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Autore: Chamomile    21/12/2010    9 recensioni
"Vedi, innanzitutto con le ragazze ci vuole galanteria. Devi farle sentire preziose e importanti” disse Percy.
“Ma devi anche farle divertire” intervenne George “non puoi mica startene impalato come un allocco tutto il tempo”.
“Sì, ma non esagerare” si introdusse Charlie “sennò farai la figura dell’immaturo”.
Lo sguardo di Ron si spostava da un fratello all’altro, sconsolato. Perché diavolo aveva lasciato che sapessero del suo appuntamento con Hermione? [Storia partecipante al contest We are original drunks di TittiGranger]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                 Regole per un primo appuntamento perfetto

 

 

“Troppo elegante”

“Troppo casual”

“Troppo lungo”

“Troppo scollato”

“Troppo..”

“Hermione, hai passato in rassegna tutti i tuoi vestiti, te ne rendi conto?”

Hermione sospirò e guardò sconsolata il mucchio di abiti che giaceva sopra il suo letto. Sua madre aveva ragione, aveva tirato fuori praticamente tutto il suo guardaroba. Ma quel pomeriggio sarebbe uscita per il suo primo vero appuntamento con Ron e la cosa la rendeva nervosa oltre il limite della decenza.

Lei e Ron erano amici da più di sette anni e per tutto il periodo a Hogwarts si erano visti tutti i giorni per nove mesi l’anno.

Facendo un conto avevano trascorso insieme non meno di 18900 ore, e questo considerando solo le ore di lezione e quelle di studio.

E in tutto quel tempo lei non si era mai preoccupata più di tanto del proprio aspetto. Forse l’essere obbligati a portare una divisa aveva contribuito, ma quel giorno Hermione si accorse per la prima volta che l’essere interessata agli studi e il non avere un carattere frivolo non la mettevano al riparo dalla disperazione.

Così, vergognandosi di se stessa come mai prima di allora, pronunciò la fatidica frase “Mamma, non ho niente da mettermi”

La signora Granger riuscì a fatica a trattenersi dal sorridere: nonostante le apparenze, aveva sempre saputo che un giorno avrebbe sentito quella frase.

Hermione era una ragazza fuori dal comune, certo, ma pur sempre una ragazza. E una ragazza al suo primo appuntamento, per giunta.

“Tesoro, cerca di valutare la cosa in modo razionale” le disse togliendole di mano la maglia che aveva tormentato per gli ultimi dieci minuti. “Un appuntamento non è niente di straordinario, le persone hanno appuntamenti tutti i giorni. Guarda i miei pazienti: secondo te sono così nervosi quando vengono da me?” tentò di scherzare.

La sua battuta non sortì, però, l’effetto desiderato.

“Quelle persone vanno a farsi togliere uno o due molari” disse Hermione sedendosi sul bordo del letto e cominciando a tormentare nervosamente un cuscino “Non vanno incontro all’ignoto. Entrano, fanno quello che devono fare - anzi, per la precisione lasciano che tu faccia quello che devi fare, pagano e arrivederci. Nessuna variabile, nessun margine di errore, capisci?Io invece devo..”

“Uscire e passare un pomeriggio con un ragazzo di cui sei innamorata e che ti adora” la interruppe la signora Granger “il che mi pare una prospettiva molto più invitante di quella di subire un intervento odontoiatrico”

Hermione sospirò e scosse il capo. Non era quello il problema.

Era ovvio che non c’era paragone tra l’uscire con Ron e dire addio a un molare. Anzi, in realtà non c’era paragone tra l’uscire con Ron e qualunque altra cosa al mondo.

Lei voleva uscire con lui. L’aveva desiderato ardentemente chissà quante volte, e aveva sempre immaginato che quel giorno sarebbe stato meraviglioso e lei entusiasta. Ora il giorno era arrivato, Ron l’aveva invitata a uscire per la prima volta in modo ufficiale, e tutto quello che riusciva a pensare era come fare a svignarsela.

“Tesoro?” Hermione si riscosse e vide che la mamma la stava osservando preoccupata.

“Sì?”

“Non hai paura,vero?”

 

“Non c’è motivo di stare in ansia, lo sai, no?”

Ron sospirò. “Mamma” ripeté per l’ennesima volta “non hai proprio niente di meglio da fare?”

La signora Weasley gli lanciò un’occhiata offesa. “Sono tua madre, non sono mica un’estranea, sai. E occuparmi di mio figlio non è un delitto”

“Non lo è, ma ho diciott’anni, sono maggiorenne e vaccinato, non è che abbia proprio bisogno di te in questo momento”

“Ron ha ragione, mamma, bastiamo noi” disse Ginny allegra.

“Infatti, con la nostra esperienza aiuteremo il caro Ronald a districarsi in questo difficile momento della sua giovinezza” ghignò George facendo il verso a Percy che poco prima aveva usato quasi le stesse parole.

“Molto divertente, George” disse Percy sistemandosi gli occhiali e assumendo un’aria sostenuta “Ma anche se a te piace fare dello spirito, trovo comunque che, in qualità di fratello maggiore, io abbia il dovere di fornire a Ron il mio appoggio e la mia esperienza. Piuttosto, non capisco in che modo Ginny possa esserti d’aiuto”

“Vedi Perce, il fatto è che ho molta più esperienza di te” ribatté la sorella piccata. Anche se aveva ormai diciassette anni i suoi fratelli si ostinavano a vederla come una bambina piccola, e lei non riusciva a sopportarlo.

“Sì, in effetti Gin ha più esperienza di tutti noi” ammise Charlie con un mezzo sorriso.”Harry non è stato il primo e non sarà l’ult..”

“Charlie!” lo richiamò la signora Weasley mentre sul viso di Ginny compariva un’espressione minacciosa.

“Ragazzi, non tergiversiamo” Percy li richiamò all’ordine “E’ di Ron che dobbiamo occuparci, adesso, e del suo appuntamento”

“Giusto, hai ragione” convennero gli altri.

“Che dite, vi va una tazza di tè?”chiese la signora Wesley “così mentre si discute dell’appuntamento di Ron potete fare merenda”

La proposta venne accolta con un po’ troppo entusiasmo per non dare l’impressione che i figli non vedessero l’ora di liberarsi di lei, ma per fortuna Molly non ci fece caso.

“Bene” esordì George una volta uscita la madre “e adesso, Ron, seriamente, cosa hai in programma? Dove pensi di portare la gentile donzella?”

“Non sono affari tuoi” disse Ron arrossendo “e anzi, mi fareste un grande favore se vi toglieste tutti dai piedi”

“Ma che gentile” Ginny si alzò in piedi, offesa “Guarda che volevamo solo darti una mano, visto che nonostante la stazza sei ancora un novellino” e gli rivolse un sorriso perfido, uscendo anche lei.

“Finalmente” sospirò Ron.

“Puoi dirlo forte” disse Percy “questi sono discorsi da uomini, ci pensiamo noi a darti qualche dritta. Vedi, innanzitutto con le ragazze ci vuole galanteria. Devi farle sentire preziose e importanti”

“Ma devi anche farle divertire” intervenne George “non puoi mica startene impalato come un allocco tutto il tempo”

“Sì, ma non esagerare” si introdusse Charlie “sennò farai la figura dell’immaturo”

Lo sguardo di Ron si spostava da un fratello all’altro, sconsolato.

Era da quella mattina che si malediva per non aver tenuto la bocca chiusa. Perché diavolo aveva lasciato che sapessero del suo appuntamento con Hermione?

Ronald Weasley, sei un idiota - si disse.

 

 

Hermione si guardò un’ultima volta allo specchio, tirò un respiro profondo e si Smaterializzò. L’appuntamento con Ron era alle sei del pomeriggio davanti alla Tana, dato che non avevano avuto modo di discutere riguardo la destinazione.

Il fatto era che mancavano pochi giorni alla partenza di Hermione per il suo settimo anno ad Hogwarts, e spese da fare, valigie da preparare, oltre che un programma di ripasso che comprendeva tutte le materi, avevano preso se non più tempo del previsto, e i due non avevano avuto molte occasioni per stare da soli insieme.

Il loro appuntamento, in realtà, sarebbe stato anche l’ultimo prima della partenza di Hermione. E questo contribuiva a rendere Ron nervoso come non mai.

Quando i suoi fratelli si erano decisi a lasciarlo in pace, ed erano andati ad occuparsi dei rispettivi fidanzati, Ron era rimasto solo e silenzioso nella sua camera, a rimuginare tra sé e a cercare di farsi venire un’idea su dove portare Hermione.

Purtroppo per lui, sapeva che Ginny aveva ragione: era grande e grosso, ma in fondo rimaneva un novellino con le questioni sentimentali.

Così si era scervellato per un’ora buona, alla ricerca di un posto che potesse piacere ad Hermione e andare bene per l’occasione, ma purtroppo ogni suo sforzo fu vano.

Niente. Non riusciva a pensare a nessun posto adatto ad un primo appuntamento con Hermione.

I suoi fratelli avevano ragione, l’avrebbe mollato.

Ron era quindi immerso da un bel po’ in questi cupi pensieri, quando la madre lo chiamò dal piano di sotto “Ron! Scendi, è arrivata Hermione!”

Hermione? Di già?

In due balzi Ron saltò giù dal letto e scese le scale, rischiando di rotolare giù.

Hermione era davanti alla porta, carina come sempre. Ron sentiva che avrebbe dovuto imparare ad abituarsi al fatto che una ragazza del genere volesse lui, ma ogni tentativo che faceva in questo senso falliva miseramente.

“Ciao” lo salutò Hermione sorridendo un po’ imbarazzata.

Molly non accennava ad andarsene e li guardava sorridendo orgogliosa.

“Sei bellissima” le disse Ron, facendola arrossire. Poi si voltò verso la madre “Mamma, ti dispiacerebbe..?”

“Cosa?”

“Andare a fare quello che stavi facendo” rispose Ron indicando la cucina.

“Oh, ma certo. Volevo solo salutare la tua ragazza” disse la signora Weasley lanciando un’ultima occhiata raggiante a Hermione. Ron pregò di essere inghiottito dal pavimento, ed evitò di incrociare lo sguardo della ragazza, imbarazzato.

Quando finalmente Molly si decise a tornare alla sua torta di mele, Ron si rivolse a Hermione “Ehm..allora, che dici, andiamo?”

Che frase elegante, Ron - si disse subito dopo.

“Si, va bene” rispose Hermione. Poi, visto che Ron non accennava ad uscire gli chiese “Dove andiamo di preciso?”

Ron inspirò profondamente, passandosi una mano tra i capelli.

“Ehm..” si decise finalmente ad ammettere “non ne ho idea” e la guardò con un’aria da martire “Non cruciarmi, ti prego”

“Non-non ne hai idea?” ripeté Hermione battendo le palpebre due o tre volte.

“Già” disse Ron, che di momento in momento appariva sempre più oppresso. “Mi dispiace, lo so che stava a me portarti da qualche parte..”

“Davvero? E perché, scusa?” chiese lei.

Ron la guardò stupito “Ma perché le cose vanno così, no? E’ compito mio farti divertire”

L’aveva detto George.

L’aveva detto Charlie.

L’aveva detto Ginny.

L’aveva detto Percy.

Be’, in effetti di quest’ultimo non c’era molto da fidarsi in materia di ragazze.

Ma di tutti gli altri sì.

“Perché, non era mio dovere trovare un posto?” indagò Ron.

“Certo che no” rispose Hermione sorridendo divertita “Non devi mica intrattenermi o cose del genere. E’ solo un appuntamento, un momento per stare insieme e fare quello che ci passa per la testa. Non ci sono obblighi o regole come a scuola”

Hermione aveva ripetuto per filo e per segno quello che le aveva detto sua madre, ma adesso sentiva che le cose stavano davvero così.

“Oh” disse Ron “detto così suona molto meno spaventoso”

“Spaventoso?” chiese Hermione stupita.

Ron si morse la lingua. Accidenti a te - si disse.

“Si, insomma” ormai tanto valeva dirle la verità “Ero in ansia. Molto in ansia”

Hermione lo guardava in silenzio con gli occhi sgranati “Davvero?”

“Sì. Non sono riuscito a scegliere un locale in cui portarti, anche se solo il cielo sa quanto mi ci sono rotto la testa su. Ma tutto quello che mi veniva in mente non era mai abbastanza”

“Abbastanza?” Hermione cominciava a sentirsi un commissario di polizia, con tutte quelle domande, ma non poteva fare a meno di chiederlo. “In che senso?”

“Abbastanza per te. Ci sono tanti posti, sai, tipo Madama Piediburro. Posti per coppiette. Ma non mi andava di portarti la’ come se fossi stata una ragazza qualsiasi. Quel posto non è abbastanza”

“Ron?” disse Hermione alzandosi in punta di piedi e abbracciandolo “Sai perché sono così innamorata di te?”

“Perché il troppo studio ti ha dato alla testa” rispose, e in effetti era la stessa spiegazione che dava a se stesso quando si chiedeva cosa ci facesse una come Hermione con lui.

Ma Hermione scosse la testa “No. O meglio, credo che quello abbia contribuito in parte”

“E allora cos’è che ti ha fatto perdere l’uso della ragione, signorina Granger?”

“Il fatto che non te ne rendi conto, ma a volte dici delle cose bellissime”

“Perché, che ho detto?”

Hermione rise “Appunto”

Poi aggiunse “Ti rendi conto che siamo fermi all’ingresso da più di dieci minuti?”

Ron si riscosse “Caspita, è vero. Che dici, usciamo di casa, intanto? E poi cerchiamo di farci venire qualche idea”

Uscirono in giardino. Era una stupenda serata di fine Agosto: il cielo era terso e le stelle brillavano luminose più che mai, e un venticello leggero soffiava invitante. Era una sera troppo bella e calma per chiudersi in un locale.

“Ron?”

“Si?”

“So che ti sembrerà assurdo e che al tuo manuale sui primi appuntanti verrebbe la pelle d’oca al solo pensiero..”

“Ahah, davvero spiritosa”

“Ma insomma..che ne dici di restare qui?”

“Qui? In giardino, intendi?” chiese Ron con tanto d’occhi.

Hermione annuì “Sì. Voglio dire, non davanti alla porta, ma magari fare una passeggiata nei dintorni. Potremmo andare nel campo che usavate d’estate per giocare a Quidditch e..non lo so..”

“Guardare le stelle?” propose Ron.

“Sì”

“Direi che è perfetto” approvò Ron “ma magari prendiamo qualcosa da mangiare. Sai, nel caso ci venisse fame”

Hermione rise “Ron, sei incorreggibile”

“Che ci posso fare se mia madre mi affama?”

“Povero caro. Va bene, vediamo di rimediare qualcosa dalla cucina”

“Eh? Non vorrai mica rientrare in casa?” si preoccupò lui “Lo sai che se entri non uscirai più, no?”

“Pensavo di fare un incantesimo di Appello” disse Hermione tirando fuori la bacchetta dalla tasca dei jeans.

“Riesci a farlo a questa distanza?” chiese Ron ammirato “Sei straordinaria tu!”

“Grazie. Ma se avessi studiato qualche volte sapresti farlo anche tu”

“Lo so, ma così è molto più comodo”

Hermione rise. Era assurdo, come aveva potuto avere paura di uscire con Ron? Anche se stavano insieme restavano quelli di sempre.

“Sei un approfittatore, Ronald”

“Non è vero, ma visto che sei la prima della classe lascio fare a te”

“Che carino”

“In realtà ti piace prenderti cura di me, ammettilo”

“Certo, era lo scopo della mia vita”

“Ti amo, Hermione”

“Guarda che te la prendo lo stesso la cena, non c’è bisogno di fare il ruffiano”

“No, ti amo sul serio” disse Ron e la baciò. Hermione si alzò sulle punte e lo abbracciò stretto “Ti amo anch’io”

 

 

 

 

Spazio Autrice

Salve a tutti! La storia che avete appena letto ha partecipato al contest We are original drunks di TittiGranger, classificandosi nona. Spero di avervi divertiti un po' ^ ^  Prima di riportare il commento della giudicia, approfitto dell'occasione per fare a tutti voi che leggerete tanti auguri di Buon Natale <3  *spirito natalizio alle stelle, sì*

Grammatica: 6.5\10
Stile: 7\10
Originalità trama: 11\15
IC Ron- Hermione: 22\25
Rispetto della categoria: 10\10
Gradimento personale: 7.5\10
Punti bonus: 5\5

Molto, molto carina!
Voglio subito chiarire che il punteggio della grammatica non dipende tanto da errori grammaticali, ma dalla punteggiatura. Ad esempio: dopo le virgolette “” del discorso diretto è essenziale un segno di punteggiatura, soprattutto quando si va a capo, altrimenti la frase resta in sospeso. I puntini di sospensione devono essere tre, tu in alcuni casi ne metti solo due (probabilmente è un semplice errore di distrazione, quindi non è grave); ogni tanto poi, soprattutto tra un discorso diretto e l’altro manca la lettera maiuscola.
Buono stile, assolutamente scorrevole e piacevole da leggere. Hai ottenuto il massimo punteggio della categoria perché la tua storia è simpatica e in alcuni tratti fa proprio sorridere, senza però cadere nel demenziale.
La cosa che ho apprezzato maggiormente è stato il fatto che pur rimanendo nell’ambito della comicità, i tuoi personaggi non siano diventati delle macchiette OOC. Persino Percy è rimasto coerente con sé stesso, brava!
Forse avrei mantenuto un po’ più salda di nervi Hermione, ma d’altra parte, come hai detto anche tu, è per sempre una ragazza.
Come ti ho già anticipato, massimo punteggio per il rispetto della categoria: l’immagine di Ron che si preoccupava di non essere riuscito a trovare un modo adatto per “farla divertire” (cito testualmente), quasi fosse l’animatore di un villaggio turistico, è stata propriamente ronnesca e meritava di essere premiata.
Molto bene per l’inserimento della frase, perfettamente contestualizzata.
Ti faccio i complimenti per la storia che è un mix piacevole di romanticismo (quando ho letto la frase “in realtà non c’era paragone tra l’uscire con Ron e qualunque altra cosa al mondo” ti ho adorata!) e di comicità. Brava, davvero.


  
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