Storie originali > Giallo
Ricorda la storia  |      
Autore: suinogiallo    17/12/2010    3 recensioni
La routine mattutina del professor Homes quella mattina venne disturbata dalla visita di una giovane donna dall'aspetto molto ben curato e ben vestita.
Io ero intento, come mio solito, a leggere e ritagliare gli articoli che il professore aveva segnato in rosso aggiungendone, di tanto in tanto, qualcuno che a mio giudizio, poteva essere interessante quando madame Hics, la governante, entrò nella mia stanza informandomi che c'era una donna che voleva vedere il professore.

Una nuova storia dedicata al professore Homes e al suo allievo R.A.
Questa volta dovranno svelare il mistero di alcune lettere scomparse...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dal taccuino di R.A.
Il caso delle lettere scomparse

by: suinogiallo   

    La routine mattutina del professor Homes quella mattina venne disturbata dalla visita di una giovane donna dall'aspetto molto ben curato e ben vestita.
Io ero intento, come mio solito, a leggere e ritagliare gli articoli che il professore aveva segnato in rosso aggiungendone, di tanto in tanto, qualcuno che a mio giudizio, poteva essere interessante quando madame Hics, la governante, entrò nella mia stanza informandomi che c'era una donna che voleva vedere il professore.
Sorpreso da quella visita così mattiniera rimasi per qualche secondo indeciso sul da farsi.
Il professore era solito rimanere a letto sino all'ora di pranzo e, tranne rarissime eccezioni, negli anni che abitai con lui come apprendista detective non lo vidi mai contraddire questa sua regola ferrea.
E quella mattina fu una di quelle occasioni.
Come vi ho detto, rimasi per qualche secondo indeciso se ricevere io la misteriosa donna o se dire a madame Hics di farla accomodare nello studio mentre io andavo a chiamare il professore, e alla fine decisi che avrei accolto io la nostra ospite.
Indossata rapidamente una giacca da camera sulla camicia che portavo uscii dalla stanza scendendo poi le scale che portavano all'ingresso cercando, nel contempo, di darmi un'aria professionale ed esperta.
In fondo, mi dissi, ero l'allievo del grande professor Homes e non potevo di certo apparire come un banale ragazzotto alle prime armi.
- Buongiorno! - esordii giungendo nell'ingresso e vedendo la nostra ospite, di spalle, intenta ad ammirare una crosta appesa ad una parete.
Il professore aveva una cultura davvero smisurata nel campo dell'arte ma aveva un'altrettanto smisurato cattivo gusto nel scegliere le opere da appendere o esporre in casa e la crosta che la donna stava guardando ne era un fulgido esempio.
Il dipinto, infatti, rappresentava la figura stilizzata di una persona su di un pontile, o un ponte, che con le mani intorno alla testa urlava. L'artista, un pittore norvegese, glielo aveva venduto in quei giorni e nonostante i miei tentativi di farglielo appendere in un posto meno in vista, come la cantina, era finito a far bella mostra di se proprio nell'ingresso dove chiunque fosse entrato l'avrebbe visto senza ombra di dubbio.
- Buongiorno! - la donna ricambiò il saluto voltandosi - Immagino voi non siate il professor Homes! -
Tranne Clarisse non avevo mai visto una donna così bella. Ma come potete immaginare, nel caso di Clarisse ero di parte dato che ne ero innamorato.
Non poteva avere più di diciannove, massimo ventidue anni, il volto diafano e perfettamente ovale, le labbra leggermente socchiuse a mostrare una fila di denti bianchissimi.
Portava i capelli, lunghi e neri, legati in una treccia che le scendeva su una spalla andando poi a posarsi delicatamente su di un seno. Per un attimo ebbi quasi l'impressione di averla già vista ma li, sul momento, non mi sovvenne dove potevo averla già incontrata.
A giudicare dal suo vestito e dai suoi modi sembrava una aristocratica e quindi potevo averla incontrata in occasione di qualche evento al quale avevo preso parte, mio malgrado, anni prima, ma sinceramente, mi dissi, se avessi mai incontrato una così bella ragazza me ne sarei ricordato.
- Sono il suo assistente! - le dissi - Il professore è, al momento, occupato! -
- Lo so, non sarei dovuta venire senza avvisare prima! - si scusò abbassando leggermente lo sguardo - Ma si tratta di una cosa della massima urgenza, di vita o di morte -
Aveva proferito queste ultime parole con un tale tono cupo che mi sentii orripilare i peli delle braccia. Cosa poteva mai preoccupare una così giovane e bella donna da costringerla a precipitarsi a quell'ora di mattina nella casa di un investigatore privato?
Fu allora che notai le occhiaie e il tremore delle mani. La poverina doveva essere sull'orlo di un collasso nervoso e senza pensarci due volte la invitai ad accomodarsi nello studio del professore e a sedersi su una delle poltrone.
Subito dopo mi premurai di chiedere a madame Hics di portarle qualcosa di caldo da bere o, in alternativa, se lo preferiva, un cordiale o del cognac.
Anche se era ancora molto presto, e in quella casa le dieci di mattina erano praticamente come le cinque, qualcosa di alcolico poteva fare miracoli per risolvere una crisi di nervi.
E mentre la nostra governante si premurava di accudire la nostra ospite io raggiunsi la camera da letto del professore.

    - Buongiorno, signora? - esordì il professor Homes con un tono alquanto irritato entrando nel suo studio.
Su mia incitazione si era alzato da letto e, dopo aver indossato anche lui una giacca da camera, era sceso nello studio.
- Buongiorno professore! - si alzò sentendo la voce - Mi scusi, non mi sono presentata al suo assistente! - poi gli porse la mano destra che il professore, anche se visibilmente contrariato, si chinò a sfiorare con le labbra - Sono la signorina Emily Doyle. La ringrazio per avermi ricevuta senza preavviso! -
Sul tavolinetto giapponese accanto al divano c'era una tazza di tè semivuota e dal piattino di biscotti che madame Hics accompagnava al tè ne mancavano quattro. Per una qualche sua strana mania ne metteva sul piattino sempre dodici per cui era stato facile capire quanti ne avesse mangiati.
- Mah! - disse dirigendosi poi dietro la sua scrivania - Il mio assistente mi ha incuriosito con la sua descrizione - il tono che usò per dire la parola assistente mi fece capire che forse avevo esagerato nel definirmi così - ma mi dica, cos'è che l'ha spinta a venire fin qui dalla capitale affrontando il viaggio di notte senza neanche aver cenato? -
- Come ha fatto a capire che vengo da Autore? - lo guardò sorpresa - E che non ho cenato? -
- Il vestito che indossa è un capo molto esclusivo! - iniziò a spiegare - Ed è in vendita solo nelle boutique della capitale, le sue occhiaie mi hanno fatto capire che non ha dormito questa notte e il vestito stropicciato indica che lo ha tenuto indosso per molte ore in un ambiente non molto comodo, quale può essere una cabina del treno notturno che parte da Autore alle venti e trenta. Ha mangiato ben quattro biscotti di madame Hics, notoriamente immangiabili, e solo chi è digiuna dalla sera prima, dopo aver assaggiato il primo, ha il coraggio di mangiarne altri tre -
- Lei è davvero il genio che mi è stato detto! - lo guardò ammirata - E questo mi ridà la speranza di poter ritrovare ciò che ho perso! -
La giovane donna, Emily, si era nuovamente seduta ed il suo volto aveva ripreso leggermente colore. Io, invece, ero leggermente sbiancato e, facendo finta di nulla mi ero spostato verso la finestra fingendo di guardare per strada. In realtà cercavo di dare le spalle il più possibile alla ragazza per fare in modo che non potesse guardarmi in viso.
Se prima non mi aveva riconosciuto era perché, probabilmente, era stanca e provata, ma adesso, dopo che si era rifocillata e la tensione nervosa era calata c'erano molte probabilità che riconoscesse colui che le nostre due famiglie le avevano promesso come sposo.

    Comprendo che al lettore interessino di più le gesta e la brillante mente deduttiva del mio mentore e che del suo umile biografo, ovvero di me, non interessi poi molto ma mi trovo costretto, mio malgrado, a dover almeno superficialmente dire qualcosa della mia umile persona.
Sin da piccolo ero stato affascinato dai racconti del dottor Watson e, in particolar modo, della biografia di Sherlock Holmes, collega anglosassone del professore, e mi ero cimentato in alcune indagini che non avevano avuto degli esiti molto brillanti. Per questo, nel tentativo comunque di assecondare queste mie velleità, i miei genitori e mia sorella gemella avevano pensato di inviarmi dal professor Homes quale suo allievo nella speranza che decidessi infine di mettere la testa a posto e di prendere quel posto nella società che per rango e diritto di nascita avrei dovuto occupare e per il quale mi sarei dovuto, un giorno, preparare.
In tutto questo, però, c'era stato quel piccolo particolare che, sinceramente, avevo dimenticato, ovvero il mio fidanzamento con una delle giovani figlie della famiglia Doyle, una delle famiglie, insieme alla mia, più antica del continente.
Ovviamente io non avevo avuto quasi nessun ruolo in tutto questo. Era stato mio nonno a decidere tutto ed io mi ero solo limitato a guardare un ritratto della fanciulla che mi era stata destinata e a dire di si. E tutto questo nonostante le vibrate proteste di mia sorella che vedeva in quella cosa un retaggio arcaico e decisamente anacronistico.
E, come vi ho detto, complice anche Clarisse, passati alcuni anni mi ero dimenticato di quel particolare, salvo ricordarmelo improvvisamente sentendo il nome della donna che era venuta a chiedere il nostro aiuto.

    - Si tratta di alcune lettere! - iniziò a dire Emily - Corrispondenza privata tra me ed una persona a me cara! Non le posso dire chi è questa persona ma le basti sapere che se queste lettere giungessero nelle mani sbagliate ci sarebbe uno scandalo molto grave! -
- E cosa le fa pensare che le abbia perse e che, invece, non le siano state rubate? - le domandò il professore visibilmente annoiato.
Anche se non disdegnava occuparsi di casi all'apparenza banali, come un gattino scomparso ad esempio, non amava perdere il suo tempo cercando prove di un adulterio o recuperando regali finiti nelle mani sbagliate.
Se un caso non richiedeva almeno un minimo di analisi logica o di deduzione potevano occuparsene tranquillamente gli investigatori privati che preferivano starsene ore sotto un albero per pizzicare una coppia clandestina o scarpinare tutto il giorno.
- Erano nella mia stanza, nella villa di famiglia nella capitale - iniziò a dirgli - e tranne i miei genitori e la mia tata nessuno può entrarvi! - poi aggiunse che sia i suoi genitori che la sua tata erano a conoscenza di queste lettere e che quindi non potevano averle prese loro e che, comunque, non mancava nient'altro. Ne gioielli ne altro e quindi che un ladro era fuori discussione.
- Qualcuno mandato dall'altra persona? - ipotizzò poi il professore - Mi ha detto che se queste lettere fossero rese pubbliche ci sarebbe uno scandalo -
- Pensa ad un ricatto? - lo guardò sgranando gli occhi - Oh no! Non lo farebbe mai! Voi non la conoscete, è una ragazza così a modo! E poi lo scandalo coinvolgerebbe anche lei e suo fratello, e loro sono molto più in vista di me e della mia famiglia! -
- Più in vista della famiglia Doyle? - mormorò il professore gettando uno sguardo verso di me che, intanto, stavo continuando a guardare per strada. Non avevo mai notato quanta gente transitasse per Stradford Avenue a quell'ora di mattina - Non credo ci siano molte famiglie che possano vantarsi di questo! -
- Ha provato a cercare queste lettere per casa? - cambiò discorso poi il professore.
- Si, abbiamo messo a soqquadro la mia stanza, quelle della servitù, tutta la villa, ma non abbiamo trovato nulla! - rispose - Ci deve aiutare professore, quelle lettere devono tornare in mio possesso! -
- Ha avvisato questa ragazza della scomparsa? - le chiese infine il professor Homes calcando la parola  ragazza più per far intendere alla nostra giovane ospite che probabilmente aveva capito di chi si trattava che per altro.
In molti ambienti l'omosessualità non era ben vista e, per alcuni era addirittura una malattia dalla quale si doveva cercare di far guarire il malcapitato che ne fosse colpito. Per il professore si trattava, invece, di una cosa del tutto indifferente.
- No! - rispose prontamente - Anche se probabilmente prima o poi dovrò farlo se queste lettere non ricompaiono! - poi, abbassando un po' la voce - Sa, io e il fratello di questa ragazza dovremmo sposarci, siamo promessi, e se questa nostra piccola relazione venisse fuori sarebbe un vero disastro! Non nego che ho paura che possa avere ripercussioni sull'intero continente e sulla stessa famiglia reale! -
Se non caddi a terra svenuto fu solo per un miracolo.
La mia promessa sposa aveva una relazione con mia sorella gemella!

    - E' andata via! - mi disse il professore rientrando nel suo studio dopo che aveva accompagnato alla porta Emily promettendole che il giorno dopo sarebbe partito per la capitale.
Alla fine aveva deciso di accettare il caso ed aveva suggerito alla ragazza di tornare a casa e di aspettare almeno il suo arrivo prima di dire all'altra ragazza che le loro lettere erano scomparse.
- Del brandy? - si avvicinò alla vetrinetta dei liquori prendendo una bottiglia e due bicchieri a uovo tronco - Credo che farebbe bene ai tuoi nervi scossi! - poi ne versò due dosi abbondanti porgendomi uno dei bicchieri.
- Ha capito di chi si tratta? - gli domandai tenendo in mano il bicchiere per alcuni secondi prima di ingollarne il contenuto in un sol sorso.
- Di tua sorella, Roberta Autore! - mi guardò in tralice - E su di una cosa ha ragione, se quelle lettere dovessero finire in mani sbagliate, tipo quelle di una certa stampa scandalistica, le ripercussioni potrebbero essere davvero notevoli! - poi prese un sorso di brandy lasciandoselo qualche secondo in bocca per gustarne il sapore e permettere ai vapori del liquore di raggiungergli anche il naso - Non che mi importi molto di queste cose, per me non cambierebbe poi molto, ma se questa cosa diventasse di dominio pubblico verrebbe fuori anche la questione della promessa di matrimonio e dubito che una certa ragazza di nostra conoscenza la prenderebbe bene! -
- Clarisse! - quasi urlai - Dobbiamo trovare quelle lettere! Professore, a questo punto è davvero una questione di vita o di morte! - e così dicendo mi precipitai fuori dallo studio venendo, però, fermato sulla porta dalla voce del professore.
- Partiremo domani, come stabilito, quindi è inutile precipitarsi adesso alla stazione - mi disse - e prima credo che tu debba parlare con Clarisse e chiarire qualche cosa! -
Il professore non aveva mai dato alcun segno di interesse nella mia relazione con la figlia dello sceriffo e quel suo consiglio, ordine, mi colse di sorpresa.
Per questo rimasi fermo sulla porta per parecchi minuti mentre il professore finiva di bere il suo brandy e solo quando mi chiese di spostarmi per lasciarlo passare mi riscossi da quel momento di assenza.
- Penso che lei abbia ragione! - mormorai infine gettando uno sguardo all'orologio a pendola. Clarisse stava per uscire da scuola e se volevo incontrarla e parlarle da solo quello era il solo momento buono.

    Il treno diretto Doyle-Autore in realtà faceva almeno una mezza dozzina di fermate prima di arrivare a destinazione e, partiti dalla cittadina alle otto di mattina, giungemmo nella capitale otto ore dopo, alle sedici.
Quella era la prima volta che tornavo nella capitale da quando, due anni prima, ero partito con una valigia piena di libri del dottor Watson e un solo cambio d'abiti e il mio umore era decisamente diverso di quando avevo fatto il viaggio inverso.
Clarisse mi era stata ad ascoltare in silenzio mentre le spiegavo tutta la situazione e, come era comprensibile, non mi credette quando le dissi che mi ero completamente dimenticato di quella promessa di matrimonio. Neanche io avrei creduto ad una cosa del genere e quindi non gliene feci una colpa.
Mi disse che, però, mi credeva quando le dissi che l'amavo ma, aggiunse, a quel punto aveva bisogno di tempo per riflettere su quella situazione e capire.
Quando ci separammo aveva gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime ed io affrontai il viaggio di ritorno fino a casa del professore con il cuore gonfio e la sicurezza che l'avevo ormai persa.
La stazione di Autore non era cambiata molto in quei due anni anche se, notai, c'erano alcuni cantieri aperti per far spazio a nuovi binari e, soprattutto alle linee elettriche. Erano di quegli anni le prime locomotive elettriche e sui giornali si faceva un gran parlare del progetto di rendere l'intera rete ferroviaria di Autore completamente elettrica. In un'altra occasione sarei stato ben felice di fermarmi a guardare i lavori e parlare con il professore di questa grande innovazione ma in quel momento avevo ben altro a cui pensare.
E la vista di un chioschetto con in bella mostra la prima pagina di un noto giornale scandalistico mi fece passare ancor di più la voglia di perdere tempo.
Se quelle lettere fossero giunte nelle mani dei giornalisti che pubblicavano su quel giornale ci sarebbe stato lo scandalo più grande da quando il mio bisnonno sposò sua sorella gemella.
- Direi che a questo punto le nostre strade si dividano qui! - mi disse all'improvviso il professor Homes fermandosi davanti ad un cartello indicatore.
Lo guardai sorpreso.
- Non sarebbe saggio, in questa prima fase dell'indagine creare scompiglio! - aggiunse poi - Se la signorina Doyle non l'ha riconosciuta ieri non è detto che non lo faccia oggi, o che lo facciano i suoi genitori! - poi facendo un cenno ad una carrozza che stava transitando per la strada - e sarà più facile che si aprano di fronte ad uno sconosciuto che alla persona che vorrebbero, più di tutto, tenere all'oscuro di tutto! -
- Penso che abbia ragione! - mormorai annuendo di fronte alla logica del professore.
Oltre a questo, devo anche aggiungere, che io stesso mi sarei sentito in imbarazzo. Se non altro perché avrei dovuto ammettere che di Emily e di tutta la storia della promessa di memoria mi ero bellamente dimenticato.
- Cosa vuole che faccia? - gli domandai poi mentre la carrozza si fermava di fonte a noi.
- Vada a casa! - mi suggerì - E chieda a sua sorella se sa qualcosa di queste lettere, se ha ricevuto strani messaggi, se le è stata chiesta una qualche somma! -
- Non possiamo escludere che le lettere siano state rubate e chi lo ha fatto potrebbe cercare di monetizzarle in fretta! - disse infine salendo sulla carrozza dandomi appuntamento per quella sera a cena nel ristorante dell'albergo dove avevamo prenotato.
- D'accordo! - annuii. Non che quella cosa mi facesse sentire meno in imbarazzo. Domandare a mia sorella cosa sapeva delle lettere che testimoniavano la sua relazione illecita con la fidanzata del fratello.
Ma almeno lei era mia sorella. La conoscevo da quando eravamo nati e non ci eravamo mai fatti molti problemi a dirci anche le cose più intime.
Nonostante questo, vedendo la carrozza con a bordo il professore allontanarsi rapidamente lungo la strada, avrei dato qualsiasi cifra affinché il professore fosse con me in quel momento.

    La villa dei Doyle sorgeva al centro della città.
Una maestosa costruzione di inizio secolo circondata da un giardino all'italiana dove le fontane ed i giochi d'acqua la facevano da padrona.
Accompagnato da un maggiordomo dall'aspetto severo e inflessibile il professore percorse la distanza che separava il cancello di ingresso dalla villa guardandosi intorno curioso e avido di notizie.
Chiese al maggiordomo dettagli su ogni cosa che vedeva. Se le fontane erano in funzione tutti i giorni e se anche di notte, ogni quanto le siepi venivano potate, se c'erano altri ingressi oltre quello da cui era passato per accedere al giardino, se la famiglia Doyle aveva un giardiniere fisso che si occupava della manutenzione o se si affidava a gente di fuori.
Alla fine il maggiordomo lo lasciò alla porta di ingresso, consegnandolo ad una donna di mezza età che si presentò come la tata della signorina Emily. Allontanandosi sbuffò sonoramente commentando sulla provincialità di certe persone.
- Grazie per essere venuto subito detective! - lo accolse la donna - Sono Margaret Mitchel, la tata della signorina Emily! - poi gli fece cenno di accomodarsi nella villa mentre un solerte cameriere correva verso di loro per prendere il soprabito del professore.
- Il giardino è molto grande! - osservò - C'è un sistema di sorveglianza? -
- Ci sono due agenti della polizia che girano intorno alla proprietà notte e giorno! - gli rispose senza scomporsi più di tanto - E le mura sono alte abbastanza! - poi fece un cenno ad una cameriera che, probabilmente già avvertuita in precedenza, avanzò con un carrellino con sopra del tè - La notte, poi, tutte le finestre vengono chiuse e controllate e se ce ne fosse una rotta o forzata ce ne saremmo accorti! -
- Grazie! - accettò poi la tazza di tè che la cameriera aveva provveduto a riempire - Quindi voi pensate che le lettere siano semplicemente andate smarrite? -
- Si! - rispose subito - Ma la signorina Emily era così sconvolta che ho accettato di buon grado che si rivolgesse a lei. Per tranquillizzarla. -
- Se un detective come lei, molto conosciuto, le dirà che non sono state rubate, anzi, che magari riesca anche a ritrovarle, si tranquillizzerà! - concluse facendo un cenno alla cameriera che, rapida si accomiatò lasciando il carrellino con il tè vicino al professore.
- Se non sono state rubate le troverò sicuramente! - sorrise guardando la donna - Lo stesso se sono state rubate! - poi finì di bere il suo tè e guardandosi intorno - La signorina Doyle e i suoi genitori sono in casa? -
- In questo momento sono alla boutique Lesterfield a scegliere i vestiti per un ricevimento dal monarca! - rispose - Saranno di ritorno sicuramente per la cena! -
- Capisco! - mormorò tirando fuori dal taschino del gilet un orologio da panciotto - Se vuole essere così cortese da mandare qualcuno ad avvisarli che sono qui! -
Il professor Homes non amava perdere tempo, ed ancora di più non tollerava che qualcuno gliene facesse perdere per cose futili come dei vestiti.
La donna, presa alla sprovvista, sulle prime arricciò le labbra come per dare una risposta degna di questo nome a quell'insolente, poi decise che forse conveniva assecondarlo e, voltatasi di scatto ordinò perentoriamente alla stessa cameriera del tè di chiamare una carrozza e di andare ad avvisare i signori che il loro ospite era arrivato.
Devo dire che quando il professore mi raccontò questo episodio quella sera a cena, per la sua biografia beninteso, non riuscii a trattenere una risata.
Pur appartenendo ad una famiglia alquanto importante di Autore non avevo mai sopportato tutta la pomposità e l'altezzosità di alcune persone che, convinte di poter guardare le persone dall'alto della loro posizione, si beavano delle umiliazioni che riuscivano ad infliggere alle persone.
Oltre a questo particolare, il professore, mi disse di annotare sul mio taccuino anche alcune sue osservazioni che, io sul principio trovai quasi inutili.
Il fatto che la famiglia Doyle non avesse un giardiniere fisso ma che si affidasse ad una ditta esterna specializzata in giardini, ad esempio, o che la tata, la signora Mitchel, avesse un certo potere nella villa dei Doyle arrivando persino a comandare il maggiordomo.
Sinceramente trovai quasi ininfluenti per la nostra indagine questi particolari. Soprattutto per quanto riguardava il potere che la tata aveva nei confronti del resto della servitù.
La tata che aveva accudito me e mia sorella, e per la quale noi eravamo ancora i suoi frugoletti, aveva un posto di assoluto privilegio nella nostra casa.
Sul fatto del giardiniere, poi, erano in molti ad affidare questi lavori a ditte esterne ormai.
Infatti, nonostante le apparenze, molte delle famiglie di un certo rango pur mostrando un tenore di vita elevato non aveva molti soldi da spendere e preferiva non avere più personale di quanto strettamente necessario.
Così come non capii il suo accenno al fatto che il tè che gli era stato servito era un tè dozzinale e, per di più, preparato anche male.
Comunque, pur facendo presente queste cose al professore e mettendo delle note  personali a queste sue osservazioni, le scrissi sul mio taccuino chiedendo poi al professore di andare avanti con il suo racconto.

    Dopo che la signora Mitchel aveva dato ordine ad una cameriera di andare a chiamare i signori Doyle il professore le domandò se poteva uscire nel giardino.
- Certamente! - accettò - Dirò al maggiordomo, il signor Wilson di accompagnarla! - poi, abbassando il tono della voce - La servitù non sa nulla delle lettere! Ufficialmente lei è qui per ritrovare un prezioso monile della signorina che è andato smarrito! Un braccialetto! E questo è quanto devono sapere! -
- Comprendo! - annuì - La signorina ci ha detto che solo lei e i suoi genitori sono a conoscenza di queste lettere! -
- E' così! - fece un cenno con la testa - Ed è importante che solo noi continuiamo a rimanere a conoscenza di questa cosa! - poi, quasi strabuzzando gli occhi - Chi altro ne è a conoscenza? Oltre lei, chi altro è a conoscenza di questa cosa? -
- Il mio assistente naturalmente! - sorrise - Era con me quando la signorina ci ha esposto il problema! - poi, vedendo la signora Mitchel assumere un colorito quasi porpora - Non si preoccupi, non ha alcun interesse a che questa storia esca fuori! Anzi, oserei quasi dire che ha a cuore questa situazione quanto, se non di più, di voi! -
L'arrivo del maggiordomo, la stessa persona che aveva accolto il professore al cancello, mise fine a quella conversazione e al racconto del professore che concluse dicendomi solo che il giardino era davvero delizioso.
Del suo colloquio con i genitori di Emily, invece, non mi raccontò nulla.
Era stata una chiacchierata del tutto inutile oltre che tremendamente breve.
Rientrarono un'ora dopo ed ormai era troppo tardi per fare delle domande utili alle indagini ed il professore aveva deciso di rimandare il tutto alla mattina dopo quando avrebbe anche visto le stanze della ragazza ed avrebbe interrogato la servitù.
Ed attaccando l'ennesimo gamberone mi domandò come era stato, invece, il mio incontro con mia sorella.

    Non sto a tediarvi su cosa provai quando superai il cancello della villa sulla scogliera dove, fino a due anni prima, avevo abitato con mia sorella.
Mi era mancata. Sia la villa sia, di più, mia sorella e quindi non riuscii ad emozionarmi quando vidi la nostra vecchia tata, un donnone di centoventi chili, venirmi incontro a metà strada tra la villa e l'ingresso.
Non mi apparve molto sorpresa quando le parlai del motivo della mia visita, anzi, più che la sorpresa quella che vidi fare capolino sul suo volto fu la delusione.
In quei due anni non ero mai tornato a casa, neanche per le vacanze, e l'essere tornato per quel motivo le apparve quasi un affronto.
- Tu sei a conoscenza di queste lettere? - le domandai mentre ci dirigevamo verso la villa. Avevo tirato fuori il mio taccuino e mi stavo preparando per prendere appunti.
- Certo! - mi rispose - Lo scambio epistolare tra la signorina Roberta e la signorina Emily è iniziato poco dopo la sua partenza ed io e la signora Mitchel, la tata della signorina Emily, siamo state le portalettere delle nostre due ragazze! -
- Ed i nostri genitori ne sono a conoscenza? - le domandai poi guardandomi intorno mano a mano che avanzavamo verso la villa. Inconsciamente cercavo qualche segno di cambiamento nel giardino. Mia sorella ed io non abbiamo mai avuto dei gusti molto simili in tema di giardinaggio.
Io preferivo un parco più simile ad una foresta, con alberi dove giocare a nascondino e costruire case sull'albero, Roberta, invece, amava i giardini più curati, con fiori, aiuole, giochi d'acqua e ruscelletti.
Ed i nostri genitori ci avevano accontentato entrambi. Metà giardino sembrava la foresta nera, l'altra metà era un perfetto giardino curato e sistemato fin nei piccoli particolari.
Ero convinto che Roberta avrebbe modificato anche la mia parte di giardino rendendola simile alla sua e rimasi sorpreso dal vedere che, invece, non l'aveva toccato per niente.
- Assolutamente no! - mi rispose la tata - La signorina mi ha sempre chiesto il massimo riserbo, credo per evitare problemi a lei e al suo fidanzamento! - poi mi guardò di sbieco - Anche se a me risulta che lei si sia dimenticato molto in fretta di questo piccolo particolare! -
- Come fai a saperlo? - toccò a me guardarla con uno sguardo sorpreso.
- Non penserà che io non mi preoccupi per il mio frugoletto! - sorrise - O che sua sorella non sia stata in pensiero per lei convincendomi che di tanto in tanto era buona cosa vedere come se la cavava! -
- Mi avete fatto spiare? - domandai incredulo.
- Certo che no! - mi rispose - Non avremmo mai affidato una cosa così importante a qualcuno! L'abbiamo spiata noi! Almeno fin quando il professor Homes non si è accorto di noi e ci ha chiesto di smetterla, promettendoci che ci avrebbe tenuto informate lui! -
- Io non mi sono accorto di nulla! - chinai la testa quasi in segno di sconfitta.
Per un detective non accorgersi di essere seguito e spiato è davvero una gran magra figura. Soprattutto se a seguirlo sono sua sorella gemella e un donnone di oltre centoventi chili, due persone che per vari motivi non passano di certo inosservate.
Rimuginando su queste cose la seguii fin dentro la villa e poi, sentendo una nostalgia che mi saliva dallo stomaco fin nella gola, lungo le scale che portavano al piano in cui si trovavano le camere mie e di mia sorella.
- Credo che abbiate molte cose da dirvi! - si congedò improvvisamente la tata fermandosi - Si ferma per cena? -
- Ho appuntamento con il professore più tardi, per cena - le risposi - ma quando questa storia sarà finita sarò ben felice di tornare ad assaggiare i tuoi manicaretti - e, mentre lei si dirigeva verso le scale, io mi voltai e, timidamente entrai nella stanza di mia sorella.

    - Fermati qui! - mi interruppe il professor Homes - E rispondi solo a questa mia domanda! -
- Mi dica! - mormorai.
- Sua sorella le è sembrata preoccupata della scomparsa di queste lettere? - mi domandò.
- Ecco, questo è un punto sul quale volevo discutere con lei! - gli risposi - In effetti, no! -
Roberta mi aveva accolto abbracciandomi e gettandomi poi sul letto, come facevamo da bambini, iniziando poi a tempestarmi di domande.
Quanti ladri ed assassini avevo fatto arrestare, se avevo mai dovuto usare una pistola, come avevo conosciuto Clarisse e via discorrendo non dandomi mai l'opportunità di chiederle delle lettere.
Ero convinto di trovare una Roberta preoccupata, in ansia, anche spaventata. Se quelle lettere erano finite nelle mani sbagliate sarebbe potuto scoppiare una scandalo dalle proporzioni inimmaginabili.
E lei se ne sarebbe trovata al centro.
Certo, ero sicuro che i nostri genitori non l'avrebbero di certo ripudiata per quella cosa o, ancor peggio, costretta ad andarsene dal continente. Erano di vedute abbastanza ampie, ma lo stesso non si poteva di certo dire per il popolo.
Ed invece, eccola li, sorridente come sempre e, soprattutto, tranquilla.
Raccontai tutto questo al professore mentre la cena volgeva rapidamente alla sua fine naturale. Al contrario di lui io non avevo quasi toccato cibo e quando venne il cameriere a ritirare i piatti per portare il cognac dovetti far buon viso a cattivo gioco dicendogli che avevo comunque trovato tutto delizioso e che se non avevo onorato lo chef era solo perché ero un po' irritato di stomaco.
- Domani pomeriggio l'accompagnerò anche io da sua sorella - decise poi il professore mentre osservava il colore del cognac - un Bois Ordinareis - aggiunse poi sentendone l'odore - da un ristorante di questo livello mi sarei aspettato di meglio! -

    L'indomani mattina il professore si alzò di buon'ora e dopo aver fatto una colazione alquanto leggera nel ristorante dell'albergo uscì per andare a parlare con i genitori di Emily pregando il portiere di consegnarmi un suo biglietto non appena fossi sceso anche io nel ristorante. Il portiere gli rispose con un cenno del capo passandogli poi una busta chiusa e dicendogli che qualcuno l'aveva fatta recapitare li per lui. Dopo averne letto il contenuto scrisse rapidamente il biglietto per me e lo consegnò al portiere prima di uscire.
Causa il fatto di non aver quasi toccato cibo il cognac che avevo bevuto mi aveva dato rapidamente alla testa e, dopo soli due bicchieri ero entrato in quel particolare stato di depressione alcolica che ti fa vedere tutto nero e ti toglie il sonno.
Per questo ero riuscito ad addormentarmi solo quando l'alba era ormai prossima e, di conseguenza, mi svegliai che il sole era già molto alto.
Madido di sudore e con un feroce mal di testa decisi che non mi sarei mosso dalla camera e, chiamato il servizio ordinai una colazione molto leggera, il giornale e chiesi se il professore fosse ancora nella sua stanza.
Con stupore venni informato che Homes quella mattina era uscito molto presto e che mi aveva lasciato un messaggio. Pregai il portiere di portarmi su il biglietto insieme alla colazione e, flemmamente mi spogliai per infilarmi nella vasca da bagno.
L'acqua calda, il senso di liberazione che mi diede l'immergermi, il morbido tocco della schiuma riuscirono alla fine a distendere i miei nervi tesi e quando il cameriere bussò alla porta della mia camera avvertii con piacevole liberazione un certo sommovimento dello stomaco come reazione al profumo del caffè caldo e del bacon.
Mangiai avidamente pentendomi di non aver ordinato una colazione più sostanziosa e ripromettendomi, quindi, che a pranzo mi sarei sdebitato con il mio stomaco e, dopo aver spazzolato anche l'ultimo pezzetto di bacon aprii la busta con il messaggio del professore.
- Ci vediamo alle cinque. Conto di ritrovare le lettere per le sei -
Una sola riga che, però, mi risollevarono ancor di più il morale.
Il professore non era tipo da uscite di quel genere a meno che, ovviamente, non avesse già in mano tutti i tasselli dell'enigma e quindi la soluzione.
Trascorsi le poche ore che mi separavano dal pranzo  decisamente in maniera più allegra e, quando scesi nel ristorante, ero pronto ad affrontare un pranzo pantagruelico.

    Dopo pranzo mi recai di nuovo nella villa sulla scogliera deciso, questa volta, ad incontrare anche i miei genitori.
Il giorno prima non ne avevo avuto ne il tempo ne, tantomeno, la voglia, ma quel pomeriggio era diverso e, quindi, non appena varcato il cancello mi diressi di buon passo verso la villa.
Fu quindi con un po' di rammarico che venni a sapere da Herny, il vecchio maggiordomo che da quando avevo memoria serviva nella nostra famiglia, che i miei genitori erano partiti una settimana prima per l'Italia e che non sarebbero tornati prima di un mese.
E così, a passo un po' meno svelto, andai da mia sorella che, come il giorno prima, mi accolse sorridendo e decisa a non lasciarmi neanche un secondo per respirare.
Aveva così tante cose da dirmi e da chiedermi che quando Herny giunse ad informarci che il professor Homes era arrivato per poco non gli diede l'ordine di chiamare la vigilanza per farlo cacciare.
- Roberta, ci sono delle cose molto importanti di cui parlare! - le dissi dopo aver chiesto al maggiordomo di accompagnare Homes li da noi.
- Lo so! - mi rispose - Di come hai passato questi anni, di quello che hai fatto, di come hai mangiato! - poi, diventando improvvisamente seria - Cosa vuoi che mi importi di qualche lettera scomparsa! -
- Se dovessero finire nelle mani sbagliate... - cercai di dirle.
- E anche se fosse? - mi sorprese - Il tuo matrimonio combinato andrebbe a rotoli! Ci tieni così tanto? -
- Non è per questo! - le dissi - Pensa alla tua reputazione! -
- La nostra famiglia ha spalle abbastanza grosse - sorrise - nella nostra famiglia ci sono stati matrimoni tra consanguinei, anche tra gemelli! Se non sbaglio, poi, è stato il nonno a sposare quella ragazza proveniente dalla Zona Interdetta. Da giovani, poi, i nostri antenati hanno fatto di tutto tranne che preoccuparsi della reputazione. Tu stesso stai facendo l'investigatore privato invece che dedicarti a qualcosa di più consono al tuo rango di erede designato al trono! Intrattenendo, per di più, una relazione con una ragazza del popolino quando, invece, dovresti essere fedele alla tua promessa sposa! -
Colpito ed affondato.
Diamine, mi aveva spiattellato in faccia tutte quelle cose senza battere ciglio.
- Vedo che la signorina è sempre combattiva! - disse improvvisamente il professor Homes entrando nella stanza. Con deferenza fece un piccolo inchino di fronte a Roberta.
- Salve professor Homes - lo salutò con educazione.
I due si osservarono per qualche minuto prima di parlare poi fu mia sorella a prendere la parola.
- Robert mi ha detto che sa dove sono le lettere! - disse - Se così è la sua fama è davvero meritata! - poi chiamò Herny chiedendogli di portare il the e, tranquillamente si mise seduta sul letto.
- Andiamo per ordine! - sorrise Homes - Ed iniziamo dalla fine! - poi, senza tradire nessuna emozione puntò il dito contro mia sorella dicendo che le famose lettere le aveva lei.

    - Come ho detto, andiamo per ordine! - riprese a parlare dopo alcuni secondi di assoluto silenzio - La relazione della signorina Emily Doyle con la signorina Roberta Autore è iniziata poco tempo dopo la partenza di Robert dalla capitale per diventare mio allievo e quasi nello stesso momento è iniziato anche il fitto scambio di epistole tra le due ragazze.  Sarei forse troppo presuntuoso nel dire che è iniziato insieme alla frequentazione da parte di Robert della signorina Clarisse. Non so se da parte della signorina Emily ci fosse reale infatuazione o meno, ma questo non importa, quello che invece è importante sottolineare è che invece da parte della signorina Roberta è stato tutto frutto di una deliberata scelta. L'inizio della relazione, lo scambio epistolare ed infine la scomparsa delle lettere! -
- Molto interessante! - commentò mia sorella guardando il professore sempre senza mostrare alcun segno d'ansia o di smarrimento. Cosa che, invece, traspariva appieno dal mio sguardo.
Ero pronto a tutto. A sapere che le lettere erano state vendute ad un giornale scandalistico o che le aveva qualcuno deciso a ricattare le due famiglie. Di sicuro non ero affatto pronto a scoprire che, invece, era stata mia sorella a rubarle.
Ma soprattutto, mi sembrava incredibile che Roberta avesse premeditato tutto. Sebbene avessi avuto più di una prova della grandezza delle deduzioni logiche del mio mentore dubitavo che in quella occasione potesse aver ragione.
- Chi sono gli attori in gioco? - continuò poi Homes - La famiglia Doyle, una delle famiglie più antiche di Autore e, nel passato, anche una delle famiglie più ricche. Ma adesso, come molte dinastie, sull'orlo della miseria -
- Prima di partire ho chiesto, tramite i miei canali ufficiosi, di controllare il patrimonio della famiglia Doyle - continuò - ed è disastroso. La villa è pesantemente ipotecata ed il loro tenore di vita, anche se come ho constatato ha subito un ridimensionamento, è ben al di sopra di quanto possano permettersi. Il the economico, una sola cameriera, il giardino della villa mal curato e nessuna vigilanza denotano dei tagli alle loro spese -
- Molte famiglie, una volta benestanti, di Autore stanno pagando gestioni poco oculate del loro patrimonio - commentai.
- Già! - annuì Homes - Ma la famiglia Doyle ha un asso nella manica. E' una delle famiglie più antiche e importanti del continente. Si vantano che un loro antenato fosse nella stessa nave di Roberto Autore quando approdò qui e che poi gli rimase accanto nella colonizzazione. Ed hanno una giovane figlia quasi coetanea di Robert Autore, rampollo e erede al trono. Da li a pensare di promuovere un matrimonio combinato il passo è breve. E difatti, ecco che il nostro Robert si trova fidanzato e promesso sposo alla giovane Emily Doyle! -
- Ma hanno fatto i conti senza il proverbiale oste! - continuò - Che in questo caso è la sorella gemella del nostro Robert, da sempre contraria a questa decisione! -
- Siamo quasi all'alba di un nuovo secolo - protestò Roberta - accettare senza batter ciglio una decisione del genere è assurdo e anacronistico! -
- La signorina Roberta ha capito sin da subito che le mire della famiglia Doyle erano rivolte al patrimonio e all'importanza della famiglia reale e che a Emily del suo futuro marito non importava molto! - spiegò Homes - Ma ha deciso di intraprendere le sue mosse solo dopo che ebbe scoperto che anche a Robert non importava molto di Emily. Una sorella legata com'è lei a suo fratello non avrebbe mai fatto nulla che lo avrebbe potuto ferire -
- Da come parla sembra quasi che mi abbia seguito! - sorrise improvvisamente Roberta alzandosi in piedi.
- Non mi è stato necessario! - sorrise a sua volta Homes - Mi è bastato vedere con che assiduità lei e la sua tata avete pedinato Robert per darmi una idea di quanto suo fratello sia importante per lei -
- A questo punto, tanto vale giocare con le carte scoperte! - decise improvvisamente Roberta prendendomi di sorpresa. Nonostante tutto non ero ancora del tutto convinto che il professore avesse ragione ma, a quel punto, sentendo mia sorella dire quella cosa, rimasi quasi inebetito ed incapace di proferire parola.

    - E' vero! - iniziò a raccontare - Ma non è che lo scoprire quali fossero le reali intenzioni della famiglia Doyle fu così difficile. Tutti sapevamo delle loro condizioni finanziare dissestate ed era logico pensare che quel matrimonio avesse come unico scopo quello di rimpolparle -
- Tuttavia, non sapevo cosa Robert pensasse di Emily - continuò - è una bella ragazza e lui poteva anche esserne innamorato! Per questo soffocai le mie proteste. Se lui era felice anche io ero felice! Poi, però, scoprii che aveva dimenticato Emily molto in fretta ed aveva iniziato a frequentare una ragazza che gli stava accanto per quello che era e non per il nome che portava. Ed è stato in quel momento che ho deciso che avrei dovuto fare qualcosa! -
- Mi avvicinai ad Emily nel tentativo di scoprire qualche amante segreto in modo da far annullare il fidanzamento - continuò a raccontare - certo, avrei potuto raccontare che era Robert a tradire Emily, ma questo sarebbe andato contro mio fratello e contro l'altra ragazza e quindi era una strada non percorribile! Purtroppo, però, Emily non aveva amanti. Non aveva neanche amici maschi. Neanche qualche amico d'infanzia! -
- Scoprii, però, che non era immune alle amicizie femminili - sogghignò - e ad alcune pratiche onanistiche! - voltandosi poi verso di me - Dai Robert, non fare quella faccia! So benissimo che anche tu di tanto in tanto ti masturbi così come sai benissimo che anche io, di tanto in tanto, lo faccio! In fondo abbiamo scoperto insieme questa cosa! -
Divenni rosso come un pomodoro mentre notavo, con la coda dell'occhio, il professor Homes che tratteneva una risata.
- Da quella scoperta a far si che iniziassimo a scambiarci delle lettere piuttosto intime e a, non fare quella faccia, a trastullarci insieme il passo è stato breve! - continuò la sua spiegazione - Probabilmente pensava che io avrei avuto tutto da perdere in quella nostra relazione e che quindi non ci fossero rischi. E questo le ha fatto abbassare la guardia. Al punto tale da rivelarmi dove nascondeva le lettere che si scambiavamo e a permettermi di rimanere da sola nella sua camera anche quando lei non c'era! -
- Trafugare le lettere è stato, quindi, un gioco da ragazzi! - sorrise - E senza che sospettasse nulla! -
- Si, ma perché? - le domandai confuso.
- Semplice! - mi rispose il professore - Tra qualche giorno avrebbe ricevuto una lettera anonima in cui si chiedeva alla sua famiglia di considerare nullo il fidanzamento pena il rendere pubbliche le lettere che lei scriveva alla sua misteriosa amante! Solo le lettere che scriveva lei e non quelle che riceveva e che, sarebbero potute essere usate contro la famiglia Autore! -
- Quindi, tutto il disonore di quella relazione saffica sarebbe ricaduto sulla famiglia Doyle! - concluse Roberta - E per questo dovevo avere anche le lettere che le scrivevo io! - poi, voltandosi verso Homes - Ma anche io ho commesso un errore. Non ho pensato che la famiglia Doyle potesse chiedere l'aiuto di un investigatore della sua caratura! - lentamente, poi, si diresse verso lo scrittoio e, aperto un cassetto segreto, ne tirò fuori un fascio di lettere che consegnò al professore - Immagino che la sua deontologia professionale le imponga di riconsegnarle ad Emily! -
Homes rimase qualche secondo in silenzio soppesando il pacco di lettere mentre sia io sia mia sorella lo fissavamo senza proferire verbo.
In passato mi era capitato di vedere il professore con quello sguardo, mentre soppesava le prove che aveva raccolto e che lo avevano portato al colpevole di qualche crimine e sapevo che stava valutando il da farsi. Qualche volta aveva anche deciso di nascondere parte o anche tutta la verità quando la situazione lo richiedeva ma non sapevo se quella potesse una occasione del genere. In fondo non si trattava di qualche poveraccio che, spinto dal bisogno o da un grosso torto subito, aveva violato la legge ma solo di una sorella forse troppo legata a suo fratello aveva deliberatamente creato una situazione molto incresciosa.
Il silenzio che si era creato venne improvvisamente rotto dal rumore del carrello con cui Herny stava portando il the.
- Può parlare liberamente! - disse Roberta - Herny è a conoscenza di tutti i segreti della nostra famiglia e, quindi, anche di questo! -

    Rientrammo nella nostra casa di Doyle City che il sole era ormai tramontato da tempo e, stancamente ci sedemmo a tavola chiedendo a madama Hics di portarci qualcosa di leggero da mangiare.
Il professor Homes aveva rispettato il suo impegno ed aveva riconsegnato le lettere alla legittima proprietaria, ovvero Emily, senza però dirle chi era stato a prenderle e dove le avesse trovate. Il fatto che io fossi insieme a lui quando le aveva restituite, comunque, aveva fatto letteralmente diventare bianchi i signori Doyle.
Il loro intento era quello di evitare che tutta quella storia giungesse non solo alla stampa scandalistica ma che, soprattutto, non giungesse alle mie orecchie.
Ingenuamente, ritengo, avevano pensato che mia sorella non mi avrebbe mai detto nulla al riguardo della sua relazione saffica con la loro figlia e che quindi, tornati in possesso delle lettere ogni cosa sarebbe tornata al suo posto.
Il vedermi li, invece, aveva dato un colpo non indifferente alle loro speranze.
- Avrebbero dovuto informarsi meglio sulla persona alla quale affidare questo incarico - mormorò Homes dopo aver spilluzzicato un po' di pollo - e sul suo assistente! -
- Già! - annuii io sorridendo.
- Cosa ne dice di un goccio di Brandy prima di andare a dormire? - mi domandò poi alzandosi e dirigendosi verso il mobile bar da cui prese una bottiglia e due bicchieri a uovo tronco.
- Molto volentieri! - accettai - Mi dica, Homes, quando ha iniziato a sospettare di mia sorella? -
- Quando lei mi ha detto che non solo era tranquilla, ma addirittura contenta! - mi rispose versando il Brandy - Anche se poteva essere tranquilla che lo scandalo avrebbe avuto poco peso su di lei, non sarebbe stato piacevole per la sua famiglia dover sopportare una storia del genere e mi risultava difficile pensare che a lei potesse non importare nulla - mi passò poi un bicchiere tornando a sedersi - questo, unito al fatto che lei mi ha sempre detto che con sua sorella è sempre stato molto unito, forse anche eccessivamente, mi ha dato da pensare. Il resto è venuto da solo! -
- Io non l'avrei mai sospettato! - mormorai sentendomi di nuovo inutile come investigatore.
- Ma questo è normale! - rise sonoramente - Se ci sono di mezzo i sentimenti, e lei ama sua sorella, è difficile riuscire a essere analitico ed obiettivo! - poi, dopo aver sorseggiato il suo Brandy - Direi che è ora di andarsene a dormire! E lei domani ha un incarico da svolgere per mio conto! -
- Cosa? - gli domandai.
Non sapevo proprio a cosa si stava riferendo.
Forse mi aveva detto qualcosa sul treno ed io non ero stato ad ascoltarlo.
- Deve consegnare questa bottiglia allo sceriffo Simms! - mi disse indicandomi una bottiglia di Brandy - E cercare di far pace con la signorina Clarisse! Se veramente tiene a lei, beninteso! -

    E' notte fonda ormai e come è mia consuetudine sto finendo di sistemare i miei appunti sul caso appena concluso.
Ancora una volta devo ammettere quanto io sia lontano dal professor Homes come acutezza e analisi logica ma, almeno questa volta, ho una scusa valida. Ero troppo coinvolto emotivamente.
Lo so, a voi lettori può non importare nulla di tutto questo. Voi volete solo leggere di come il mio maestro, il professor Homes, sia bravo e infallibile nelle sue deduzioni e non vi importa molto di me, suo umile allievo, e non posso di certo darvi torto.
Ed è quindi con queste poche righe che vi lascio e vi do appuntamento alla prossima indagine del professor Homes.
E speriamo domani di riuscire a farmi perdonare da Clarisse.
Come sempre, il vostro R.A.
©2010 - suinogiallo


Quattro chiacchiere con l'autore

Nuova avventura dedicata al professor Homes e al suo assistente Robert Autore (si, è un nome che si ripete spesso nella famiglia Autore, non hanno molta fantasia).
Nulla di particolare da dire su questa storia.
L'ho scritta in alcuni mesi, riprendendola, ricontrollandola e aggiungendo qualcosa per far quadrare il tutto. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Come al solito ringrazio chi la leggerà e mi auguro che alla fine si diverta almeno quanto io mio sono divertito a scrivere.
Suinogiallo

Hasta Luego
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: suinogiallo