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Autore: billiejoe    17/12/2010    3 recensioni
La storia di un amore nato per caso, e che stravolge la vita dei protagonisti.
Dedicata alla mia ragazza Hailey Creeps, con tutto l'amore di cui sono capace.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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l'amore sbagliato


Billie Joe non amava facebook, non amava chattare, non amava parlare con gli sconosciuti, e nemmeno con quelli che conosceva. in effetti non aveva molti amici, e passava le sue giornate sui suoi libri, o davanti al suo portatile. Scriveva, tutto quello che capitava, poesie, storie, favole per i bambini. E poi, quando arrivava la sera, si rannicchiava sotto le sue coperte, fissava il soffitto per ore cercando di convincersi che non sarebbe caduto giù, che sarebbe andato tutto a posto, che un giorno sarebbe stato felice.

Si era trasferito in città per studiare, condivideva la sua stanzetta con un ragazzo allegro e spensierato, e si chiedeva come cazzo facesse a essere sempre felice, ma non poteva immaginarlo. Dennis aveva insistito tanto e alla fine un giorno gli aveva creato un profilo su facebook. Lo aveva iscritto a tutte le pagine sui green day che conosceva, e gli aveva dato il nome di Billie Joe. Che ovviamente non era il suo nome, ma quello che tutti i suoi amici usavano per chiamarlo. Glielo aveva affibbiato sua sorella tanti anni prima, quando era follemente innamorata del cantante dei green day e gli diceva che la sua figura esile e i suoi occhioni dolci glielo ricordavano continuamente.

Aveva iniziato a frequentare il suo profilo quasi per gioco, in un pomeriggio freddo di novembre, quando il suo prossimo esame si avvicinava ed era troppo giù per non tentare una via di fuga dalla sua vita, anche se solo dietro lo schermo di un computer.

Aveva scoperto che condividere i propri pensieri ogni giorno, con persone che non conoscevano niente di lui, con persone che condividevano solo i suoi gusti musicali, che scherzavano con lui come se lo conoscessero da tempo, lo rendeva felice.

Almeno per qualche minuto, lui non era più Arthur, non era più il ragazzo gracile e fragile che attraversava la città in fretta con le sue cuffie alle orecchie per cancellare i rumori della città, e per spegnere le voci che lo tormentavano, non era più il ragazzo che sorrideva ipocritamente per non svelare il suo dolore. Era Billie Joe. Era allegro, era strafottente. Aveva indossato i panni di Billie Joe, e smesso i suoi.

Ma quando spegneva il computer tornava Arthur, e la sua mente era affollata di domande. Quanto si può essere innamorati di una donna, e quanto male puoi lasciare che ti faccia? Se lo chiedeva continuamente, ogni fottuto giorno della sua vita. Si svegliava presto al mattino, e mentre era ancora rannicchiato sotto le coperte calde e si voltava a guardare Dennis che dormiva profondamente, e russando, i suoi pensieri scivolavano verso di lei. Era stato così bello amarla, era stato così emozionante stringerla al suo petto e sussurrarle tenere parole d'amore, e adesso faceva così male stare lontano da lei.

Quella mattina avrebbe voluto restare nel suo letto, a fissare il soffitto aspettando che passasse un altro giorno, ma poi aveva visto un timido raggio di sole sbucare dalla finestra socchiusa e aveva sorriso. Quanto amava il sole, quanto gli piaceva vederlo dribblare le nuvole e tornare a splendere quando faceva così freddo. Si era alzato preso da una strana allegria, e la sua giornata era stata serena. Aveva passato ore seduto tra i banchi della facoltà ascoltando le noiose lezioni di diritto e sorridendo di tanto in tanto, quando pensava a quello che avrebbe fatto quella sera. Non poteva aspettare ancora, non voleva passare un altro giorno lontano da lei. Quella sera lo avrebbe fatto, sarebbe tornato da lei, le avrebbe parlato.

L'aveva chiamata quel pomeriggio, e lei gli aveva dato appuntamento a casa sua. Mentre attraversava la città stringendosi nel suo giubbotto, e canticchiando sottovoce le canzoni dei green day che amava tanto, pensava a quello che le avrebbe detto.

Ok lei lo aveva lasciato, e lui aveva sofferto, ma forse non era davvero finita, c'era il sole, lui era allegro e lei gli aveva dato un appuntamento, ed era così felice che gli sembrava di sentirsi una persona diversa, e forse lo era.

Aveva bussato alla sua porta e il suo cuore batteva tanto forte che riusciva a superare il volume della sua musica. Aveva spento l'mp3 pochi istanti prima che la porta si aprisse e gli splendidi occhi neri di lei si posassero sulle sue guance rosse e gelide. Le aveva sorriso, e lei gli aveva chiesto di entrare.

Le case degli studenti fuori sede sono così surreali, e mentre attraversava quel corridoio stretto e buio si chiedeva perché non lo portasse in camera sua, perché invece si fosse diretta nell'angusta cucina e gli avesse chiesto di sedersi. L'aveva guardata solo un istante, e ogni paura si era dissolta.

Non gli era mai difficile tirare fuori i suoi sentimenti con lei. Lei si era seduta di fronte a lui e stava sorridendo. E lui le aveva confessato di non aver mai smesso di pensare a lei, le aveva detto che la amava. Che ogni sua giornata iniziava con un pensiero rivolto a lei, che non chiudeva gli occhi ogni sera senza pensare a tutte le volte che le aveva sfiorato le guance con le dita gelide, a tutte le volte che lei aveva sorriso dopo che lui le aveva fatto trovare una poesia nei suoi libri, a tutte le volte che l'aveva baciata, a tutte le volte che avevano fatto l'amore e lui era rimasto sopra di lei a guardarla e ad aspettare che aprisse gli occhi e lo guardasse.

Com'era stato facile dirle quanto la amava mentre lei continuava a guardarlo. Ad ogni parola, ad ogni singolo movimento delle sue labbra, si convinceva che alla fine lei lo avrebbe abbracciato, e baciato, che tutto sarebbe tornato come prima, che lui sarebbe tornato felice.

Quante volte si può restare delusi dalla stessa persona? Quante volte quella ragazza avrebbe continuato a spezzargli il cuore?

Aveva parlato per chissà quanto tempo, e lei era rimasta in silenzio. - che poeta che sei... che sfigato -

Credeva di non essere riuscito a capire davvero, non poteva essere vero. Poi l'aveva guardata di nuovo, e lei rideva. Rideva di lui. Del suo amore, dei suoi ricordi, delle immagini sdrucite che conservava nel suo cuore e che non contavano più niente per lei.

Quanto male gli aveva fatto con quelle parole. Lui l'amava, e lei lo considerava uno sfigato, e alla fine glielo aveva detto senza girarci intorno - vivi nel mondo dei sogni Arthur -

Aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime. I sogni. Gli unici sogni in cui avrebbe voluto vivere erano i momenti che aveva condiviso con lei, che di certo non aveva mai davvero capito chi lui fosse, cosa provasse per lei, quanto fosse stato difficile trovare la forza di amarla in mezzo a tutto quello schifo, quanto fosse stato difficile per lui mostrarsi sempre allegro per non turbarla, sempre disponibile per non rattristarla, sempre sicuro per non deluderla.

Se solo lei avesse saputo quante volte aveva nascosto le sue lacrime per non apparirle fragile, e quante parole dolci aveva dovuto ingoiare mentre la guardava rivestirsi, solo per non apparirle troppo "romantico e fuori tempo".

Forse non era mai stato davvero se stesso con lei, e di certo lei non lo aveva mai amato davvero, non per quello che era. Non aveva mai voluto chiedersi perché una ragazza così bella e spigliata avesse voluto averlo accanto, perché gli avesse mostrato un mondo nuovo e sconosciuto per lui, l'amore.

Aveva abbassato gli occhi e aveva sentito lacrime calde scendere sul viso. Era riuscito solo ad asciugarle, senza dire una parola. Aveva alzato gli occhi e le due amiche di lei lo guardavano ridendo. Quanto si era sentito umiliato. Avrebbe voluto dire qualcosa ma non poteva, era paralizzato. La donna che amava lo stava umiliando in quel modo, e lui avrebbe dovuto odiarla e invece la amava, la amava talmente tanto che non riusciva a guardarla.

Era andato via con gli occhi bassi, piangendo.

Era tornato nella sua stanza e aveva passato tutta la notte a fissare il soffitto aspettando che cadesse sulla sua testa, che spezzasse quel circolo vizioso di dolore e rancore che attraversava la sua mente. Aveva preso le sue pillole e aveva chiuso gli occhi, ma l'alba era arrivata prima che lui riuscisse a dormire, e il sole lo aveva sorpreso sbucando dalla finestra socchiusa, lo aveva sorpreso a piangere ancora.
  
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