I
can almost see it
That dream I am dreaming
But there’s a
voice inside my head saying
“You’ll
never reach it”
Every step I’m taking
Every move I make feels
Lost with no direction
My faith is shaking
But I gotta keep trying
Gotta keep my head held high
Lo
posso quasi vedere
Il sogno che sto sognando
Ma c’è
una voce nella mia testa che dice
“non lo
raggiungerai mai”
Ogni
passo che faccio,
Ogni mossa sembra
Persa senza direzione
La mia fede si perde
Ma
io devo continuare a
provare
Devo tenere la testa sempre in alto
The Climb- Miley Cyrus
-The
Climb-
California,
San Diego.
Balboa
Theatre.
Era il
ventitré
febbraio quel giorno.
Impossibile
dimenticarlo.
Era stato
tutto così dannatamente brusco, che la mia testa ormai era
come se fosse stata
presa e staccata completamente dal resto del mio corpo.
Troppe
emozioni, decisamente troppe emozioni.
Scossi la
testa, come ad eliminare almeno uno di quei tanti stupidi ed inutili
punti di
domanda che mi affollavano la testa.
Sapevo che
era inutile illudermi, lo sapevo benissimo. Ma era più forte di me, non riuscivo
a non cercare quella
piccola e vana possibilità di far in modo di essere notata
da Lui.
Sospirai,
passando una mano tra i miei lunghi capelli castani.
Mi ero
cacciata in un grandissimo casino. Un enorme casino.
Beh,
più
che casino, mi ero cacciata in un ricorrente sogno.
Errore. In
un ricorrente incubo.
Non sono mai
stata quel genere di ragazza dannatamente perfetta, bella e con ottimi
voti a
scuola.
Anzi,
oserei dire di essere una di quelle persone che nessuno vorrebbe avere
accanto.
Certo.
Interiormente.
Lo dico
sempre. L’esteriorità inganna.
No, non
è
vero. Non lo dico mai.
Ma
facciamo finta di sì.
Ecco, per
esempio uno dei miei tanti difetti è quello di essere una
grande bugiarda.
La gente,
quando mi vede per strada o mi incrocia nei corridoi di scuola, mi
saluta
sempre,rivolgendomi sempre calorosi sorrisi.
Pensano io
sia una ricchissima figlia di un grande produttore musicale. Si fanno
ingannare
dalla mia borsa Gucci, che poi tanto Gucci non è.
O
semplicemente si accontentano delle mie parole quando dico loro che mio
papà mi
ha fatto conoscere Eminem o Katy Perry.
La gente a
volte è così superficialmente stupida.
Ma la
verità è un’altra.
La
verità
è che io non sono quella che sembro.
Non sono
quel genere di ragazza che ama divertirsi con ragazzi o svaghi
“poco sani” come
sembra. Affatto.
Non
sopporto la gente che si perde nello svago della droga, del sesso o
cose del
genere.
Faccio
finta che questi “hobby” mi piacciono solo per
avere qualche posto nel mondo. Per
essere utile alla società. Per non sentirmi un verme, una
schifezza, ecco.
La mia vita non è la
perfezione che sembra,
la gente non se ne è accorta perché si limita
semplicemente alle apparenze. Non
gliene importa nulla di sapere cosa faccio tornata da scuola, non
gliene
importa nulla di sapere se davvero i miei vestiti sono originali e non
di
seconda mano, e soprattutto, tutti si accontentano si sapere che quei
lividi
che a volte mi ricoprono
il corpo sono
stati fatti da me, andando in bicicletta o cadendo giù dalle
scale.
Ma la
verità è un’altra.
Sono quel
genere di persona che scarica musica illegalmente, non restituisce in
tempo i
libri in biblioteca, porta vestiti di seconda mano, vive in un
appartamentino
sporco, piccolo ed umido, ha un fratello che la mantiene ed un padre
alcolizzato che la picchia quando trova il frigo vuoto.
Ecco,
queste sono le cose
essenziali da sapere
su di me.
Mia madre
è morta. Di lei mi ha lasciato solo il suo aspetto fisico.
Ho
ereditato i suoi stessi capelli.
I capelli
di mia madre erano dello stesso colore dei miei, un castano dai
riflessi caldi,
quasi come il giorno in cui morì.
Aveva
sempre i capelli
corti, la malattia non
le lasciava mai tempo di farglieli crescere. Amava i capelli lunghi, e
non
potendoli avere, non me li faceva mai tagliare.
Questo mi
rimane di lei, i capelli. Non gli ho ancora tagliati da quando
è morta. E’un
modo per sentirla più vicina. Per sentire calore qui, nel
cuore.
Mi asciugai
velocemente una lacrima salata che stava scivolando sulla mia guancia.
E chiusi
di scatto gli occhi, come a fermare la cascata di amare gocce che
voleva essere
lasciata libera di scendere.
Sospirai e
lentamente aprii gli occhi.
Quello che
mi si parò davanti era ancora incredibile per me.
Ero al
Balboa Theatre. Uno dei più famosi teatri d’epoca
di San Diego.
Non
riuscivo ancora a capacitarmi di quello che mi stava succedendo.
Tutto
grazie a mio fratello Evan…
Due
settimane prima:
Track. Track.
-Sono a casa!-
Evan!
Corsi ad
accoglierlo.
Mi ci scontrai
addosso cadendo
rovinosamente per terra. Provocando a mio fratello un attacco di risate
che poi
contagiarono anche me.
Mi
aiutò ad alzarmi e mi sistemò
una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un gesto molto
intimo, che mi dava
la sensazione di essere veramente a casa.
Ci sedemmo a
tavola, l’odore di
pomodoro invadeva la stanza, mi guardò negli occhi,
stringendomi una mano.
-Meg, ho
comprato il tuo regalo di
compleanno, ho lavorato qualche giorno in più a teatro e, mi
hanno regalato due
biglietti per il concerto di Justin- lo disse tutto ad un fiato,
sorridendo
fiero di sé.
Non seppi cosa
dire. Non seppi cosa
fare. Ero così scombussolata.
-N…No…Evan…Riportali
indietro,
fatti dare un po’ di
soldi in cambio,
comprati quella giacca che ti
piaceva tanto e che non hai potuto comprare perché
costava troppo- Il
sorriso di Evan si spense.
E con aria
solenne aggiunse: -Non è
vero Megan, so che ci tieni a quel ragazzo e poi, ti meriti qualcosa di
speciale, qualcosa che ti faccia sentire normale. Una ragazza come le
altre
della tua età.-
Oh.
Sorrisi e una
lacrima mi scese giù,
arrivando fino al piatto pieno di crepe appoggiato sul tavolo.
Mi alzai e mi
avvicinai a mio
fratello. Lo abbracciai. E le sua grandi braccia mi avvolsero come un
grande
mantello, per proteggermi da tutte quelle cattive cose che si
aggiravano
intorno a me.
Piansi. Piansi
e piansi.
-Oh, grazie
Evan. Ti voglio così
bene che per te farei di tutto-
Come risposta
lui mi strinse ancora
più forte a sé promettendomi che non mi avrebbe
mai abbandonata.
Intravidi
una testa bionda
davanti al palco, era mio
fratello.
Feci un
cenno con la mano ma lui non sembrò notarmi quindi mi
spaparanzai sulla
poltrona pronta ad analizzare quello che stava per succedere.
Presto
avrei visto Justin.
Justin
Drew Bieber. Il ragazzo
che con la sua
musica mi faceva sentire a casa. Mi faceva sentire una normalissima
ragazza,
con le sue passioni e i suoi pregi.
L’unico
ragazzo al mondo in grado di farmi emozionare a tal punto da farmi
scoppiare il
cuore.
L’unico
ragazzo che mi teneva compagnia quando reclamavo qualcuno che mi
potesse capire
o semplicemente, starmi accanto quando mi sentivo sola.
Ovviamente
l’ha fatto indirettamente ma per me è stato molto
importante.
E questo
mi ha fatta crescere, mi ha fatto capire cos’è il
bene e soprattutto, qual è il
mio sogno.
Lui.