmente se Massi non fosse stato accanto a me per tutto il tempo sarei uscita fuori di testa.
 Un volta arrivati in ospedale avevamo chiamato la zia e lo zio. Si erano precipitati da noi e subito ci avevano chiesto cosa fosse accaduto. Ancora una volta ringraziai il cielo che Massi fosse con me, perché io non ero in grado di aprire neanche bocca. Spiegò tutto agli zii e loro reagirono come avevo immaginato. Lo zio Sandro impallidì come un fantasma e si sedette per non rischiare di cadere a terra per la preoccupazione, mentre la zia Lucia cominciò a fermare ogni infermiera- o chiunque avesse un camice- chiedendo notizie di sua figlia.
 Quando erano passate quasi due ore dal nostro arrivo un medico piuttosto giovane si avvicinò alla zia Lucia.
 -Siete i parenti della ragazza che è stata portata qui d’urgenza?- chiese con tono pacato e serio.
 -Sì-, esordì subito la zia. – Sono la madre.-
 -Stia tranquilla signora, sua figlia si riprenderà presto-, disse il medico sorridendo.
 Tutti tirammo un sospiro di sollievo ma subito ci assalì un altro moto d’angoscia.
 -E il bambino?- chiese subito Massi, l’unico che sembrava ancora in grado di parlare.
 -Il piccolo sta benissimo. L’emorragia è stata causata dal fatto che il cordone si fosse attorcigliato attorno al collo del bambino, ma abbiamo effettuato un taglio cesareo, e adesso sia la mamma che il piccolino stanno bene.-
 Quelle furono le parole più belle che le mie orecchie avessero mai sentito. Cominciai a piangere come una bambina mentre Massi mi stringeva a sé. Mi aggrappai al suo collo e piansi ancora più forte.
 -Povera Vale-, mormorò mia zia mettendomi una mano sulla spalla. –Hai avuto tanta paura, vero? Capisco che per voi due non debba essere stata una situazione semplice da affrontare, ma siete stati bravissimi.-
 -Zia…-, mormorai io staccandomi un po’ da Massi e guardandola. Lei sorrideva e anch’io finalmente potei avvertire quella sensazione di sollievo e benessere che forse aveva già colto tutti gli altri.
 -Stai bene, ora?- mi chiese Massi.
 Alzai lo sguardo e incontrai i meravigliosi occhi del mio Massi. Finalmente potevo dire mio senza angoscia e preoccupazione. Lui era il mio Massi e lo amavo più della mia stessa vita.
 -Lucia! Sandro!-
 Lasciai andare Massi e mi voltai verso il corridoio. Un uomo con indosso la divisa dell’esercito stava correndo verso di noi.
 -Daniele!- esclamò mia zia. –Che ci fai qui?-
 Lui si fermò davanti a noi, aveva il fiatone ma il suo sguardo terrorizzato e deciso mi fece capire che era passato da casa e aveva visto il sangue che era rimasto sul pavimento della cucina.
 -Lei dov’è? Il bambino, come sta? Come stanno?- chiese con urgenza mentre cominciava ad agitarsi.
 Daniele somigliava molto a suo fratello Paolo, ma era meno alto di lui e il suo fisico era tozzo e meno slanciato.
 -Calmati, Daniele-, cominciò mia zia. –Stanno bene, però i medici hanno dovuto fare il taglio cesareo.-
 -Lei è il marito, presumo-, intervenne il dottore. –Sua moglie non ha fatto altro che chiedere di lei per tutto il tempo. Tra poco la porteremo nella sua stanza e potrete vederla.-
 Il dottore sorrise mentre Daniele riprese lentamente colore e si lasciò cadere sulla sedia accanto allo zio Sandro.
 -Quando sono arrivato a casa e ho visto tutto quel sangue ho subito capito che doveva essere successo qualcosa a Cristina. Mi sono sentito morire-, le lacrime cominciarono a solcargli le guance ma lui le asciugò subito.
 Mi sedetti accanto a lui e gli presi una mano.
 -Cristi sta bene, Dani. E anche il piccolo. Il dottore ha detto che ci sono state delle complicazioni, il bambino… Un attimo-, mi voltai con calma verso il medico. –Quindi è un maschio?-
 -Non lo sapevate?- chiese il dottore divertito. –E’ un bel maschietto. Anche se è nato in anticipo di un mese è un bambino sano e forte. Lo terremo un paio di giorni in incubatrice, ma è solo una precauzione, visto che è comunque un prematuro.-
 Guardai Daniele e lui mi sorrise. Era l’espressione più gioiosa e felice che avessi mai visto sul volto di una persona. Sembrava quasi che Dani stesse toccando il cielo con un dito, e capivo perfettamente che scoprire che sua moglie e suo figlio stavano bene dopo lo spavento di poco prima doveva avergli ridato la felicità che per un attimo gli era sfuggita dalle mani.
 Mentre aspettavamo di aver il permesso per andare da Cristina, la zia spiegò a Daniele di non averlo chiamato prima perché sapeva che era in macchina e non voleva fargli prendere uno spavento del genere proprio mentre era alla guida.
 Quando finalmente potemmo entrare nella stanza di Cristina mi sentii di nuovo a mio agio, il suo sorriso ci aveva accolto con l’allegria di sempre. Era un po’ pallida e di sicuro stanca, però era la mia pazza cugina quella che finalmente avevo di nuovo davanti agli occhi. Per un momento quella maledetta mattina avevo davvero creduto che non avrei mai più rivisto quel viso sorridere in quel modo.
 -Avete saputo?- chiese lei contenta mentre abbracciava Daniele che si era subito fiondato su di lei sorridendo. –E’ un maschio.-
 -Sì, il dottore ce l’ha detto-, rispose Dani guardando Cristina con gli occhi che brillavano.
 -Avete deciso come chiamarlo?- domandò la zia avvicinandosi a Cristi e dandole un leggero bacio sulla fronte per poi accarezzargliela con premura.
 -Fino a stamattina non avevo assolutamente idea di quale nome potesse andare bene, ma quando mi hanno messo in braccio il mio bambino il nome mi è apparso davanti, lo so che sembra strano. Anzi, addirittura i nomi sono due e ho intenzione di darglieli entrambi.-
 -E quali sono?- chiese Daniele curioso. Lo conoscevo da tempo ormai e sapevo che stava solo fingendo di essere interessato, era troppo occupato a scrutare ogni centimetro del corpo di Cristi per assicurarsi che stesse bene. In questo momento mia cugina avrebbe anche potuto dire che voleva chiamare il bambino Winnie The Pooh, e Daniele l’avrebbe accontentata senza battere ciglio. Per lui l’importante era che fossero entrambi vivi, non contava nient’altro.
 -Ho deciso di chiamarlo Valerio Massimiliano-, disse Cristi guardandomi sorridendo.
 -Come?- chiesi sorpresa. Mi voltai verso Massi e anche lui sembrava piuttosto spiazzato.
 -Quando ho visto il bambino voi due siete state le prime persone a cui ho pensato. Se non ci foste stati voi con me, a quest’ora… Be’, non so se a quest’ora il piccolo ed io… Insomma, senza di voi oggi non ci sarebbe stato tanto da festeggiare, quindi è giusto che mio figlio ricordi sempre che è grazie a voi due se oggi è nato sano e bello. A proposito, vi ho detto quanto è bello?-
 Stava svicolando per impedirmi di rimproverarla per la sua decisione, ma non sapeva che il suo tentativo di cambiare discorso non era affatto necessario: ero contenta che avesse deciso di chiamare il bambino come me.
 -Somiglia tutto a me-, disse lei piena d’orgoglio. –Ha dei sottilissimi capelli biondi e anche il naso è come il mio. Mi dispiace Dani ma di tuo ha solo le orecchie, credo… In effetti, potrebbero anche cambiare.-
 Sorrisi divertita. Cristi era tornata ad essere la solita pazza a cui volevo un mondo di bene. Persino dopo un intervento chirurgico era in grado di sembrare allegra e solare, ma soprattutto più parlava e meno sembrava debole o spossata.
 Rimanemmo con lei per diverse ore anche se passarono parecchie infermiere a dirci di lasciar riposare la paziente. Eppure lei era l’unica tra noi a non sembrare sul punto di crollare: parlava, rideva e scherzava. Massi ed io eravamo distrutti, e anche Daniele aveva delle borse sotto gli occhi che facevano paura, mentre gli zii erano tranquilli, talmente tranquilli che sapevo perfettamente che la loro era pura e semplice stanchezza.
 Quando la quinta infermiera ci ricordò, con un tono quasi minaccioso, che dovevamo lasciar riposare la paziente capimmo che era davvero arrivato il momento di andare.
 Daniele riuscì ad ottenere il permesso dei medici per restare con Cristina. Probabilmente neanche un plotone dell’esercito sarebbe riuscito a farlo andare via da quella stanza d’ospedale.
 La zia convinse- con diverse minacce- lo zio Sandro che mancavano ancora molte cose da comprare per il bambino e quindi lo trascinò a fare shopping. Vedendo l’aria abbattuta dello zio mi venne quasi da ridere: sapevo quanto lui odiasse andare a fare spese, se poi ci doveva andare con sua moglie era una vera e propria tragedia per il suo sistema nervoso.
 Così gli zii riaccompagnarono me e Massi a casa e partirono alla volta del centro commerciale.
 Un volta in casa tirai l’ennesimo sospiro di sollievo.
 -In questo momento vorrei solo dormire-, dissi mentre mi dirigevo verso la cucina.
 Massi mi afferrò la mano bloccandomi.
 -Se hai sonno vai a stenderti-, mi consigliò sorridendo.
 -Ma bisogna pulire il pavimento della cucina, non voglio che la zia torni a casa e veda il sangue.- Non avevo per niente voglia di rivedere di nuovo il sangue di Cristina ma non potevo permettere che la zia si ritrovasse davanti quello spettacolo macabro.
 -Tu va’ pure a dormire, ci penserò io a pulire.-
 Lui mi sorrise e il mio cuore perse un battito. Dopo tutto quello che era successo avevo quasi dimenticato la conversazione che Massi ed io avevamo avuto al telefono solo quella mattina. Adesso io e lui stavamo insieme!
 -Gra-grazie-, risposi sorridendo.
 Lasciai la sua mano e cominciai a salire le scale con una strana sensazione addosso, anche se lì per lì non riuscii a capire fino in fondo di che sensazione si trattasse.
 Entrai in camera e mi richiusi la porta alle spalle. Con calma mi spogliai e indossai la maglietta che usavo per dormire. Mi avvicinai al letto e, chiudendo gli occhi, mi lasciai cadere sul quel morbido piumone che racchiudeva tutti i colori del tramonto.
 Ad occhi chiusi ripercorsi, senza neanche rendermene conto, tutti gli ultimi mesi. Non stavo dormendo, ma, come in un sogno, mi passarono davanti tutti i momenti che avevo trascorso con Massi. Il nostro primo litigio davanti alle macchinette. Lui che arrivava a casa mia con Marco e mi vedeva con addosso solo un asciugamano. La prima volta che lo avevo visto mano nella mano con Delia. La sera in cui avevo finalmente capito di amarlo. Il nostro lento durante la festa di Giacomo. Il viaggio in Pullman verso Cascia, io e lui nel bosco e la sua schiena ferita. Il ritorno da Cascia e la sua indifferenza verso di me. Il primo bacio nell’ascensore della scuola. Ed infine tutto quello che era accaduto a Padova, e come il nostro finto fidanzamento si fosse tramutato in un vero e proprio legame inscindibile.
 Ero talmente assorta nei miei pensieri che mi ci volle qualche secondo prima di accorgermi che qualcuno si era steso sulla parte libera del letto.
 Aprii gli occhi e voltando la testa vidi Massi. Stava steso accanto a me, con gli occhi chiusi e le mani sotto la testa. Arrossii vedendo quanto Massi potesse essere bello ed affascinante anche in quella posizione in genere del tutto “innocua” per il mio cuore.
 -Scusa se ti ho svegliata ma anch’io ho assoluto bisogno di dormire, sono davvero distrutto-, disse senza aprire gli occhi.
 Mi misi di lato con tutto il corpo per poterlo guardare meglio.
 -Non stavo dormendo, stavo solo pensando-, risposi mettendomi le mani sotto la guancia per usarle come una specie di cuscino.
 -E a cosa stavi pensando?- chiese lui con tono pacato.
 -A te-. La mia risposta fu semplice e veritiera.
 Massi aprì gli occhi di scatto e si voltò a guardarmi quasi sorpreso, mentre io risposi al suo sguardo con un sorriso.
 -Stavo pensando che da quando sei entrato nella mia vita mi sono successe tante cose che non avrei mai immaginato possibili, sia nel bene che nel male.-
 Lui aggrottò la fronte confuso e si girò verso di me per guardarmi meglio. Adesso eravamo stesi l’uno di fronte all’altra e i nostri occhi potevano scrutarsi fin nel profondo.
  -Grazie a te ho conosciuto delle sensazioni e dei sentimenti che mai prima d’ora avevo avuto occasione di affrontare… Mi hai fatto arrabbiare, mi hai causato sofferenza, mi hai fatto ridere e mi hai resa felice. Hai aiutato mia cugina e il suo bambino…-, alzai lentamente una mano e con delicatezza feci passare il mio dito sul suo volto che ormai avevo imparato a conoscere, andando lentamente dalla tempia alla guancia, fino ad arrivare al mento. –Non puoi neanche immaginare quanto ti amo.-
 La mia voce era seria e piena di tutto l’amore che provavo per lui, carica dei miei sentimenti e di tutte le speranze che avevo riposto in un ragazzo che fino a poco prima odiavo. Era incredibile quanto mi sentissi al sicuro con lui, io che per andare avanti non avevo mai fatto affidamento su nessuno, neanche sui miei genitori o sulle mie amiche, io che mi fidavo solo di me stessa e del mio istinto, io che ero sempre stata cinica e realista, adesso non potevo fare più a meno di quel volto che stava davanti a me, non potevo non fidarmi di lui, non potevo non sorridere al pensiero che stavo vivendo una vera favola che speravo non finisse mai.
 Massi prese la mia mano e la strinse nella sua, facendo in modo che le nostre dita s’intrecciassero. Non pronunciò una sola parola, mi guardò negli occhi per diversi secondi e io guardavo lui.
 Avevo come la sensazione che fossimo finiti all’interno di una bolla di sapone: eravamo protetti da tutto ciò che succedeva all’esterno della bolla ma sembrava bastare così poco per distruggere quell’atmosfera. Così entrambi avevamo capito che era meglio non parlare.
 Più passavano i secondi e più sentivo il mio cuore aumentare i battiti, lo sguardo di Massi era una batteria che alimentava le mie pulsazioni. Più i suoi occhi erano penetranti più io mi sentivo agitata e su di giri.
 Mi scrutava, mi osservava e io facevo lo stesso, imprimendomi nella mente ogni suo tratto e ogni suo sguardo.
 Non riuscii a capire chi di noi due avesse preso l’iniziativa, probabilmente ci eravamo mossi contemporaneamente, ma d’un tratto mi ritrovai le sue labbra sulle mie e non esitai neanche un secondo nell’aprirmi a quel bacio colmo di passione.
 Quel giorno ne erano successe talmente tante che prima di quel momento non avevo realizzato un fatto di vitale importanza: Massi ed io eravamo soli, in una casa deserta, stesi su un letto. Solo un’idiota non si sarebbe resa conto di quello che stava per succedere, di quello che desideravo succedesse. Sì, perché avevo paura di ciò che non conoscevo e il sesso era tra quelle cose, ma sapevo che con Massi sarebbe stato magnifico. Con lui ogni cosa era meravigliosa e stupenda. Non avevo paura di lui, di questo ne ero certa.
 Il bacio si faceva sempre più profondo e le mie mani trovarono la zip della felpa che indossava Massi. La tirai giù e senza interrompere il bacio feci in modo che quella felpa sparisse dalla mia vista. Posai le mani sulla schiena di Massi attirandolo ancora più verso me, ormai lui era praticamente sopra di me e la sua mano stava risalendo lentamente la mia gamba nuda.
 Con calma gli tolsi anche la maglietta a maniche corte che indossava sotto la felpa ma per farlo dovemmo smettere di baciarci per un attimo. Fu proprio in quell’attimo che entrambi ci soffermammo un istante a riflettere su quello che stava per succedere. Lui mi fissò negli occhi, sembrava quasi che mi stesse dicendo di fermarlo adesso se non ero sicura perché altrimenti dopo sarebbe stato troppo tardi. Quello che lessi nei suoi occhi, paura e timore misti a quello che era indubbiamente amore, mi sbloccò. Non avevo paura di lui e Massi non doveva temere che io lo rifiutassi. Gli sorrisi per rassicurarlo e poi lo attirai di nuovo verso di me per baciarlo mentre le mie mani toccavano finalmente la sua schiena nuda. Avevo sognato quel momento per mesi ed era meglio di quanto avessi mai potuto immaginare.
 La carezze di Massi si fecero più decise e consapevoli, arrivarono fin sotto la mia maglietta toccando ogni mia parte più sensibile.
 A quel punto mi lasciai completamente andare, dimenticando dove fossi e qualunque cosa fosse accaduta fino a quel momento. C’eravamo solo io e Massi stretti insieme in quell’abbraccio pieno di passione e desiderio. Niente e nessuno mi avrebbe mai potuto rubare il ricordo della mia prima volta con Massi, sapevo che lo avrei portato dentro al mio cuore per tutta la vita, perché il destino ci aveva spinto ad innamorarci e niente di umano può dividere due persone destinate a stare insieme.
 Qualche ora più tardi aprii gli occhi. Era già mattina, a giudicare dalla luce nella stanza doveva essere mattina inoltrata. Mi guardai un attimo intorno senza muovermi neanche di un millimetro, solo il mio sguardo perlustrava quello che avevo attorno. La stanza era tranquilla ed esattamente come la ricordavo la sera prima, tranne che per alcuni vestiti che potevo scorgere sul pavimento, tra i quali troneggiava la maglietta che di solito usavo come pigiama.
Sorrisi tra me mentre mi rendevo conto di essere abbracciata a qualcuno, qualcuno che conoscevo bene. Questa volta il mio risveglio era stato assolutamente diverso.
 -Sei sveglia?-
 Il mio cuore ebbe un sobbalzo. Quella voce… Come poteva sembrarmi ancora più bella e melodiosa del solito?!
 -Se mia zia entrasse adesso credo che si metterebbe a fare i salti mortali per la gioia-, dissi evitando accuratamente di alzare lo sguardo, mi sentivo stranamente in imbarazzo.
 -Anch’io avrei voglia di fare i salti mortali-, mormorò lui baciandomi la fronte. Poi sollevò il mio mento con due dita e mi costrinse a guardarlo negli occhi. –Sono talmente felice che scalerei l’Everest, altro che salti mortali.-
 Lo guardai negli occhi e risposi: -Anch’io sono felice.-
 Dopo tanto tempo avevo finalmente capito cosa fosse la vera felicità, e non mi stupiva per niente che ci fosse voluto Massi per rendermi davvero la persona più felice esistente sulla faccia della Terra.
 Massi posò un bacio leggero sulle mie labbra e poi sorrise.
 -Comunque sto cominciando a pensare che tua zia abbia qualche genere di potere sovrannaturale.-
 -Come?- chiesi confusa.
 -Ieri sera, quando ci eravamo appena addormentati dopo… be’ dopo, lei e tuo zio sono rincasati. Li ho sentiti perché ancora non ero del tutto addormentato, o almeno non come te che sembravi entrata in coma, hai un sonno davvero pesante.-
 -Mi piace dormire, non mi sembra sia un reato-, dissi acida.
 -Vabbe’, lasciando stare il fatto che quando dormi entri in letargo, tuo zio stava per entrare qui dentro per vedere se stavamo bene, ma tua zia l’ha, anzi, credo l’abbia, perché non li ho visti, trascinato via, dicendo che non doveva disturbarci.-
 -Pensi che lei sapesse quello che avevamo fatto?- chiesi sconvolta.
 -Non lo so. Però lei sembra sempre sapere tutto.-
 In effetti la zia era un tipo che nelle faccende di cuore aveva un certo istinto, ma non ci prendeva quasi mai e poi era impossibile che sapesse cosa…
 -Ragazzi!- esclamò una voce fuori dalla porta. –Non entro perché immagino che non siate presentabili. Volevo solo dirvi che io e lo zio Sandro stiamo andando a trovare Cristi e Valerio in ospedale, se volete venire con noi vestitevi e scendete.-
 -Ehm… Va bene zia, grazie-, dissi sbattendo le palpebre incredula.
 -Di nulla, tesoro.-
 Mi voltai verso Massi e lessi nei suoi occhi la stessa confusione che doveva esserci nei miei.
 Una volta in ospedale trovammo la stanza di Cristina vuota. A sentire le infermiere era andata al nido per vedere Valerio che doveva restare ancora nell’incubatrice.
 Arrivammo davanti al nido e attraverso il vetro potei vedere il mio piccolo cuginetto all’interno di quella culla trasparente. Dormiva tranquillo e il suo visetto dolce, ancora con qualche ruga qua e là, era disteso e rilassato. Sembrava in pace con il mondo, mentre Cristina gli accarezzava una manina con l’indice, infilando la mano nell’apertura circolare dell’incubatrice.
 Daniele stava al fianco di Cristina e le sorrideva felice.
 Poi si accorsero di noi e ci salutarono attraverso il vetro, sorridendo e indicando il piccolo che dormiva.
 Rimasi incantata nel guardare quella scena. Erano così felici, e potevo capire come si sentivano perché anch’io non mi ero mai sentita così felice e piena di speranze per il futuro.
 Il piccolo Valerio aveva tutta una vita davanti e sapevo che Cristina sarebbe stata una madre meravigliosa per lui, almeno quanto sapevo che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Ormai era cambiata, e quel cambiamento mi piaceva, forse anche troppo oltre il lecito.
 -Sandro-, cominciò mia zia. –Andresti al bar a prendermi un caffè non riesco a tenere gli occhi aperti, sono stata tutta la notte a montare il fasciatoio per Valerio.- Fece un enorme sbadiglio.
 -Certo, vado subito, anch’io ne volevo prendere uno-, rispose mio zio con la sua solita voce calma.
 -Aspetti-, disse Massi. –Vengo anch’io. Tu vuoi qualcosa?- mi chiese.
 -No-, risposi sorridendo.
 Lui rispose al sorriso e seguì mio zio.
 Appena si furono allontanati mia zia mi chiese: -Allora, tu e Massi vi siete divertiti ieri?-
 Spalancai gli occhi e mi voltai a guardarla.
 -Ma come…?-
 -Come faccio a saperlo?- cominciò divertita. –Io so sempre tutto, tesoro. Pensi che non sapessi che tu e Massi stavate solo fingendo di essere fidanzati? Se avessi creduto alla vostra recita ne avrei parlato subito con tua madre che lo avrebbe detto a tuo padre, il quale, a sua volta, ti avrebbe ucciso.-
 -Quindi tu sapevi tutto…-, dissi incredula.
 -Sì, e sapevo anche che tra di voi c’era qualcosa di non detto, per questo ho cercato di farvi stare insieme il più possibile. Ho cominciato a notare qualche cambiamento significativo la sera in cui siete tornati dall’Università. Si vedeva che il vostro rapporto stava crescendo. Ieri mattina quando ho visto come Massi ti è stato vicino mentre eravamo in ospedale e come tu non lo respingessi più, ho capito che doveva essere successo qualcosa, perciò ho pensato fosse meglio non disturbarvi almeno fino a questa mattina.-
 Mi sorrise mentre io la fissavo incredula.
 -E’ andato tutto come ho sperato?- chiese curiosa.
 -Be’… Sì. Adesso stiamo insieme, ma non dirlo comunque alla mamma-, la pregai.
 -Perché?-
 -E’ troppo complicato da spiegare ma per il momento non voglio che qualcuno scopra di me e Massi.-
 Lei alzò un sopracciglio dubbiosa, mentre io mi convincevo sempre più che quella fosse la scelta giusta. Nessuno doveva sapere che io e Massi stavamo insieme! Tranne Amy e gli altri, la nostra storia doveva essere ignota a tutti!
 La mattina dopo arrivò il momento di tornare a Lecce.
 Gli zii ci accompagnarono in stazione e per la prima volta da quando ero nata vidi mio zio Sandro rattristato per il fatto che me ne stessi andando, forse si era divertito in quei giorni.
 -Mi raccomando-, cominciò la zia abbracciandomi, -non litigate e cercate di restare uniti. Tu dai sempre ragione a Vale, con le donne si fa così, e tu sopporta tutti i suoi difetti, gli uomini non cambiano solo perché noi cerchiamo in tutti i modi di cambiarli.-
 Massi ed io ci guardammo.
 -Io non voglio cambiarlo, va benissimo così com’è-, dissi fissandolo negli occhi.
 -Ma quanto siete carini!- esclamò la zia abbracciando anche Massi.
 Scoppiai quasi a ridere vedendo Massi così sorpreso per quell’abbraccio mentre mia zia lo prolungava anche troppo. Era cotta di Massi…
 Una volta sul treno trovammo i nostri posti e ci accomodammo pronti per tornare a casa.
 -Ah, non vedo l’ora di arrivare-, sospirò Massi contento. –Finalmente potrò smettere di fingere che Delia sia la mia ragazza e dedicarmi completamente a te.-
 Mi guardò contento ma io lo spiazzai con il mio sguardo severo.
 -Che c’è?- chiese sorpreso.
 -Tu non dovrai lasciare Delia, dovrete ancora fingere di stare insieme-, risposi con sicurezza.
 -Ti senti bene? Forse l’aria del treno è un po’ viziata e ti ha dato alla testa.-
 -Sto benissimo-, dissi seria.
 -E allora perché dovrei fingere ancora di stare con Delia?-
 -Massimiliano Draco. Il tuo nome ti dice niente?-
 Lui mi fissò come se avesse davanti un alieno.
 -Che ho un cognome più corto del nome?- chiese lui dubbioso.
 -No, il tuo nome ci dice che sei Massimiliano Draco il figlio della professoressa Claudia D’Arcangelo. La mia professoressa di scienze.-
 -E quindi? Dov’è il problema?-
 -Certo che a volte sei proprio stupido. Io non posso permettere che tua madre sappia di noi due, sarebbe una tortura. Sono una sua alunna e tu sei suo figlio, non è un binomio accettabile, non per me.-
 -Frena un attimo. Perché non vuoi che mia madre sappia di noi?-
 Possibile che per lui fosse così difficile capire?!
 -Ricordi un paio d’anni fa quando tuo cugino si mise insieme ad una ragazza che era alunna di tua madre?-
 -Sì, lo ricordo. Ma non capisco il nesso.-
 -Probabilmente non lo capisci perché tu la D’Arcangelo ce l’hai come madre e non come insegnante. Durante quel periodo tua madre non faceva altro che fare battutine su quella ragazza e tuo cugino, e poi ogni volta che interrogava quella povera ragazza la distruggeva perché da lei pretendeva il massimo. Figurati cosa succederebbe a me che sto con suo figlio!-
 -Ma con Delia non ha fatto tutte queste storie…-, intervenne lui.
 -Delia non è una sua alunna, io sì. Quindi è inutile che discuti, fino a quando tua madre sarà una mia professoressa, non potrà sapere che stiamo insieme!-
 -Quindi dovremo tenere tutto segreto fino alla maturità?!- chiese lui sconvolto.
 Il treno cominciò a muoversi e gli zii ci stavano salutando dalla banchina mentre io risposi: -Esatto. Già quando credeva che io stessi con Marco aveva cominciato a spettegolare, per fortuna non ha saputo che lui mi ha baciata, altrimenti…-
 -Baciata?!- chiese Massi irritato.
 La stazione era ormai lontana.
 Mi voltai verso Massi e sorrisi: -E’ successo molto tempo fa, ancora non sapevo neanche di essere innamorata di te.-
 -Lo uccido. Quando torniamo a Lecce lo faccio fuori!-
 -Non essere stupido-, dissi divertita. –Non puoi essere geloso perché Marco mi ha baciata. Io allora dovrei far fuori mezza scuola, visto che sei uscito con una marea di ragazze.-
 Lui mi guardò e abbassò lo sguardo.
 -E’ vero che sono uscito con molte ragazze, ma ricordati che io sono innamorato di te-, mormorò con tono dispiaciuto.
 -Lo so-, risposi accarezzandogli la guancia.
 Lui alzò lo sguardo e i nostri occhi s’incontrarono di nuovo. Era incredibile ma il mio cuore reagiva sempre nello stesso modo quando lo sguardo di Massi trovava il mio.
 Il treno correva veloce. Eravamo quasi arrivati a Bologna ma a me sembrava di essere partita solo da pochi minuti.
 -Ah-, disse a un certo punto Massi cominciando a cercare qualcosa nello zaino. –C’è una cosa che voglio fare.-
 -Cosa?-
 Tirò fuori dallo zaino una fotocamera.
 -Quando siamo andati a Cascia Marco ci ha scattato una foto mentre eravamo addormentati. Perciò vorrei fare una foto di noi due da svegli.-
 -Tu... Tu sai della foto?- chiesi sorpresa.
 -Secondo te in un momento come quello io stavo dormendo davvero? Ti eri praticamente spalmata su di me, ho fatto solo finta di dormire per poterti tenere vicina, anche se ancora non sapevo di amarti. E’ stato una specie d’istinto.-
 Lo guardai incredula mentre lui continuava a sorridermi.
 Il treno si fermò per permettere ai passeggeri di salire.
 -Non ho visto la foto scattata da Marco ma penso che te ne abbia data una copia. Conoscendolo è già tanto se non ne ha fatto dei manifesti e non li ha attaccati sui cartelloni di tutta Lecce.-
 Risi divertita.
 -Sì, in effetti a casa ne ho una copia.-
 Lui mi sorrise e io risposi a quel gesto.
 Ci mettemmo accanto e lui stava per scattare, quando…
 -Ma guarda chi si rivede.-
 Alzammo lo sguardo e incontrammo occhi appartenenti ad un viso conosciuto.
 -A quanto vedo alla fine l’amore ha trionfato. E’ sempre così-, disse la vecchietta ridendo.
 Era la stessa signora che durante il viaggio d’andata ci aveva raccontato la sua storia. Si sedette di fronte a noi e ci sorrise.
 -Non sono molto brava con questi affari però se volete posso scattarvela io la foto.-
 Massi ed io ci guardammo, e subito ci aprimmo in un sorriso.
 -Certo-, rispose Massi porgendole la fotocamera. –Deve premere il tasto in alto.-
 -Ho capito.-
 La signora puntò l’obbiettivo verso di noi e ci sorrise ancora.
 Massi mise un braccio intorno alla mia spalla e mi attirò a sé.
 -Pronti?-
 Annuimmo sorridendo.
 La signora scattò la foto contenta di non aver fatto danni e ci restituì la fotocamera.
 -Allora-, cominciò poi tirando fuori lo stesso libro che aveva durante il viaggio d’andata, lo stesso che aveva abbandonato perché molto più interessata a me e a Massi. –Questa volta tocca a voi raccontarmi la vostra storia.-
 La guardai e un sorriso mi spuntò spontaneo sulle labbra.
 Non è che ci fosse molto da raccontare. Quella mia e di Massi non era una storia straordinaria, o una di quelle storie immortali che rimaneva nel cuore della persone per secoli.
 La nostra era una storia strana, piena di malintesi e di verità celate, colma di colpi di scena e di sorprese, ma comunque non era niente di particolare.
 Vale e Massi. Eravamo solo questo. Una ragazza e un ragazzo che, dopo aver sofferto, avevano finalmente imparato cosa fosse l’amore, accogliendolo nei loro cuori e nelle loro vite.
 L’amore aveva bussato alla nostra porta e noi avevamo trovato la chiave per aprirla.








***L'Autrice***
 Prima di tutto è giusto che sappiate che il prossimo capitolo sarà l'Epilogo di questa prima parte, quindi la storia si concluderà con il prossimo aggiornamento (vi prego non uccidetemi...). Chi frequenta il forum, il gruppo su fb o il mio profilo già lo sa ma lo spiego anche qui. Questa storia è formata da quattro parti Il Figlio della Prof, La Ragazza delle Macchinette (POV di Massi), Verso La Maturità (sequel de "Il Figlio Della Prof"), Verso Lei (Sequel de "Il Figlio della Prof" scritto dal POV di Massi).
 "Il Figlio della Prof" si concluderà con il prossimo capitolo, ma non disperate (sempre che la cosa vi faccia disperare... ^^'). Dalla settimana prossima continuerò ad aggiornare La Ragazza Delle Macchinette, e dal 19 Febbraio (giorno infausto in cui compirò 21 anni... xD E anche giorno del compleanno di Vale) comincerò a pubblicare Verso La Maturità. Quindi non vi abbandonerò anche se questa prima parte della storia è quasi giunta alla fine... xD
 
 Tolte queste comunicazioni volevo solo dire... MA QUANTO FREDDO STA FACENDO!?!?!?!? Ho i Pinguini che mi passeggiano sulla tastiera... Prima o poi mi troveranno morta congelata in qualche vicolo... xD
 Scusate lo sclero ma aspettare l'autobus per 30 minuti con questo gelo potrebbe sul serio portarmi alla morte... xD

 Comunque vi ricordo che potete trovare molto altro riguardo "Il Figlio Della Prof" in questi siti:

 Forum

Create your own banner at mybannermaker.com!


 Gruppo su Facebook




 Pagina su Facebook (in cui pubblico spoiler sui capitoli successivi e anche mie sciocche "pillole di saggezza")




 Profilo au Facebook (Scarcy Novanta)





  Un Grazie enorme a tutte le persone che stanno seguendo questa storia! Non potete immaginare quanto bene vi voglio!
 Un bacio!

   
 
Leggi le 40 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Scarcy90