17 Agosto 1810
Voleva
ucciderlo.
Era suo
fratello, ma questo non aveva mai contato nulla per lui,mai.
Mentre
lo stringeva alla gola tremando di rabbia, guardò disgustato il suo bel viso,i
suoi occhi di un azzurro più trasparente del vetro, più puro del cielo.
“Tu … Tu
piccolo idiota … mi hai portato via anche questo!”
Il
sudore gli colava sul viso, appiccicandogli i capelli al collo nell’afa di
quella sera di Agosto.
Il
ragazzo steso sul pavimento sotto di lui lo guardava spaventato, esterrefatto.
I suoi
occhi imploravano la salvezza. Questo gli piacque. Aveva paura di lui.
Un
ghigno sadico gli deformò la bocca carnosa e attraente, storpiando il suo viso
come un taglio nella tela di un bel quadro.
No. Non
l’avrebbe passata tanto liscia .
Per lui avrebbe
trovato qualcosa di peggio, di molto più
doloroso della morte.
La sua
presa si allentò fino a lasciarlo, i
segni rossi delle sue dita segnavano il
collo roseo del fratello, che con un suono soffocato cercava di riguadagnare
aria nei polmoni, tossendo mentre le lacrime gli rigavano il volto cianotico.
Questi,
mentre il respiro ruvido e affannato gli bruciava la gola, guardò il suo carnefice
alzarsi.
È mio fratello, non mi farà del
male. È mio fratello.
Se lo
stava ripetendo da cinque minuti e ormai aveva quasi smesso di crederci. Ma il
fatto che adesso il ragazzo si stesse allontanando da lui gli
ridava un filo di speranza.
Riprese
fiato come meglio poteva, e finalmente parlò , la gola gli bruciava come se avesse
ingoiato a forza una manciata di sabbia.
“Mi
dispiace … ci dispiace ad entrambi Arsènne … se avessimo potuto evitarlo …”
“SMETTILA!”
lo intimò Arsènne fuori di sé . Riacquistò piano un tono di voce calmo e
suadente “Credi che i tuoi stupidi
trucchi funzionino su di me, come su nostra madre o su quella stupida di Geneviève ?”
Il
ragazzo a terra si asciugò il sangue dal labbro spaccato.
Non mi lascerà andare. Non mi perdonerà. Lo
stomaco gli si aggrovigliò dalla paura, guardando lo sguardo crudele e
soddisfatto del fratello mentre si avvicinava al suo volto piegandosi su di
lui.
“Sai, Adriènne
, ha ragione nostra madre, quando dice che sei sempre stato il più fragile. Mi
ripete sempre che devo proteggerti ... ” sputò fuori l’ultima parola come se per lui
fosse stata un insulto.
Adriènne
sentiva il suo fiato caldo sul viso, mentre con una mano Arsènne gli
accarezzava la guancia sanguinante,le labbra… Un lampo di odio brillò nei suoi
occhi chiari. Il pensiero di quelle stesse labbra, che baciavano con ardore la
sua Geneviève… Un verso gutturale gli uscì dalla gola, mentre ficcava le unghie
nel labbro spaccato, strappando un gemito di dolore al fratello tremante.
“Vuoi…
uccidermi?” sussurrò il ragazzo,articolando dolorosamente le parole con la bocca
piena di sangue.
Arsènne
lo guardò sorridendo.
“No,tu non
morirai fratellino. Tu vivrai. Ti
ricordi la storia della maledizione di Tantalo, che ci raccontava nostra madre
quando eravamo piccoli? “Gli occhi del ragazzo brillarono di una luce crudele.
“Passerai la tua vita standole accanto, senza
mai poterle parlare, senza poterla stringere fra le tue braccia, senza
baciarla. Perché non ne sarai in grado.”
“Mi vuoi
… maledire?” balbettò il ragazzo.
“è una
vera sfortuna vero? Che due fratelli abbiano tante cose in comune, eppure… uno
solo abbia ereditato da nostra madre il dono della magia…Che disdetta…”
“Non
puoi maledirmi per sempre, mamma dice sempre che le maledizioni per funzionare
devono avere una scadenza… e quando la mia sarà finita ti troverò, e quant’è
vero Iddio mi vendicherò” Sibilò Adrienne, deciso a fargliela pagare al
fratello, per quella punizione crudele e ingiusta.
“Ma
bravo, allora non ascoltavi la mamma solo quando ti spiegava come curare i
bisognosi… Beh, ho in mente un divertente sistema per toglierti di mezzo per
quella che potrebbe essere anche l’eternità…”
L’occhiata
gelida che gli lanciò fece rabbrividire Adrienne ancor più della pietra fredda
che gli premeva la schiena.
“La mia
maledizione finirà nello stesso modo un cui noi siamo venuti al mondo”
“Vuoi
dire che deve esserci un’eclissi lunare?” Sussurrò speranzoso Adrienne, che si
era aspettato qualcosa di peggio dalla mente malvagia del fratello.
“Non è
sufficiente, non te la caverai così facilmente…” gli sussurrò nell’orecchio
Arsènne.
Poi si
alzò in piedi guardò sprezzante il fratello a terra, per l’ultima volta.
“AZTEUT
AIL SOLAS !!”
Un lampo
di luce rossa uscì dal palmo della sua mano tesa .
Fu l’ultima
cosa che Adrienne vide, prima che tutto divenne buio.