Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: Elothiriel    19/12/2010    2 recensioni
La sottile ostilità contro di noi, contro i diversi, covava già da molto tempo, forse non c’era mai stato un periodo in cui le Creauture degli Incubi erano state veramente accettate. “Uno della tua specie ha ucciso un uomo. L’ha…prosciugato.” “E io cosa c’entro?” “Si dice…raccontano che i vampiri siano pericolosi. Che minaccino il Regno del Bene, loro e tutte le altre Creature degli Incubi. Anche quelli che, come te, non hanno mai fatto niente contro questo assurdo regime.” “E cosa ci faranno, se ci prendono?” “Verrete tutti…esposti al sole. Senza bracciale di metallo degli Incubi.” Tacqui, sconvolto. La visione di tanti mucchietti di cenere accando ad altrettanti mantelli neri mi attraversò, rapida e dolorosa, la mente.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL BRACCIALE NERO

IL BRACCIALE NERO

 

Scrutai la mia casa. Era grande, imponente, ma vecchia e con l’intonaco scrostato, era il simbolo della nobiltà decaduta, come me. Il mio viso pallido ormai era maledetto da tutti gli umani, come quello delle altre creature che mi avevano accompagnato fuori dal Mondo degli Incubi.

 

L’unica cosa che ancora non mi era mai stata ostile era la mia dimora, ma in quel momento i miei sensi, molto più raffinati di quelli umani, percepirono una presenza estranea al mio posto sicuro, qualcosa che non era mai stato lì e che disturbava la quiete ancestrale a cui ero abituato.

Ripresi a scivolare silenziosamente verso la magione, questa volta con più cautela.

“Fermo!” disse una voce morbida alle mie spalle, “non entrare. Passeresti guai seri se ti scoprissero. Scappa finchè puoi.”

 

Mi voltai di scatto, sorpreso di non aver percepito la presenza dell’umana, trovandomi col viso a pochi centimetri da quello tondo e colorito di una ragazzina. L’odore del suo sangue mi bruciò la gola. Così vicino era difficile resistere al richiamo del mio cibo naturale e sentii le zanne bianche che avevo al posto dei canini crescere ancora, arrivando fino al labbro inferiore. Lei indietreggiò di un passo, spaventata dalla mia espressione feroce.

Quando l’odore del sangue si allontanò, mi ricomposi e le chiesi gentilmente: “Perché devo scappare? Questa è la mia casa, non ci dovrebbe essere nulla da temere”. “Si invece”, rispose lei duramente “ci sono gli ispettori del governo che stanno confiscando i tuoi beni e distruggendo i tuoi effetti personali, e se ti trovano porteranno via anche te. Verrai ucciso, se non scappi.” “Ma perché? Che cosa ho fatto?” Esclamai.

 

Ero sorpreso e arrabbiato, ma dopo il primo momento non più così stupito. La sottile ostilità contro di noi, contro i diversi, covava già da molto tempo, forse non c’era mai stato un periodo in cui le Creauture degli Incubi erano state veramente accettate. “Uno della tua specie ha ucciso un uomo. L’ha…prosciugato. “E io cosa c’entro?” “Si dice…raccontano che i vampiri siano pericolosi. Che minaccino il Regno del Bene, loro e tutte le altre Creature degli Incubi. Anche quelli che, come te, non hanno mai fatto niente contro questo assurdo regime.” “E cosa ci faranno, se ci prendono?” “Verrete tutti…esposti al sole. Senza bracciale di metallo degli Incubi.” Tacqui, sconvolto. La visione di tanti mucchietti di cenere accando ad altrettanti mantelli neri mi attraversò, rapida e dolorosa, la mente.

 

Abbassai gli occhi verso il bracciale nero e lucido che avevo al polso, l’unica cosa che mi permetteva di resistere alla luce del sole. Senza, di me non sarebbe rimasto altro che polvere. All’improvviso sentimmo un rumore provenire dalla casa. Uomini, meschini, piccoli uomini, stavano sbarrando le porte e le finestre mentre incollavano sul muro uno striscione con su scritto: “Dimora Vampiresca. Non avvicinari senza amuleti di Hello Kitty”. Poi iniziarono a venire verso di noi. Afferrai la ragazza per la vita e saltai su un albero, in modo che le foglie ci nascondessero. Ancora l’odore del sangue mi solleticò le labbra, ma affondai il viso nel mantello e resistetti.

 

Un umano aveva iniziato a leggere qualcosa a voce alta, scandendo bene le parole, ognuna delle quali era come un pugnale nel cuore. “Editto dell’Unione delle Nazioni Umane per il Bene! Primo articolo: sarà vietato avere qualsiasi relazione con le Creature degli Incubi. Esse verranno schedate e smaltite con ordine. Secondo articolo: è vietato pensare, scrivere o disegnare cose diverse da quelle che pensa la grande regina Hello Kitty, per il Bene comune. Terzo articolo: la popolazione femminile non potrà fare altro che raccogliere fiori, andare sull’altalena o tessere, le uniche attività che si addicono ad una ragazza perBene. Invece la popolazione maschile potrà solo esercitarsi nella scherma, scrivere poesie e salvare le ragazze dagli attacchi di orride creature quali le api. Tutti i lavori di altro genere saranno affidati agli schiavi. Quarto articolo: le uniche musiche permesse sono quelle che piacciono alla grande regina Hello Kitty, e pertanto chiunque ascolti rock, metal o musiche di generi affini verrà giustiziato.”

Andava avanti così per un numero imprecisato di articoli, tutti per il “Bene Comune”.

 

“Visto?” surrurrò la ragazza, “Ora che Hello Kitty è stata proclamata dittatrice a vita, per voi non c’è alcuna libertà!” I miei occhi fissavano il vuoto, e se possibile, il mio visto bianco era impallidito ancora di più.

 

Non so per quanto tempo restai così. Sentii solo che lei mi abbracciava, e le parole che mi sussurrò dolcemente: “Non lasciarti morire. Anche fra le persone che ti odiano c’è sempre qualcuno che può trasformare l’odio in qualcos’altro”. La notte passò, ed io ero sempre immobile su quell’albero, con la ragazza tra le braccia. Ormai, non mi dava neanche più noia il suo odore. Mi accorsi dell’alba perché la luce mi tolse le forze e il respiro, come al solito.

 

Trovai buffo che in tutta la mia…esistenza, se così la potevo chiamare, non avevo mai avuto un amico, e adesso che essa stava per finire la mia prima amica dormiva fra le mie braccia. Se l’avessero scoperta l’avrebbero giustiziata, e quindi questo suo gesto l’aveva condannata a una vita d’esilio. A meno che… se io l’avessi trasformata in un vampiro, lei sarebbe potuta andare nel Mondo degli Incubi, dove il mio clan l’avrebbe accolta a braccia aperte, per quello che aveva fatto per me. Ma non sarebbe potuta entrare senza bracciale, e io ne avevo solo uno. Una leggenda, però, narrava che se un abitante del Mondo degli Incubi moriva nel mondo degli umani, sarebbe resuscitato nella sua terra d’origine. Nessuno aveva mai provato, ovviamente, e nessuno sapeva se era vero o no. Avevo vissuto più di cinquecento anni, e avevo visto il Tempo scorrermi davanti agli occhi, restando sempre in disparte, senza entrare mai o far veramente parte della vita delle persone che avevo conosciuto.

 

Era ora di tentare di “vivere” per davvero. Era appena l’alba, quindi aveva ancora qualche ora prima che la luce del sole fosse abbastanza forte da uccidermi. Così scrissi due lettere, una per la ragazza, dove spiegavo che cosa avevo fatto e come raggiungere il Mondo degli Incubi e una per mia madre in cui la pregavo di accogliere la ragazza. Scivolai giù dall’albero e la svegliai. Le dissi che cosa avevo deciso. Lei mi guardò confusa, poi annuì. Le mie labbra si avvicinarono morbide al suo collo caldo sotto la pelle delicata pulsava invitante il sangue rosso, denso e scuro. Affondai le zanne nell’incavo tra il collo e le spalle e il liquido vitale si riversò nella mia bocca. Era dolcissimo e profumato e a fatica mi staccai quando vidi che era svenuta. Poi le strinsi le dita intorno alle lettere, e mi sfilai il bracciale, infilandolo al suo polso sottile. Mi tolsi il mantello e la coprii con quello, in modo che non si trovasse al sole quando si fosse svegliata. Poi feci due passi e mi esposi al sole.

 

La giovane vampira era inginocchiata presso una lapide bianca. Anche se nelle perenni tenebre del Mondo degli Incubi non c’era bisogno di portare bracciali contro il sole, lei ne aveva uno al polso. Le andava un po’ grande e non sembrava fatto apposta per lei. “Sai, io sono felice qui”, disse, apparentemente parlando con il vuoto, “tua madre e le tue sorelle sono veramente gentili e simpatiche. Mi vogliono molto bene. Quando mi sono svegliata, quella mattina di duecento anni fa, non avrei saputo proprio cosa fare se tu non mi avessi lasciato quelle lettere. Però non mi avevi detto che ci sarebbero voluti almeno cinquecento anni perché tu rinascessi! Dovevi dirmelo.” La vampira chiuse gli occhi e si appoggiò alla lapide.

 

Quel luogo venne poi chiamato dalla Gente degli Incubi “E Malian muneia”, ovvero “il luogo dove la ragazza aspetta”. Poi, dopo secoli e secoli, cambiò nome in “E Malian abratollach” ovvero “il luogo dove il vampiro tornò attraverso le ombre”.

 

Futuro, Regno del Bene. Una ragazza vede volteggiare in aria delle particelle scure. Ne acchiappa una e la rigira fra le mani. “Guarda, viene da quella vecchia casa con il viale di sicomori, laggiù!” “Magari sono i resti di un vampiro bruciato dal sole!”, scherza lei, “Ma va’, i vampiri non esistono mica!”, risponde l’amica. Ridono e continuano a camminare.

 

 

Ciao!

Spero che questo racconto, in realtà un tema scolastico, vi sia piaciuto. L’ho scritto due anni faa, ma l’altro giorno, scartabellando fra le mie storie, l’ho ritrovato, e ho deciso di pubblicarlo.

Me la lasciate una recensione? Per favore…

Grazie

 

Un bacio

Elothiriel

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Elothiriel