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Autore: Mary Jane Gunpowder    21/12/2010    0 recensioni
Storia scritta in un momento di pura noia, chiedo umilmente perdono per la mia malattia mentale. Parla di me e della mia dolce mogliettina e di come ci ricongiungiamo dopo essere state separate. Ci ho infilato in mezzo tre nani ubriaconi e un essere inutile, malvagio e irritante che alla fine morirà. Yeah!
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una casa su una collina inondata di sole viveva un armadillo giallo, con una corazza dorata e splendente, chiamato Mary Jane. Mary Jane amava alzarsi presto la mattina e cacciare mosche svolazzando con il suo tutù rosa e la sua magica bacchetta di Barbie, che usava come schiaccia mosche. Mary Jane viveva con sua moglie, Ciel, che era un malvagio mostro verde che si travestiva da coniglio tenero e spupazzoso. Mary Jane e Ciel si amavano tanto. Mentre Mary Jane svolazzava schiacciando mosche cantando la colonna sonora di Hamtaro, Ciel disegnava lucertole e pennini antichi su un rotolo Regina. Purtroppo si erano sposate senza l’autorizzazione dei loro genitori, che un giorno vennero a prenderle Mary Jane per la corazza, visto che ci si rintanava sempre quando fiutava l’odore del pericolo, e Ciel per le antenne verdi e viscidose.
 
Mary Jane così fu confinata nella casa dove viveva prima di incontrare Ciel, a colorare disegni dentro i bordi e a ritagliare immagini di succhi di frutta alla pera, perché le ricordavano tanto la pipì della sua amata cagnolina, Cracker, che in realtà era un cracker a forma di cane. Cracker aveva avuto un passato burrascoso. Era nata storpia e al contrario, e il cordone ombelicale la stava strozzando, lasciando la povera cagnetta irrimediabilmente deficiente. I suoi genitori, ripugnati da quel cracker che mangiava peperonata a colazione, la diedero in adozione a una famigliola. Avevano dato loro una così bella impressione, quel Coniglietto così tenero e coccoloso, che aveva la spiccata tendenza ad ascoltare Katy Perry e ad aggredire tutti alzando le mani sulle loro teste, e quell’Armadillo, con quel delizioso vestitino e quello schiacciamosce, con la vocina coccolosa e una crestina sul testone giallo. Ciel e Mary Jane invece maltrattavano Cracker, costringendola a vedere assurde performance di doppiaggio di Lilo e Stich, e a mangiare focaccine di Comasia, la proprietaria del chiosco locale, per merenda, invece di peperoni e lasagne al vapore. Tuttavia, Cracker voleva molto bene alle sue padroncine, e si vide persa senza le sue focaccine al formaggio che le si incollavano sul naso, e soprattutto senza le sue due padroncine spupazzanti e saltellanti.
 
Ciel intanto disegnava donne nude e topi al cartoccio sul suo amato bloc notes, e cantava Scaiuei Eveniu piangendo colla stick. Sua madre vide le donne nude che Ciel disegnava, le requisì il bloc notes, e le urlò di non farlo mai più, altrimenti avrebbe chiamato il boia Giustino, che uccideva tutti a colpi di Baby, baby, baby ooooooh.
 
I giorni passarono nella tristezza, per i due animaletti, e il loro amore si rafforzava sempre più man mano che il tempo passava.
Mary Jane si struggeva di dolore, rinchiusa nella sua corazza e nella sua stanzetta con sopra disegnati tre Brutti Tappini Ruttanti, con un’espressione iperconvinta. Una notte, però, il tappino più brutto, quello con i capelli biondi tinti, perché aveva le ricrescite lunghe dieci centimetri, le apparve in sogno con il suo vestito di carta crespa e brillantini luccicosi e l’autografo di Cenesventola.
“Ciaaao, Mary Jade!”, disse l’Omin- ehm, Magica Fatina Rosa.
“Porcodio, mi chiamo Mary Jane!”, rispose l’Armadillo, depressa.
“Aaaah!”, si corresse la Magica Fatina “Io mi chiamo Gugliel-ehm, Billie”.
“Perché sei qui, Biglia?”, chiese Mary Jane, tra le lacrime “non puoi lasciarmi sola con il mio dolore?”
“Mamamamamamamamamamama io volevo.. volevo… volevo che mi leggessi la storia della buonanotte! Perché non riesco a dormire perché mi fa male il culetto, perché Mike quando gioca con me mi fa tanto male!”, piagnucolò Billie, sgranando i suoi occhioni verde muffa di carciofo.
Mary Jane, impietosita da cotanta bruttezza, corse dietro a Billie brandendo una motosega di Bob l’Aggiustatutto. Billie, terrorizzato, scappava correndo a più non posso, perché le sue ali di carta crespa erano finte. Corsero e corsero, fino a essere sfiniti. Billie crollò a terra, e Mary Jane cadde su di lui. I due si guardarono con passione, e Mary Jane disse languidamente “Billie, puzzi di culo di gatto!”
Billie sguscio da sotto l’Armadillo lucente e corse via piangendo dal suo amore, Michele Basettone, che lo aspettava a braccia aperte per sodomiz-ehm, per coccolarlo un po’.
 
Intanto Mary Jane si rese conto di essere capitata in un verde praticello, con deliziosi fiorellini e farfalle stitiche che svolazzavano su e giù cantando California Burp, di Catia Pierino.
Mary Jane riconobbe in quell’ambiente così tetro e lugubre, in quei suoni così macabri, il posto dove Ciel le aveva detto che abitava con la sua famiglia prima di scappare con lei. Mary Jane cercò Ciel disperata in tutti gli angoli, fin quando non trovò Cracker che guaiva disperata, legata a un cordone ombelicale di lombrico. Mary Jane liberò la povera creatura, che la ringraziò sbavando sulla sua gonnellina comprata con Ciel. Mary Jane la guardò con occhi teneri e pieni di gratitudine, e disse l’unica parola in grado di calmare Cracker: Rubinetto. Cracker si mise sull’attenti e si guardò intorno, ansiosa.
“Chi ti ha legato in codesto modo?”, chiese Mary Jane alla cagnolina.
“Un… un…”
“Salve, madamarmadillo e madamcagnetta, qui è la Giraffa Pavesino che vi parla!”, disse un essere mezzo Giraffa e mezzo biscotto con il pelo rosa e una mano appesa al suo lungo collo.
“Lei!”, urlò Cracker, indicando Pavesino. Mary Jane si arrabbiò furentemente con Pavesino, e la spinse contro un albero, puntandole il dito sul suo naso umido e marrone.
“Tu! Hai osato legare il mio cane e farlo piangere in questo modo crudele! Sei un essere spregevole e meriti di essere punito!”, minacciò l’Armadillo, furente, prendendo la motosega.
“No! No! Ferma! Non volevo far soffrire il tuo cane! Volevo solo ammaestrarlo per la recita di Buon Snasale!”, si difese Pavesino, in tutte le sue nove calorie “Ma visto che ha sofferto, povera bestia, farò qualunque cosa per riparare il torto commesso!”
“Bene, allora, facci dare un morso!”, disse Mary Jane, in un impeto di fame, rivolgendosi alla metà biscottosa di Pavesino. Pavesino acconsentì con riluttanza, e strinse i denti dal dolore, quando Mary Jane e Cracker staccarono un bel morso dal suo sederone dolce e delizioso.
“Cosa ci fate qui, stranieri?”, chiese Pavesino, dopo essrsi pulita dalla bava di Cracker.
“Stavo cercando di recuperare mia moglie. Siamo state separate durante i primi mesi di matrimonio, e non ce la faccio più a stare senza di lei…”, pianse Mary Jane.
“Che storia triste”, disse Pavesino. Avrebbe voluta aggiungere altro, ma le sue parole furono bloccate da un avvenimento improvviso.
“Perepeppepè! È arrivato il Pangocciolo urlatore, che risolverà tutti i vostri problemi!”, strillò una brioscina dall’aria malvagia e cioccolatosa “Buondì, mia ehm- mio- uhm… Animali! Mi chiamo Brioche e sono la soluzione a tutti i vostri problemi!”
“Sai dov’è mia moglie?”, chiese incredula Mary Jane. Non stava più nella corazza per l’emozione.
“No, ma so che se mi avrai pagato a sufficienza, la tua registrazione compromettente sparirà dalla circolazione!”, annunciò Brioche, ridendo in modo sinistro.
“Ma che caz…?”, chiese Mary Jane, mentre partiva la sua voce registrata che parlava di sua moglie.
“TI RICATTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”, urlò Brioche, con una risata satanica ed agghiacciante.
“BWHAAAAAAAARGH!”, urlò Mary Jane, impugnando la sua solita motosega. Brioche ebbe paura, e si mise a salterellare in tondo con il suo corpo Pangoccioloso e l’Armadillo che le correva dietro.
“SALVATEMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”, e con quest’urlo disperato, Brioche precipitò al suolo, con un tonfo sordo. Mary Jane guardò l’orrendo spettacolo, con il Pangocciolo che si dibatteva sull’erbetta fresca, ed ebbe pietà. Aiutò la merendina ad alzarsi, e le sorrise, benevola.
 
Calò la notte. Intorno al praticello crebbero tanti alberi minacciosi e ombrosi, e il gruppetto si ritrovò al buio e al freddo. Mary Jane si girò con aria impaurita verso Brioche e le disse:
“Che cosa sei?”
“Sono un ANDRUOID, ANDRUOID, ANDRUOID, ANDRUOID, ANDRUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO…”, ed esplose. Le gocce di cioccolato furono sparate via, e l’involucro di pasta dolciosa e morbidina partì nel cielo, rivelando un bellissimo Tegolinosauro. Il nuovo arrivato guardò il gruppo con occhi pieni di riconoscenza.
“Grazie, amici”, sospirò, felice “Mi avete liberato dal male, e ve ne sarò riconoscente per sempre. Il malvagio spirito del Mulino Bianco mi aveva posseduto, e stavo diventando una merendina cattiva, ma grazie a voi..”
“Sì, bene, non ce ne frega niente”, sentenziò Mary Jane.
“… ho ritrovato il bene ch c’era in me, e ve ne sarò per sempre grata, e vi aiuterò. Sì! Aiuterò Mary Jane a trovare sua moglie!”, esultò, felice, Brioche.
Si accamparono per la notte, e Mary Jane, per la prima volta dopo la tragica separazione, dormì sogni tranquilli. Questa volta aveva ben tre compagni da sfruttare e sfiancare con i suoi racconti ripetitivi e idioti. Tre pers- ehm, animali in debito con lei che dovevano sdebitarsi. Sì, Mary Jane era un Armadillo cattivo.
 
E lei sapeva di esserlo, per cui quella notte fece un delizioso incubo in cui un Nano Cicciomonopalla la sculacciava brutalmente e poi la sodomizz- RATED-X.
Mary Jane si svegliò soddisfatta e rinvigorita dal sogno, e programmò un’altra giornata di incessanti marce su tappetini Prè Na Tal.
Il branco di animali suonati camminò, fino ad arrivare a un fiume. Essento molto duttili con le arti magiche, costruirono subito un ponte. Ma non fecero in tempo a salirci, che subito videro venire verso di loro una figura incappucc- ehm, ho sbagliato storia. Dicevo, arrivarono a un fiume. Guarda caso, il paesino in cui Ciel era rinchiusa, era proprio dall’altra sponda, poiché Ciel viveva nel vilaggio di Lesboland. Mary Jane si vide persa. Ciel era così vicina, ma allo stesso tempo così lontana. Se non ci fosse stato quello stupido fiume Mary Jane avrebbe potuto liberamente passare sull’altra riva e raggiungere Ciel, e abbracciarla, e baciarla, e slinguarla, e spingerla contro il muro e- RATED-X. Ma non poteva. Non poteva. Si specchiò  nel fiume, e si ricordò della sua bacchetta magica schiacciamosce. Essento molto duttile con le arti magiche, costruì subito un ponte, mentre il resto del gruppo raccoglieva fiori e ballava sulla colonna sonora di High School Musical. Ma non fece in tempo a salirci, che subito vide venirle incontro una figura incapp- imparruccata che reggeva un microfono rosa con le stelline rosa. Mary Jane impallidì. Era Giustino. Giustino si sentiva preso in giro, perché pensava che a nessuno mai sarebbe venuto in mente di costruire un ponte con uno schiaccia mosche e un po’ di sputo. Però si inchinò verso Mary Jane e si congratulò con lei con un inchino, e fece finta di volerla ricompensare per la sua astuzia. Così cominciò a cantare nel suo vibrato-ehm, microfono: “Beibe, beibe, beibe oooooooohua, Beibe, beibe, beibe, noooooooooouaH!”
Ma Mary Jane aveva visto dietro Giustino, tra le spighe, illuminata dalla luce del sole che tramontava, una figura familiare, vestita di pelle di cammello, in una nuvola di moscerini, che mangiava cavallette candite e portava al pascolo un branco di pecore belanti. Eccola, era lei, Ciel. L’amore della sua vita.
Mary Jane dimenticò la tortura atroce a cui Giustino la stava sottoponendo. Cominciò a correre verso Ciel, a braccia aperte. Urtò Giustino, impegnato a indicarsi il polmone destro con aria saggia, che cadde nel fiume e affogò cantando la sua atroce canzone di morte.
Mary Jane abbracciò Ciel e cadde con lei nel grano, proprio su una cacca di bue.
“Mi sei mancata, Mary Jane”, disse con aria ispirata Ciel.
“Ti puzza l’alito”, sospirò Mary Jane, felice, e la baciò appassionatamente.
Le due sposine si alzarono con tutti fili di grano nei vestiti che pizzicavano, e infatti Mary Jane si grattò le sue chiappe dorate e splendenti per tutto il tempo. Ciò liberò una nuvola di pidocchi, che fecero starnutire Ciel. Da quello starnuto nacque un delizioso cavallino color dinosauro con tante macchie a forma di capodoglio. Il nuovo nato si chiamò Moccio, e accompagnò Mary Jane e Ciel alla loro casettina sulla collina, inondata dalle luci di un tramonto Lesbico.  
  
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