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Autore: Shainareth    06/12/2005    14 recensioni
Quando si è stufi della solita vita e si avverte il bisogno di spezzare il tran-tran quotidiano, donando finalmente se stessi alla persona che si ama... ZOROxNAMI
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMAMI…

Craze Town era un luogo decisamente originale, dovevano riconoscerlo, pareva la cosiddetta città dei sogni e del divertimento. Era bastato poco per convincersi che quel posto non era poi così diverso da Rogue Town o da Whisky Peek, anche se, questo era scontato, difficilmente qui avrebbero trovato un'orda di cacciatori di taglie pronti a fargli la testa. Le vie erano un viavai di persone vestite all'ultima moda, l'affollatissima zona portuale era costeggiata da locali d'ogni tipo, si notava ad occhio nudo la promiscuità della gente, segno tangibile che non solo quella era una città centro di scambi etnici a livello mondiale, ma soprattutto era chiaro come il sole che anche la corruzione lì era all'ordine del giorno. Si scorgevano, infatti, pirati e uomini di legge che camminavano fianco a fianco, intenti persino in scherzi e giochi, e non soltanto in accese discussioni che più spesso si tramutavano in zuffe.
Rufy, però non ci aveva nemmeno fatto caso: aveva lo stomaco che protestava rumorosamente ed in maniera vergognosa, per cui aveva già ingranato la quinta ed era partito spedito verso la prima osteria. Fu Nami che lo fermò per la collottola, strattonandolo in terra.
«Contieni i tuoi istinti primordiali, idiota!» urlò la ragazza mostrandogli il pugno. «Questo posto non mi convince!»
«Perché?» la guardò stranito il compagno, raccogliendo da terra il cappello di paglia che gli era volato via nella caduta, e rituffandoselo sul capo.
«Nami ha ragione...» convenne Sanji guardandosi nervosamente attorno, le mani in tasca. «Ho una strana sensazione...»
«Sarà, ma non possiamo preoccuparci più tardi?» chiese il capitano rimettendosi in piedi e spolverandosi gli abiti. «Ho una fame del diavolo...»
«Abbiamo tutti fame...» lo riprese stancamente Zoro stiracchiandosi, dopo essere stato svegliato di soprassalto da una bastonata di Nami poco prima dell'arrivo sull'isola, e massaggiandosi il collo.
«E allora forza! Andiamo a mangiare!» esclamò pimpante il pirata di gomma riavviandosi verso la locanda.
E di nuovo fu steso al suolo, da un calcio del cuoco, stavolta. «Ma ci ascolti o no?!!» ringhiò quest'ultimo calpestandolo ripetutamente col piede per farlo star buono.
«Sentite... e se fosse una seconda Whisky Peek?» domandò Usop titubante, con evidente tremarella alla vista delle brutte facce che li circondavano dappertutto.
«"Whisky Peek"?» fece eco Chopper accanto a lui, alzando la testolina verso di lui in attesa di risposta. «Cos'è?»
E il nasone cominciò come al solito a sparare frottole a ripetizione: dopotutto, si disse, il piccolo alce non c'era stato con loro a Whisky Peek, e per di più era talmente ingenuo da prendere per buone tutte le sue fandonie. «Non lo sai? Credevo che le mie memorabili imprese fossero giunte ormai in ogni parte del globo...» prese a spiegargli atteggiandosi a supereroe e attirando ovviamente solo la sua attenzione, mentre gli altri discutevano sul da farsi.
«Io consiglierei di non disperderci, e se proprio dobbiamo far baldoria...» iniziò la cartografa additando col pollice della mano destra lo spadaccino dietro di sé. «...restiamo vicino a Zoro... a lui piace coprirci le spalle...»
«Cosa?!» protestò il giovane scattando verso di lei.
«Ecco che ricominciano...» sospirò il biondo, sedendosi sulla schiena di Rufy pur di evitare un qualsiasi suo tentativo di fuga, visto che il ragazzo continuava a scalciare e ad agitarsi, urlando parole sconnesse come "manzo", "patate", "maiale", e tanta altra robina leggera e succulenta.
«Beh, a Whisky Peek mi sei stato molto utile» spiegò la rossa al samurai, al quale già prudevano le mani per la gran voglia di schiaffeggiarla. «Se eviti di ubriacarti anche qui, ci saresti di grande aiuto»
«E perché dovrebbe toccare sempre a me pararvi il culo?!!» urlò quello con i nervi sul punto di esplodere.
«Perché almeno una volta ogni tanto dovresti far qualcosa per gli altri, visto che non fai niente di diverso dal dormire tutto il santo giorno, stravaccato sul ponte, e te ne freghi se noi ci spacchiamo la schiena anche per te!» l'accusò lei, portandosi le mani sui bei fianchi armonici.
«Ti sbagli, ragazzina!» la corresse l'altro pestando il piede in terra. «La verità, e lo sai meglio di me, è che detesto prendere ordini da una strega quale sei!»
«Ogni volta la stessa storia...» commentò Sanji con uno sbadiglio, mentre Usop finiva il suo racconto...
«...e così mi sono sbarazzato in un lampo anche di quegli odiosi Mr Five e Miss Valentine...»
«Che forza!» si complimentò Chopper strabuzzando gli occhietti e saltellando sul posto per adulare l'amico.
«Lasagne... Sushi... Pollo arrosto... Tempura... Polpette takoyaki...»
«Rufy, piantala!» lo zittì il cuoco con un pugno sul capo, mostrando una bella fila di dentini aguzzi. Stava per assestargli un secondo colpo, quando alle sue orecchie giunsero le voci di alcuni tipacci che uscivano da un locale poco distante da lì.
«Ragazzi, che bambole da urlo ci sono qui dentro! Ti saltano addosso che è una meraviglia! Quasi quasi mi vien voglia di farci su un altro giro!»
Due secondi dopo, Sanji era sparito in quella topaia, lasciando solo una vaga scia di cuori colmi di bruciante passione, e Rufy, ormai libero, aveva seguito il suo esempio, intrufolandosi però in un'osteria e lasciando come scia una strisciolina di bava manco fosse stato una lumaca.
Quando il nasone e l'alce se ne accorsero, seguirono il loro capitano a ruota, timorosi che potesse cacciarsi in chissà quale guaio.
Rimasti soli, senza che quasi se ne fossero avveduti, Nami e Zoro continuavano imperterriti a sputarsi a vicenda veleno, bestemmie, minacce ed insulti, pronti come al solito a metter mano alle proprie armi, cosa che per la verità serviva solo per far scena, vuoi perché la ragazza sapeva bene che in una lite vera e propria contro Roronoa ci avrebbe come minimo rimesso la vita, vuoi perché lo stesso spadaccino non sarebbe mai stato capace di alzare realmente le mani su di lei, nonostante la fortissima tentazione.
«Uff!» sbuffò la rossa dopo un po'. «Guarda... quegli idioti non hanno resistito come al solito al desiderio di saziare i loro appetiti...»
L'altro sbadigliò. «Che si fa? Mi è venuta sete...»
«Beh, visto che ci siamo approfittiamone anche noi» fece la ladra scostandosi i capelli dal viso. «Anch'io ho sete»
«Ottimo» convenne il giovane. «Una bella bevuta è quello che mi ci vuole... L'unico problema per me, sono i soldi…» confessò cacciandosi le mani in tasca. - ...non ho la più pallida idea di come pagare...»
«Ma te li presto io, naturalmente!» sghignazzò la sua amica col solito sorrisetto da presa per i fondelli, mentre già fiutava odore di affari.
«Scordatelo!» tagliò corto lui, fulminandola con lo sguardo. «L'ultima volta che ti ho chiesto un prestito, ci ho rimesso molto più di quanto ti dovevo!»
«Che esagerato... sei solo stato costretto a farmi da schiavo per una settimana...»
«E ti pare niente?!» strillò Zoro indispettito, facendola ridere ancora più di prima.
«Facciamo una cosa...» propose lei con sguardo poco raccomandabile.
«No, aspetta!» mise subito le mani avanti lo spadaccino. «Che hai in mente? Non mi piace quell'aria da furbetta...»
«Raggiungiamo un semplice accordo...»
«E sarebbe?»
«Intanto vieni con me...» gli disse la ragazza precedendolo verso una taverna a due passi da lì.
«Ehi!» sbraitò quello seguendola. «Non ho mica detto che avrei accettato!»
«Lo so, ma ne discutiamo con calma davanti ad una bottiglia di vino, ti va? Offro io, non temere...»
«Tsk!» si lasciò sfuggire il giovane con fare sarcastico. «Tu non sai nemmeno cosa significhi la parola "offrire"... Spara, cosa vuoi in cambio?» chiese poi, una volta entrati nel locale.
«Volevo proporti...» ma le parole della cartografa furono coperte dai fischi e dai commenti di ammirazione di tutti i tipacci allupati che erano addossati al bancone e ai tavoli, intenti a scolarsi chissà quanti galloni di alcool.
Zoro li fulminò tutti con lo sguardo: guai a chi si fosse avvicinato alla sua compagna. Era un uomo d'onore e pieno di sani principi morali, e le espressioni assetate di sesso di quegli schifosi erano decisamente rivoltanti. Afferrò la ladra per un braccio.
«Non mi piace questo posto... andiamocene, e subito anche...» le disse notando con disgusto il modo abominevole con il quale quella feccia immonda osava posare gli occhi sulla scollatura e sulla stretta minigonna dell'amica.
«Tranquillo...» lo rassicurò lei. «...sono abituata a cose del genere... come credi che me la cavassi prima di incontrare voi? Dai, non farti pregare...» disse, e lo trascinò per il braccio verso l'unico tavolo libero, nell'angolo più buio e appartato di quel tugurio.
Si sedettero l'uno di fronte all'altra, e ignorando i complimenti poco fini che le venivano rivolti contro, Nami continuò: «Io ti offro da bere, a patto però che tu accetti una nuova sfida: chi riesce a bere di più farà da schiavo all'altro non per una ma per ben due settimane, ci stai?»
L'altro però pareva averla a malapena ascoltata, troppo preso com'era dal lanciare occhiatacce cariche di odio a quelle belve fameliche che già sbavavano al pensiero di poter mettere le loro sudice manacce sul corpo della bella venere che era appena entrata.
«Zoro? Mi ascolti?» lo colpì piano lei con la punta del piede sulla gamba.
«Ehi!» cominciò uno di quei pessimi elementi poco distanti da loro. «La tua amica ti fa piedino e tu non la degni di uno sguardo?»
Nessuno dei due giovani parlò: la navigatrice era superiore a certe provocazioni, e Zoro si sforzava di non cedere alla collera che, lo sapeva, purtroppo per gli altri sarebbe esplosa di lì a poco.
Tuttavia il masnadiere non demorse e trascinando una gamba, e tenendo salda la bottiglia di chissà quale schifezza nella mano destra, si avvicinò a loro. «Sai, piccola, che sei davvero una bambolina? Ma hai delle curve da infarto...» sghignazzò sputando dalla bocca quel suo fetido alito da ubriacone. «Lasciala in pace...» lo avvisò a denti stretti lo spadaccino, guardandolo in cagnesco.
L'uomo finse di non sentirlo. «Molla questa mezza sega e vieni via con me... se ti fai sbattere un po', scoprirai cos'è un vero uomo...» aggiunse allungando la mano libera e afferrando la ragazza per il braccio.
E stavolta, Roronoa cedette all'ira; e senza che nessuno se ne rendesse conto, l'altro si ritrovò presto spiaccicato al suolo col sangue al naso e alcuni denti in meno. Il locale si ammutolì. Tutti si erano fermati a guardare il giovane che ansimava con sguardo furente, il pugno ancora stretto al fianco. Nami non disse una parola. Si limitò ad alzarsi e prendendolo per il polso, lo trascinò fuori da lì.
Pareva infastidita e questo diede ancora di più i nervi al suo compagno che, una volta in strada, si divincolò bruscamente dalla sua presa, e le domandò con fare irascibile: «Avrei dovuto lasciarti mettere le mani addosso da quel figlio di puttana?!»
«No!» sbuffò lei. «Ma potevi evitare di scatenare una rissa!» gli rimproverò guardandolo negli occhi. «Pensi che quelli ora ci lasceranno in pace?!»
«Io non volevo nemmeno entrarci là dentro!» ribatté l'altro tra i denti.
La rossa agitò nervosamente una mano per aria. «Va bene, va bene…» mormorò seccata. Sospirò e aggiunse. «Grazie»
Quello fece un'alzata di spalle in controvoglia, e fece cenno verso l'osteria dove erano entrati gli altri. «Andiamo lì?»
«Scherzi?!» sbraitò la navigatrice. «Se provo ad entrare là dentro, quelle fogne mi faranno andare sul lastrico ordinando cibo fino a scoppiare...»
«E allora?»
«Facciamo un giro verso il centro?» propose. «Magari troviamo un posto più tranquillo...»
«Fin laggiù?» rispose Zoro con una smorfia, volgendo lo sguardo verso una delle vie principali, affollata fino all'inverosimile.
L'altra pestò un piede in terra. «Possibile che con te non ci sia proprio niente da fare?!» sbraitò portandosi una mano sul fianco e additandolo con l'altra con fare autoritario. «Non fai altro che poltrire tutto il giorno, e quando scendiamo a terra, per te è come se fossimo ancora in mare aperto! Un po' di vitalità ti farebbe bene! Sembri un vecchio decrepito!»
Il giovane fu scosso da un brivido di gelo e la fissò disgustato. «P-parli come fossi mia moglie...»
Nami stavolta lo colpì per davvero, facendogli molto male... Infine lo prese per un orecchio e cominciò a tirarselo dietro.
«Ahi! Ahia!» si lamentava il poveretto. «Lasciami, stupida!! Ci stanno guardando tutti!»
«Hanno gli occhi proprio per guardare, mi sembra...»
«Insomma, la vuoi smettere?!» ringhiò divincolandosi dalla presa e massaggiandosi il padiglione auricolare, mentre si arrestava in mezzo alla strada.
La ragazza si voltò verso di lui e sorrise. «Entriamo qui?» chiese.
Il suo compagno alzò lo sguardo ad un'insegna: un'osteria. Piuttosto grande, anche.
«Dovrebbe essere un paradiso, confrontata alla bettola di poco fa, no?»
«Offri davvero tu?»
Di nuovo la ladra si lasciò sfuggire un sorriso. «Solo se accetti la mia sfida»
«Quale?» domandò lo spadaccino alzando un sopracciglio.
«Quella che ti ho fatto prima che tu pestassi quel pervertito...» spiegò lei. «Chi perde farà da schiavo all'altro per due settimane!»
«Cosa?! Stavolta vai direttamente al sodo, eh?!» protestò il giovane indignato.
«Beh, per forza! A scommettere soldi con te non conviene mica!» si giustificò la navigatrice.
L'altro sbuffò indeciso sul da farsi: la sua amica era troppo furba persino per lui, e già sentiva odore di fregatura...
«Non dirmi che hai paura?» lo provocò quella ridendosela sotto i baffi.
Lui si volse bruscamente nella sua direzione e replicò: «Non cominciare con questa storia! Ogni volta che vuoi qualcosa da me, cerchi sempre di premere sul mio orgoglio! Beh, scordatelo! Stavolta non mi lascio infinocchiare da te, ragazzina!»
La cartografa corrucciò lo sguardo, strinse le labbra, ma non disse una parola. Fece finta di ignorarlo ed entrò ugualmente nel locale.
"In che guaio vuole cacciarsi, stavolta?" si chiese il samurai sbuffando e seguendola preoccupato. Si fermò a scrutare la marmaglia di gente seduta ai tavoli: pirati anche qui. Molti erano già occupati nelle più svariate forme di intrattenimento con le cameriere dalle più che provocanti scollature, alcuni addirittura erano nel bel mezzo di veri e propri amplessi e si contavano almeno una decina di orge.
Zoro imprecò fra sé e sé, portandosi una mano alla fronte. Cercò l'amica con lo sguardo: era seduta al bancone in compagnia di loschi individui che non le staccavano gli occhi di dosso e che già le proponevano sconcezze a non finire. Il giovane si avvicinò piano, ne prese uno per il collo, piombandogli alle spalle, e lo gettò in terra, sedendo così al suo posto. Il pirata, per fortuna, era talmente ubriaco che non ebbe nemmeno la forza di rialzarsi, e, anzi, sprofondò nel sonno.
«Di un po'...» cominciò Roronoa tirando la compagna per un braccio.
Quella si voltò a guardarlo con aria innocente, come se non le importasse niente di quello che stava accadendo tutto intorno a loro.
«Che diavolo ti prende oggi?» le chiese.
Nami distese la bocca in un mezzo sorriso, si leggeva amarezza nel sguardo. «Sono solo stanca...» rispose accostandosi alle labbra un boccale pieno fino all'orlo e mandandolo giù tutto d'un fiato.
Lo spadaccino la lasciò andare. «Cos'è che non va?»
Lei alzò le spalle. «Niente... per la verità non lo so nemmeno io... Ho solo voglia di smettere di fare brava ragazza...»
Ruotò gli occhi indignati verso l'amico quando questi non riuscì a contenere una risata. «Che c'è?!» «Pur volendo non ci riusciresti» le disse prendendola in giro. Le voleva bene proprio per questo, perché nonostante la sua reputazione di bieca approfittatrice, dentro di sé, la loro Nami era pura come un angelo. Gli era bastato poco per capirlo. E comunque, era troppo intelligente per lasciarsi andare realmente in qualche sciocchezza.
La rossa sorrise con lui: aveva ragione.
«E se anziché farti da schiava, diventassi la tua donna?» propose guardandolo dritto negli occhi imperturbabili.
Zoro sospirò. «Cosa c'era nel bicchiere?» chiese togliendoglielo di mano e portandoselo alla bocca per assaggiarne le gocce rimaste.
«Sto parlando sul serio» chiarì lei.
«Anch'io» l'ammonì l'altro tornando a guardarla. «Finiscila con questa pagliacciata e usciamo di qui» aggiunse poi con voce severa.
Nami poggiò i gomiti al bancone, chinò la testa posandola sui palmi delle mani, i capelli rossicci che le spiovevano davanti agli occhi nascondendole il viso.
«Mi ascolti?» insistette lui, prendendola dolcemente per un braccio.
«Lasciami in pace...» mugugnò la ragazza capricciosamente.
Il giovane sospirò una seconda volta. «Se avevi tutta questa di farti sbattere da qualcuno, perché non chiedevi a Sanji?» scherzò amaramente nel tentativo di scuoterla. «Lui è sempre ben disposto con te... O magari potresti sempre diventare la donna del capitano, no?»
La ladra non riuscì a soffocare una risata e sbirciando nella sua direzione, rispose: «Imbecille... Ti pare che Rufy sappia realmente che farsene di una donna?»
«Non lo sottovaluterei troppo, fossi in te...» continuò quello imperterrito. «A modo suo capisce molto più di quanto vuol far credere...»
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi uno dei tipi che fino a poco prima avevano tentato di adescare la bella pirata, prese parola. «Ehi, tu! Non lo vedi che questa pupa non vuole saperne di te? Lasciala a noi!»
Lo spadaccino lo fissò tra il divertito e l'interdetto, poi replicò: «Veramente è lei che mi sta facendo delle avance... Ma sinceramente non mi fido delle donne con i capelli rossi...»
«Ma ti sei bevuto il cervello?» continuò l'uomo guardandolo con disgusto, mentre Nami, incuriosita dalle chiacchiere del compagno, attendeva che quest'ultimo completasse il discorso. «Cos'hai nella testa, piscia di mucca? Una così io non la rifiuterei nemmeno se fossi scemo o finocchio!»
Zoro sorrise gettando un'occhiata all'amica, squadrandola da capo a piedi. «Effettivamente nessun uomo sano di mente, e soprattutto con gli ormoni a posto, si lascerebbe sfuggire un'occasione come questa...» ribatté quindi, attirando ancora di più l'attenzione della navigatrice. «Però... si dice che le rosse siano streghe... E se mi fa un incantesimo mentre me la scopo?» concluse con tono così sarcastico da far scoppiare l'altro in una fragorosa risata.
Anche Nami accettò lo scherzo, ma volle ugualmente l'ultima parola. «Almeno, però, dopo avrai una buona scusa per giustificare il tuo mal funzionamento...»
«Ah...» sogghignò lui, portandosi una mano al petto, come a testimoniare di esser stato colpito. «...pungente, la piccola...»
«Allora?» fece quella, accavallando le gambe e volgendosi verso il giovane.
«Non insistere» tagliò corto questi, tornando serio.
«Tanto lo so che piacerebbe anche a te...»
«Non lo nego» confessò. «Ma ciò non toglie che non ti farei mai una cosa del genere»
Nami sorrise e si sporse a baciarlo innocentemente sulle labbra. «Tu sei troppo bravo...» gli disse facendo cenno al barista di volere un altro boccale.
«Mai quanto te...» replicò il suo compagno chiedendone uno anche per sé.
«Se lui non ti vuole, ti prendo io, rossa!» esclamò il tizio di prima.
«No, grazie...» rispose lei ridendo. «Non hai visto? Ormai mi sono impegnata con lui...» affermò additando l'amico.
Quest'ultimo la fissò divertito. «E' bastato un bacio?»
«L'hai detto tu che sono una brava ragazza...» celiò la cartografa poco prima di immergere di nuovo le labbra nel vino.
Zoro le tolse il bicchiere di mano per la seconda volta e, prendendola per un polso, cominciò a trascinarla gentilmente via da lì.
«No, aspetta! Non abbiamo pagato il conto!» lo avvisò lei, volgendosi verso il barista.
«Tranquilla, piccola...» la rassicurò l'uomo che le sedeva accanto, alzando il braccio a mezz'aria in segno di saluto. «Offro io...»
Lo spadaccino ricambiò il gesto e uscì dalla locanda, portandosi dietro la ladra che si lasciava guidare senza preoccuparsi di chiedere spiegazioni: si fidava di lui.
La riportò fino al porto. Si fermò e lasciandole il polso si avvicinò alle sue spalle, abbracciandola per la vita sottile e indicando la loro caravella. «Quello è l'unico posto che posso offrirti...» le disse, mentre lei portava un braccio su quello del compagno e con l'altra mano prendeva ad accarezzargli il viso.
«A me va benissimo...» sussurrò con voce calda. «Ma sei sicuro che non te ne pentirai?» gli chiese.
Ma come risposta, l'altro le prese la mano accostandosela alle labbra, e infine le baciò il collo e un orecchio. Bastò questo per accendere in lei il desiderio. Zoro lo sentì a pelle, e continuando a tenerla per mano, la condusse fino alla nave.
Scelsero la stanza della ragazza, e quando vi si chiusero dentro, la prima cosa che lei fece, fu quella di getterglisi fra le braccia, riempiendogli la bocca di baci, ricambiati uno per uno senza esitazione, senza quasi far caso al bisogno di ossigeno. Le mani che scivolavano lungo la schiena delicata, che carezzavano quel petto robusto, i capelli, il viso... Ripresero fiato, finalmente, e ancora appiattiti l'una contro l'altro, si guardarono negli occhi, il respiro affannato.
«Sei ancora in tempo per cambiare idea...» l'avvisò il giovane sfiorandole il bel volto con le dita.
Lei sorrise e lo baciò ancora. «Ti giuro che in questo momento sei l'unica cosa che voglio...»
Frase che ricevette in premio altri baci e nuove carezze. Baci che scivolarono all'incavo del collo candido, sempre più ardenti di bruciante passione. E mentre lui cominciava ad indagare sotto la sua maglietta, Nami gli sciolse le spade dal fianco. L'altro gliele tolse di mano poggiandole alla scrivania lì vicino. Tornarono a fissarsi con sguardo complice, la rossa lo prese per il colletto e lo trascinò lentamente verso il letto. Vi si stese sopra, e lui su di lei. E di nuovo le labbra si schiusero e si riabbracciarono senza saperne di volersi scindere. Le carezze cominciarono a farsi via via più audaci, come i baci che scesero all'ombelico, aiutati dalle mani che le sollevarono la maglietta fin sotto il petto, risalendo la curva dei seni ancora coperti. Tornò a cercarle la bocca con la sua per l'ennesima volta, come a chiederle ancora un assenso, e gentilmente le sfilò via i primi indumenti, prendendo di nuovo a coprirle il corpo di baci. Sentiva il suo respiro farsi sempre più accelerato e pesante, le sue mani fra i capelli corti, la pelle che bruciava di desiderio. Quando si arrestò solo per pochi istanti, si soffermò a guardarla: ora era solo Nami, lei e basta. Era pura come appena sbocciata dalla madre terra, bella come un raggio di luna che si rispecchia tra le onde, limpida come l'acqua del mare del quale portava il nome. L'armonia delle forme non aveva eguali, il colore acceso dei capelli sparpagliati sul cuscino ad incorniciarle il bel viso tinto di rosa per quella voglia irrefrenabile di essere sua. L'emozione nata da tanta meraviglia fu tale, che sentì il fiato venirgli meno. Lei se ne accorse. Stese le labbra belle, rosse e invitanti, e gli cinse il volto con le mani, gli occhi risplendenti di lacrime che scivolarono giù lungo le tempie, fino a morirle fra i capelli. Lo condusse a sé facendogli omaggio di un nuovo bacio, quasi fuggevole, ma che portava in sé tutto il suo amore. Lo lasciò accasciare sul suo corpo e lo strinse, sentendo in quel momento di potergli donare anche l'anima.
Rimasero così, fermi, in silenzio. C'erano i respiri a parlare per loro, il battito dei cuori ad amarsi, pulsando l'uno contro l'altro.
«Perché non me ne hai mai fatto cenno?» gli chiese in un sussurro, baciandogli il capo.
Quello sorrise appena, prendendole la mano e stringendola nella sua. «Potrei chiederti la stessa cosa...»
Nami scivolò via dal suo abbraccio e si alzò a sedere. Sorrideva. «E adesso?» celiò con fare furbetto. «Non vorrai cavartela così, spero...»
Lo spadaccino si girò sul lato a fissarla perplesso. «In che senso?»
«Beh... ora tocca a me vederti nudo...» affermò l’altra tirandolo per la maglietta.
«Ferma!» esclamò lui, impacciato, mentre tentava inutilmente di difendersi dalla sua audacia. Si sarebbe anche alzato in piedi se lei non gli si fosse seduta su a cavalcioni, riuscendo infine a svestirlo dalla vita in su. Risero insieme e tornarono a baciarsi.
Si stese su di lui, pelle contro pelle. Ripercorse con le dita la grande cicatrice che gli sfigurava il torace. Vi posò sopra le labbra, sentendo le sue carezze fra i capelli e sulle mani.
«Zoro...» chiamò con un filo di voce.
Lui abbassò lo sguardo sui crini fiammeggianti che gli solleticavano il mento.
«...amami...»
E appena lo disse, il giovane la scostò da sé gentilmente, fino a farla stendere supina, sotto di lui. La fissò negli occhi ancora una volta. «...quello lo faccio già da una vita...» le giurò chinandosi a baciarle la cicatrice che aveva dietro la spalla sinistra, dove per lungo tempo un maledetto tatuaggio le aveva oltraggiato quella meravigliosa pelle che sapeva di mandarino. Nami gli passò una mano fra i capelli, stringendolo a sé ed inarcandosi verso di lui, sentendo le sue braccia che passavano dietro la schiena, i caldi baci al collo e alla nuca, una mano che tornava sul davanti sfiorandole i seni, fino a scivolare più giù ancora. Avvertì un brivido che la scosse in tutto il corpo, ma l'abbraccio del compagno la rassicurava non poco. Gli serrò le braccia attorno al collo, abbassò le palpebre, schiuse le labbra per lasciarsi andare in un piccolo gemito di inaspettato piacere, e lo lasciò fare...




  
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