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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    16/12/2010    1 recensioni
[AsgaardMizarSydCentric]
“Allora smetto di piangere, se mi vede… Poi si sente triste…” borbottò il piccolo, stringendosi al massiccio corpo della nonnina: “E ora, andiamo a dormire.” decretò lei, portandolo presso il lettino sfatto; lo depose con cura sul materasso e lo coprì con la pesante coperta, “Buonanotte, bambino mio.” disse lei, dandogli un bacio sulla fronte, “E ricorda sempre, tuo fratello ti guarda da lassù, non sarai mai solo.”.
Flashfic di 520 parole (suvvia, ho leggermente sforato xD) incentrata su Mizar Syd e sulla sua infanzia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Syd / Mizar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SYD
 

“Piccolo mio, perché sei ancora sveglio a quest’ora?”

La voce materna della vecchia nutrice fece sobbalzare il bimbo che, avvolto nella sua tunichetta da camera, fissava con aria triste e cupa fuori dalla finestra; al di là del vetro, la neve cadeva fitta fitta su Asgaard, uno spettacolo normale, quasi quotidiano.
Ma il piccolo spettatore la sentiva diversa dal solito, non era come tutte le altre…

Il buio, quella notte, era differente dal solito, sentiva che lo stava osservando.

E la neve cadeva per lui, ne era certo.
Altrimenti, come mai aveva cominciato a nevicare nel momento in cui aveva tirato fuori il suo fido pugnaletto, pugnaletto da cui non si separava mai?

“Nonnina,” bisbigliò il bambino, voltandosi verso di lei, alla luce della lanterna, i suoi capelli scuri risaltavano maggiormente attorno al viso paffuto e pallido: “Mamma mi ha detto che ho un fratello, è vero?” sussurrò il piccolo, seduto sul freddo pavimento di marmo, in mano teneva la piccola arma.

Aveva le lacrime agli occhi.

La donna sospirò, asciugandosi i palmi sul grembiale che indossava sopra i pesanti abiti di lana: “Si, piccolo mio…” sussurrò, prendendo il figlioccio in braccio e portandoselo sulle ginocchia, “Sono stata io a prendere entrambi in braccio quando siete nati, eravate così piccoli e teneri…” mormorò, accarezzando i capelli lunghi e ribelli del bimbo.

Syd si divincolò dalla sua stretta, agitandosi e singhiozzando: “Allora perché non è qui?” piagnucolò, cercando di liberarsi dall’abbraccio della donna; ruzzolò a terra per qualche metro e si rialzò di scatto, “Perché mio fratello non è qui?” chiese, dritto come un fuso al centro della stanza, le sue lacrime splendevano cupamente.

Le sue spalle sottili tremavano inconsultamente per i singhiozzi: “Dimmelo, perché? Mamma dice che non c’è più…” mormorò con un filo di voce. La nutrice non sapeva cosa rispondergli, e poi, come avrebbe potuto dirgli la verità? Doveva davvero dirgli che suo fratello era probabilmente morto assiderato poche ore dopo la sua nascita?

“No,” si disse lei, con dolore e rammarico, “Non si merita tutto questo, non si merita di soffrire per quello che gli altri adulti hanno deciso per lui e per il suo fratellino…” rifletté tra sé e sé.

Era crudele, ma doveva farlo…

Ella si asciugò di soppiatto gli occhi, sorridendogli affettuosamente: “Il tuo fratellino ti vede da lassù.” E così dicendo, lo prese in braccio e lo portò alla finestra; aveva smesso anche di nevicare e qualche rara stella, assieme alla Luna, faceva capolino oltre le nuvole.

Con i grandi occhioni scuri sgranati, il piccolo Syd si aggrappò al collo della vecchia nutrice e osservò rapito lo spettacolo delle stelle: “è davvero lassù?” chiese con il labbro che gli tremava per la commozione.

La donna annuì.

“Allora smetto di piangere, se mi vede… Poi si sente triste…” borbottò il piccolo, stringendosi al massiccio corpo della nonnina: “E ora, andiamo a dormire.” decretò lei, portandolo presso il lettino sfatto; lo depose con cura sul materasso e lo coprì con la pesante coperta, “Buonanotte, bambino mio.” disse lei, dandogli un bacio sulla fronte, “E ricorda sempre, tuo fratello ti guarda da lassù, non sarai mai solo.”.

   
 
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