Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |       
Autore: amoreterno    19/12/2010    31 recensioni
per la prima volta trovo il coraggio per pubblicare una storia. vi prego di essere clementi e leggere la mia storiella per quella che è: un semplice sfogo in un momento di rabbia. non so se continuerò il mio umile esempio di scrittura. volevo solo sfogarmi e per farlo ho voluto dare un mio pensiero su un momento particolare di Lady Oscar: l'assenza di reazione della nostra beneamina nel momento in cui André rivela, con un coraggio impressionante, il suo amore per Oscar al generale Jarjayes. questa parte non mi è mai andata giù. spero che non siate troppo severe nel indurmi a lasciar perdere a continuare a scrivere e di leggere la storia con leggerezza e in più spero che vi diverta. vi avverto che i personaggi saranno un pò OOC...ne approfitto per augurare un Buon Natale a tutte! baci!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Voleva parlargli.
Si, voleva parlargli.
In fondo non c’era nulla di male nell’intavolare un’innocente conversazione civile.
Sarebbe andata da lui e visto, che André era tutto preso ad addestrare il nuovo castrato del padre, avrebbe potuto chiedergli come andava e se il cavallo reagiva bene ai suoi ordini. O, non so, magari chiedergli se fosse un buon cavallo…
Lui era un esperto in razze di cavalli e sapeva individuare i loro temperamenti. Comprendeva subito il carattere del cavallo e lo addestrava a seconda delle esigenze.
Gli era sempre piaciuto parlare di cavalli.
Ricordava, quando, qualche anno fa, ancora amici, come lui passasse ore intere a parlare di cavalli o come gli sarebbe piaciuto avere una stalla tutta sua e far diventare la sua passione per i cavalli un vero e proprio mestiere. Adorava addestrare cavalli e ancora più bello essere pagato per farlo. Sarebbe perfetto.
Suo padre, il generale, conscio della grande passione di André per i suoi equini, spesso gli aveva chiesto in passato consigli su quali acquisti portare a termine, e quali no. O che tipo di razze far accoppiare o altro ancora.
Ricordava ancora come André, entusiasta, rispondesse al generale con calore dandogli i suoi consigli senza troppo preoccuparsi nel contraddire il padrone su una convinzione sbagliata o poco idonea.
Aveva sempre invidiato il suo coraggio nel spiazzare il padre con un secco no, spesso mascherato da un gentile sorriso accondiscendente e spiegare il suo diniego con spiegazioni tecniche e di grande convinzione.
Ma ancora era stupita dal comportamento del genitore.
Da quando André e il generale erano stati in buoni rapporti erano successe tante cose. Tante piccole e grandi tragedie che ne avevano irrimediabilmente rovinato il rapporto.
Oscar sospirò tremante poggiando la fronte contro il portone socchiuso delle scuderie. Ripensare a quell’ultimo episodio della sua folle vita aveva sempre il potere di lasciarla senza forze. Chiuse gli occhi e cercò di frenare le lacrime che traditrici minacciavano costantemente di sgorgarle dagli occhi di zaffiro.
Ma dimenticare questa volta era impossibile. Ignorarlo era fuori discussione.
Serrò gli occhi forte ritornando con la mente a soli pochi giorni prima quando il padre, il rispettabile e onorevole generale Jarjayes aveva sancito la condanna del suo unico erede, il suo unico discendente, la sua unica speranza di essere fiero di essere padre, così come i suoi antenati, di un valoroso soldato fedele alla corona. Quel erede, quel discendente, che aveva come sola e unico torto di essere una donna. Una femmina. Una realtà che non era mai riuscito veramente a cambiare, benché ci avesse provato con tutte le sue forze.
La decisione era stata presa. La condanna ricadeva semplice e pulita sulla testa di Oscar. Quel traditore della corona, che invece di far rispettare gli ordini assoluti del Sovrano Supremo del popolo francese, ordinava ai suoi uomini di ignorare gli ordini con arroganza e prepotenza. Inutile cercar di farsi prendere dalla pietà. Dalla bontà mal riposta verso tutte quelle facce sporche e pietoso del popolo affamato e stanco dove le armi lucenti dei soldati avrebbero dovuto puntare inesorabili.
Aveva deciso di ucciderla così come meritava un prestigioso nobile servitore della Corona accusato di tradimento. Una decisione lancinante per un padre. Un padre che amava il figlio incondizionatamente a prescindere che esso sia nato di sesso maschile o femminile. Ma doveva farlo. L’onore era sempre stato più forte dell’amore di un semplice padre. Doveva uccidere il traditore.
E la spada luccicante e minacciosa era stata tanto vicina dal tranciare di netto il collo esile ed eretto di Oscar, che malgrado la minaccia di morte non aveva fatto altro che implorare per la salvezza dei suoi soldati condannati a morte per tradimento.
Poi…era stato un attimo. Un secondo e tutto era cambiato. La situazione si era capovolta.
André. Il suo André. L’uomo che lei amava con tutta se stessa l’aveva salvata. Aveva bloccato il braccio punitore del padre e lo aveva scaraventato via da lei.
Oscar aprì leggermente gli occhi umidi poggiò una guancia sul ruvido legno del portone accarezzando il legno con la stessa delicatezza che riserverebbe al viso perfetto e bellissimo di André.
André. Come suonava dolce quel nome nella sua memoria.
Quel dolce e buon amico che a discapito dell’etichetta e della buona misura aveva mandato all’aria anni e anni di perfetto servilismo e umile gratitudine per salvare lei.
Aveva minacciato il generale con la rivoltella dichiarando il suo amore per lei con un coraggio che Oscar non si sarebbe mai sognata di dimostrare al padre.
 E lei… e lei era stata solo in grado di rimanere inebetita dallo stupore e paralizzata dalla paura. Ma era rimasta ferma. Immobile. Non aveva parlato. Non aveva preso posizione. Solo confusa aveva visto come spettatrice di se stessa la scena drammatica che si stava esaurendo davanti ai suoi occhi.
Il generale che furioso ribadiva i suoi diritti di padre, ma soprattutto di far rispettare le sue convinzioni di nobile.
André che fermo e assoluto dichiarava il suo amore per Oscar. Aveva parlato senza vergogna o imbarazzo. Era stato semplice e esauriente come sempre. Pacato ed elegante anche contro la minaccia di morte. Perché aveva accettato di morire. Se non poteva sposarla sarebbe morto per lei.
“Vi prego solo di uccidere me per prima perché se così non fate mi costringerete ad assistere alla morte della donna che amo…” una frase lapidaria che come campane a morte erano risuonate sulla sua mente sconvolta.
Era solo riuscita a balbettare a mezza voce un singolo, ridicolo sussurro che, forse non venne udito da nessuno: “André…io…”
Non era riuscita a muovere un muscolo. Aveva solo guardato il viso di suo padre, che stravolto da un espressone mista tra il dolore e il rispetto per l’uomo che stava in ginocchio ai suoi piedi, aveva annuito e in un attimo aveva sollevato la spada.
Dopo non ricordava altro.
La confusione.
Le urla della nonna.
La voce imperiosa del mandante della regina.
Il perdono della regina al suo tradimento.
Il padre che felice l’aveva guardata con occhi colmi di lacrime di felicità e le aveva detto raggiante che era salva. Che non era più macchiata di tradimento.
Era salva?
Ricordava di essere stata come un automa. Rigida e insensibile al mondo che la circondava.
Solo un pensiero l’aveva retta e le avevano impedito di urlare tutta la sua frustrazione e il suo dolore. Di mandare al diavolo tutto e scappare via per sempre.
André.
Sempre e solo André.
André era salvo.
Non c’era stato più bisogno che si sacrificasse per lei.
Era vivo. E non aveva importanza altro.
Aveva sollevato lo sguardo e lo aveva guardato e il mondo le era crollato addosso. S era sentita persa e distrutta più di quanto si fosse mai sentita con il padre che la condannava a morte per mano sua.
André le aveva rivolto uno sguardo freddo e impassibile. Non un sorriso. Ne un occhiata complice. Nulla. Il suo viso era stata una maschera di ghiaccio.
Non sembrava felice. Non era sembrato nemmeno triste. Non aveva certo l’emozione indescrivibile di chi aveva scampato a morte certa.
Solo una gran delusione. Una rabbia senza nome, senza data. Ma che aveva solo un nome. Il suo.
E da allora non le aveva più rivolto la parola.
Certo, era stato sempre con lei, al suo fianco. Ma silenzioso. Distante.
Era come se fosse arrabbiato con lei. Che fosse deluso.
E come dargli torto. Non aveva mosso un muscolo per salvarlo. Quando invece lui aveva rischiato tutto per lei. La vita. La benevolenza del padrone. Il suo rispetto cosi duramente conquistato.
Ma era inutile recriminare il passato.
Doveva rimediare.
E l’occasione si era presentata benevola per lei.
Il padre inspiegabilmente, qualche giorno prima, nelle sue rare visite a casa le aveva chiesto di riferire un favore ad André da parte sua.
Oscar dapprima ne era rimasta confusa e un po’ preoccupata. Suo padre era sempre stato un tipo vendicativo e colmo di rancore  eterno contro chiunque gli facesse uno sgarbo. Oscar non aveva avuto alcun dubbio che suo padre avesse voluto scacciar via per sempre André dalle sue proprietà dopo quell’unico episodio di disubbidienza. Invece in modo del tutto inaspettato l’aveva intercettata per riferire ad André la novità del suo ultimo acquisto, un cavallo arabo imponente e prestigioso e, solo se non era di troppo disturbo, se poteva passare qualche giorno a casa Jarjayes per addestrarlo verso i più rudimentali comportamenti base per un cavallo di un gentiluomo.
Per non parlare dello stupore di André quando gli aveva riferito il tutto. Era sembrato dapprima giustamente molto sorpreso e in un secondo momento disturbato, ma ligio al dovere e ubbidiente come sempre aveva annuito senza discutere, per poi allontanarsi senza una parola.
Tutto qui. Non si erano detti nient’altro. Si erano comportati da estranei.
Due semplici, indifferenti estranei.
E adesso voleva rimediare. Voleva farlo ora, ora che ne sentiva il coraggio, perché troppe occasioni si era fatta sfuggire irrimediabilmente dalle mani.
Si,era una buona idea. Sarebbe andata da lui e gli avrebbe parlato di cavalli. Era un argomento innocuo e innocente. Lui non avrebbe continuato a usare qual tono scontroso con lei.
Voleva passare solo qualche minuto con lui. Sentiva l’estremo bisogno di sentire la sua voce vellutata rivolgersi a lei. Vedere i suoi occhi di smeraldo splendere per l’entusiasmo nel parlare della grande passione che aveva per i cavalli.
Osservarlo, guardarlo, ammirarlo.
Prendere nota di ogni più piccolo dettaglio del suo viso, delle sue spalle muscolose, delle sue braccia abbronzate, scoperte dalle maniche arrotolate. Spiare di nascosto le sue gambe fasciate dai pantaloni scuri grezzi, seguirne il percorso fino a indugiare sulle rotondità sode delle sue natiche scolpite…
Sospirò deliziata.
Solo qualche minuto. Voleva tornare a vivere solo per qualche minuto.
Non faceva nulla di male in fondo. Voleva solo parlare con lui. Fingere per qualche minuto che lui non le rivolgeva più la parola e che lei lo evitava come fosse stato un appestato a causa di quell’unica azione violenta rivolta contro di lei.
Così determinata si diresse a passo sicuro verso le scuderie.
Sbattendo le palpebre per abituare gli occhi all’oscurità tenue della stalla rispetto al sole abbagliante di quel pomeriggio d’estate, si fermò sulla soglia aspettando di riprendere la vista.
Arricciò gli occhi e con un sorriso segreto lo vide maneggiare con una sella e poggiarla senza alcun sforzo contro la parete borbottando una canzoncina tranquilla.
Quanto le erano mancate le sue canzoncine.
Non si era mai resa conto quanto quell’abitudine di canticchiare fosse cara al suo cuore.
André sentendosi osservato si girò verso l’ingresso della stalla e alzò un sopracciglio scettico quando la riconobbe.
Le rivolse mezzo sguardo e poi si girò, tornando tranquillo al proprio lavoro di spazzolare Raul, il nuovo cavallo arabo del padre.
“Comandante” la salutò freddo.
Oscar notò che aveva interrotto il suo canticchiare. Era irritato. E la causa era lei.
“André”
Seguì qualche attimo di silenzio, interrotto solo dal regolare strofinare di André sul pelo lucido del cavallo e il battito selvaggio del cuore di Oscar. Solo che quest’ultimo non poteva essere sentito da André, ma solo da Oscar, il suo rombare tuonava selvaggio alle sue orecchie.
Oscar si avvicinò al suo Ceasar e con un sorriso tenero gli accarezzò il muso bianco.
“Hai anche allenato Ceasar oggi?” gli chiese gentile.
“No,  non faceva parte del mio favore a vostro padre” replicò lui.
Oscar rimase spiazzata dalla risposta sgarbata di André e lo guardò irritata ma il moro non la stava guardando quindi Oscar dovette inghiottire la sua occhiataccia.
Ci riprovò.
“Capisco. E questo nuovo cavallo com’è?”
“Grosso quasi due metri. Pelo corto e bruno. Due occhi, un muso, denti e quattro grosse zampe”
Oscar tornò ad incenerirlo con lo sguardo ma ancora lui non si decideva a ricambiare lo sguardo.
“Guarda che lo so come sono fatti i cavalli”
“Allora perché me lo chiedete?” chiese lui con lo stesso tono tranquillo che si usava contro un bambino che faceva i capricci.
“Intendevo come ti trovi con questo cavallo? Ha un buon temperamento? Esegue gli ordini?” riprovò lei ma la sua voce aveva assunto un tono impaziente.
“Un po’ si e un po’ no”
Oscar scrollò le spalle e pensò di arrendersi.
André era impossibile. Non voleva collaborare.
Ma non era tipo che gettava la spugna troppo presto.
“E’ davvero un bello stallone. Deve avere un temperamento focoso” continuò lei con voce bassa e insinuante.
André finalmente smise di far finta che lei non esistesse e si girò a guardarla incuriosito. Oscar gli sorrise innocente e gli si avvicinò poggiando la mano sul muso della grossa bestia araba.
Sorrise quando vide che il cavallo accettava le carezze senza fare troppe storie.
André non rispose. Si allontanò e poggiò l’arnese su un tavolo con fare brusco.
Vi si appoggiò il fianco incrociando le braccia.
“E’ già piuttosto pesante fare del lavoro gratis e se voi continuate a interrompermi, il mio favore diventerà ancora più irritante” sbuffò André assottigliando gli occhi.
Con quanta fretta si era allontanato da lei! Che fosse ancora sensibile alla sua vicinanza? Forse non gli era completamente indifferente?
Oscar sorrise maliziosa: “Perché mi dai del voi? Cosa serve tutta questa formalità? Siamo soli”
“Ma cosa dite comandante? Pensavo che ci teneste a rispettare certe etichette?” chiese fintamente innocente.
“Smettila. Non ho mai sopportato certe formalità tra noi quindi dai un taglio a queste cretinate”
“Va bene” parve particolarmente conciliante e poi guardandola dritta negli occhi disse secco: “Sparisci”
Oscar trasalì e si voltò verso di lui adirata: “Ma che diavolo?...André non puoi mandarmi via dalla mia stalla!”
“Sarà la tua stalla ma voglio spiegarti il mio punto di vista: questa stalla è troppo stretta per tutti e due, o te ne vai oppure lo farò io e guarda che non tornerò qui stanotte per addestrare il benedetto cavallo di tuo padre”
“Non capisco perché ti devi comportare in modo così infantile”
“Non capisco perché tu sia qui e sinceramente la cosa m’infastidisce un bel po’”
“Ti stai comportando da bambino!” lo accusò lei con occhi fiammeggianti.
“E tu in modo irragionevole. Che vuoi?” le chiese fronteggiando il suo sguardo di fuoco. I suoi occhi verdi sembravano dardeggiare.
“Volevo solo conversare. Non vedo cosa ci sia di male nel conversare insieme come vecchi amici”
“Peccato che io e te non siamo più amici. Quindi và a torturare qualcun altro. Quel merluzzo di Fersen dovrebbe essere a Versailles. Và da lui”
Oscar era letteralmente a bocca aperta a quell’affronto diretto e confusa disse: “Non pensavo di fare nulla di male nel venire qui. Non volevo disturbarti”
“Invece lo fai. Quindi vai dall’uomo delle nevi e salutamelo tanto” sbuffò lui afferrando Raul dalle briglie e guidandolo verso il suo box.
“Stavo provando a… Pensavo di poter tornare indietro come quando eravamo amici…” cominciò lei ma venne interrotta.
“Brava! Hai detto bene! Quando eravamo amici! Ora non lo siamo più quindi entra in casa”
“Smettila André!”
“Ma si può sapere che vuoi?” si spazientì lui.
“Tua nonna è preoccupata. Non voglio impensierirla con il tuo comportamento da orso. La volevo rassicurare un po’ intavolando una serena conversazione con te…”
“Quindi sei preoccupata per nonna? E da quando tu ti preoccupi di qualcuno che non sia te stessa? Mi stupisci Oscar. Ma se proprio vuoi rassicurare nonna su un nostro rapporto fallo quando lei è nei paraggi. Siamo solo noi due, non sei costretta a eseguire questo spettacolino” replicò lui caustico avvicinandosi.
Oscar rimase spiazzata e lì per lì non seppe rispondere. Non seppe trovare una risposta adeguata alle sue parole.
Cercò di usare l’arma della bontà: “André…io…” s’interruppe quando lo sentì ridere amaramente.
“Perché ridi?”
“Perché da qualche tempo non sai dire altro: André io, André io… ma perché non te ne torni nel tuo sicuro appartamento? Lì nessuno verrà a torturarti”
“André sei ingiusto! Pensi che per me sia semplice essere qui! Sto cercando in tutti i modi di comportarmi in modo civile e…”
“Nessuno te l’ha chiesto!”
“André! Perché non capisci? Voglio riprovarci! Voglio tornare ad essere tua amica…”
“Io no.”
“Non puoi dire sul serio!” era sconvolta e ferita.
“Invece sono serissimo. Non voglio tornare tuo amico. Primo: è impossibile dopo tutto quello che è successo. Secondo: come puoi presentarti qui come se niente fosse dopo il modo in cui mi hai trattato? Oscar, sono due anni che non mi rivolgi la parola! E adesso te ne vieni qui con la tua assurda idea di voler far pace con me? No! Non se ne parla nemmeno!”
“Ascolta! Hai poco di fare l’offeso. Guarda che quella dovrei essere io l’offesa! Soprattutto dopo quello che hai fatto…” si bloccò sconvolta dalle sue parole. Mai in quei mesi aveva tirato in ballo quella notte e adesso il rimembrarla ad alta voce sembrò proiettarla di nuovo tra le sue braccia e vittima dei suoi baci. Arrossì.
Lui non parve farci caso e sibilò: “Bene! Allora visto che è tutto come prima puoi anche alzare il tuo bel cu…”
“André! Non ti permetto di rivolgerti così con me!”
“Allora vattene”
“Frequentare quell’Alain ti ha reso uno zoticone!”
“Ne sono desolato…” ridacchiò lui sarcastico.
“André…ascolta…non è facile per me fare il primo passo…”
“Il primo passo.. questa è proprio forte…” fece ironico.
“Va bene! Non è facile per me, punto e basta. Essere qui ed essere trattata in questo modo da te e comunque non mandarti al diavolo come meriteresti…”
“Mandami al diavolo e vattene”
“No! Ascolta André. Ho sbagliato a chiudere di botto i rapporti con te. Sono stata ingiusta e anche molto arrabbiata. Ma voglio rimediare…”
“Sei ridicola. Rimediare? Tu? Devi essere ubriaca”
“No! Invece sono lucida. Voglio solo metterci una pietra sopra e iniziare da zero. Io…vorrei tornare a quando eravamo amici e… e adesso…con tutto quello che sta succedendo…le rivolte…le battaglie che si consumano in ogni angolo della strada…gli animi turbolenti…le risse…i saccheggi…bè… mi fanno pensare.. la situazione potrebbe peggiorare e…non voglio essere tua nemica…”
“…e non vuoi avermi sulla coscienza…” terminò lui incrociando le braccia al petto muscoloso sogghignando ironico.
“Sai che non è così. Voglio tornare tua amica”
“Non voglio. Non mi basta più”
Non poteva dire sul serio? Perché era così intestardito nel volerla eliminare dalla sua vita? Era crudele e senza ragione. Oscar strinse forte i pugni e cercò di calmarsi.
“Perché non ti basta più? Cosa vuoi?” ma subito si pentì di quella domanda tanto ambigua.
“Certo non averti come amica. Mi è bastato essere tuo amico per ventanni. Ne ho le tasche piene e…non solo. Voglio di più e stavolta non voglio mezze misure” la sua voce era volutamente offensiva. Aveva detto quella frase con il solo scopo di offenderla e farla andare via. Non sopportava la sua vicinanza. Il suo autocontrollo era a pezzi e l’improvviso atteggiamento benevolo di Oscar non aiutava certo.
Oscar non voleva raccogliere la provocazione. La stava offendendo per ottenere il suo odio eterno. La stava provocando per indurla a lasciarlo stare.
No! Per troppo tempo era stata come una marionetta nelle mani di suo padre e della società! Non era mai stata libera di scegliere per se. Non avrebbe ceduto! Voleva rimediare e André non gliel’avrebbe impedito.
“Nulla è perduto André”
“Non puoi davvero chiedermi di dimenticare gli ultimi mesi e tornare innocenti e ipocriti come prima, è impensabile! Solo qualche giorno fa mi sono umiliato, prostrato ai piedi di tuo padre chiedendo di sposarti e adesso devo stare qui a pulire il cavallo puzzolente di tuo padre e magari giocare con la sua testarda figlia! Tu devi essere uscita di senno o credi che io sia più idiota di quanto non sia in realtà!”
“Non devi vederla in questo modo André. Io…”
“Dacci un taglio Oscar. Sto bene così come sto. Non mi serve altro”
“Perché parli così? Adesso che hai la tua nuova amichetta Juliette non ti servo più?” sbottò inferocita ma d’un tratto si rese conto della gaffe appena fatta.
Oddio! E adesso perché tirava in ballo l’amica di Diane? Non voleva essere accusata di essere gelosa…sarebbe stato troppo umiliante.
Juliette… il solo ricordo delle sue gote rosee e i suoi sorrisi dolci rivolti ad André la fecero arrossire di rabbia.
“Juliette? Che diavolo c’entra Juliette in tutto questo?” stavolta sembrava lui quello senza parole.
Oscar corrugò la fronte e innocentemente disse: “Mi sembrava di capire che ci fosse del tenero tra di voi?” Oh mio Dio! Ma in che diavolo di argomento si era andata a impelagare?
Juliette, dalla morte della povera Diane, passava ogni sabato, giorno di visite, insieme ad Alain e André, portando dolcetti o coperte per i due ragazzi. E sembrava che i due soldati, dal canto loro, non vedessero l’ora che Juliette arrivasse con i suoi doni. Non ci voleva un genio per capire che quella strega dai capelli rossi avesse messo gli occhi sul suo soldato dagli occhi di giada.
“Tenero? Ma come siamo fatti attenti? Da quando ti preoccupi della mia vita privata?” ridacchiò André sinceramente divertito.
Non poteva sapere che lei puntuale come un orologio ben sincronizzato, passasse ogni sabato a rodersi il fegato piazzata davanti alla finestra del suo ufficio per guardare quella stupida che rideva e scherzava con il suo André.
“Allora spiegami perché non vuoi tornare ad essere amico mio? Il tuo atteggiamento mi confonde…”
“Oscar! Io non voglio tornare ad essere amico tuo perché non voglio tornare a sperare,  a coltivare false speranze nei tuoi sguardi e parole. Sono stanco. Preferisco così. Mi sento libero di respirare. Niente amicizia! Su questo non transigo”
“Sei irragionevole! Perché ti intestardisci tanto?”
“E tu perché vuoi per forza tornare con me?” replicò di rimando André con uno sguardo di fuoco.
“Ti ho spiegato le motivazioni…”
“Non mi convinci. Ma comunque sia io non torno indietro”
“E non c’è modo per farti cambiare idea?” la sua voce aveva assunto un tono petulante.
Lui la guardò studiandola e poi, come illuminato da una splendida idea, perfida probabilmente, disse con un sorriso seducente: “Si, certo. Vieni a letto con me”
Oscar rimase senza parole. L’istinto immediato fu quello di mollargli un ceffone in pieno viso e intimargli di lasciare subito quella casa ma poi capì. André stava bluffando. Voleva proprio che lei lo schiaffeggiasse e lo mandasse via per sgravarsi la coscienza dalle sue colpe.
Bene! Voleva la guerra? E che guerra sia!
Strinse gli occhi: “Come credi che questo servirebbe a risanare un nostro rapporto?”
“Non lo so. Sicuramente farebbe miracoli con il mio umore” ridacchiò lui ma i suoi occhi verdi fiammeggiavano provocanti.
“Sei sicuro che Juliette non avrebbe nulla da ridire?” chiese fintamente interessata a studiarsi le unghie.
“Mi pare di avere già detto che tra me e Juliette non c’è assolutamente nulla. E comunque sia la cosa non avrebbe importanza. Ho sempre avuto un debole per te…” rise lui scuotendo il capo. Quella conversazione era ridicola.
“Minimizzeresti anni di amicizia finendo a letto insieme?” chiese Oscar insicura se continuare con quell’inutile sfida. Temeva di giocarsi più di quanto fosse disposta a perdere.
“Non desidero altro” replicò lui avvicinandosi a lei. Erano distanti solo di qualche metro. Oscar si sentì sudare.
“E se non fossi d’accordo?” provò ancora lei.
“Niente da fare. O vieni a letto con me o non se ne fa niente. Tu tornerai nella tua torre di integrità e alta moralità e io starò qui giù a vivere la mia vita imperfetta”
“Vuoi che diventi la tua puttana?” volle essere volutamente crudele.
“In verità lo diventerei io visto che quella ricca sei tu, però si. Vieni a letto con me e tornerò ad essere cordiale come prima. Anzi molto di più. Ti riempirei di attenzioni che tu nemmeno immagini” le sussurrò serafico facendole il baciamano.
Oscar si godette la sensazione delle sue labbra calde sulla sua mano ansimando per sentire ancora le sue labbra su di se. Ma lui la lasciò ben presto e con un sorriso sicuro di sé si girò e si allontanò.
Oscar aveva il cuore impazzito e il respiro corto. Non voleva dargliela vinta! Non poteva sfidarla e avere la convinzione di aver vinto! Lei era l’orgogliosa Oscar François de Jarjayes!
“Va bene” sussurrò mostrando una sicurezza che non sentiva.
André si girò di scatto verso di lei sicuro di non aver capito bene o meglio, che lei non avesse capito bene cosa lui volesse.
“Cosa?”
“Hai capito bene. Voglio fare come vuoi tu”
“E sarebbe?” chiese assottigliando gli occhi.
“Voglio venire a letto con te”
“Come? Sei impazzita?”
“No. Tu hai messo delle condizioni per instaurare un qualsiasi rapporto con te e io ho accettato le tue condizioni. Voglio venire a letto con te”
“Stai bluffando. Per venire a letto significa fare l’amore con me” chiarì lui sinceramente convinto che lei facesse finta di fuorviare il significato delle sue parole. Ne sarebbe capace, illuderlo di andare a letto con lui e poi gridare indignata che voleva solo andare a letto con lui e non fare altro.
“Lo so che significa. Non sono così ingenua. Fare unascopata colossale, come la descrive il tuo grande amico Alain” spiegò caustica lei sentendosi più che vittoriosa nel vederlo esterrefatto.
Dio come era bello lasciarlo senza parole!
“E tu verresti a letto con me solo perché io non cedo a voler comportarmi in modo civile con te? Dov’è il trucco?”
“Nessun trucco. Il sesso in cambio della tua amicizia e rimediare sul tuo ego ferito. Uno scambio più che equo”
“Non m’incanti”
“Perché? Come dici tu su quella torre dove mi sono barricata ci ho fatto le ragnatele e fa piuttosto freddo lassù. Tu potresti scaldarmi” sussurrò con un sorriso provocante.
“Oscar, non mi comporterò da gentiluomo, non stavolta. Guarda che non scherzo. Guarda che voglio davvero venire a letto con te. Non mi tirerò indietro solo perché tu non vuoi darmela vinta” si sentì in dovere di precisare, proprio per evitare fraintendimenti.
“Ne sono consapevole. Chissà, magari potrebbe anche piacermi…”
“Cosa pensi Oscar? Che ti porterei a letto e una volta svolto il sacrificio tornerà tutto come prima. No! Ti sbagli di grosso! Te l’ho già detto. Voglio tutto stavolta”
“In pratica vuoi essere mio amante” osservò lei in tono professionale, come se parlassero di lavoro.
“Per iniziare…”
“Quindi…farlo più volte?” chiese ancora sentendo quella sua sicurezza abbandonarla a poco a poco.
“Tutte le volte possibili. Hai qualche anno di frustrazioni sessuali da sgravarti dalla coscienza, dolcezza” ridacchiò lui. Stava cedendo. Presto lo avrebbe mandato al diavolo.
“Capisco. Solo una cosa…”
“Dimmi…” bene. Ora lo avrebbe picchiato.
“Pensi di spogliarmi gentilmente ogni volta o vuoi strapparmi i vestiti di dosso, ogni qualvolta che te ne prende la voglia? Perché, sai dovrei provvedere ad allargare il mio guardaroba…” chiese adirata mettendo le mani sui fianchi.
André sorrise deliziato da quella conversazione e avvicinandosi sempre più a lei rispose seducente: “Questo dipende dal mio temperamento del momento. Un po’ l’uno e un po’ l’altro comunque. Anche se preferisco strapparti di dosso quelle uniformi assurde”
Bene. Stava indietreggiando. Buon segno. In più, con le sue parole si vedeva che si stava offendendo sempre di più. Non avrebbe resistito ancora per molto.
“Sei un porco” l’insulto le sfuggì dalle labbra.
“Si. Lo so. Ma dovrai fartene una ragione. Prendere o lasciare”
“Ormai ho deciso. Farò come vuoi tu”
André decise di darle una possibilità di rimediare: “Oscar, dai su. Non fare la bambina. Stai giocando pesante e lo sai anche tu. Rimangia quello che hai detto e torna dentro” le sussurrò gentile.
“So quello che faccio”
“Davvero? E allora perché indietreggi?”
“Perché…perché il tuo intercedere minaccioso mi confonde”
“Farò molto di più che confonderti mia cara. Oscar. Non mi tirerò indietro, se non lo fai adesso tu io non metterò fine a questo gioco. Diventerai per davvero la mia amante. Niente compromessi”
“Non sono una stupida. So a cosa vado incontro” fingeva una spavalderia ben lungi dal provare.
“Ah si? E come fai a saperlo? L’hai già fatto con qualcuno? L’uomo delle nevi è stato il primo?” improvvisamente la collera gli infiammò il viso.
Era geloso? Oh che bellezza!
“Questo potrai scoprirlo da solo.” meritava che soffrisse un po’: “Comunque so perfettamente come vanno certe cose”
 “Ne sei sicura? Guarda che non mi sembri molto convinta” osservò lui vedendola arrossire pietosamente.
“Tutto dipende da quanto tu sarai bravo”
“Bravo? A far che?”
“A…a…Come a far che? Ma di che stiamo parlando da un ora?!” si spazientì lei.
“Parli quanto sarò bravo a fartelo piacere? Ti piacerebbe raggiungere l’orgasmo?” la sua voce era una musica peccaminosa per le sue orecchie.
“O…orgasmo?” chiese confusa.
“Ti fingi donna di mondo e poi non sai cosa è l’orgasmo?”
“Senti André! Dacci un taglio! Non conosco la terminologia ma so cosa si fa in quei frangenti…”
“Dannazione Oscar! Non stiamo parlando di organizzare una stramaledetta ronda! Stiamo parlando di sesso…!”
“Shh! Vuoi che tutta la casa ci senta?!”
“Oscar! Smettila! Stai giocando con il fuoco…”
“Voglio scottarmi André. Voglio bruciare! Dai fine la mio tormento!” esclamò lei perdendo le staffe. Si bloccò di stucco per le sue stesse parole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 31 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: amoreterno