Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: _giorgia    22/12/2010    2 recensioni
Premetto che non ho mai scritto one-shot e questa è abbastanza particolare, perchè non scrivo mai di morte/tragedie, tendo a trattare argomenti un pò più light, ma spero vi possa piacere ugualmente.
Dal testo:
"Credevo che saremmo riusciti a vincere la banalità, persi in un universo parallelo tutto nostro, credevo di essere riuscita a darti quello che non avevi più, credevo in tante cose, tanti progetti, tanti sogni, credevo e speravo, ma a te è bastato poco per disintegrare ogni cosa in cui credevo.
Un incidente, ricordo ancora perfettamente le parole, le frasi di finto dispiacere che pronunciavano. Ricordo che in realtà tutti pensavano che te lo fossi meritato, quell'incidente."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fanfiction non nasce "da sola": in realtà era uno spin-off di una storia che stavo scrivendo e che ancora non sono riuscita a concludere, forse perchè sono una di quelle persone che si fa troppo prendere dall'entusiasmo ed avendo nuove idee in mente praticamente ogni giorno, risulta un pò difficile portarne a termine almeno una. Però ero molto affezionata a questo personaggio e, anche senza conoscere il resto, penso che questa one-shot possa avere senso. Per concludere: il personaggio è una ragazza, Sadie, lo specifico perchè a dir la verità non ricordo di averlo scritto nel testo, e non so neppure se si capisce. Spero vi piaccia.

  

Maybe Memories - Never have been one to write it down, now I think I can. I know I'm stronger now.

Avevo pensato più volte che la vita facesse schifo, ci pensavo continuamente, eppure non avevo mai pensato di volerla chiudere qui, avevo ancora troppe speranze: nella distruzione più totale ero ancora ottimista, riuscivo ad esserlo. C'era qualcuno che mi permetteva di andare avanti, c'erano amicizie e c'era l'amore. L'amore era la cosa più assurda che avessi mai provato: perchè tutti te lo dicono, che è bello, che ti fa sentire bene, che è sentirsi finalmente al sicuro, sentire che qualcuno farebbe di tutto per te, ma quelle descrizioni, quelle che avevo sentito, non avrebbero mai reso giustizia a quello che davvero provavo, quel qualcosa che teneva accesa la mia voglia di vivere tutto.
Eri tu che tenevi accesa la fiamma della mia vita. Ma evidentemente io non riuscivo a far bruciare di nuovo la fiamma che la tua vita aveva spento già da tempo. Eppure credevo che ce l'avremmo fatta, io e tu, intendo. Credevo che saremmo riusciti a vincere la banalità, persi in un universo parallelo tutto nostro, credevo di essere riuscita a darti quello che non avevi più, credevo in tante cose, tanti progetti, tanti sogni, credevo e speravo, ma a te è bastato poco per disintegrare ogni cosa in cui credevo.
Un incidente, ricordo ancora perfettamente le parole, le frasi di finto dispiacere che pronunciavano. Ricordo che in realtà tutti pensavano che te lo fossi meritato, quell'incidente. Eri un ragazzo difficile, dicevano, una persona con una mente complicata. La tua mente era identica a quella di ogni ragazzo di diciotto anni, non c'era nulla di troppo sbagliato, avevi solo fatto un errore, prima. Tutti i giovani ci cascano, pensavano i tuoi genitori, e non provavano neanche a darti una mano. Io c'ho provato e, davvero, credevo di esserci riuscita a tirarti fuori da quel baratro. Mi ero illusa, soltanto illusa. E tu recitavi così bene. Perchè ora lo so, che recitavi. Perchè se mi avessi amata come mi dicevi non saresti mai morto. Avresti combattuto, come promettevi, avresti reagito e avresti vinto, perchè so che ce l'avresti fatta. Ma non hai voluto. Hai preferito farti la tua ultima dose e metterti a guidare per poi scomparire e lasciare una voragine dove prima c’era il mio cuore.
E tutti dicevano di capirmi, tutti dicevano che mancavi anche a loro, cercavano di consolarmi, ma nessuno, nessuno sapeva come stavo, nessuno sapeva che dentro una parte di me era morta con te. E mi veniva da piangere, lo ricordo bene, sai? Avrei voluto farlo ma avevo già consumato ogni lacrima, ogni millilitro di quella sostanza salata che era scesa dai miei occhi e sulle mie guance per settimane, da quando avevi deciso di andare via. Ma continuavo a stare male, anche dopo il trasferimento.
Sì, secondo me te lo immaginavi che avrei convinto i miei a cambiare città, cambiare ambiente, cambiare tutto. Cambiare vita. Perchè la vita che avevo, a Brentwood, senza te, non era più degna di essere vissuta.
Sono parole pesanti, queste, Michael, parole che una sedicenne non avrebbe mai dovuto neanche pensare. Ma mi sono rialzata, sai?
Mio padre aveva trovato il modo di farsi trasferire, lo stesso mia madre, e avevamo ricominciato, a Trenton, New Jersey.
Era una realtà completamente diversa, ma all’inizio non cambiava nulla. Ero da sola; sola con i ricordi, sola con i pensieri, con le immagini sfocate di tutto quello che avevamo passato insieme. Mi sono sentita in colpa, per non essere rimasta a casa, per essere stata codarda, aver voluto scappare. Chissà cosa pensavi tu, chissà dov’eri. Lo sai che non ci ho mai creduto, al Paradiso, l’Inferno e tutte quelle favole inventate da chi pensa di credere davvero, però ci ho sperato, che un Paradiso per te esistesse. Ogni giorno della mia vita, ti giuro -ancora oggi-, spero che un posto per te ci sia, ancora oggi che dico di essere andata avanti.
Ci è voluto un pò. Ci è voluto tanto. Ci sono volute novità, ci è voluta la musica, ci sono volute delle persone che sono entrate a far parte della mia vita senza che lo volessi poi troppo, delle persone che la vita me l’hanno stravolta, un pò come avevi fatto anche tu.
Jaden, Alex, Nick e Luke sono stati fondamentali, sono stati come aria, vitali, sono stati acqua fresca a risvegliarmi da un sonno profondo. Alex è stato il primo che ho conosciuto: diciassette anni e una manciata di sogni in testa, più che nel cassetto; diciassette anni e una chitarra, diciassette anni e troppe ambizioni, troppe certezze, troppa fiducia in se stesso. Poi è arrivato Jaden, suo migliore amico da tanto, da sempre, un pò meno sicuro, un pò meno fiducioso, ma altrettanto determinato, altrettanto talentuoso. Nick e Luke, alla fine, hanno completato il tutto: un bassista terribilmente estremo in ogni cosa, e un batterista che mi ricordava tanto te.
Mi hanno sentita cantare, mi hanno convinta a cantare per loro, con loro. Io, che prima lo facevo solo per te, quando con la chitarra ti divertiti a provocarmi, perchè lo sapevi, che quando sentivo la melodia ti seguivo, senza riuscire a trattenermi, lo sapevi, che quando conosci le parole è normale iniziare a cantare.
Era bellissimo, perchè riuscivo a spiegare in qualche modo cos’avevo dentro. Era indispensabile, perchè mi faceva vivere meglio. Ed è stato un passo, da cantare a scrivere. E’ bastato un pomeriggio d’assoluta noia con Alex, una melodia trascinante, arrangiata invece di studiare, che le parole sono venute fuori da sole, naturali, perfette. Da allora è stato un susseguirsi di note, di accordi, di parole e di testi, di serate andate male, di concerti favolosi, di pubblico che inizia a farsi sempre più numeroso, che ti riempie il cuore.
E’ così che sono andata avanti, Michael. E’ stato grazie a quei quattro ragazzini che poi sono cresciuti con me, è stato grazie alla musica, l’unica vera dea a cui credere, e anche grazie a te. Se non avessi mai fatto quello che hai deciso di fare, se non avessi mai deciso di voler morire, sarei stata meglio, ma non avrei mai conosciuto tutto quello che conosco ora. Non avrei mai avuto la stessa vita che, sì, adesso mi piace. Ho sofferto per te, lo sai. Soffro ancora, e non c’è giornata in cui non ti pensi, però ho imparato a pensare anche ad altro. A me. Ed è quello che tu non sei mai stato capace di fare: non hai mai saputo pensare a te in modo positivo, non hai mai saputo immaginare quanto le cose potessero cambiare, quanto di bello ci potesse essere da fare, da vedere, da esplorare. Lo facevo io, per te, e non è stato d’aiuto. Sappi che ho fatto esperienze per entrambi e magari lo sai, magari mi guardi da chissà dove. Ma c’è una cosa che voglio che tu sappia, se davvero mi puoi vedere, sentire: il tuo errore è stato quello di credere che le cose non cambiano, che tutto rimane invariato e che le persone restano quelle che sono, che se odiano la loro vita non arriverà nessuno a fargliela amare. Io so che non è così. Io ne ho la prova, Mike. Perchè a me, la vita, l’hanno salvata proprio quattro persone.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _giorgia