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Autore: screaming_underneath    18/12/2010    11 recensioni
Dieci anni dopo la partenza di Will, Elizabeth e il piccolo Turner aspettano il Verde Baleno, con lo sguardo fisso ad occidente.
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Vent'anni dopo la partenza di Will, Elizabeth aspetta il Verde Baleno per ricongiungersi all'uomo che ama un'ultima volta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un Giorno a Terra, Dieci Anni per Mare

 


 

(Dieci anni per mare)


Tenevo lo sguardo fisso ad orizzonte, come lui mi aveva detto di fare, tanti e tanti anni prima. Il tramonto colorava il cielo di un rosso cupo che ricordava il colore del sangue, sfumato qua e là da nuvolette bianche, solitarie e rarefatte. Il mare, tranquillo, pareva sussurrarmi che stava arrivando.
Mio figlio correva, sollevando sbuffi della sabbia umida del bagnasciuga, cantando la sua canzone preferita con voce squillante. «Yoho, yoho...» 
Sorrisi, con il cuore che mi batteva a mille, senza riuscire ancora a credere che quella giornata, aspettata e bramata per tanto tempo, fosse finalmente giunta. Lo avrei abbracciato, baciato, stretto a me. Un brivido mi percorse tutta.
Un giorno a terra, e dieci anni in mare.
Non più saluti e cenni lontani, non più abbracciai rubati per un attimo al mare, la gonna zuppa e le lacrime agli occhi, per quei momenti così rari e preziosi e unici e brevi, come seppur breve era quella giornata. 
Il mio cuore, a quel pensiero, perse un battito. Cosa erano infondo ventiquattr'ore, rispetto all'infinità di dieci anni? Una goccia, una goccia nell'oceano infinito. E con ancora più ansia scrutai il mare, in cerca di quel lampo tanto aspettato. All'orizzonte, tutto taceva.
Mi sedetti su di una roccia, ripensando e facendomi portare indietro nel tempo, a quella giornata di esattamente dieci anni prima. Quella che mi aveva tolto Will, e mi aveva donato suo figlio. Una maledizione e una benedizione assieme.
Come potevo essere così disprezzata dal Destino, dal Fato?
Sentii una lacrima bagnarmi una mano, seguita da molte altre, e mi domandai come potessi piangere in una giornata tanto speciale. Alzai quella mano, dove ancora scendevano lacrime salate, cancellando quelle che mi bagnavano gli occhi con il palmo.  Non potevo essere triste. Dovevo pensare a quelle ore come un dono di Dio, e farne tesoro.

Alzai gli occhi al cielo, verso il sole che moriva, appena in tempo per vedere il lampo verde che tanto aspettavo e bramavo.
L'Olandese Volante apparve, enorme e meravigliosamente vicino. E con esso, Will.
«Mamma! Mamma! Guarda, è come hai detto tu!» Mio figlio correva verso di me, felice. Finalmente avrebbe incontrato suo padre, quel padre che conosceva solo per nome e per le imprese che io gli avevo raccontato fin da piccolissimo, con le lacrime agli occhi.
Il mio cuore accelerò ancora, in sussulti irregolari e fortissimi. Sentivo lo stomaco pieno come di ali di farfalla, in preda ai sussulti della mia anima. La gioia che provavo sembrava volesse spaccarmi il petto ed uscire, per urlare, urlare di felicità.
Corsi nell'acqua bassa, fredda, fremente di attesa, impaziente di stringerlo a me. Mio figlio mi si mise vicino e lessi nei suoi occhi una gioia ed un'impazienza pari alla mia. Gli presi la mano, sorridendo, mentre una figura usciva dai flutti, con il sole che trionfalmente scompariva dietro di essa. 
Non riuscivo a scorgere il viso dell'uomo. Per un attimo, un lunghissimo attimo, fui sicura che non fosse Will. Mi pareva impossibile, troppo reale e bello per essere vero. Poi l'illusione svanì, e la figura corse verso di me, per nulla impacciata dalle onde alte del mare, dall'acqua che gli arrivava alla vita, reale e bellissima. Lì. Lì a tre passi da me.
Mi riscossi, lasciando la mano di mio figlio e correndo verso Will, dimentica del mare che poteva impacciarmi. Feci due passi, goffa, e sarei caduta in acqua se William non mi avesse afferrata, ridendo. Facendomi passare una mano sotto le ginocchia, mi prese in braccio per arrivare alle mie labbra. Io, in attesa, chiusi gli occhi, aspettando il contatto tra le nostre bocche.
Che arrivò.

Il bacio, corto ma intenso, racchiudeva tutto il nostro amore, maturato e accresciuto da tutti quegli anni di lontananza. Rimasi senza fiato, ancora stravolta e incredula che fosse lì, che fossi lì, avvinghiata a lui.
«Ti amo, William Turner. Da morire.» Sussurrai, la voce rotta dall'emozione. Il mio cuore batteva fortissimo, potevo sentirlo pulsare nelle mie orecchie. 
Lui mi strinse più forte. «Anche io, Elizabeth Swann. Da morire. Vorrei farti sentire il battito del mio cuore, come io sento il tuo adesso, ma te l'ho donato anni fa', e non so dove tu l'abbia portato» sussurrò, la voce rotta e bassa come la mia.
«E' sempre con me. Non lo lascio mai. Vieni, adesso. Devi conoscere una persona». Scesi dalle sue braccia, prendendo la sua forte mano. Il contatto con la sua pelle mi infuocava e il mio corpo fu trapassato da un brivido, ancora una volta.

A riva, nostro figlio ci osservava, stupito e meravigliato.
«Ehi, piccolo. Questo è Will. E, Will... questo è...» iniziai, guardandolo negli occhi.
Lui mi anticipò. Fissando il figlio che vedeva per la prima volta, si abbassò, occhi negli occhi, alla sua altezza. Erano dello stesso identico colore. «Tu sei Jack, immagino. Vero? Mio figlio.» sussurrò, solo per lui.
Il bimbo annuì, sorridendo. 
Poi, vincendo quello che doveva essere un terribile imbarazzo, si sporse verso il padre e l'abbracciò, posandogli una guancia sulla sua. «Papà. Finalmente sei sei arrivato.»

Quella giornata, la più bella della mia vita, fu anche la più lunga. E l'addio, con l'alba che colorava il cielo, doloroso come non mai.
Un giorno a terra, e dieci anni in mare.

 

 

 

(Vent'anni per mare)

Venti anni. Venti anni erano passati da quel giorno, lasciando segni indelebili nel mio corpo e nella mia anima.
La lontananza da Will mi uccideva e ogni giorno, invariabilmente, mi dicevo che non potevo farcela a sopportare un'altra ora senza di lui. Eppure, andavo avanti.
Per i miei figli. Jack e Isabel.

Lui, la copia sputata di suo padre, quasi vent'anni. Lei, la mia, come dovevo essere stata a nove.
Mi resi conto di quanto fossi invecchiata non per il primo capello bianco, non per il fatto che avessi quasi quarant'anni, ma nel vederli assieme, nel fiore degli anni, svegli, allegri, a godersi la vita. Come io non riuscivo a fare.
Amavano il padre quasi quanto me, nonostante mia figlia, Isabel, nemmeno lo conoscesse. Portava il suo cognome con onore, come a vantarsene. Era fiera di quel padre marinaio, ed io, di conseguenza la amavo sempre di più.
Avevo deciso già da tempo. Quarant'anni erano troppi. Mio figlio era ormai grande e responsabile e, sopratutto, aveva una casa e una moglie incinta. Sapevo che si sarebbe occupato della sorellina. Le voleva troppo bene. Ne avrebbe avuto cura, quando io non avrei potuto più.

 

Aspettavo il ritorno di Will, sulla spiaggia, seduta su quello stesso masso di dieci anni prima, lo stesso su cui igni sera mi ritiravo, al calar del sole, a fissare il mare.
Scrutavo l'orizzonte, con sguardo perso.
Mia figlia correva felice per la spiaggia, come suo fratello prima di lei. Era eccitata per quell'incontro, e non faceva altro che salterellare qua e là, schivando le onde. Jack, dal canto suo, se ne stava in disparte, lontano da entrambe, disapprovando la mia scelta, che avevo comunicatogli poco prima. Sapevo che voleva star da solo. Non gli piaceva farsi vedere piangere.
Il mio cuore batteva veloce, forte, sano ed ignaro che quelli fossero i suoi ultimi minuti.
Sentivo una strana frenesia trapassarmi tutta, un insieme di sensazioni che non riuscivo a capire o decifrare, che solo in parte erano causa della visita di Will. Mi sfiorai una coscia, dove il peso del coltello mi tranquillizzava un po', ma non mi impediva di avere paura, una paura folle e incontrollabile, che spiccava tra tutte le altre emozioni.
Sapevo che Will non sarebbe stato d'accordo con la mia decisione, come non lo era mio figlio, ma non mi importava. Volevo stare con lui, e non mi sarei tirata indietro.

Persa nei miei pensieri, non mi accorsi del lampo verde che tanto aspettavo.
Mia figlia mi corse incontro, gridando felice. Non l'avevo messa al corrente di nulla. Non mi pareva giusto farla soffrire prima del previsto.
Le accarezzai il viso, sorridendo tristemente, nonostante dovessi essere felice di quel momento.

«Mamma! Hai visto il lampo? Proprio come hai sempre detto tu!» gridò, sorridendo felice. Io la strinsi forte, conscia che quelli potevano essere gli ultimi momenti che potevamo passare assieme. Lei ricambiò l'abbraccio sfiorando con la mano, senza saperlo, la mia arma.
Fissammo lo sguardo verso la figura, che, lentamente, si avvicinava a noi. Vidi mio figlio avanzare di qualche passo, quasi svogliato. Io sentii un'improvvisa morsa al cuore, ormai ai suoi ultimi battiti, e cercai di apparire normale, nonostante la smorfia che voleva farsi largo nel mio viso.

Will, finalmente, arrivò a me. Mi sorrise, nella sua eterna bellezza giovanile. Io sorrisi a mia volta, vergognandomi di quanto fossi invecchiata e appesantita. Con un attimo di esitazione, mi gettai tra le sue braccia.
«Finalmente sei tornato. Non ce la facevo più. E non ce la farò mai più ad aspettarti, probabilmente.» sussurrai, quasi tradendomi. Volevo fare le cose per bene. Lo baciai e lui rispose al mio bacio con un sospiro tremolante, portandomi nel cuore un amore talmente forte da farmi vacillare.
«Ciao, Eliza. Mi sei mancata» sussurrò, solo per me. Poi sollevò la testa, a guardare la figlia, che si era spostata poco lontana.
«Tu sei Isabel? Tua madre mi ha parlato di te nelle sue lettere. Vieni qui. Fatti abraccciare.» disse, rivolto alla mia secondogenita.
Lei, timida, si sporse in avanti, per baciare la mano che Will le tendeva. Io, staccatami da mio marito, le detti una spinta, facendola finire tra le braccia del padre, che rideva, felice. «Ciao papà.» sussurrò, dolce.
Io sorrisi, mentre Jack, rimasto in disparte, si avvicinava. 
«Padre. Bentornato.» lo accolse lui, la voce dura, fissandomi. Sperai che non dicesse nulla. Lo avevo pregato di non farlo. Sarebbe successo lo stesso. Io lo guardai, facendo segno verso sua sorella. Sapeva cosa fare.
«Vieni, Bels, lasciamoli soli. Ci sarà tempo più tardi per parlare», sussurrò Jack. Poi verso me «Ciao mamma. Ci vediamo». Io feci un cenno con la testa, mentre il mio cuore accelerava ulteriormente, come intuite le mie intenzioni.
Isabel si staccò dall'abbraccio del padre, che le dette un buffetto affettuoso, per tornare a guardarmi, attirandomi a sé mentre i nostri figli si allontanavano.
Mi misi una mano sulla coscia sinistra, pronta, anche se lo stomaco chiuso e in preda alla nausea mi faceva vacillare.
«Will. Ti amo. E, davvero, non ce la faccio più a vivere così. Non posso restare ancora dieci anni e ancora dieci, e dieci e dieci aspettandoti, mentre tu rimani così... giovane e bello, e io invecchio ed ingrigisco sempre più. Ti amo troppo per separarmi da te, stasera» sussurrai, addolorata.
Lui sospirò. «Non è facile nemmeno per me. I nostri figli non mi conoscono neppure. Isabel.. non mi ha mai visto. E Jack.... Jack è già grande. Sembra mio fratello, più che mio figlio. Non li ho visti crescere, e non li vedrò. E non sai quanto mi addolori... mi vuoi lasciare, eh, Eliza?» chiese, con voce incrinata dal dolore, quasi supplicante. Non aveva capito.
«No, Will. Non potrei mai... ti amo, ti amo troppo. E' per questo che lo faccio... per stare assieme. Ti amo» sussurrai.
Poi, mentre lui ancora non capiva, sfilai il coltello dalla sua fodera, piantandomelo nel cuore. Sentii, in lontananza, mentre un bruciore mi catturava tutta, il grido di mio marito, e l'urlo straziante di mia figlia. «Will. Chiedimelo. Ora» sussurrai, con le ultime forze del mio cuore spaccato. «Will!» incalzai. Il mondo stava svanendo.
«Elizabeth Swann, temi tu la morte?» sussurrò Will nel mio orecchio, piangendo.
Io sorrisi.


«No.»

Un giorno a terra, e dieci anni in mare. Insieme. Per sempre.






Ho chiamato il figlio di Elizabeth e Will "Jack" ben prima di scoprire che il suo vero nome sarebbe a sua volta William (viva la fantasia, eh?). L'ho comunque trovato più approvato, quindi tale rimarrà, immagino.
Questa shot è una delle prime cose abbia mai scritto, e tutt'oggi, che riscrivo queste note, le voglio bene. So che non è nulla di che, ma il valore affettivo c'è, e anche un vago senso di soddisfazione quando vedo quante persone amino questa storia e quanto il contatore delle visite continui a salire, nonostante tutto.
Quindi, grazie.
Un bacio <3






 

 

 

   
 
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