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Autore: ArgentoVivo97    17/12/2010    18 recensioni
Però, quando furono tutti in cucina, Molly venne assalita da un dubbio. Li guardò. Erano davvero dodici. No. Non ci credeva.
Uno. Due. Tre, quattro, cinque. Si morse un labbro. Sei. Sette, otto. Rischiava davvero di impazzire. Nove, dieci. Undici. Dodici.
Un sorrisino goffo le spuntò sulle labbra.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Famiglia Weasley, Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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»Twelve

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era una di quelle giornate che cominciano davvero presto.

La neve, leggera e silenziosa, cadeva dal cielo come tante buffe risate delle nuvole bianche.

Su, svegliati, che oggi accadrà qualcosa di bello, sembrano esortarti, goffe e morbide nel cielo plumbeo.

 

 

Non avrebbe mai pensato che quella vocina si sarebbe potuta sbagliare.

 

 

Molly Weasley era la persona più calma e pacata del mondo.

Dipende.

Ovvio che dipende. Perché se la giornata, oltre che cominciare presto, ti saluta con il suono fastidioso del telefono, allora la tua tranquillità minaccia seriamente di andare in frantumi.

Si diresse a passi lenti verso quell’aggeggio trillante, che il marito e i figli avevano insistito a installare, dicendo che così avrebbero potuto comunicare più velocemente che con la posta via gufo.

‹‹Pronto?››.

‹‹Pronto, mamma? Sono Ginny›› risuonò la voce cristallina della figlia dall’altra parte.

‹‹Gin, amore! Come va? I bimbi stanno bene?›› domandò, rianimandosi.

‹‹Tutto bene, ma’. A proposito dei bambini…›› cominciò, ma fu interrotta bruscamente dalla madre.

‹‹È successo qualcosa?››.

‹‹No, mamma! Tutto bene. Solo che io dovrei andare ad una Conferenza sulle Tattiche Basilari del Quidditch, ed Harry ha deciso di accompagnarmi. Potresti tenere i bimbi, oggi?››.

Molly tirò un sospiro di sollievo. ‹‹Certo, amore. Portali qui quando vuoi!››.

‹‹Viene Harry, ma’. Io mi devo ancora vestire›› e in sottofondo si sentì uno strillo acuto e una vocetta che gridava ‹‹Mami, mami! Albus si pende i mio vettittino!››.

‹‹Ma’, scusa, ma Lils comincia presto ad accapigliarsi con Al… Ti lascio! E, mamma?›› chiese.

‹‹Sì, Gin?››.

‹‹Grazie!››.

Riattaccò, mentre Lily dall’altra parte aveva appena cominciato ad esibirsi in uno spettacolo canoro di grida arrabbiate.

 

 

Tenere i nipotini per qualche ora, e che sarà?

 

 

***

 

 

‹‹…e qui ci sono i biscotti…e le bambole…Questo è il libro di Albus, sta buono se glielo dai…Qui ci sono le gocce per Jamie, due dopo i pasti…›› snocciolava Harry, mostrando man mano varie cose a Molly, prendendole dal borsone che aveva in mano.

‹‹Harry!›› sbuffò la suocera. Lui si fermò, accigliato. ‹‹Che succede?›› domandò.

‹‹Harry, non è la prima volta che tengo i miei nipotini, calmati!›› lo rassicurò Molly, posandogli una mano sul braccio.

‹‹Uff…Hai ragione, Molly. Scusa!›› blaterò, arrossendo.

‹‹Allora io vado, pesti! Fate i buoni!›› gridò Harry, per farsi sentire dai figli.

Albus, tutto occhioni verdi e sorrisi, salutò con la manina, James mormorò un “Ciao, papà!” e Lils…

‹‹Sarà di là, nella camera degli ospiti… Ci tengo i vecchi vestiti di Gin, e sai quanto le piace provarseli!›› ipotizzò la nonna.

‹‹Grazie di tutto, Molly! Arrivederci, Arthur!››.

E scomparì con un crack sonoro.

 

 

Emergendo dalla camera da letto, Arthur Weasley si diresse verso il divano, un “Ciao, Harry!” borbottato a mezza voce. Si sedette accanto ad Albus, che tutto curioso osservava il vecchio giradischi nell’angolo.

‹‹Cos’è, nonnino?›› chiese, e quando parli di qualcosa di strampalato e babbano con nonno Weasley, sta’ sicuro che ti ascolta.

Si immersero in una conversazione fitta fitta sull’arnese, interrotta ogni tanto dalla voce leggera di Arthur che faceva battute e dalla risata del nipote.

 

 

‹‹Nonna, quetto che è?››. Lily si fiondò in cucina con un maglione viola in mano, con una grande G d’oro sopra.

Un sorriso spuntò tra le rughe del volto di Molly, pensando ai maglioni di Natale tanto odiati dai figli che lei, incurante, creava ogni anno.

‹‹Il maglione di mamma, amore›› rispose, andandole vicino.

‹‹Metti, metti!›› saltellò, tendendole il maglione.

Molly obbedì, e Lily girò per tutto il giorno con quel pullover troppo largo e grande che le arrivava sotto le ginocchia.

 

 

Erano appena le 9.30 del mattino, quando una scampanellata annunciò l’arrivo di qualcuno.

Molly, posando la tela per ricamo su cui stava lavorando, si diresse verso la porta.

Aprendola, vide l’allegra famigliola sulla soglia: Ron, suo figlio, la nuora Hermione e i due pargoletti con i capelli rossi.

‹‹Ciaaaa’›› gridò Hugo, in braccio a Ron, sventolando la manina.

‹‹Ciao, ragazzi! Entrate!›› salutò Molly, facendosi da parte per far passare Ron, Hermione e la piccola Rosie, che dopo un bacione veloce, corse a sedersi accanto ad Al, suo coetaneo. Anche lei ammirava i racconti di nonno Arthur sui ninnoli babbani.

Osservando la bambina, Molly chiese:‹‹Qual buon vento vi porta?››.

‹‹Ecco…›› cominciò Hermione, con lo stesso tono usato da Ginny mezz’ora prima.

‹‹Sarebbe il nostro›› ed indicò sé stessa e Ron ‹‹anniversario, quindi ci chiedevamo…››.

‹‹Auguri!›› sbottò Molly, felice, interrompendola. I due si sottoposero agli affettuosi auguri dei nonni Weasley, poi Ron tornò all’attacco.

‹‹La porto fuori…›› mormorò, strizzando l’occhio alla mamma. ‹‹Non è che Rose e Hugo potrebbero rimanere qui con voi, oggi?››.

Molly sbatté le palpebre un paio di volte, poi accettò:‹‹Ma ti pare, Ron? Certo! Voi pensate solo a divertirvi!››. Ron ed Hermione sorrisero, riconoscenti.

Qualche minuto dopo, aveva in braccio Hugo e un borsone era posato sul piano della cucina.

Mentre il piccolo correva a disturbare James che guardava i cartoni animati, Molly appoggiò l’occorrente dei figli di Ron accanto alla borsa portata da Harry.

Due, pensò. Poi scrollò le spalle e tornò al suo lavoro di ricamo.

 

 

In cucina, dopo neanche dieci minuti, regnava il Caos.

Lily aveva deciso di dare sfogo alla sua parte mascolina e si era aggrappata alla tenda verde pallido, gridando come una scimmietta. Ma la tenda non aveva retto e un sonoro strappo era risuonato nel salotto, proprio mentre Rosie e James avevano cominciato a bisticciare per i dischi in vinile di nonno Arthur.

Molly guardò basita e sconsolata il suo vaso di cristallo crollare e frantumarsi in mille pezzi, a causa della pallina che Albus aveva tirato a Hugo, sbagliando bersaglio.

‹‹Molly…›› farfugliò Arthur, uscendo scarmigliato dal litigio dei nipoti. ‹‹Fa’ qualcosa, Molly…››.

Cominciò a girare tra di loro cercando di calmarli, accarezzava la testolina di uno e diceva qualche parolina dolce a qualcun altro, ma il risultato fu che Lily con uno strillo cominciò a piangere, Jamie spezzò a metà uno dei dischi, e Hugo rincorse Albus.

‹‹Per Merlino, bimbi! State fermi!››.

Tutti ammutolirono. Sia per le parole di nonna Molly, sia per il campanello che era suonato.

Arthur si trascinò pesantemente alla porta.

‹‹Ciao, nonno!›› e si trovò davanti gli occhi azzurro ghiaccio di Victoire, il cipiglio imbronciato di Dominique e Bill, che teneva in braccio il piccolo Louis.

‹‹Eh…ehilà!›› balbettò, sbiancando. Molly, per tutta risposta, sbarrò gli occhi.

‹‹Mamma, ti dispiace se i ragazzi stanno un po’ da te, oggi? Dobbiamo andare in ospedale a trovare Gabrielle›› chiese Bill, titubante. La sorella di Fleur aveva  subito un’operazione all’appendicite, pochi giorni prima.

‹‹Bill…›› sussurrò, sgomenta, la signora Weasley.

Poi, sapendo che si sarebbe pentita per sempre di quelle parole, disse:‹‹Ma certo, Bill. Lasciameli pure››.

 

 

***

 

 

‹‹Andiamo, Dom! Vieni a giocare!›› supplicava Rosie, tirando la manica della giacca della cuginetta.

‹‹No, no, no!›› urlò lei, calpestando il pavimento con i piedi ‹‹Io con lui non ci gioco!›› e additò James, che la fissava ostile dall’altro lato della stanza.

‹‹Andiamo! Stai con me e Lily!›› pregò ancora la bimba. Dominique, se possibile, accentuò ancora di più lo sguardo accigliato. ‹‹Mi scoccio››.

Rose lasciò perdere. Andò da Lily, che guardava la scena con la bocca aperta, e si misero insieme a pettinare le bambole. O meglio. Lily le pettinava. Rose disegnava i baffi sulle loro faccine pallide con un pennarello viola.

Arthur si sedette accanto alle bambine, gettando ogni tanto un’occhiata ad Albus, il più tranquillo, che stava sfogliando il suo Libro dei Colori seduto a tavola, e a Jamie, il più scatenato, che scendeva e saliva continuamente dalla sedia a dondolo.

‹‹Jam! Datti ’na calmata!›› sbottò all’improvviso. James si incollò alla sedia, fermo. Poi ricominciò a dondolarsi.

Sembrava tutto più tranquillo, ora. Era questa la volta buona in cui mettersi a ricamare?

No. Perché poco dopo essersi seduta e aver preso in mano la sua tela candida, fu distratta dal suono insistente della voce di Victoire:‹‹Nonna Moooooooooolly!››.

Si voltò, lasciando perdere il suo lavoro, verso la nipote.

‹‹Dimmi, Vicky›› sospirò, ma la scena alle sue spalle parlò da solo.

James era stato legato alla sedia a dondolo con qualcosa che assomigliava vagamente al nastrino di una delle bambole di Lily.

‹‹Jamie!›› gridò. Poi notò Dom che rideva assassina da dietro la spalliera del divano. I suoi occhi chiari scrutavano il cugino con aria astiosa.

Molly agitò la bacchetta, liberando James, e chiedendosi che fine avesse fatto Arthur.

Ronfava tranquillo sul divano, con le nipotine tra le braccia:Rose da un lato e Lily dall’altro, beatamente immerse nel mondo dei sogni.

Hugo e Louis, ignari di tutto, battevano le mani l’uno contro l’altro, il primo fuori e l’altro nel box d’emergenza fatto apparire da Bill.

‹‹Dominique Gabrielle Weasley!›› sibilò, a voce parecchio alta, tanto che Arthur si svegliò di soprassalto, farfugliando “Non sono stato io!”. Rose socchiuse gli occhi per il rumore, Lily niente. Continuò silenziosamente a ronfare.

Dominique capì che le cose stavano per mettersi male e assunse la sua aria più dolce e innocente, camminando a testa bassa verso la nonna.

‹‹Sì, nonnina?›› chiese, facendo finta di niente, gli occhi languidi e la voce mielata.

‹‹Niente nonnina! Perché hai legato tuo cugino alla sedia?››. James, correndole accanto, la appoggiò ripetendo:‹‹Già, perché, perché?››

‹‹Non volevo, nonnina!›› si scusò, cominciando a saltellare sul posto.

‹‹Devi chiedere scusa a lui, Dominique!›› e indicò James che, tutto contento che la nonna fosse dalla sua parte, ritrasse subito la lingua rivolta alla bambina.

Scusa a lui.

Fu come chiederle di tingersi i capelli e travestirsi da Voldemort insieme.

Stava per urlare, quando incrociò lo sguardo di nonna Molly. Richiuse immediatamente la bocca, decidendo di non fare altri capricci, altrimenti chissà cos’altro le avrebbe chiesto. Tipo, sposarselo. Incubo…

Tese la mano, rapida. Lo sguardo ancora gelido, biascicò:‹‹Scusa, James. Non volevo››.

James prese la sua mano, restituendolo l’occhiataccia:‹‹Va bene››.

Oh, che dolci, ora che si sono riappacificati, pensava Molly.

Ma poteva sapere che nella mente di James si stavano delineando le bambole di Dominique tristemente impiccate al manico del frigorifero? E che Dominique aveva già pensato alla fine crudele da far fare alla sua collezione di giocatori di Quidditch in miniatura?

 

 

No. Non lo poteva sapere.

 

 

***

 

 

Mezz’ora dopo, però, sapeva un’altra cosa. Qualcuno aveva telefonato, adducendo come scusa l’estenuante lavoro al Ministero, e chiedendole un favore.

‹‹Va bene. Ora vado a posare le vostre cose di là, voi state con i cuginetti!››.

Dietro di lei, Molly e Lucy annuirono, sorridendo.

 

 

Albus era sparito. E con lui, Rose.

Dopo l’arrivo delle piccole di Percy, Molly si era accorta che i suoi due nipotini -i

più calmi, tra parentesi- erano scomparsi.

Ovvio, come possono scomparire due bambini di cinque anni in una casa piena zeppa di bambini.

Lasciò gli altri sotto lo sguardo di Arthur e Victoire, sicura di non poter sperare che il marito non tornasse a dormicchiare.  ‹‹Vicky, occhio!›› e aveva indicato i due guerriglieri che ancora si scrutavano torvi e le bambine, Lucy, Lily e Molly che prendevano il tè con i peluche. Hugo era crollato sul divano, tra i morbidi cuscini verdi, lasciando Louis da solo alle prese con le discussioni tra i supereroi giocattolo che si contendevano il controllo su una delle sue scarpine.

Molly salì le scale, ciabattando. Sbirciò all’interno di ogni stanza, alla ricerca dei nipotini.

Li trovò nella camera da letto di Ron, quella dove suo figlio aveva mosso i primi passi. Fu un pensiero sciocco, ma le venne in mente così, all’improvviso.

Albus e Rose, seduti sul letto con le spalle contro il muro, stavano sfogliando un enorme libro, poggiato sulle gambe di entrambi data la mole.

Rose aveva un’aria tutta ammirata, scintillante, mentre guardava le pagine sfogliate dal cuginetto. Albus, invece, aveva un sorrisino sulle labbra, gli occhi verdi socchiusi come sempre, quando si concentrava su qualcosa.

Molly si avvicinò ai bambini. Si sedette sulla sponda del letto, e fu allora che i due piccola alzarono lo sguardo su di lei. ‹‹Perché non siete giù?›› domandò, senza alcuna nota di rimprovero nella voce. Albus tornò alle pagine del libro, ma Rose la guardò, con quello sguardo intelligente che sorprendeva Molly tutte le volte che glielo scorgeva negli occhi:‹‹Nonna, giù fanno rumore. Io e Al volevamo dormire, ma James e Dom bisticciavano e Lily urlava. Però abbiamo trovato questo!›› e alzò la copertina del libro, per quanto le permettesse il suo peso.

Molly sbuffò allegra, poi si accoccolò meglio accanto ai nipotini. Albus si alzò e cambiò lato, così che ora la signora Weasley aveva Rose a destra e Al a sinistra.

Sentì le testoline dei bambini contro il suo petto, sollevarsi e abbassarsi all’unisono con il suo respiro.

Era un libro di favole. Le Fiabe di Beda il Bardo. Molly si meravigliò, e sorrise: Ron era cresciuto con quel libro. Si era addormentato, aveva fatto la pappa, ci aveva giocato, quando era piccolissimo, a dormirci sopra.

‹‹Nonna, ci leggi una storia?››. La voce di Albus la riscosse dai suoi pensieri.

Rose, la voce impastata dallo sbadiglio in arrivo, incalzò:‹Sì, ’onna, accottaci ua stoia!››.

E al suono della sua voce, al suono della favola, Rose e Albus si addormentarono, le manine strette in quelle di Molly.

 

 

Quando tornò da basso, lasciati Rose ed Al a dormire, trovò… scontato, no?

Confusione. Ma proprio tanta.

‹‹Oddio!››. Molly si era messa cavalcioni sullo schienale della poltrona, usando uno dei suoi rocchetti di filo come briglie.

Sotto di lei, seduto comodo sul divano, c’era Hugo. Batteva le mani estasiato, la bocca aperta e gli occhi accesi di felicità.

Per una sola volta nella vita, James e Dominique sembravano entrambi d’accordo sul lanciare palline di gommapiuma per la stanza. Una rimbalzò pericolosamente vicino all’orologio, per poi saltare fuori dalla finestra.

Victoire, lo sguardo confuso, cercava di tenere buono Louis che, geloso della sorella maggiore, voleva lanciare le palline.

Lily e Lucy, seguendo il loro neo sogno di fare le batteriste, picchiavano con le gambe staccate alle bamboline sul tavolo.

‹‹Silenzio!›› gridò Molly. Dovette ripeterlo una seconda volta, aiutata da Vicky, e tutti smisero di fare quello che stavano facendo. Una delle palline -quelle

di gommapiuma, non uno dei bambini- ormai non più sotto il controllo di Dom, continuò la sua corsa saltellando fino alle scale.

‹‹Di sopra, Albus e Rosie dormono! Non vorrei dovervi mettere alla porta! Ora… tutti buoni a fare qualcosa che non richieda sforzo fisico o vocale! Su!›› e sorrise, rabbonendo il rimprovero. I più piccoli, Hugo e Louis, rimasero dov’erano, cercando qualcos’altro da fare. Solo Lily si dileguò dalla cucina e si sistemò buona accanto al caminetto, gli occhi rivolti verso lo schermo della tivù.

In breve, tornò la calma. Poi, un pensiero rapidissimo sfrecciò nella mente di Molly: Arthur.

Sentì la sua voce provenire da fuori. Si diresse velocemente alla finestra e guardò nel cortile. Sbiancò. No. Non potevano farle questo. Una testolina sormontata da riccioli bruni si girò verso di lei. Salutò con la manina.

Uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Arrivata accanto al marito, salutò atona George. Arthur cominciò subito a farfugliare, ma le orecchie di Molly ronzavano incessantemente. Alla fine, quando il figlio si fu Smaterializzato, il suo cervello elaborò meccanicamente l’ordine implicito.

Angelina Quidditch. George negozio. Un favore. Fred e Roxanne.

 

 

‹‹Entrate piccoli,prenderete freddo!›› esclamò nonna Molly, spalancando la porta ai due piccoli Weasley.

I bambini sgranarono gli occhi alla vista dei cuginetti, tutti lì. ‹‹James!›› gridò Fred, correndo dal piccolo Potter. Nella vita di James entrò il Sole. ‹‹Fred!›› gridò, sorridendo. Si adoravano. Le loro menti diaboliche combaciavano alla perfezione. Soprattutto quando la vittima degli scherzi ideati era una delle cugine.

Roxanne si guardò intorno, stranita. ‹‹Rose?›› chiese, tirando la manica di Molly.

‹‹Dorme, amore! Ma tra poco si sveglierà, sta’ tranquilla…›› rispose la nonna.

Consolata, si diresse verso Lucy, che aveva tutta l’aria di un cucciolo eccitato che non può rotolarsi nel fango. Sembrò svegliarsi, con la cuginetta. Per la mezz’ora seguente non fecero altro che parlottare fitto fitto tra di loro, ora sedute a tavola, ora sul divano, ora sul bordo del camino.

Uno strascico rumoroso annunciò che Albus era sveglio ed era sceso giù. Aveva ancora gli occhi assonnati, ma focalizzando la neve che continuava a cadere giù dal cielo, filò fino alla finestra, saltò sulla sedia e si mise con le mani premute contro il vetro, osservando estasiato i fiocchi che vorticavano nel vento.

 

 

***

 

 

‹‹Nonno! Nonno! Non neva più!››.

Lo strillo acuto di Roxanne fece alzare la testa a Molly. Da quando, poco prima, Louis l’aveva chiamata con un lungo ‹‹Nonnaaa››, e aveva indicato con un ditino le sue piccole fauci spalancate, Molly era ai fornelli.

‹‹Nevica, Roxy!›› la corresse bonariamente. Poi le si avvicinò. Era vero. Ormai la neve aveva smesso la sua corsa lenta fino a terra, e soffici colline di neve circondavano la Tana.

Un mormorio eccitato percorse i bambini, da Lucy che masticava beata il suo biscotto, a Rose, sveglia da un po’, che giocava a nascondino con Dominique.

‹‹Molly, potremo portarli fuori a giocare con la neve, magari stanno buoni!›› suggerì Arthur, dal divano.

Molly, trovandosi di fronte dodici paia di occhi supplicanti, non potè fare a meno di dire:‹‹Adesso i nonni vi coprono per bene, poi potrete and-››.

‹‹Sììììì!›› urlarono in coro i più grandi, correndo verso la stanza dove avevano i cappottini.

Molly e Arthur aiutarono i piccini, Hugo, Louis, Lily e Lucy, ad imbacuccarsi tutti, dalla testa ai piedi.

Qualche minuto dopo, dodici eccitati bambini si accalcavano alla porta, chi con il cappello, chi con il paraorecchie, chi con il colbacco.

Le manine fremevano nelle muffole verde smeraldo di Rose. Lei amava la neve. Si avvicinò a Victoire e la abbracciò forte. La ragazzina, undici anni compiuti da poco, la prese in braccio. I loro occhi si trovarono sullo stesso piano. Un tipo diverso di azzurro, oltreoceano per la bambina, ghiaccio per l’altra. Ma quelli di entrambe brillavano.

Con gridolini e risate, in un attimo il cortile della Tana si riempì di goffi tentativi di fare un pupazzo da parte di James e Albus, di palle di neve che si schiantavano contro le finestre e di capitomboli gioiosi nella soffice e gelata coltre bianca.

Per la felicità di tutti, la neve sembrò riscaldare il freddo rapporto tra Dom e il Provetto-Signore-Dei-Pupazzi-Di-Neve. Sembrava anche che si sorridessero, sotto la sciarpa.

‹‹Alliva Lily!››.

Un’elettrizzata Lily si lanciò su una montagnola bianca, tuffandosi e alzando sbuffi di neve che imbiancarono i piedi di Vicky e Molly. Poi presero a rincorrersi, cadendo e rialzandosi continuamente.

Sembrava il quadretto della Felicità. Tutti insieme, senza confusione. Solo il rumore assordante della gioia. Molly sorrise.

Poi arrivò. Niente caos, solo l’eclatante scherzo dei gemelli di George.

Con la sciarpa di Fred in mano, uno a destra e l’altra a sinistra, si lanciarono verso il Pupazzo-Pericolosamente-Inclinato. La sciarpa, colpendolo nel bel mezzo dell’enorme pancione bianco, lo distrusse. E tornò in qualche modo a nevicare.

La neve, scagliata via dall’impatto, ricoprì tutti di bianco. Ci fu una confusione di sorrisi, guantini e urla... Rose, per ripararsi, si nascose dietro Dom, che cadde con un tonfo, trascinata giù dalla cugina. Roxanne, nonostante la soddisfazione per lo scherzetto, cercò di nascondersi, ma s’imbatté in Hugo che gridava come un pazzo,  tutto felice. Un ruzzolone, uno scroscio di risate e si ritrovarono Roxy, Hugo, Lucy e nonno Arthur immersi nella neve. Il nonno ridacchiò, alzandosi faticosamente. Poi diede un’occhiata a Hugo e cominciò ad inseguirlo, sgusciando con la velocità che gli permetteva l’età. Louis, per il quale dove c’era Hugo era luogo sacro, si unì al combattimento. Sembravano davvero tre bimbi.

Molly gettò un’occhiata alla cucina, dalla finestra. Gli sbuffi provenienti dalla pentola le annunciarono che era pronto. Agitò la bacchetta. ‹‹Su, bimbi! A tavola! Forza, dentro!››.

Si aspettò una risposta negativa, faccette sconsolate, ma tutti corsero in casa, affamati. ‹‹Mmh, che famona! Gnam, gnam, nonna!›› esultò Louis, saltellandole accanto. Aveva preso l’appetito dei Weasley, su questo non c’era dubbio.

 

 

Quando entrarono in casa, in tavola era già pronto: i piatti fumanti, i bicchieri con i loro nomi. Tutti, dopo aver gettato cappotti e cappelli sul divano -che Arthur aveva provveduto ad inviare nell’altra stanza con un colpo di bacchetta- si erano seduti, borbottando tra di loro. I piccoli avevano già i posti assegnati, in base ad antipatie ed età. I nonni a capotavola, sul lato di sinistra Lily, Rose, Dominique, Hugo, Louis e Vicky. Su quello di destra Molly, Lucy, Roxanne, Fred, James e Albus.

Il profumatissimo brodo al pollo fu trangugiato tra risate e battute. Fu un pranzo davvero divertente. Fred continuava a dire che un pezzo di pollo nel suo piatto aveva la forma di un pinguino, e non l’avrebbe mangiato. Gli rispondeva Rose, ribattendo che quel pinguino probabilmente stava facendo soltanto una visita, era di passaggio… E poco dopo, Fred giurò che il pinguino-pollo era sparito; probabilmente, secondo una stranamente umoristica Dominique, era tornato al Polo Nord.

Ad ogni battuta, Molly non poteva fare a meno di sorridere. Quando portò in tavola il pasticcio di rognone, quando evitò che James cominciasse a bersagliare la sorella con le molliche di pane, quando osservò il piccolo grande Hugo bere da quel bicchiere che gli copriva tutto il nasino, quando altri scrosci di risate coinvolsero anche nonno Arthur, che quasi si strozzava con le patatine fritte.

Sorridere, e basta. Anche se i tuoi amati figlioli ti hanno appioppato i loro, di bambini, tutti insieme. Sorridere.

 

 

Un’insieme di crack risuonarono nella stanza.

Molly, che finalmente era riuscita a completare il suo ricamo, si voltò verso il centro del soggiorno. Incredula, aprì bocca, poi cominciò a ridere.

Harry, Ginny, Ron ed Hermione si erano Smaterializzati contemporaneamente nel suo salotto, e ora si guardavano, sbigottiti. Poi Hermione cominciò a ridere, unendosi a Molly.

‹‹Sembra che facciate tutto insieme, oggi, e apposta!›› esclamò Molly, andando loro incontro. Arthur, svegliato dal rumore della Materializzazione, aveva aperto gli occhi. Visti i due figli e i rispettivi consorti, decise che era meglio lasciarsi alle spalle il pisolino sognato da quella mattina.

‹‹Come?›› borbottò Ginny, confusa.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

Lily entrò in stanza, come un turbine, e Lucy e Hugo erano dietro di lei.

‹‹Mammina!›› gridò, e le fu in braccio in un attimo. Harry le accarezzò i capelli, poi fissò le figure che erano entrate: Rose e Roxanne, in piedi accanto alle scale e Vicky dietro di loro.

Ron, conoscendo lo sguardo della madre, afferrò subito. ‹‹Tutti? Proprio tutti? Te li hanno lasciati tutti?››.

Dopo la risposta affermativa di Molly, anche gli altri tre sgranarono gli occhi.

‹‹Mamma! Papà!››. Rose, poi Hugo, attirato dai suoi strilli, corse incontro ai suoi genitori. Hermione e Ron li accolsero entrambi con un sorrisone. ‹‹Ciao, campione!›› e Hugo rivolse un ghigno estasiato a Ron.

Poi Ginny, salutati anche Albus e James, colse la gravità della cosa:‹‹Oh, mamma! Mi dispiace, scusa, non avrei dovuto lasciarteli! Se l’avessi saputo…››.

‹‹Ma che dici, Gin! Nonostante sia difficile crederlo, io e Arthur ci siamo divertiti molto… In fondo, c’è sempre una prima volta!›› e detto questo, Ginny sembrò meno in colpa.

Però, quando furono tutti in cucina, Molly venne assalita da un dubbio. Li guardò. Erano davvero dodici. No. Non ci credeva.

Uno. Due. Tre, quattro, cinque. Si morse un labbro. Sei. Sette, otto. Rischiava davvero di impazzire. Nove, dieci. Undici. Dodici.

Un sorrisino goffo le spuntò sulle labbra.

Dopo che un altro crack arrivò alle sue orecchie, e la risata di George la riportò alla realtà, propose:‹‹Ora aspettiamo quegli altri infami dei mie figli. Poi che ne dite di una bella cioccolata calda?››.

 

 

L’atmosfera era quanto di più bella si potesse immaginare. Il calore del fuoco si propagava per la stanza, così come il tepore della cioccolata rendeva il freddo della giornata meno intenso.

Ogni tanto, al crepitio della legna bruciacchiata si univa una risata, uno sbuffo, un sospiro, qualche parola scherzosa.

Attorno al divano erano stati stesi dei plaid per i bambini, che si trastullavano chi con i trenini di legno, chi con qualche altro gioco trovato in giro.

Solo Vicky, James e Rose bevevano la cioccolata, quest’ultima aiutata da Hermione.

‹‹…poi hanno distrutto il pupazzo di neve! Sembrava il set di un film da guerra!›› stava raccontando Molly, ridendo. Angelina assunse un’espressione contrariata ma divertita, guardando in direzione di Fred e Roxanne. Lei alzò le spalle, ridacchiando, Fred si nascose dietro Hugo.

‹‹Mi meraviglio che James abbia dato così poco fastidio, insomma, ha soltanto rischiato di farsi qualche anno ad Azkaban per “cuginicidio”!›› disse Ginny, seduta accanto a Harry e con Lily ai suoi piedi che aveva appena staccato la gamba ad una bambolina.

Dopo un’occhiata a Lily, Arthur rispose:‹‹No! Non mi ha fatto dormire! Ha dato fastidio eccome!›› e giù con le risate.

Continuarono così, tra aneddoti di quella giornata, battute e interventi dei bimbi, fino a tardo pomeriggio.

Quando Louis crollò tra le braccia di Bill e Hugo gridò che “Loffeo”, il re dei sonnellini, se l’era portato, Molly capì che la giornata era arrivata alla perfetta combinazione tra tenerezza e buonumore, tra felicità e orgoglio.

Orgoglio per quei dodici nipotini, uno ad uno speciale a modo proprio.

Perché guardò Rose che s’impiastricciava con la cioccolata e Ron ed Hermione che ridevano con lei. E Hugo, che aveva trovato la sua anima gemella in un peluche ad orso polare, e girava attorno ai genitori tenendolo stretto tra le braccia.

Perché sentì la risata di Albus, e lo vide rincorrere Lily per tutta la cucina, mentre la piccola Lucy tifava per la cuginetta dal divano.

Perché vide James che complottava con Fred, ed entrambi, quando videro che Molly li osservava, si allargarono in un sorriso colpevole  a trentadue denti.

Perché, dopo che la piccola Molly ebbe chiamato ad alta voce Roxy, le due piccole si misero a giocare con i già citati dischi in vinile di nonno Arthur, adoperandoli come slittini sul plaid color ciclamino. Le loro grida di gioia riempivano l’aria.

E poi, osservò Vicky, con Dominique e Hugo, lui ancora con l’orso tra le mani, seduti in cerchio nei pressi del camino, mentre la ragazza raccontava loro di Hogwarts e mostrava come piccoli sbuffi colorati uscissero dalla sua bacchetta facendo un bizzarro rumore.

Che combinazione, ritrovarsi qui tutti insieme, proprio oggi, pensò Molly. In effetti, erano davvero lì tutti i suoi figli, le loro famiglie, i loro bambini.

Tutti insieme. Mentre fuori fioccava, e la neve continuava a cadere gelando l’erba ma non i loro cuori.

E qualcosa, la stessa cosa provata dopo la scorrazzata sotto i fiocchi, mentre i nipotini accendevano d’allegria la stanza soltanto stando a tavola… Questo qualcosa la spinse a guardare di nuovo la sua famiglia riunita nel suo salotto. E a sorridere.

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

 

Ma salve! Vi sono mancata?

Rompo a quest’ora con un’altra shot, pronta da un po’, che ho deciso di pubblicare oggi.

Venerdì 17. Magari mi porta fortuna e non farà tanto schifo, mi son detta!

  

^^ Comunque. Guardando l’albero genealogico dei Weasley, ho davvero contato i nipoti. Dodici. O.O

Quando poi la mia Clì mi ha detto: “Pensa a tutti e dodici insieme!”, è nata Twelve!

Spero che vi sia piaciuta, e ne approfitto per chiedere clemenza per qualsiasi errore di battitura, che data l’ora e il Greco appena finito non avrei visto neanche a carattere 72! ^^

 

Oggi, come la Roxanne nella mia testa mi ha fatto notare, qui giù, dove sto io, ha nevato.

Dedico la shot alla neve, alla cioccolata Ciobar e agli orsi polari.

 

Ma grazie a chiunque sia arrivato fin qui! Una recensioncina piccina picciò? *//*

 

Angolo PUBBLICITA’ occulta: sono una frana con i link, ma se vi va date un’occhiata anche alle altre mie storie: Febbre., Daddy, tell me the truth, Illusionista e I Won’t Have To Apologize.

 

Un bacio nevoso e Buonanotte a tutti…

 

 

 

ArgentoVivo97

  
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