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Autore: Luine    20/12/2010    1 recensioni
L'atmosfera distesa di un tempo, quando c'era Harry Potter, quando c'era Albus Silente, era passato, dimenticato.
Scritta per il Xmas Tree Party di Fanworld.it
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Xmas Tree Party'
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Il castello era cupo. L'atmosfera che vi regnava era tesa, pesante, pareva quasi che volesse schiacciarli tutti per impedir loro di respirare. C'era aria di sospetto, tutti guardavano gli altri chiedendosi se erano delle spie pronte a riferire ai fratelli Carrow cosa faceva ogni singolo studente. C'erano quelli più a rischio, chiaramente, quelli su una lista nera.
Neville Paciock, per esempio. Lui era uno di quelli in cima a questa lista, se davvero esisteva. C'erano alcuni che erano stati nei loro uffici e che dicevano di aver visto un lungo foglio di pergamena su cui erano scritti a caratteri rossi come il sangue i nomi degli studenti indesiderabili, o sospettati di svolgere attività segrete volte a «sovvertire il regime».
Neville andava in giro cercando di non scoccare occhiate sospettose qua e là agli studenti che incrociava: poteva anche quello essere sinonimo di sospetto. Tutti sapevano che, da qualche parte, nella scuola, c'era davvero un gruppo di studenti che aveva deciso di opporsi a tutto quello. L'atmosfera distesa di un tempo, quando c'era Harry Potter, quando c'era Albus Silente, era passato, dimenticato. Adesso c'era solo la paura di essere denunciati, beccati a far qualcosa che poteva essere tergiversato e sottoposti ad una maledizione Cruciatus. Neville rabbrividì, pensandoci.
Persino andare in biblioteca come stava facendo lui, con un libro sottobraccio, poteva essere visto come un tentativo di ribellione. E lui, forse, si stava muovendo in modo troppo rigido, con gli occhi troppo rivolti verso i propri piedi. Paura di venire scoperto, paura di venire notato.
No, era solo un ragazzo spaventato dalla piega degli eventi. Il castello che una volta era il luogo più sicuro del mondo, adesso era uno spaventoso carcere minorile. Non servivano nemmeno i Dissennatori, per rendere ancora più cupo il cielo, o l'umore degli studenti.
Solo i Serpeverde erano contenti – o così sembravano – di quel nuovo regime. «Giovanotto, a cosa stai pensando?» la voce di Alecto Carrow lo fece sobbalzare. Era arrivato in biblioteca e, quel giorno, la professoressa di Babbanologia aveva deciso di controllare chi entrava ed usciva. «Che cos'hai in mano?» gli chiese, dopo avergli lanciato un'occhiata sommaria e indagatrice che ebbe il potere di spogliarlo.
«U-un libro.» Neville lo sollevò appena, deglutendo, nervoso.
Ripensò a Ginny, che era stata presa dal fratello di quella donna orribile e sottoposta a Cruciatus. Che cosa orribile. La sola idea gli fece salire una rabbia incontenibile che gli fece stringere i pugni; il nervosismo si trasformò in un attimo nel desiderio di colpire quella donna tanto malvagia.
«Fammi vedere.» gli ordinò.
Sarebbe stato facile, molto facile, mentre sollevava il braccio per passarle il libro. Ma anche se l'avesse fatto passare per un incidente non l'avrebbe passata liscia. E doveva parlare con Ginny. Era più importante quello, del dare un pugno ai Carrow. L'avrebbe fatto, col tempo. E si sarebbe vendicato di tutti i soprusi. Un giorno, gli sarebbe piaciuto anche arrivare fino a Bellatrix Lestrange. Il cerchio si stava chiudendo. Era quasi ora. Quasi
Così, senza dire niente, le porse il libro di Babbanologia, corredato di appunti disgustosi che si era costretto a prendere contro la propria volontà.
Alecto Carrow sfogliò le pagine, distrattamente, ma scoccandogli occhiate sospettose ad ogni nuova pagina. Faceva bene a sospettare, ma intanto Neville pensò bene di tenere un'espressione il più neutra possibile. Non gli era mai stato facile, ma in quel momento sentiva che avrebbe potuto muovere un'intera montagna, o far ghiacciare il Lago Nero. Quella sì che sarebbe stata un'impresa.
«Puoi andare.» dichiarò Alecto, e nella sua voce il ragazzo sentì una punta di rammarico.
«Buongiorno, professoressa.» rispose lui, riprendendo il libro e portandoselo dietro, dentro la biblioteca.
Madama Pince gli scoccò un'occhiataccia. Il periodo buio non aveva cambiato molto della sua indole severa, anche se era diventata molto più smunta e pallida. La salutò con un cenno della testa, poi cercò Ginny con lo sguardo. La trovò seduta ad un tavolo, gli occhi puntati su un libro, indifferenti al resto del mondo. Luna, invece, se ne stava al suo fianco, i capelli biondi sciolti sulle spalle, l'aria trasognata e una strana collana al petto. Capì di dover essere lui ad andare da loro e lo fece, guardandosi intorno, per vedere se c'era qualcuno che lo stava osservando. La sensazione di avere occhi puntati addosso era costante e la cosa lo metteva alquanto a disagio.
«Smettila di guardarti intorno con quell'aria furtiva.» lo redarguì Ginny, a mezza bocca, mentre Luna lo salutava, cordiale e sognante come sempre. In quel momento, avrebbe tanto voluto essere come lei. Scoccò un'occhiata a Ginny che tentava di nascondere con i capelli il brutto taglio che i Carrow le avevano fatto sulla guancia.
La rabbia tornò ad assalirlo.
«Alecto è qui fuori.» disse e gli parve che dalla sua bocca uscisse veleno.
«Sì, mi voleva punire per questa.» raccontò Luna, sollevando la collana. «Ma Madama Pince ha detto che potevo entrare comunque. È diventata molto più gentile, quest'anno.»
Ora Neville poteva vedere cos'erano le cose strane che vedeva, marroni e gialle. Foglie, foglie secche, foglie morte. Decisamente in sintonia con l'atmosfera del castello.
«Mi protegge dai Barbafrulli, che si nascondono negli angoli del castello. Ne ho fatte due anche per voi.» e tirò fuori dalla propria borsa due collane identiche alla sua; il rumore delle foglie legate l'una con l'altra da un lungo filo argentato spezzò il silenzio innaturale della biblioteca. Le posò tra loro, attenta a non toccare i libri. Gli occhi di Madama Pince erano puntati su di loro. «Indossatele.»
«Barba... barba cosa?» domandò Neville, confuso.
Ginny gli scoccò un'occhiata penetrante che voleva fargli capire che avrebbe dovuto evitare di aprire la bocca e di assecondare la loro amica. Luna, però, rispose con il candore che la distingueva.
«Sono delle spie invisibili che appaiono solo in autunno. Però, non riescono a sentire se le foglie si muovono tra loro e sono le loro peggiori nemiche. E devono essere secche, altrimenti non ha senso. Le foglie verdi non fanno rumore... ho scelto quelle più belle. Ginny, per te ne ho trovate anche rosse. Con i tuoi capelli sono un amore.»
Ginny sorrise. «Grazie, Luna.» e indossò la sua collana di foglie secche, seguita a ruota da Neville che, anche se non lo avrebbe ammesso, si sentiva molto ridicolo.
«Ne ho messe tredici, che è un numero sfortunato.» continuò Luna, senza perdere la sua aria sognante. «Mio padre dice che non dobbiamo credere nelle superstizioni. Con tredici foglie avremo fortuna per noi e per chi ci seguirà.»
«Chi ci seguirà? Scherzi?» domandò Ginny, stavolta confusa.
«No.» dichiarò Neville e ottene di far alzare la testa di Ginny; negli occhi aveva una luce nuova, da vero combattente. «L'ES. Ecco, chi ci seguirà.»
«C-cosa? Ma... l'ES...»
«Sì, l'ES.»
«Mi piaceva l'ES. Avevo degli amici, quando c'era l'ES.» commentò Luna.
Neville proseguì. «Non posso stare qui a guardare. Sono stufo. Lo siamo tutti, almeno quelli che ho sentito. Ho contattato un paio di ragazzi del vecchio gruppo e, per adesso, siamo tutti d'accordo. Ci incontreremo di nuovo, come facevamo quando c'era la Umbridge.»
Ginny distolse lo sguardo. Quel piano era davvero... «Folle. E pericoloso.»
«E ti vuoi tirare indietro? Guarda cosa ti hanno fatto! E solo perché sei amica di Harry Potter!»
«Pensano che io sappia qualcosa perché hanno saputo che sono la sua ragazza.» rispose lei. La sua voce era ferma, i suoi occhi fissavano Neville con coraggio, il coraggio che contraddistingue una vera Grifondoro. Non era così strano che Harry avesse scelto lei, come sua ragazza.
«Avevo capito che ti aveva lasciato.»
Ginny scoccò un'occhiata a Luna che aveva ingenuamente parlato. «Non mi ha lasciato! Harry lo ha fatto per proteggermi. Ma comunque, avevo già promesso che non mi sarei tirata indietro. Harry è sparito, ma lo ha fatto per il nostro bene perché ha un compito importante da portare a termine, un compito che gli ha affidato Silente!»
«Faremo anche noi la nostra parte.» dichiarò Neville e ottenne tutta la loro attenzione. «E noi siamo gli unici che possono dare una mano a Harry, non molto grande forse, ma possiamo organizzare una resistenza. È per questo che ci siamo allenati. Non lasceremo questa scuola ai Carrow e a Piton! Se la vogliono, dovranno conquistarsela... e passare sui nostri cadaveri! Siete d'accordo con me?»
Luna annuì. «Mi piace quello che hai detto, Neville. A te, Ginny? Io sono d'accordo.»
Lei stese le labbra. «Mi aveva convinto a 'faremo anche noi la nostra parte'.» ammise.
Sì, non potevano lasciare la scuola in mano a quel voltafaccia e a quei due Mangiamorte. Mai. Per Harry, per Frank e Alice Paciock, per Ron, per Hermione e per tutti i morti. Ma, soprattutto, per i vivi. Per Ginny, che continuava a sperare. Per i membri dell'ES, e i figli di Babbani.Per Luna, che giocava con la sua collana di foglie.
Neville toccò la propria e si chiese se un giorno, anche con tutti i suoi buoni propositi, non sarebbe finita male e anche loro avrebbero fatto la fine di quelle foglie e sarebbero caduti, calpestati con noncuranza o con piacere, solo per sentire il rumore che facevano, accartocciandosi, strappandosi, lacerandosi. Il suono della risata pazza di Bellatrix Lestrange risuonò nella sua testa e questo gli fece stringere il pugno intorno alla foglia che si polverizzò.
«Oh, hai rotto la mia collana!

  
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