Note:
Questa storia mi ha permesso di raggiungere le tanto agognate
centomila parole di questo anno! (Per la precisione,
centomilaquattrocentotrentatré!).
Quindi
è una super!fic che dedico a chiunque sceglierà di
leggerla & simili.
Partecipa
al “Xmas tree
party” del fanworld.it. Potete trovarla qua,
parte della mia raccolta “Di stagioni della vita e della
morte”.
Si
consiglia, per la lettura, “The Dog Days Are Over”
coverizzata dal Glee Club.
Buona
lettura.
[I
personaggi non mi appartengono & bla. Parte degli avvenimenti è
inventata, altra parte, invece, è tratta dalle opere di J. Row
che ha anche creato questi meravigliosi omini e donnine per rendere
il mondo migliore. Non scrivo a scopo di lucro, quindi non ho
infranto nessun copyright, elementare, Watson : D].
Numero
di parole: 3’008!!!!!11111!!
FUCK YEAH!
Il pensatoio
“The
dog days are over
The
dog days are done
Can
you hear the horses?”
Succede
sempre così, nel corso delle stagioni del mondo. Le nuove
generazioni dimenticano il dolore delle precedenti, vivono una vita
desolata, pezzi che mancano, parenti scomparsi di cui conoscono a
malapena il nome.
I
coniugi Potter e Weasley avevano raccontato pochissimi dettagli ai
loro figli sulle due Guerre Magiche a cui avevano assistito e
partecipato. Harry Potter era stato colui che aveva fermato la prima
e sconfitto il nemico nella Seconda.
I
più curiosi erano stati, senz’ombra di dubbio, Hugo e
Lily. La famiglia si riuniva durante le festività e loro,
notando l’assenza scottante dei genitori di Teddy, di quelli di
Harry, il marito di Andromeda, nomi che venivano pronunciati a mezza
voce a cui non sapevano associare volti … ne approfittavano e
domandavano; crescendo avevano imparato a porre i loro quesiti quando
gli adulti avevano cominciato a bere alcolici, così da
coglierli in fallo.
Avevano
scoperto, in quel modo, chi fossero Malocchio Moody e Albus
Dumbledore e in linee piuttosto confuse cosa fosse accaduto a
papà-zio Harry.
Lily
e Hugo crescevano, furono assegnati entrambi a Grifondoro, come ci si
aspettava, studiavano abbastanza da raggiungere dei buoni risultati,
non eccellenti come quelli di Rose e Albus. La maggior parte del loro
tempo l’avevano trascorsa, sin dal primo anno, a sfogliare i
volumi della Biblioteca di Hogwarts, dove cercavano informazioni
precise sul loro passato, ormai certi che non avrebbero ottenuto
risultati dalla loro enorme famiglia.
Lily
e Hugo erano gli esclusi; essendo i più giovani venivano messi
da parte da Roxanne, James, Rose, Louis, Teddy, Victoria. Quando, al
secondo anno, Albus e Rose avevano stretto amicizia con Scorpius
perfino lui aveva preso a scuotere loro i capelli e passare oltre,
semplicemente, ché c’erano argomenti nei quali non si
poteva integrare i due.
«
Un giorno riusciremo a convincere tuo padre a raccontarci tutto ».
Le
promise Hugo un mattino, mentre i cugini e i fratelli ridacchiavano
al capo opposto della tavola in Sala Grande.
Lily
avrebbe desiderato raccontare al suo migliore amico nonché
cugino di quegli incantesimi in grado di tirar fuori dalla testa
delle persone i loro ricordi. Per scoprire il contenuto, poi, sarebbe
bastato infilarli in una bacinella con una pozione …
«
Scorpius, ho bisogno di te per questo ».
Sin
da quando era diventato “un tipo a posto”, a Lily era
piaciuto
Scorpius. Senza bisogno di rivolgergli la parola troppo, dopotutto si
fidava della sua famiglia, se lo consideravano OK,
doveva esserlo. Lo aveva afferrato mentre tornava in Sala Comune,
trascinandolo dietro di lei fino a un angolo buio del castello, dove
potergli spiegare come aiutarla.
«
Tu puoi procurarti quello che ti pare e nessuno ti farà troppe
domande. Hai visto com’è la mia famiglia ».
«
Ma perché da Magie Sinister? Non l’avevano chiuso? ».
«
Certi articoli pericolosi non li vende più, certo, ma c’è
bisogno di un certo commercio- facile, ecco. Da Magie Sinister sarò
sicura di non essere scoperta. E nemmeno tu ».
«
… cosa ti serve, Lily? ».
«
Un pensatoio, due boccette di Veritaserum e una pozione per far
perdere conoscenza- ».
«
Per quella funzione ti basta un normale sonnifero babbano ».
«
La tua famiglia non era purosangue, non odiava i babbani e i
mezzosangue? ».
«
Un tempo, sì. Mia madre e mio padre hanno riconsiderato i loro
punti di vista ».
«
Capisco ».
«
Posso prestarti un pensatoio e darti un po’ di veritaserum
dalla scorta di mio padre ».
Lily
lo ringraziò e uscì dal nascondiglio nella strega orba.
James
credeva di essere l’unico a usufruire del mantello e della
Mappa del Malandrino.
«
Hugo, ce l’abbiamo fatta! ». Sorrise felice, ancora
dispiaciuta per come aveva imbrogliato suo padre.
Dopotutto,
Hugo non l’aveva aiutata. Ma era stata per sua volontà.
Voleva che fosse un regalo di Natale, se pure in ritardo: le vacanze
erano appena finite. Lily aveva costretto suo cugino a seguirla nella
Foresta Proibita lo stesso giorno in cui erano rientrati nel
castello.
«
Ti ricordi cosa mi promettesti due anni fa, quando avevamo tredici
anni? ».
«
… no? ».
«
Avremmo saputo del passato della nostra famiglia con precisione …
«
Ecco, in questi anni ho fatto delle ricerche, mi sono informata, ho
trovato la soluzione e l’ho messa in pratica. Ho somministrato
un paio di giorni fa un sonnifero babbano a mio padre – un
medicinale che serve ad addormentare – mamma non era in caso,
mentre lui riposava ho formulato un Incantesimo che avevo imparato
appositamente, mi ha permesso di estrarre tutte le memorie sulla
guerra, sul suo passato. Anche quelli che non ricorda di possedere ».
«
Lily, cosa stai dicendo? ».
«
… sono in queste fialette, Hugo! Sono tutti qui ».
Lily
aprì lo zaino sistemato delicatamente ai piedi dell’albero
sotto il quale si erano fermati, non troppo lontani dal parco di
Hogwarts, nei primi cinquanta metri di Foresta, così che
avrebbero trovato facilmente la strada per tornare.
«
E come faremo a- ».
«
Pensatoio! ».
Hugo
lo sapeva cos’era un Pensatoio. Quella storia non gli piaceva
molto, lo infastidiva che Lily lo avesse tradito, avesse ordito un
piano di gigantesche dimensioni senza di lui, avrebbero dovuto
lavorare insieme.
«
Io me ne vado, ho da studiare, tra pochi mesi ci saranno i G.U.F.O.
».
«
Ma io ho lavorato! ».
«
Tu,
non io
».
Lily
osservò, pallida, come Hugo si allontanava verso l’entrata
della scuola. Si lasciò andare, seduta, stanca. Non aveva
neanche più voglia di sapere cosa le avessero nascosto per
tutti quegli anni.
Non
aveva voglia di ringraziare Scorpius e di svelargli quella parte del
loro passato che riguardava anche lui.
«
Cosa ti succede, Lily? ».
«
Ho litigato con Hugo ».
«
Per via dei ricordi che hai rubato a tuo padre nascondendo a quello
che si supponeva fosse il tuo migliore amico il tuo enorme piano? ».
«
E tu come fai a saperlo? Hugo l’ha raccontato a tutti? ».
«
No, mi sembrava l’unica spiegazione. Con il veritaserum, quando
tornerai a casa quest’estate, ti assicurerai d’aver
capito i segreti di tuo padre, non è così? ».
Studiare
per i G.U.F.O. per gli studenti quel quinto anno era la priorità.
Erano secoli che nelle mura del castello i fantasmi e i vari
insegnanti che si erano susseguiti alle cattedre vedevano lo stesso
comportamento e la solita agitazione prendere forma nelle vite dei
ragazzi. Inquieti, scomposti, nervosi e irritabili. Si cominciava ad
Aprile o a metà del mese, qualche ragazza poteva iniziare a
non mangiare, i maschi si esibivano in varie perdite di sangue dal
naso, i più piccoli erano costretti a subire i richiami
ingiustificati dei Prefetti e dei Capiscuola, le coppie prendevano le
distanze, c’erano piccole risse o litigi ovunque nel castello,
in qualsiasi momento. Sembrava che tutto lo studio di cinque anni
fosse scomparso e durante le lezioni non era raro che qualche
studente s’addormentasse.
Lily
e Hugo non erano immuni a tale fonte di stress. Avevano ipotizzato
sin dal loro primo anno che avrebbero affrontato insieme i G.U.F.O.
ma erano ai lati opposti della sala comune, a guardarsi in cagnesco e
studiare sui propri libri.
Quando
Hugo le rivolse la parola, al termine dei G.U.F.O. mancavano soltanto
poche ore. Lily stava ripetendo per la prova di Aritmanzia a cui, al
terzo anno, Hugo aveva preferito Rune Antiche. Era incredibilmente
palpabile la sua ansia.
«
Penso che potremmo cercare di riappacificarci ».
Lily
non ebbe la forza di rispondere, le scivolò sulle pagine del
libro un biglietto con un orario e un luogo: Hugo le chiedeva di
portare con sé pensatoio e fialette di ricordi.
Era
incredibile come fosse disposta ad aggrapparsi a Hugo per scoprire e
smettere di perdersi tra tutta la voglia di sapere – e non
sentirsi sola.
Forse
stavano davvero sbagliando.
Ma
avevano bisogno di far parte di qualcosa.
Vicino al Lago Nero, su cui splendeva una luna piena argentata e
crudele, il rumore della risacca rendeva la notte e la Foresta
Proibita meno terrificante di quanto fossero realmente. E molto meno
di quanto erano state in passato, quando un uomo sulla quale testa
pesavano un numero terrificante di morti e dolori camminava a piede
libero per l’Inghilterra.
«
Sei pronto? ». Domandò a suo cugino Hugo Lily,
apprensiva.
«
Sì, ci vediamo tra un po’ ».
Si
trovava nella casa di Lily, James e Albus. Le luci erano accese, un
camino bruciava dei ceppi di legno, su un tavolinetto c’era una
ciotola ripiena di caramelle. Un uomo identico allo zio Harry
stringeva tra le braccia un bambino, dalla cucina spuntò una
chioma mogano, una donna a dir poco identica a Lily si avvicinò
ai due.
«
Questo piccolino è pronto a far la nanna? ».
Il
bambino gorgogliò felice al solletico sulla pancia della
madre, che nel frattempo ne aveva approfittato per scoccare un bacio
sulle labbra del marito.
L’uomo
spalancò gli occhi: li spostò sul volto della moglie,
le tese il figlio, e si appostò di fronte la porta, una
bacchetta sguainata.
Hugo
fu costretto a muoversi assieme alla donna e il bambino: salirono in
una stanzetta, una culla e un carillon sistemato al di sopra.
La
donna intonò dolcemente la melodia che sua zia una volta gli
aveva canticchiato. Era una ninnananna su bacchette di sambuco,
mantelli dell’invisibilità e l’importanza di non
credere che la morte sia il male maggiore.
La
porta chiusa fu spalancata da un uomo di cui Hugo riusciva a scorgere
soltanto il mantello.
Le
fu ordinato di sportarsi.
«
Prendi me al suo posto! ».
«
Avada Kedavra! ». La donna si accasciò sul pavimento,
colpita da una luce verde. Hugo avrebbe voluto urlare, l’uomo
si avvicinava al bambino.
Non
riuscì a ucciderlo.
Una
porta malandata e riempita di tarli cadde sul suolo della piccola
stanza. Sull’uscio copriva la visuale un uomo gigantesco, una
folta barba nera che nascondeva il volto, un paio d’occhi
lucenti. Stringeva tra le mani una scatola rosa.
«
Buon compleanno, Harry! ». Si rivolse a un bambino smilzo, una
chioma disastrosamente scompigliata, occhiali da vista tondi, una
cicatrice sulla fronte.
A
Harry quella notte spiegarono che era un mago, doveva essere
felicissimo. Scintillava tutto.
Diagon
Alley. Gente, profumi, tanfi; stridii di volatili, risa di bambini,
una scopa da corsa, calderoni agitati dal vento, fiori colorati,
cappelli a punta, lunghe vesti scure. Passi sulle pietre della
strada. Hagrid fendeva la folla con la sua mole.
Harry
si guardava intorno spaesato, cercando di seppellire se stesso tra le
sue spalle: per quanto si sentisse a disagio, però, trovava
quel luogo affascinante come nessun altro.
… si
accomodò su uno sgabello consumato, sistemandosi il cappello
parlante sul capo.
“Non
Serpeverde, non Serpeverde”.
“Non
Serpeverde, eh? Potresti diventare un grande mago”.
Ma
lui lo sapeva, dentro se stesso, quasi quanto aveva sperato di avere
qualcosa che lo portasse via dai Dursley. Non Serpeverde. Non era
Harry Potter un Serpeverde.
“E
allora sia … Grifondoro!”.
Sorridendo,
si avviò alla panca festante, si avviò verso casa.
Il
sapore amaro in bocca: i suoi genitori lo guardavano dallo specchio,
nella tasca la pietra.
Cos’era
meglio?
Serpeverde.
Un’idea lo folgorò:
cercare di riprendere i suoi genitori era Serpeverde.
E
sbagliato.
… mani
sul volto, si sgretola, l’uomo
cade a pezzi mentre tenta di avvicinarglisi. L’uomo
muore. Voldemort è sconfitto.
Pelle
sotto la sua, vestiti logori, risata sconfitta,
risata-latrato-uggiolio.
Ha
ucciso i suoi genitori. Ha ucciso Peter Pettigrew.
È
soltanto ucciderlo, ucciderlo, ucciderlo.
Il
professor Lupin entra tra le mura traballanti della Stamberga
Strillante, impugnando bacchetta magica.
Li
sta tradendo!
… l’amicizia
esiste davvero, pensa Harry Potter.
Percorrono
a ritroso il tunnel del Platano Picchiatore verso Hogwarts, Sirius
Black tornerà a essere un uomo libero, Severus Snape si
sveglierà, Peter Pettigrew verrà imprigionato. Ad
Azkaban. Il suo posto.
Quella
notte, quella notte di dodici anni prima Sirius Black ha assistito
alla crudeltà dell’uomo
a cui i Potter si erano affidati per proteggersi – e proteggere
Harry – da Voldemort. Ha fatto esplodere qualcosa con la
bacchetta, tredici babbani sono morti. Di lui solo un pollice. E
Sirius rideva, allora, rideva.
Poi,
d’un tratto, Sirius Black gli propone un’alternativa.
Scappare, via. Via dai Dursley e vivere con lui – con il suo
padrino.
È
un soffio, un soffio che cambia la vita di Harry Potter per sempre,
anche se quel desiderio non si avvera.
Basilisco.
Striscia, sibilando, verso di lui.
Ginny.
Ginny. Ginny. È quello che la testa gli dice. Ginny.
Ginny
distesa accanto alla statua, morente. Uccidere il Basilisco.
La
zanna gli si conficca nel braccio mentre il basilisco muore.
Zanna
di basilisco. Diario di Tom Riddle. Veleno.
Tom
Riddle muore. Tom Riddle scompare, Ginny vive di nuovo. Ginny. Non
più distesa sul pavimento.
Non
importa che stia per andare- Ginny.
Zia gigantesca, zia enorme, zia che si solleva nell’aria gonfiata di tutto il dolore provocato nel cuore di Harry. Zia d’aria putrida e sporca, zia dagli occhi spaventati. Vola via. Per sempre!
Cedric.
Giace vicino alla tomba. Cedric è morto. Lampo di luce verde.
Ancora
e ancora.
Gli
rubano del sangue, una pozione. Il Signore Oscuro risorge. Il Signore
Oscuro sta per ucciderlo. Viene salvato, ancora, dai genitori.
Il-Ragazzo-Sopravvissuto.
Harry
Potter afferra il corpo di Cedric Diggory e torna a scuola con lui.
Immobile.
Harry
Potter è un altro ragazzo, non è più chi è
arrivato con Trofeo del Torneo Tremaghi nel cimitero della cittadina
sperduta.
Nessuno
gli crede, è pazzo! pazzo! soltanto un qualcuno di folle di
cui Dumbledore e nessun altro potrebbe fidarsi.
Sogni
umidi, sogni di sudore. Sogni reali.
Uomini
traditori, porte di legno, pomelli.
Ministero
della magia. Ministero della magica. Cosa c’è dietro
quella porta?
Il
signor Weasley morso da un serpente al Ministero.
Sirius
Black, a Natale, canta le carriole. « Tu scendi dalle stelle, o
Fierobe-e-ecco! ».
Salvati
per un pelo, il terzo anno, pensa Harry. Salvati ché Hermione
al collo aveva una Giratempo.
C’erano
anche le Giratempo al Ministero nell’ufficio Misteri.
All’ufficio Misteri Harry smise di mentire, gli credevano al
Ministero mentre Voldemort spariva. Voldemort. Al Ministero.
Sirius
Black. Cade dietro un velo di voci.
Remus
lo trattiene, Remus cerca di non urlare mentre Harry è
appiattito contro di lui dalla stretta attorno al corpo. Harry urla.
“No”.
Invece
Sirius Black è morto.
… James
Potter ha umiliato Severus Snape.
E
Harry non se lo perdonerà mai.
Harry,
sotto il Mantello dell’Invisibilità. Harry, sangue dal
naso.
Harry.
Nymphadora capelli spenti, Nymphadora, patronus dalla forma
familiare.
Harry,
le persone hanno smesso di ridere al suo passaggio. Il cappello
spiega il dolore.
Le
persone cominciano a sparire, e per quanto sia doloroso –
sensazione di smarrimento, di incapacità di risolvere la
situazione – è diverso da quindici anni prima.
Harry
vorrebbe, anche soltanto per un istante, che Peter Pettigrew non
avesse mai detto a Voldemort di Godric’s Hollow.
Mare
scuro, capelli al vento. Sangue di Dumbledore sul muro.
Lago
oscuro, lago senza fondo. Barca. Lago pericoloso.
Memorie.
Memorie che affiorano nella mente di Dumbledore mentre beve la
pozione. Dumbledore si lamenta, Dumbledore distrutto dal dolore del
passato.
Medaglione.
Medaglione stretto nel palmo della mano di Harry e poi in quello di
Dumbledore.
Acqua
del lago.
Inferi.
Inferi che risalgono dall’acqua e Harry è grato che non
vi siano i suoi genitori.
Inferi.
Fuoco
dalla bacchetta di Dumbledore, fuoco.
Hogwarts.
Draco
Malfoy stringe la bacchetta tremante. Draco Malfoy non ucciderà
Dumbledore – l’ha disarmato, l’ha disarmato e
questo Voldemort non lo sa –, sarà Severus Snape a
togliergli la vita.
Impugna
la bacchetta. Impugna la bacchetta e “Avada Kedavra”.
Dumbledore
cade, cade attraverso l’aria. I mangiamorte scappano.
E,
di nuovo, Harry impotente insegue chi ha ucciso il suo futuro.
Severus Snape è il principe mezzosangue.
Horcrux.
Horcrux. Nient’altro che Horxcrux. La radio di Ronald: nessuno
è morto.
Tenda,
foresta, foglie, tenda, foresta, foglie, incantesimi di protezione.
Godric’s
Hollow. Non potrà mai più negare che i suoi genitori
siano morti.
Il
gesto con il quale ha detto loro addio per sempre è stato
rinunciare a farli tornare, con Voldemort, gesto che lo ha posto come
nemico dell’Oscuro Signore. Senza scampo.
Ma
alla tomba … alla tomba è dire addio all’abbandono
scottante – e capire di non poter trattenere tutti a sé,
ché sono mortali e destinati a scomparire prima o poi –
e augurare un benvenuto alla capacità di annullare la morte
con la vita.
Bambino.
Bambino. Pelle lisca, capelli turchesi.
Harry
Potter è un uomo.
Severus
Snape è ucciso da Voldemort. Anche lui.
Gli
porge fialette di ricordi blu, gli porge la verità e i motivi.
Ricordo
del ricordo per Hugo.
Severus
Snape amava la madre di Harry Potter e l’ha amata sino al suo
ultimo respiro e anche dopo, se esiste un dopo. Severus Snape le
regalò un giglio, una volta, le prometteva una nuova vita tra
i banchi di scuola. Severus Snape chiede perdono. Severus Snape
chiede perdono a Dumbledore, poi, e gli chiede di salvarla, di
salvare Lily Evans.
Dumbledore
non sa salvarla, allora, ma Severus Snape non fallisce: salva –
sempre – Harry Potter, Harry Potter in cui si è salvata
una parte di Lily Evans.
Severus
Snape evoca una cerva d’argento in una radura sperduta –
Harry conosce quella radura, è dove ha trovato il medaglione.
Severus Snape uccide Albus Dumbledore, ma non lo disarma, non è
sua la bacchetta di sambuco!
Severus
Snape deve uccidere Albus Dumbledore e confessare a Harry d’essere
un Horcrux e di dover morire per sconfiggere Voldemort.
Harry
Potter viene chiamato indietro dal castello, ma questa volta non può
tornare. Cammina attraverso la Foresta Proibita, cammina e Remus è
morto assieme a sua moglie: c’è un nuovo orfano. Fred è
morto. Colin è morto.
Harry
Potter morirà, non ha scampo. Hagrid gli urla qualcosa.
“Avada
Kedavra”. Ancora e per l’ultima volta, vicino sua madre,
suo padre, Sirius e Remus.
Bianco.
Accecante. Bianco. Finalmente.
Albus
Dumbledore. La bacchetta di sambuco è sua, ha disarmato Draco
che ha disarmato Dumbledore.
Può
decidere di tornare e uccidere la morte, e uccidere Voldemort.
Può
smettere di combattere e di vivere.
Ginny.
Ginny Weasley. Hermione Granger e Ronald Weasley che hanno appena
iniziato.
Molly
Weasley deve convivere con la morte di suo figlio, Teddy Junior
imparerà a camminare senza i suoi genitori.
Per
quanto doloroso, sa che non vuole perdersi nulla, neanche la più
misera lacrima.
«
Hai perso ».
Ma
nel gesto di Molly c’è
tutto l’amore del mondo ferito. In Neville Longbottom il
coraggio Grifondoro, la rabbia: i suoi genitori non ha potuto
conoscerli, e tutto perché qualcuno doveva combattere la sua
battaglia sbagliata.
Neville
Longbottom diventa quello che sarebbe stato se Voldemort avesse
deciso di renderlo il suo avversario alla pari.
Ma
Voldemort ha perso.
Non
c’è gioia, no, ma c’è di nuovo fedeltà
e libertà.
Adesso
rimane da vivere. E vivere per chi non vivrà.
«
Com’è stato? ».
E
Hugo Weasley non sa cosa risponderle. Il rumore della risacca è
pace.
Pace
conquistata col sangue e il male al cuore. Sua madre piena di dolore.
Sa
cos’è vivere, ora.