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Autore: AnimaDannata    18/12/2010    3 recensioni
M è una giovane donna in partenza da Tijuana. Sulla strada incontra un autostoppista, C.
Per noia e per denaro accetta di dividere il lungo viaggio fino a Des Moines con quello sconosciuto fin troppo interessante.
Come andrà a finire questo lungo viaggio? E soprattutto i due riusciranno a sopportarsi per 3.000 Km?
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quel viaggio era iniziato già per il verso sbagliato: il caldo torrido di quel pomeriggio di agosto a Tijuana rendeva irrespirabile l'aria e la faceva sudare più di quando ella avrebbe desiderato. Inoltre quella chiamata inattesa l'aveva costretta a preparare un borsone in fretta e furia, composto unicamente da qualche abito buttato così alla rinfusa e qualcosa da sgranocchiare prima dell'ora di cena, che avrebbe passato in macchina.
In più quell'idiota di sua sorella non si era nemmeno degnata di passare in banca come le aveva chiesto la sera prima, e adesso non avrebbe più fatto in tempo.
-Merdaccia..- sibilò tra i denti rovistando dentro la camera disordinata di sua sorella Isela cercando qualcosa che assomigliasse ad una banconota.
-Grazie sorellina..- disse sghignazzando dopo aver trovato una mazzetta di banconote nel fondo di un cassetto. Sua sorella sarebbe tornata solo a sera inoltrata da lavoro e non l'avrebbe trovata a casa. Si infilò nella tasca degli shorts le banconote tenendo in mano quelle che le sarebbero servite a fare il pieno di benzina.
Uscì di casa facendo roteare il portachiavi sull'indice e fischiettando una canzone che aveva sentito alla radio mentre si faceva la doccia. In effetti, l'effetto della doccia era già svanito: una goccia di sudore scese dalla nuca fino alla schiena, facendole venire i brividi.
Inserì le chiavi nel quadro dopo aver lanciato la borsa nel sedile di fianco al suo. Sentire il rombo della sua Mustang Shelby le fece provare un brivido di piacere e chiudere un attimo gli occhi. Amava la sua macchina, ogni centimetro.
Si fermò al primo distributore su Aeropuerto, fece benzina facendo bene caso a chiudere la macchina ed entrò nell'autogrill di fianco.
-Un caffè nero e un Hot dog.- chiese prendendo il giornale ed aprendolo dopo essersi seduta sullo sgabello del bancone. La cameriera in breve portò la sua ordinazione lasciandola di fianco a lei, che sembrò non curarsene. Si diede un rapido sguardo allo specchio a parete che s trovava dietro le bottiglie di alcolici afferrando il caffè e sorseggiandone un pò. I folti capelli scuri ricadevano sulle spalle mossi e ribelli, mentre due grosse occhiaie le segnavano gli occhi. Si sventolò un pò con il giornale: quel caffè era troppo caldo.
-Ma non si può accendere l'aria condizionata?- chiese senza troppi convenevoli e la cameriera le indicò con il dito il cartello che si trovava sul refrigeratore: fuori servizio.
-Iniziamo bene..- disse tra i denti addentando il suo hot dog e la campanella appesa sopra la porta suonò allegramente: un nuovo cliente.
Tutti si voltarono curiosi di sapere chi fosse il nuovo arrivato. Era raro vedere una faccia nuova in quel posto e soprattutto era raro vederla di quel genere: era un uomo sui trent'anni, con una camicia a maniche lunghe nonostante fosse pieno agosto, la fronte leggermente imperlata di sudore e uno sguardo magnetico e travolgente, con quei begli occhi blu scuro. Si tirò su le maniche della camicia, e solo in quel momento la ragazza si accorse che questa era vagamente macchiata di olio di motore.
-C'è per caso in questo posto sperduto nel mondo un'anima buona diretta a Urbandale? no eh? come non detto.- disse sbuffando e sedendosi qualche sgabello più in là della ragazza. Questa fece l'indifferente e continuò a sorseggiare il suo caffè e mangiare il suo hot dog senza preoccuparsi delle briciole che cadevano sul giornale, ne del giovane che seduto accanto a lei dava la sua ordinazione alla cameriera.
Non fece a tempo a finire l'ultimo morso che la sua gamba vibrò. Tirò fuori il cellulare dagli short in jeans macchiati e consunti e rispose ancora con la bocca piena.
-Che vuoi- chiese annoiata e vagamente scocciata. Dall'altro capo del telefono si sentirono delle urla incomprensibili.
-Affari tuoi che non sei passata in banca. Ormai sono già in viaggio e no! no! non torno indietro! non mi interessa!- disse alzando il tono della voce e tutti i presenti si girarono ad ascoltare la conversazione, incuriositi.
-Devo essere a..- iniziò a dire poi si bloccò e proseguì sotto voce - devo essere a Des Moines entro venerdì Isela. Ora devo chiudere..- disse riattaccandole il telefono in faccia. Sperava con tutto il cuore che lo sconosciuto non la sentisse, dato che Des Moines era molto vicina a Urbandale, e lei non aveva proprio alcuna intenzione di caricarsi in macchina come un peso morto una persona mai vista. Si voltò senza farsi notare troppo con fare indifferente verso quell'uomo, che la stava fissando con una luce nuova negli occhi.
-Devi andare a Des Moines dici? non è che..- iniziò a dire e la ragazza si voltò e abbassò gli occhi sul giornale facendo finta di nulla.
-Non è che potresti..- continuò lui imperterrito.
-No- tagliò corto lei - non ho nessuna intenzione di scarrozzarti per mezza America.- disse finendo di bere il caffè e lasciando i soldi sul bancone. Non voleva neanche il resto, l'unico suo desiderio era quello di seminare quello scocciatore prima di subito.
-Grrr sei un vero peperino..- disse lui con voce roca e per la prima volta lo guardò negli occhi. Era bello, quello non glielo si poteva negare. Sembrava avesse rubato quella camicia costosa, visti i pantaloni strappati e gli anfibi consunti che portava ai piedi.
-Ti ho già detto di nooo..non voglio scocciatori tra i piedi, io.- disse secca scendendo dallo sgabello e dandogli le spalle, incamminandosi verso l'uscita.
-Oh suvvia..come siamo prepotentelle..pensa ai lati positivi: pagherei metà della benzina fino a Unbandale, e avresti un sostituto alla guida per riposarti ogni tanto!- urlò lui ridendo ma sapeva bene che quella era la sua ultima speranza di arrivare in città: la sua macchina lo aveva abbandonato a Ensenada ed era riuscito ad arrivare fino a Tijuana grazie ad un camionista che l'aveva caricato dopo aver rimorchiato la sua auto in panne dal meccanico più vicino. Come oggetti personali aveva unicamente un borsone che sembrava stesse per esplodere, una valigetta e il suo portafoglio con i documenti.
Ma ovviamente lei, pur allettata da quell'idea non dava segni di cedere. Continuava imperterrita a camminare verso l'uscita.
-e poi ti pagherei pranzi e cene fino a... mmmmm...Albuquerque..- aggiunse lui pensandoci un pò su. La ragazza si bloccò. in fondo non sarebbe stato così terribile fare il viaggio con lui, se questo fosse servito a risparmiare un pò di grana.
-Affare fatto...datti una mossa però.- disse semplicemente aprendo la porta ed uscì. Il ragazzo sorrise.



ok ok ok :) questa è una nuova idea...volevo finire di scrivere Ti copri di rosso e fiorisci d'estate, l'altra mia storia, ma non ho resistito...se leggete questa storia lasciatemi un piccolo parere, mi farebbe davvero tanto piacere :)
Anima
  
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