Quando ha aperto la porta si sarebbe potuto aspettare chiunque, ma non lui.
Soprattutto lui.
“Clive... Cosa ci fai qui?”
Glii basta una rapida occhiata per capire che ha passato dieci anni d' inferno: i vestiti vecchi e logori, il viso scavato e gli occhi spenti.
E accetta con altrettanta facilità il tuo assoluto menefreghismo verso il maggiore.
Nessuno gli ha mai detto di fare quello che ha fatto e quegli anni sono la giusta punizione per le sue azioni.
“C'è il professore?”
Ha fretta, molta fretta.
Lo nota dalle mani, che si toccano nervose.
Potrebbe fare la cattiveria di dirgli di sì per farlo aspettare e fargli perdere il treno, la nave o quello che ha fretta di raggiungere.
Poi ci ripensa.
Non lo vorrebbe in giro neanche morto, quello lì.
“No, è fuori. Se hai un messaggio o qualcosa per lui lasciamelo pure, glielo darò al suo ritorno.”
Lo osserva mentre tentenna, abbassando lo sguardo in maniera nervosa; poi cerca di sorridere, dandogli una lettera.
“Gliela puoi consegnare? Io... Devo andare e... Ho fretta...”
Lo guarda supplicante e lui fa finta di sorridere.
Dio, che farsa è tutto questo.
“Certo, non preoccuparti. Lo farò sicuramente.”
Abbassa la testa, facendo un mezzo inchino; poi si gira e inizia a correre, come se avesse tutto dipendesse da quello.
“Neanche si saluta, eh...”
Non glii ci vuole molto per trovare un tagliacarte e aprire la lettera.
Del resto è il suo unico allievo: deve occuparsi di smistare la sua porta, anche a costo di infrangere qualche regola.
Deve pur proteggere in qualche modo il professore, no?

Caro professore,
Come sta? Spero che stia bene.
Questa lettera che le scrivo è l' ultima, poi io...
Beh, le ho già scritto cosa intendo fare dopo il mio rilascio. Il fatto che non mi ha mai risposto è sinonimo che non approva assolutamente la cosa, immagino.
Ma cosa posso farci? Io... Io non sono così...
Forte.
Sono debole, fin troppo.
Si fidi, è meglio così, per tutti.
Vorrei tanto salutarla di persona, prima di partire. Non so se ci riuscirò, anche se lo spero.
Ora... le dico addio. E si ricordi cosa le ho scritto nella mia prima lettera.
Io la

Solo il fuoco conosce l' ultima parte, anche se immagina cosa ci sia scritto.
Ed è per questo che ha bruciato quella lettera, l' ultima di un' infinita serie.
Non può permettere a nessuno di dire quelle cose al suo amato professore.
Solo a lui è concesso.

“Ah, Luke! Ti ricordi? Oggi esce Clive di prigione.”
Serve il tè a Layton, recitando alla perfezione la parte di quello caduto dal pero.
“Davvero? Mi è proprio passato di mente.”
Si avvicina a Layton, baciandolo con passione appena riesce a sistemarsi sulle gambe del più grande.
“Chissà come sta... Avrà imparato dai suoi errori?”
Il suo sguardo si assottiglia, mentre riprende a baciarlo, occupandosi di slacciargli i vestito per poter godere della pelle del suo collo.
Ah, gli è mancato davvero, quel sapore.
Layton sorride, capendo l' antifona.
Gli basta alzare il viso dal collo dell' uomo per incontrare i suoi occhi scuri e, soprattutto, la sua bocca.
Continuano così a baciarsi, lasciando scivolare i vestiti a terra e lasciandosi nudi, pronti ad appartenersi ancora una volta.
E Luke cerca di non pensare alle pagine dei giornali del giorno dopo.
Del resto, il suicido di un giovane non è così importante, no?

Ora... le dico addio. E si ricordi cosa le ho scritto nella mia prima lettera.
Io la amo.

                                                                   Clive