Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: ciervu    18/12/2010    4 recensioni
Presto avrei visto Justin.
Justin Drew Bieber. Il ragazzo che con la sua musica mi faceva sentire a casa. Mi faceva sentire una normalissima ragazza, con le sue passioni e i suoi pregi.
L’unico ragazzo al mondo in grado di farmi emozionare a tal punto da farmi scoppiare il cuore.
L’unico ragazzo che mi teneva compagnia quando reclamavo qualcuno che mi potesse capire o semplicemente, starmi accanto quando mi sentivo sola.
Ovviamente l’ha fatto indirettamente ma per me è stato molto importante.
E questo mi ha fatta crescere, mi ha fatto capire cos’è il bene e soprattutto, qual è il mio sogno.
Lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can almost see it
That dream I am dreaming
But there’s a voice inside my head saying
“You’ll never reach it”

Every step I’m taking
Every move I make feels
Lost with no direction
My faith is shaking

But I gotta keep trying
Gotta keep my head held high

 

 

Lo posso quasi vedere
Il sogno che sto sognando
Ma c’è una voce nella mia testa che dice
“non lo raggiungerai mai”

Ogni passo che faccio,
Ogni mossa sembra
Persa senza direzione
La mia fede si perde

Ma io devo continuare a provare
Devo tenere la testa sempre in alto

 

The Climb- Miley Cyrus

 

 

 

 

 

-The Climb-

 {Prologo

 

 

 

California, San Diego.

Balboa Theatre.

 

 

 

Era il ventitré febbraio quel giorno.

Impossibile dimenticarlo.

Era stato tutto così dannatamente brusco, che la mia testa ormai era come se fosse stata presa e staccata completamente dal resto del mio corpo.

Troppe emozioni, decisamente troppe emozioni.

Scossi la testa, come ad eliminare almeno uno di quei tanti stupidi ed inutili punti di domanda che mi affollavano la testa.

Sapevo che era inutile illudermi, lo sapevo benissimo. Ma era più  forte di me, non riuscivo a non cercare quella piccola e vana possibilità di far in modo di essere notata da Lui.

 

Sospirai, passando una mano tra i miei lunghi capelli castani.

Mi ero cacciata in un grandissimo casino. Un enorme casino.

Beh, più che casino, mi ero cacciata in un ricorrente sogno.

Errore. In un ricorrente incubo.

 

 

 

Non sono mai stata quel genere di ragazza dannatamente perfetta, bella e con ottimi voti a scuola.

Anzi, oserei dire di essere una di quelle persone che nessuno vorrebbe avere accanto.

Certo. Interiormente.

Lo dico sempre. L’esteriorità inganna.

No, non è vero. Non lo dico mai.

Ma facciamo finta di sì.

Ecco, per esempio uno dei miei tanti difetti è quello di essere una grande bugiarda.

 

La gente, quando mi vede per strada o mi incrocia nei corridoi di scuola, mi saluta sempre,rivolgendomi sempre calorosi sorrisi.

Pensano io sia una ricchissima figlia di un grande produttore musicale. Si fanno ingannare dalla mia borsa Gucci, che poi tanto Gucci non è.

O semplicemente si accontentano delle mie parole quando dico loro che mio papà mi ha fatto conoscere Eminem o Katy Perry.

La gente a volte è così superficialmente stupida.

Ma la verità è un’altra.

La verità è che io non sono quella che sembro.

Non sono quel genere di ragazza che ama divertirsi con ragazzi o svaghi “poco sani” come sembra. Affatto.

Non sopporto la gente che si perde nello svago della droga, del sesso o cose del genere.

Faccio finta che questi “hobby” mi piacciono solo per avere qualche posto nel mondo. Per essere utile alla società. Per non sentirmi un verme, una schifezza, ecco.


La mia vita non è  la perfezione che sembra, la gente non se ne è accorta perché si limita semplicemente alle apparenze. Non gliene importa nulla di sapere cosa faccio tornata da scuola, non gliene importa nulla di sapere se davvero i miei vestiti sono originali e non di seconda mano, e soprattutto, tutti si accontentano si sapere che quei lividi che a volte mi  ricoprono il corpo sono stati fatti da me, andando in bicicletta o cadendo giù dalle scale.

 

Ma la verità è  un’altra.

 

Sono quel genere di persona che scarica musica illegalmente, non restituisce in tempo i libri in biblioteca, porta vestiti di seconda mano, vive in un appartamentino sporco, piccolo ed umido, ha un fratello che la mantiene ed un padre alcolizzato che la picchia quando trova il frigo vuoto.

Ecco, queste sono  le cose essenziali da sapere su di me.

 

Mia madre è morta. Di lei mi ha lasciato solo il suo aspetto fisico.

Ho ereditato i suoi stessi capelli.

I capelli di mia madre erano dello stesso colore dei miei, un castano dai riflessi caldi, quasi come il giorno in cui morì.

Aveva sempre i  capelli corti, la malattia non le lasciava mai tempo di farglieli crescere. Amava i capelli lunghi, e non potendoli avere, non me li faceva mai tagliare.

Questo mi rimane di lei, i capelli. Non gli ho ancora tagliati da quando è morta. E’un modo per sentirla più vicina. Per sentire calore qui, nel cuore.

 

 

Mi asciugai velocemente una lacrima salata che stava scivolando sulla mia guancia.

E chiusi di scatto gli occhi, come a fermare la cascata di amare gocce che voleva essere lasciata libera di scendere.

Sospirai e lentamente aprii gli occhi.

 

Quello che mi si parò davanti era ancora incredibile per me.

Ero al Balboa Theatre. Uno dei più famosi teatri d’epoca di San Diego.

Non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che mi stava succedendo.

Tutto grazie a mio fratello Evan…

 

 

 

Due settimane prima:

 

Track. Track.

-Sono a casa!-

Evan!

Corsi ad accoglierlo.

Mi ci scontrai addosso cadendo rovinosamente per terra. Provocando a mio fratello un attacco di risate che poi contagiarono anche me.

Mi aiutò ad alzarmi e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un gesto molto intimo, che mi dava la sensazione di essere veramente a casa.

Ci sedemmo a tavola, l’odore di pomodoro invadeva la stanza, mi guardò negli occhi, stringendomi una mano.

-Meg, ho comprato il tuo regalo di compleanno, ho lavorato qualche giorno in più a teatro e, mi hanno regalato due biglietti per il concerto di Justin- lo disse tutto ad un fiato, sorridendo fiero di sé.

Non seppi cosa dire. Non seppi cosa fare. Ero così scombussolata.

-N…No…Evan…Riportali indietro, fatti dare un po’  di soldi  in cambio, comprati quella giacca che ti piaceva tanto e che non hai potuto comprare perché costava troppo- Il sorriso di Evan si spense.

E con aria solenne aggiunse: -Non è vero Megan, so che ci tieni a quel ragazzo e poi, ti meriti qualcosa di speciale, qualcosa che ti faccia sentire normale. Una ragazza come le altre della tua età.-

Oh.

Sorrisi e una lacrima mi scese giù, arrivando fino al piatto pieno di crepe appoggiato sul tavolo.

Mi alzai e mi avvicinai a mio fratello. Lo abbracciai. E le sua grandi braccia mi avvolsero come un grande mantello, per proteggermi da tutte quelle cattive cose che si aggiravano intorno a me.

Piansi. Piansi e piansi.

-Oh, grazie Evan. Ti voglio così bene che per te farei di tutto-

Come risposta lui mi strinse ancora più forte a sé promettendomi che non mi avrebbe mai abbandonata.

 

 

Intravidi una  testa bionda davanti al palco, era mio fratello.

Feci un cenno con la mano ma lui non sembrò notarmi quindi mi spaparanzai sulla poltrona pronta ad analizzare quello che stava per succedere.

Presto avrei visto Justin.

Justin Drew Bieber. Il  ragazzo che con la sua musica mi faceva sentire a casa. Mi faceva sentire una normalissima ragazza, con le sue passioni e i suoi pregi.

L’unico ragazzo al mondo in grado di farmi emozionare a tal punto da farmi scoppiare il cuore.

L’unico ragazzo che mi teneva compagnia quando reclamavo qualcuno che mi potesse capire o semplicemente, starmi accanto quando mi sentivo sola.

Ovviamente l’ha fatto indirettamente ma per me è stato molto importante.

E questo mi ha fatta crescere, mi ha fatto capire cos’è il bene e soprattutto, qual è il mio sogno.

Lui.

 

 

  
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