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Autore: mery_wolf    20/12/2010    3 recensioni
Anche con gli starnuti a raffica, come il vento che sfiorava le finestre, i piedi tremanti e la testa persa in una raffica rosa ciliegio e confusa – anche essendo lontani miglia e miglia l’uno dall’altro, in verità... loro lo sentono.
La distanza è solo quindici centimetri.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30 CENTIMETER OF DISTANCE

 

 

 

 

 

 

 

"A thousand miles seems pretty far

But they've got planes and trains and cars

I'd walk to you if I had no other way

Our friends would all make fun of us

and we'll just laugh along because we know

That none of them have felt this way..."

 

“...Sono certa che avrai un bel futuro!”*

In quello stesso istante volano due uccelli, le loro ali si muovono allo stesso ritmo dei loro cuori. Adesso li separa il vetro, adesso il treno in partenza, prende velocità, e se Akari lo rincorresse?, se lo fermasse?, se salisse sopra con lui?, se avesse mentito?

No, lei non può, lei è buona e desidera sempre il meglio.

Si allontanano sempre di più, Tohno appura le distanze con i suoi occhi che bruciano.

Eppure sente ancora tutto quel calore, nel petto, invece di scemare sale, sale, sale, insieme al sole timido sopra le montagne.

Quella stessa sera, ritornando a casa, prendono la febbre entrambi. Il freddo della neve penetrato nelle ossa, con gentilezza, li fa rabbrividire eppure nessuno dei due lo sente realmente.

Anche con gli starnuti a raffica, come il vento che sfiorava le finestre, i piedi tremanti e la testa persa in una raffica rosa ciliegio e confusa – anche essendo lontani miglia e miglia l’uno dall’altro, in verità... loro lo sentono.

La distanza è solo quindici centimetri.

 

*

 

Illuminato dalla vita, costretto a guardare avanti, ad essere scoperto e a non voltarsi indietro.

Il sole è piccolo, all’orizzonte, gli illumina la faccia. È tiepido, il vento è freddo e soffia dentro la camicia. Non rabbrividisce.

Ecco che si volta un attimo verso Akari: è lì, di fianco a lui, seduta sull’erba.

Scruta dal suo angolino l’orizzonte ancora troppo lontano, al buio...

È assorta, come sempre.

 

*

 

Fa caldo, il motorino sfreccia su per la collina, il rimbombo del motore si fa spazio fra l’erba verde smeraldo che fruscia col vento.

Dietro di lui c’è il rumore di un altro motorino, sa che Sumida, anche se accelera, saprà stargli dietro. Ora che ci pensa, Sumida è quello che gli ci vuole: è attenta, è sensibile ed è anche comprensiva, se ad un certo punto a Tohno si perde nella sua stessa testa. Qualche volta parla ad Akari di lei.

Si guarda per un attimo intorno, s’immagina una piccola particella che spezza il silenzio infinito, taglia l’immobilità delle campagne afose e rosse del tramonto – sta lasciando un segno, in quel posto?

Aldilà del campo, aldilà dell’erba e del suono c’è Akari, la scorge con la coda dell’occhio, eccola, guarda in basso, si toglie i capelli che il vento le sbatte in faccia; in quello stesso attimo squilla il cellulare, e Tohno sbanda per un attimo.

Poi riprende il controllo, va avanti per un po’, non sente la voce di Sumida. Accelera ancora, frena. Si toglie il casco e avverte il vento che aumenta, gli irrita gli occhi, li fa sciogliere fra le lacrime che restano bloccate là.

Prende il cellulare dalla tasca e guarda l’avviso che ha una nuova mail.

La apre senza pensarci.

Tutto il resto gli scivola addosso, va via come acqua, insieme al vento; si sente lontanissimo.

La distanza vera è solo di dieci centimetri.

 

*

 

Si sente bruciare, da quei pochi raggi che non lo tengono più all’oscuro dell’innocenza.

Sta arrivando l’estate e da’ luce a tutto quel freddo paesaggio invernale che sbiadisce man mano. Akari si alza con decisione, è illuminata anche lei dal sole e sorride all’orizzonte. Chissà perché gli sembra che il suo viso brilli più del dovuto, quando lei si volta verso di lui e lo invita a prenderle la mano.

Tohno non lo fa.

È come se fosse due passi indietro ad Akari, ora.

 

*

 

Fra la neve che cade veloce nei suoi sogni, fra le colonne di una stazione ferroviaria deserta, fra nuvole e cielo tagliati dagli aeroplani, fra le montagne e il sole, fra il mare e il vento che lo accarezza, che lo aizza, che lo spinge, che lo ritira, fra le stelle e i fiori di ciliegio.

Akari è qui, ma non fisicamente.

Gli occhi grandi come castagne, le sue lacrime sono acqua di sorgente; asciugandole con le sue dita le assorbirebbe, entrerebbero in circolo, nel suo sangue, rendendolo fresco.

Quando ci pensa ha un vaghissimo senso di tristezza che col passare degli anni è diventato nitido, e nero. Come l’inchiostro delle sue lettere.

Anche se le giornate trasudassero luce come oggi, se lo facessero sempre, se i fiori volassero in un vortice armonioso e candido, se la sua mente partisse a razzo fuori dalla tua testa, con una scia di fumo e fuoco, e raggiungesse il passato, i visi da bambini; lui è sempre... immobile.

Ma Akari è qui, affianco a lui.

È una bella giornata. Tohno cammina per le vecchie strade che percorreva da bambino e può rivedere lei che sorride, corre, lo guarda, i suoi occhi assorbono il calore del sole e lo riflettono con la stessa intensità; e poi se stesso che gli cammina affianco con un passo svelto.

Il sole è caldo, sulle sue spalle che si raddrizzano. Insegue ancora le immagini di Akari, che corre oltre le sbarre del passaggio a livello, mentre gli sembra che al suo fianco ci sia davvero qualcuno.

Non gli sembra di essere esistito così tanto come in quel momento, lo scalpiccio dei suoi piedi, di altri piedi, il vento leggero che gli sussurra all’orecchio voltati, voltati, voltati.

Voltati...

Il suono del passaggio a livello lo prende alla sprovvista, avanza, si volta, si volta lei nel medesimo istante ed un tram li divide. Ancora.

Tohno non ha bisogno di sapere chi c’è, dietro tutto quel ferro, perché sente quella presenza così familiare avvolgerlo delicatamente – sole che non brucia.

Akari è sempre stata qui.

Questa volta la vera distanza sono solo 5 centimetri.

 

"Oh it's what you do to me, oh, it's what you do to me."

- Hey There Delilah, Plain White T's -

 

 


 

 

 Note della pseudo-autrice della malora:

*E' la frase che  davvero Akari rivolge al protagonista nella prima parte dell'anime.

Buonsalve, gente. Non so se sono nel fandom giusto, ma vabbeh, facciamo finta di nulla. Questa cosa stupida è dedicata alla mia carissima Lady Furianera per natale, perchè se lo merita, e perchè mi ha dato la soddisfazione di vedersi Byousoku 5 Centimeter, l'anime che mi ha ispirato codesta fic -*ama con tutto il cuore* - e che consiglio ardentemente di vedere. XDDD Perchè è una cosa bellissima, che non ha eguali. Non ne ha, dico.

Comunque sia, il titolo della fic prende uno spunto un po' libero da quello dell'anime, anche se si traduce con "cinque centimetri al secondo", mentre il mio riguarderebbe la distanza. E il numero trenta non è a caso, come voi credete, essendo la somma di 15, 10 e 5, rispettivamente la distanza che viene detta nel primo, terzo e quinto pezzo della fic.

E boff, deliri a parte, buone feste natalizie anticipate a tuttih! 8D <3333

Wolf

  
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