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Autore: Nihal    24/12/2010    3 recensioni
Nicolas si mise comodo sulla poltrona. Quella sera avrebbe dovuto fare quello che lui chiamava il turno di notte e quindi quel giorno aveva bisogno di riposarsi per bene.
Aveva finito di revisionare quella mattina il lavoro arretrato e ora poteva godersi il suo meritato riposo, almeno fino a quella notte.
Strano, si trovò a pensare, come i tempi cambino. Una volta il suo lavoro era molto diverso.
Adesso i suoi clienti inoltravano le loro richieste con le email, mentre una volta veniva sommerso letteralmente dalle lettere.
Nell’era digitale, anche lui era stato costretto a procurarsi un computer – un obsoleto apparecchio che dimorava sulla sua altrettanto obsoleta scrivania e che per tutto il resto dell’anno serviva solo ad attirare polvere – che a stento aveva imparato ad accendere.

[A Ale, Cla, Cleo e Hideko. Buon Natale!^^]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Christmas’ gift


Il salotto sarebbe stato completamente deserto, se non fosse stato per due bambini appollaiati sul divano davanti al camino, intenti a bisbigliare concitati.
Julian aveva sette anni e quella era la casa dei suoi genitori. Una matassa di riccioli biondi gli incorniciavano il viso e, con quegli occhi azzurri, tutti dicevano che tra qualche anno, sarebbe diventato un gran bel ragazzo.
Amy era la figlia di alcuni amici di famiglia e ogni Natale lei e i suoi genitori lo passavano insieme a Julian e i suoi. Amy aveva sei anni e, al contrario di Julian aveva capelli corvini che le incorniciavano il viso pallido.
In quel momento Julian era intento a spiegare a Amy il suo piano, che avrebbero attuato quella sera stessa e Amy, mentre ascoltava, annuiva con aria compunta come se stessero decidendo delle sorti di uno stato.
“Non lo so” proferì infine lei, quando Julian aveva terminato la sua spiegazione e si era accasciato sul divano con aria allegra.
“L’altro giorno ho sentito la mia mamma che diceva che Babbo Natale non esiste!” continuò, visibilmente turbata.
“È solo perché i grandi non possono vederlo” affermò Julian annuendo con fare incoraggiante.
“Tu dici?”
“Sì e stasera te lo dimostro!”
Amy sorrise. Sperava tanto che sua madre si fosse sbagliata!
Quel giorno – la vigilia di Natale, per l’esattezza – Amy e Julian furono particolarmente su di giri, tanto che, nelle loro scorribande per la casa, molti soprammobili ebbero una dipartita veloce e traumatica.
I loro genitori, riuniti nel salotto che quella mattina era stato vuoto fatta eccezione per i due bambini, non si chiesero affatto il motivo di tanta frenesia. I bambini adoravano il Natale, quindi quel giorno non potevano comportarsi altrimenti! Martha, la madre di Julian, addirittura, sorvolò sulla miriade di soprammobili che non avrebbe più rivisto. Si chiese vagamente se il suo regalo di Natale, anticipato, fosse stato proprio quello: avrebbe dovuto ringraziare Julian e Amy, che le avevano tolto di mezzo quel fastidioso posacenere ocra che aveva sempre detestato sin da quando, qualche anno prima, le era stato regalato per Natale da un’amica.
Come concordato, Julian si avvicinò alla madre in modo discreto e Amy fece lo stesso con la sua.
L’istante di silenzio che ne seguì fu solo quello, un istante.
“Mamma posso restare alzato fino a tardi?”
“Sì, posso anche io?”
“No.”
La risposta dei genitori fu categorica.
“Ma è la vigilia di Natale!”
“Esatto, quello che ha detto Julian!”
“No.”
“Perché no?” chiesero i due bambini all’unisono.
La prima a rispondere fu la madre di Amy.
“Se state svegli fino a tardi Babbo Natale non viene” cercò di rabbonirli.
Amy incrociò le braccia al petto.
“Ieri ti ho sentito che dicevi che Babbo Natale non era vero!” protestò.
Ci fu un momento di imbarazzo in cui Martha ricordò la conversazione che aveva avuto con l’amica l’altro giorno, quando lei le diceva che entro pochi anni i figli avrebbero smesso di credere a Babbo Natale. Non credeva che Amy le stesse ascoltando.
Cindy, la madre di Amy, comunque riuscì ad uscire dal pantano che si era creata con maestria.
“No, ho solo detto che da grandi voi avreste smesso di crederci” replicò con un sorriso conciliatore.
Amy gonfiò le guance.
“È la stessa cosa!”
“Vi assicuro che Babbo Natale esiste, fidatevi” intervenne per la prima volta suo padre che fino a quel momento se n’era stato in disparte, lasciando che forse sua moglie a risolvere il problema che aveva creato.
Prima che Amy potesse rispondere, Julian la trascinò via, sussurrandole che loro potevano dimostrare che Babbo Natale esisteva, dovevano soltanto mettere in atto il loro piano. “Ma non ci lasciano stare svegli!” protestò lei, facendosi trascinare dall’amico al piano di sopra, dove avevano stabilito il loro nuovo quartier generale, dal momento che il salotto al momento era occupato dalle truppe nemiche.
Julian adorava quella terminologia militare.
“Meglio, così faremo un’operazione segreta” le bisbigliò, mentre si sedevano sul letto di camera sua.
“E…” Amy sembrava titubante.
“E se Babbo Natale non viene? La mamma ha detto che se stiamo svegli lui non viene!”
“Sì che viene! Gli ho scritto una lettera e gli ho chiesto se come regalo di Natale poteva venire qui… e poi noi facciamo finta di dormire! Ci alziamo a mezzanotte! Sono sicuro che Babbo Natale arriva a mezzanotte” concluse.
La sera arrivò presto. Amy e Julian avevano perfezionato il loro piano e in quel momento, dopo una cena consumata tutti insieme, stavano andando ognuno nella loro camera.
Julian le strizzò l’occhio prima che Amy proseguisse e aprisse la porta successiva.
“Ti sveglio io!” le sussurrò, temendo che i loro genitori potessero sentirlo.
Era arrivato alla conclusione che Amy era troppo piccola per riuscire a svegliarsi da sola a mezzanotte, quindi toccava a lui svegliarla in modo che potessero mettere in atto il loro piano.
Amy gli sorrise.
La mezzanotte arrivò presto e Julian si alzò senza problemi: era talmente eccitato che non era riuscito a chiudere occhio per quelle poche ore!
In punta di piedi uscì dalla propria stanza ed entrò in quella di Amy. Fu sorpreso di trovarla già sveglia e con l’espressione eccitata. Più si avvicinava il momento e più erano impazienti di vedere Babbo Natale.
Amy prese una coperta e se la mise addosso: faceva proprio freddo quella sera. Poi scesero al piano di sotto senza fare il minimo rumore e si appostarono in salotto. Avevano decretato che quello era il posto più probabile in cui avrebbero potuto vedere Babbo Natale. Se fosse sceso dal camino, sarebbe spuntato proprio di fronte a loro e se fosse entrato dalla porta sarebbe comunque arrivato in salotto.
“Guarda, nevica!” disse Amy indicando la finestra. Candidi fiocchi di neve si adagiavano sul davanzale, già ricoperto da una sottile coltre bianca. Per un po’ ammirarono la neve cadere a terra, ammaliati, ma poi si ricordarono della loro missione.
“Da dove pensi che arriverà?” chiese Amy.
“Dalla porta, no?” rispose Julian con fare ovvio.
“Non dal camino?”
“È troppo stretto, come fa a passarci?”
“Ma Babbo Natale di solito scende dal camino!” si infiammò Amy.
“Allora facciamo che io controllo la porta e tu il camino e chi lo sente arrivare avverte l’altro, va bene?”
Fecero così come aveva suggerito Julian. Per la prima mezz’ora non accadde nulla e Amy cominciò a temere che sua madre avesse ragione: Babbo Natale non sarebbe venuto perché loro si erano alzati!
“Amy, ho sentito un rumore!”
A quelle parole Amy corse letteralmente dall’altra parte della stanza, evitando per un soffio di inciampare nel basso tavolino al centro del salotto. Julian si portò un dito davanti alle labbra, facendole cenno di non parlare. Poi le indicò la porta, come per dire di accostare l’orecchio. Lei fece ciò che le era stato detto, ma non sentì nulla. Fece per lamentarsene con Julian, ma ad un tratto un lieve rumore la portò a cercare di ascoltare con più attenzione.
Si sentiva il suono ovattato di alcuni passi, sebbene fosse praticamente impercettibile.
“Andiamo fuori!” suggerì Amy, lasciando cadere la coperta con cui si era riparata fino a quel momento ai suoi piedi.
Julian annuì e aprì la porta con circospezione. Trattennero entrambi il fiato, aspettando di trovarsi di fronte a Babbo Natale da un momento all’altro, ma l’unica cosa che videro fu Bobby, il cane di Julian, che scodinzolava felice. Gli diedero qualche pacca affettuosa e poi rientrarono in casa sconsolati.
“Forse non verrà” mugugnò Amy.
Julian non disse niente.
Poi la loro attenzione si rivolse ad un mucchietto di cenere che era caduta dal camino.
“C’è qualcuno lì dentro!” urlarono all’unisono.

***



Nicolas si mise comodo sulla poltrona. Quella sera avrebbe dovuto fare quello che lui chiamava il turno di notte e quindi quel giorno aveva bisogno di riposarsi per bene.
Aveva finito di revisionare quella mattina il lavoro arretrato e ora poteva godersi il suo meritato riposo, almeno fino a quella notte.
Strano, si trovò a pensare, come i tempi cambino. Una volta il suo lavoro era molto diverso.
Adesso i suoi clienti inoltravano le loro richieste con le email, mentre una volta veniva sommerso letteralmente dalle lettere.
Nell’era digitale, anche lui era stato costretto a procurarsi un computer – un obsoleto apparecchio che dimorava sulla sua altrettanto obsoleta scrivania e che per tutto il resto dell’anno serviva solo ad attirare polvere – che a stento aveva imparato ad accendere. Figurarsi quando aveva dovuto reperire qualcuno che sapesse fargli un collegamento internet decente.
Era difficile trovare qualcuno disposto ad arrivare fino a casa sua, leggermente distaccata dal resto del mondo. Lui stesso non era solito allontanarsi da lì. Il suo lavoro, per la maggior parte, poteva essere svolto da casa.
Ultimamente, però, con l’avvento della tecnologia, le richieste erano diventate difficili da soddisfare soltanto con il suo artigianato casereccio e si era ritrovato a doversi affidare nuovamente ai mezzi più tecnologici: Ebay diventava uno strumento essenziale quando qualcuno gli chiedeva un nokia ultimo modello. Gli riusciva un po’ difficile fabbricarlo da sé.
Si chiedeva se entro poco avrebbe dovuto anche sostituire il suo mezzo di trasporto. Sua moglie si era adeguata e adesso il suo vecchio veicolo giaceva nel ripostiglio, soppiantato da quel nuovo aggeggio moderno che a lui non piaceva per nulla.
Forse era troppo vecchio e all’antica per il lavoro che faceva!
Era quello che si diceva ogni anno, però poi, inevitabilmente, andava avanti nella sua attività dalla quale non riusciva a distaccarsi.
Si accarezzò la lunga barba. Mentre dava un’occhiata a una delle poche lettere che gli era arrivata. Una richiesta davvero insolita, effettivamente. Forse proprio per questo era incline a soddisfarla, sebbene non fosse nelle sue abitudini fare un certo genere di cose.
Infilò la lettera in tasca. Gli piaceva la consistenza della carta e gli piaceva vedere le parole scritte con l’inchiostro sopra di essa. Riusciva quasi ad immaginare la mano del suo cliente che correva veloce ed emozionata sul foglio. Mentre quelle email erano così impersonali…
No, si disse alla fine, potranno anche inventare una macchina volante, ma non rinuncio al mio veicolo preferito. Non devo neanche guidare io!
Alla fine, si decise a dare un’ultima occhiata al computer: magari c’era qualche ritardatario che aveva qualche richiesta da inoltrargli.
C’erano alcune mail che non aveva letto, effettivamente. Scorse velocemente la posta elettronica.
Viagra, viagra, pubblicità…
Insomma, niente di interessante. Era anche per quello che non sopportava quella scatola infernale: per posta nessuno gli aveva mai mandato una lettera in cui gli chiedeva se avesse bisogno di una confezione di viagra a prezzo scontatissimo.
La giornata di Nicolas passò nella completa inerzia. Si sarebbe anche addormentato sulla poltrona – un dolce calore, proveniente dal camino, lo pervadeva – se non fosse stato per sua moglie che gli annunciava che la cena era pronta.
“Stasera ti ho preparato l’anguilla in umido, il tuo piatto preferito!” annunciò con un sorriso, depositando il piatto con espressione teatrale sul piccolo tavolo.
“Grazie tesoro” rispose lui, pronto a cenare. Non sembrava, ma passare il giorno nella più completa inattività metteva addosso una gran fame. E se tua moglie ha preparato il tuo piatto preferito, non ci metti molto a gettarti sul piatto con foga e a divorare tutto ciò che c’è di commestibile.
Dopo aver poggiato le pietanze, anche sua moglie si sedette a tavola e iniziò a mangiare con molta più grazia del marito.
Per qualche minuto la coppia di anziani rimase in silenzio.
“Allora, a che ora parti stasera Nicolas?” chiese lei, infine.
“Verso le undici. L’ultima volta sono partito a mezzanotte e ho dovuto fare tutto di fretta perché ero in estremo ritardo sulla tabella di marcia.”
L’anziana donna sospirò.
“Sei pigro e poco moderno, il che non è una grande accoppiata. Se ti decidessi a cambiare il tuo mezzo…” iniziò.
“No” affermò lui categorico.
“Ma ormai è diventata storia!”
“No” ripeté lui ostinato, continuando a mangiare con voracità.
“Sei un bambino.”
“Adoro la tua anguilla” affermò lui tra un boccone e l’altro lasciando cadere il discorso precendente.
Sua moglie sorrise.
“Ho pensato che per la vigilia di Natale avrei dovuto prepararti qualcosa di speciale.”
“Dovresti farti la barba” annunciò poi, cogliendolo di sorpresa.
La sorprendente capacità di sua moglie di cambiare discorso da un momento all’altro era pari solo alla sua capacità di fare la medesima cosa.
“Non se ne parla. Sono anni che mi faccio crescere la barba!” protestò lui.
“Ma sembri lo sponsor della pubblicità natalizia della coca-cola!”
“Che c’è di male? A me piace la coca-cola…”
Sua moglie rise.
“Quando diventerà talmente lunga che ci inciamperai sopra, allora sarai tu il primo a chiedermi di tagliartela.”
Dopo cena, Nicolas andò nel suo studio a preparare ciò che avrebbe portato con te quella sera, mentre sua moglie si mise comoda sulla sedia a dondolo, ad osservare la neve che cadeva candida.
“Beata te, che oggi non lavori!” le gridò lui dall’altra stanza.
“Se vuoi ci scambiamo le mansioni…”
“No, grazie. Preferisco andare oggi con il mio obsoleto veicolo.”
Detto ciò Nicolas si coprì per bene – aveva messo su un po’ di pancia quell’anno, ma il grasso corporeo non riusciva a proteggerlo adeguatamente, purtroppo – e uscì.
La slitta era parcheggiata proprio di fronte alla casa e le renne scalpitavano, pronte a partire.
Babbo Natale sorrise. Sua moglie poteva anche andarsene in giro con il suo aspirapolvere ultimo modello, ma lui preferiva la sua vecchia e fidata slitta. Caricò il sacco ricolmo di doni nella parte dietro di lui e si sedette davanti. Fece un cenno di intesa a Rudolph, la renna capo, che partì librandosi in aria nella volta celeste.
Si guardò mestamente la pancia: forse quell’anno aveva davvero esagerato con le leccornie: ci sarebbe passato attraverso i camini?
Era tutta colpa di quella Befana di sua moglie, che cucinava talmente bene da costringerlo a mangiare tutto ciò che metteva a tavola.
Avrebbe sorvolato intere nazioni: l’indomani mattina i bambini avrebbero trovato i doni sotto l’albero e le loro urla di gioia sarebbero state le sua ricompensa.
La sua prima tappa, però, fu la casa di un bambino che non gli aveva chiesto doni. La sua richiesta, molto speciale, era che Babbo Natale si mostrasse a lui e alla sua amica e, facendo uno strappo alla regola, avrebbe acconsentito alla sua richiesta.
Ad un cenno di intesa Rudolph iniziò a calare verso il basso, seguito prima dal resto delle renne e poi dalla slitta. Atterrò nell’ampio cortile di una casetta di montagna. Non appena Babbo Natale scesa dalla slitta, essa diventò invisibile agli occhi altrui. Nonostante l’età avanzata e gli acciacchi che spesso nel corso dell’anno lui lamentava a sua moglie, scalò la casa con molta grazia e, una volta arrivato in cima, si diresse verso il comignolo del camino.
Le sue pessimistiche aspettative non furono confermate: riuscì ad entrare nel camino senza problemi e iniziò a calarsi. Entro poco quei due bambini avrebbero avuto una grande sorpresa.

***



Gli occhi di Julian e Amy erano fissi sull’imboccatura del focolare. Sprazzi di cenere continuavano a cadere dall’alto e erano sicuri che entro poco avrebbero visto ciò – anzi, colui – che si celava dentro il camino.
Con un tonfo sordo Babbo Natale cadde a terra. Si rialzò velocemente e cominciò a spazzolarsi i vestiti sporchi, bofonchiando qualcosa sui camini moderni.
I due bambini gli corsero incontro estasiati e lo abbracciarono.
“Visto che esiste?” affermò Julian trionfante, mentre Amy continuava ad osservare Babbo Natale dal basso verso l’alto con gli occhi che gli luccicavano di gioia.
“Buon Natale!” affermò Babbo Natale con gioia, estraendo due doni dalla sua sacca e porgendoli ai bambini che li presero e li scartarono con gioia. Amy aveva ricevuto una bambola di pezza, uguale a quella che aveva strappato per sbaglio qualche mese prima e alla quale teneva molto, mentre Julian ricevette una macchinina nuova, come quella che desiderava da mesi.
“Esisti!” urlarono tutti e due all’unisono, improvvisando un balletto lì vicino, incuranti del rumore che producevano.
“Ma certo che esisto!” replicò lui con un tono fintamente offeso.
“In grasso e ossa!”
“Aspettaci qui, vogliamo farti vedere ai nostri genitori!”
I due bambini corsero su per le scale e poi si divisero, Julian andò a svegliare sua madre e suo padre e Amy fece lo stesso.
Dopo un iniziale smarrimento, i genitori, colpiti dall’entusiasmo dei figli, si fecero condurre di sotto, ma quando arrivarono non videro nulla. Ancora assonnati ritornarono a letto, intimando ai figli di fare lo stesso.
Per un attimo i due bambini rimasero interdetti, poi Julian mormorò: “Te l’avevo detto che i grandi Babbo Natale non possono vederlo.”



Piccola nota: ho chiamato Babbo Natale Nicolas semplicemente per il fatto che Santa Claus prende il nome dal vescovo San Nicola. Per maggiori informazioni vi rimando qui.
Eeeeeehhhh… si è la storia più idiota che potessi scrivere!_-_
Buon Natale!
Siamo sotto le feste, quindi non potete tirarmi la storia dietro, che non è carino. Le originali non sono proprio il mio genere e questo genere di storie – scusate, non ho ancora capito che genere sia, infatti sto uscendo pazza per vedere in che categoria devo postarla! Mi sa che la metterò in generale, tanto per non fare errori!xD – non è esattamente il mio genere di storie, perciò non so proprio giudicare come sia venuta.-.
Dedico questa storia alle ragazze del forum (sì, Ale, Cla, Cleo e Hideko, scritte rigorosamente in ordine alfabetico…) che ultimamente ho un po’ lasciato da parte!ç____ç
Adesso che ho ripreso possesso del computer, vi voglio dedicare questa storia per Natale!^^
Concludo con l’augurare a tutti un buon Natale e un felice anno nuovo!^^
  
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