IL BRACCIALE NERO
Scrutai la mia
casa. Era grande, imponente, ma vecchia e con
l’intonaco scrostato, era il simbolo della nobiltà decaduta, come me. Il mio
viso pallido ormai era maledetto da tutti gli umani, come quello delle altre
creature che mi avevano accompagnato fuori dal Mondo degli Incubi.
L’unica cosa che
ancora non mi era mai stata ostile era la mia dimora, ma in quel momento i miei
sensi, molto più raffinati di quelli umani, percepirono una presenza estranea
al mio posto sicuro, qualcosa che non era mai stato lì e che disturbava la
quiete ancestrale a cui ero abituato.
Ripresi a scivolare
silenziosamente verso la magione, questa volta con più cautela.
“Fermo!” disse una
voce morbida alle mie spalle, “non entrare. Passeresti guai seri se ti
scoprissero. Scappa finchè puoi.”
Mi voltai di
scatto, sorpreso di non aver percepito la presenza dell’umana, trovandomi col
viso a pochi centimetri da quello tondo e colorito di una ragazzina. L’odore
del suo sangue mi bruciò la gola. Così vicino era difficile resistere al
richiamo del mio cibo naturale e sentii le zanne bianche che avevo
al posto dei canini crescere ancora, arrivando fino al labbro inferiore. Lei
indietreggiò di un passo, spaventata dalla mia espressione feroce.
Quando l’odore del sangue si allontanò, mi
ricomposi e le chiesi gentilmente: “Perché devo scappare? Questa è la mia casa, non ci dovrebbe essere nulla da temere”. “Si invece”, rispose lei duramente “ci sono gli ispettori del
governo che stanno confiscando i tuoi beni e distruggendo i tuoi effetti
personali, e se ti trovano porteranno via anche te. Verrai
ucciso, se non scappi.” “Ma perché? Che cosa ho fatto?” Esclamai.
Ero sorpreso e
arrabbiato, ma dopo il primo momento non più così stupito. La sottile ostilità
contro di noi, contro i diversi, covava già da molto tempo, forse non c’era mai
stato un periodo in cui le Creauture degli Incubi erano state veramente
accettate. “Uno della tua specie ha ucciso un uomo. L’ha…prosciugato.” “E io cosa c’entro?” “Si dice…raccontano che i vampiri siano pericolosi. Che minaccino il Regno
del Bene, loro e tutte le altre Creature degli Incubi. Anche quelli che,
come te, non hanno mai fatto niente contro questo assurdo
regime.” “E cosa ci faranno, se ci prendono?” “Verrete
tutti…esposti al sole. Senza bracciale di metallo degli Incubi.” Tacqui,
sconvolto. La visione di tanti mucchietti di cenere accando ad altrettanti
mantelli neri mi attraversò, rapida e dolorosa, la mente.
Abbassai gli occhi
verso il bracciale nero e lucido che avevo al polso,
l’unica cosa che mi permetteva di resistere alla luce del sole. Senza, di me
non sarebbe rimasto altro che polvere. All’improvviso sentimmo un rumore
provenire dalla casa. Uomini, meschini, piccoli uomini, stavano sbarrando le
porte e le finestre mentre incollavano sul muro uno striscione con su scritto: “Dimora Vampiresca. Non avvicinari senza
amuleti di Hello Kitty”. Poi iniziarono a venire verso di noi. Afferrai la
ragazza per la vita e saltai su un albero, in modo che le foglie ci
nascondessero. Ancora l’odore del sangue mi solleticò le labbra, ma affondai il
viso nel mantello e resistetti.
Un umano aveva
iniziato a leggere qualcosa a voce alta, scandendo bene le parole, ognuna delle
quali era come un pugnale nel cuore. “Editto dell’Unione delle Nazioni Umane
per il Bene! Primo articolo: sarà vietato avere qualsiasi relazione con le
Creature degli Incubi. Esse verranno schedate e
smaltite con ordine. Secondo articolo: è vietato pensare, scrivere o disegnare
cose diverse da quelle che pensa la grande regina
Hello Kitty, per il Bene comune. Terzo articolo: la popolazione femminile non
potrà fare altro che raccogliere fiori, andare sull’altalena o tessere, le
uniche attività che si addicono ad una ragazza perBene.
Invece la popolazione maschile potrà solo esercitarsi nella scherma, scrivere
poesie e salvare le ragazze dagli attacchi di orride
creature quali le api. Tutti i lavori di altro genere
saranno affidati agli schiavi. Quarto articolo: le uniche musiche permesse sono
quelle che piacciono alla grande regina Hello Kitty, e
pertanto chiunque ascolti rock, metal o musiche di generi affini verrà
giustiziato.”
Andava avanti così
per un numero imprecisato di articoli, tutti per il
“Bene Comune”.
“Visto?” surrurrò
la ragazza, “Ora che Hello Kitty è stata proclamata dittatrice a vita, per voi
non c’è alcuna libertà!” I miei occhi fissavano il vuoto, e
se possibile, il mio visto bianco era impallidito ancora di più.
Non so per quanto
tempo restai così. Sentii solo che lei mi abbracciava, e le parole che mi
sussurrò dolcemente: “Non lasciarti morire. Anche fra
le persone che ti odiano c’è sempre qualcuno che può trasformare l’odio in
qualcos’altro”. La notte passò, ed io ero sempre immobile su quell’albero, con
la ragazza tra le braccia. Ormai, non mi dava neanche più noia
il suo odore. Mi accorsi dell’alba perché la luce mi tolse le forze e il
respiro, come al solito.
Trovai buffo che in
tutta la mia…esistenza, se così la potevo chiamare, non avevo mai avuto un
amico, e adesso che essa stava per finire la mia prima amica dormiva fra le mie braccia. Se l’avessero scoperta l’avrebbero giustiziata,
e quindi questo suo gesto l’aveva condannata a una
vita d’esilio. A meno che… se io l’avessi trasformata in un vampiro, lei
sarebbe potuta andare nel Mondo degli Incubi, dove il mio clan l’avrebbe
accolta a braccia aperte, per quello che aveva fatto per me.
Ma non sarebbe potuta entrare senza bracciale, e io ne avevo solo uno.
Una leggenda, però, narrava che se un abitante del Mondo degli Incubi moriva
nel mondo degli umani, sarebbe resuscitato nella sua
terra d’origine. Nessuno aveva mai provato, ovviamente, e nessuno sapeva se era
vero o no. Avevo vissuto più di cinquecento anni, e
avevo visto il Tempo scorrermi davanti agli occhi, restando sempre in disparte,
senza entrare mai o far veramente parte della vita delle persone che avevo
conosciuto.
Era ora di tentare
di “vivere” per davvero. Era appena l’alba, quindi aveva ancora qualche ora
prima che la luce del sole fosse abbastanza forte da uccidermi. Così scrissi
due lettere, una per la ragazza, dove spiegavo che cosa avevo fatto e come
raggiungere il Mondo degli Incubi e una per mia madre in cui la pregavo di accogliere la ragazza. Scivolai giù dall’albero e
la svegliai. Le dissi che cosa avevo deciso. Lei mi guardò
confusa, poi annuì. Le mie labbra si avvicinarono
morbide al suo collo caldo sotto la pelle delicata pulsava invitante il
sangue rosso, denso e scuro. Affondai le zanne nell’incavo tra il collo e le
spalle e il liquido vitale si riversò nella mia bocca.
Era dolcissimo e profumato e a fatica mi staccai quando
vidi che era svenuta. Poi le strinsi le dita intorno alle lettere, e mi sfilai
il bracciale, infilandolo al suo polso sottile. Mi tolsi il mantello e la
coprii con quello, in modo che non si trovasse al sole quando
si fosse svegliata. Poi feci due passi e mi esposi al
sole.
La giovane vampira
era inginocchiata presso una lapide bianca. Anche se nelle perenni tenebre del
Mondo degli Incubi non c’era bisogno di portare bracciali contro il sole, lei ne aveva uno al polso. Le andava un po’ grande e non
sembrava fatto apposta per lei. “Sai, io sono felice qui”, disse,
apparentemente parlando con il vuoto, “tua madre e le tue
sorelle sono veramente gentili e simpatiche. Mi vogliono molto bene. Quando mi
sono svegliata, quella mattina di duecento anni fa, non avrei saputo proprio
cosa fare se tu non mi avessi lasciato quelle lettere.
Però non mi avevi detto che ci sarebbero voluti almeno
cinquecento anni perché tu rinascessi! Dovevi dirmelo.” La vampira chiuse gli
occhi e si appoggiò alla lapide.
Quel luogo venne poi chiamato dalla Gente degli Incubi “E Malian muneia”, ovvero “il luogo dove
la ragazza aspetta”. Poi, dopo secoli e secoli, cambiò
nome in “E Malian abratollach” ovvero
“il luogo dove il vampiro tornò attraverso le ombre”.
Futuro, Regno del
Bene. Una ragazza vede volteggiare in aria delle particelle scure. Ne acchiappa una e la rigira fra le mani. “Guarda, viene da
quella vecchia casa con il viale di sicomori, laggiù!” “Magari sono i resti di
un vampiro bruciato dal sole!”, scherza lei, “Ma va’, i
vampiri non esistono mica!”, risponde l’amica. Ridono e continuano a
camminare.
Ciao!
Spero
che questo racconto, in realtà un tema scolastico, vi sia piaciuto. L’ho scritto due anni faa, ma l’altro
giorno, scartabellando fra le mie storie, l’ho ritrovato, e ho deciso di
pubblicarlo.
Me la lasciate una
recensione? Per favore…
Grazie
Un bacio
Elothiriel