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Autore: ELIOTbynight    24/12/2010    2 recensioni
- Dieci anni … Georg, sono passati dieci lunghissimi anni!- sussurrò Gustav.
- Che sia proprio lui?- aggiunse l’amico.
Il ragazzo, notando che lo osservavano, si girò dall’altra parte e cambiò corsia. Georg e Gustav si guardarono allibiti.
Possibile che dopo tanti anni avessero finalmente rivisto l’amico scomparso?
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Ritorno a Natale}


Bill aggiunse un’altra palla al ramo più alto dell’albero, con aria annoiata.
Prima di prenderne altre, però, si soffermò ad osservare quella blu che aveva appena appeso. Inclinando la testa di lato, si accorse che messa là in cima non convinceva molto, così la spostò un po’ più in basso.
“No, troppo sporgente”, pensò.
La riprese in mano e dopo averci pensato un attimo la posizionò lateralmente.
“Ma così copre quella dietro!”
Cominciò ad innervosirsi e a nutrire un certo odio per quella palla natalizia. “Dove ti metto??” le domandò mentalmente. Se la rigirò tra le mani sbuffando, poi decise di ributtarla nello scatolone dove c’erano gli altri addobbi per l’albero e per la casa.
- Georg!!-
Dopo un paio di istanti si sentì la voce del bassista dalla cucina:
- Che cosa vuoi??-
- Non ho più voglia di fare l’albero!- esclamò il moro, allontanandosi dal grande abete di Natale e controllandosi le unghie.
- Tra un momento ti aiuto a finire, okay?-
Bill si lasciò cadere sul divano di pelle nera e si guardò intorno alla ricerca del telecomando della tv.
- Come sarebbe “ti aiuto a finire”? Se ti ho detto che non ne ho voglia, devi finirlo tu!-
- Andiamo Bill, che fine ha fatto il tuo spirito natalizio??- fece Gustav, affacciandosi dalla porta della sala.
Georg si affacciò a sua volta ed osservò:
- Amico mio, dimentichi che Bill non ce l’ha mai avuto, lo spirito natalizio!-
Per tutta risposta Bill si girò di scatto verso la porta ed approfittando del fatto che aveva appena trovato il telecomando, lo lanciò con forza in direzione degli amici. Gustav ritirò velocemente la testa e tornò ai suoi fornelli, mentre Georg si limitò ad evitare l’oggetto abbassando la testa.
- Non c’è bisogno di ricordarmelo!!!- sbraitò Bill, mentre appoggiava stancamente il gomito allo schienale del divano.
Georg si pentì delle proprie parole e, deciso a scusarsi, camminò con passo incerto fino ad arrivare alle spalle dell’amico.
Mise le mani sullo schienale, vicino al gomito di Bill, e sospirò.
- Mi dispiace … Sai che non era mia intenzione … -
L’altro scosse la testa e cambiò posizione, chinandosi in avanti e mettendo i gomiti sulle ginocchia.
- Non fa niente, Georg … - fece triste.
La sala piombò nel silenzio, con i soli rumori della cucina ad alleggerire l’atmosfera. Perfino Gustav, che aveva sentito tutto, non osò parlare.
Tutti si prepararono al tragico ed ormai abituale tuffo nei ricordi.
- … è che mi fa male ricordare che è stato proprio a Natale, l’ultima volta che io ... io l’ho … -
Eccolo, il consueto blocco alla gola accompagnato da un forte senso di nausea.
Georg si sedette sul bracciolo a fianco all’amico per passargli una mano sulla schiena in segno d’affetto.
Bill sentì gli occhi inumidirsi e la vista farsi appannata. Portandosi le mani al viso, biascicò:
- Deve pur essere da qualche parte, non è vero?-
Per l’ennesima volta, il ragazzo scoppiò a piangere. Ormai Gustav e Georg avevano imparato cosa fare in quei casi: tacere e capire.
Il biondo si asciugò le mani, mollò la cucina e decise di andare vicino a Bill per consolarlo e per fargli capire che anche quella volta lui c’era.
Dopo un po’ mormorò:
- Georg per favore, ti spiace badare al pranzo? A lui ci penso io … -
L’altro annuì e diede una leggera pacca sulla schiena dell‘amico, per poi andare in cucina.
Bill singhiozzò ancora e cominciò ad asciugarsi le lacrime con il dito, tentando di calmarsi.
- Su, rilassati … - fece Gustav.
Tirando su col naso, l’amico moro disse:
- Non preoccuparti, sto già meglio. Grazie mille, ragazzi.-
Il biondo scosse il capo e gli mise il braccio sulle spalle.
- Ti va di aiutarmi a mettere i nastri luccicanti sull’albero di Natale?-
Bill si voltò a guardarlo ed accennò un sorriso. Sospirando, si alzò insieme a Gustav ed insieme posizionarono gli ultimi addobbi.
Se non fossero esistiti Gustav e Georg, probabilmente Bill sarebbe già stato in mezzo alle nuvole per provarsi l’aureola. Era in quei momenti che capiva l’importanza dell’amicizia, così innocente e costante. Viveva una vita felice in compagnia loro e della famiglia, inoltre godeva di tutte le comodità …
Ma ovviamente mancava una parte importante di lui nella sua esistenza, la più fondamentale.
- Gustav, io non so più che cosa fare. Non riesco più a sopportare la mancanza di … -
- Sono sicuro che non durerà in eterno.- fece l’amico. - Non è proprio possibile che lui sia in grado di starti lontano per così tanto tempo … Starà certamente soffrendo anche lui di questa vostra distanza.-
Bill sospirò, mollando la presa su un nastro dorato:
- Lo so, infatti sento che lui è vivo e che da qualche parte mi sta cercando … E naturalmente io lo aspetterò … Però cosa farò nel frattempo? Io ho bisogno di mio fratello adesso!-
Gustav lo guardò triste, poi andò da lui e lo abbracciò brevemente.
- Vedrai che tutto tornerà al suo posto al momento giusto … Abbi fiducia! E poi è Natale!!-
Bill si staccò dall’abbraccio per fissare l’amico di sbieco, come per fargli capire che aveva appena detto una grande cavolata.
Il biondo ridacchiò e lo incitò ad andare in cucina toccandolo per una spalla:
- Beh, non potrebbe esserci giorno migliore, secondo me … o no?-
Sul momento il moro sorrise, poi si rabbuiò di nuovo, in preda al solito sconforto.
“Tom … dove sei?”


<< Tom, dove sei?? >> urlai.
Ti eri nuovamente nascosto dietro ai cumuli di neve che abbondavano nel nostro giardino, ma naturalmente non lo sapevo. Ero troppo occupato con Andreas e Georg, che sembravano più armati di un esercito.
Ignorai la loro ennesima palla di neve e cominciai a cercarti.
<< Tom? Dove ti sei nascosto?? >>
Mentre Gustav saltava addosso a Georg buttandolo a terra, io iniziai a camminare intorno alla nostra villetta di periferia, già molto preoccupato.
All’improvviso sentii un urlo concitato. Riconobbi la tua voce e feci per girarmi verso di te, ma prima che potessi vederti completamente, mi cadesti addosso con violenza da un cumulo di neve piuttosto alto.
<< Ti ho spaventato, vero fratellino? >> ridesti tu.
Mi scrollai il tuo corpo di dosso e sbraitai:
<< Come ti è venuto in mente?? Potevamo farci male tutti e due!! >>
<< Ma c’è la neve ad attutire il colpo! >> dicesti come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< Già, ma ad attutire te c’ero io … >> borbottai innervosito.
Ancora stesi su quello spesso manto di neve, con te che eri ancora mezzo sdraiato su di me, ci guardammo sull’orlo dello scoppiare a ridere.
Georg ci vide e fece:
<< Hai capito i gemellini? Come siete passionali! >>
Iniziasti a ridere di gusto, subito seguito da me e gli altri.
Finendo di ridere sentii distrattamente che mormoravi un “scusa, Bill … ”, ma la mia attenzione si era focalizzata su nostra madre, che affacciatasi sulla porta di casa annunciò che la merenda era pronta. Mi fiondai in casa senza più curarmi di te, mentre Andreas, Georg e Gustav stavano entrando in casa prima di me. Sentii la mamma chiamarti dalla finestra, per cui pensai che ci avresti presto raggiunti.
<< Tom arriva tra un attimo, ha detto che deve cercare una cosa … >> disse lei.
Ma noi eravamo troppo impegnati a contemplare l’enorme piatto di biscotti al cioccolato appena sfornati appoggiato sul piano della cucina, per ascoltarla.
Ne presi subito uno, tra le risate dei nostri amici … ma quando mamma tornò da noi era stranamente pallida e tremante.
<< Bambini, avete idea di dove possa essere Tom? Fuori in giardino non c’è! >>
Per poco non mi andò il boccone di traverso.
<< Che cosa?? >> esclamai.
Mi precipitai fuori ed iniziai a chiamarti:
<< Tom!!! Riesci a sentirmi? Tom! >>
Non poteva essere possibile, un minuto prima eri con me …
Cominciammo tutti a cercarti, ma eri inspiegabilmente sparito. Quando scese la sera, ero ormai sprofondato nell’angoscia. Mio fratello … scomparso così improvvisamente? No, ti dovevo trovare. Dovevi rimanere con me, non potevi lasciarmi solo!
Trascorsi l’intero periodo delle festività a cercarti, con l’aiuto di tante persone a te care … ma dopo un mese vidi tutti iniziare a rassegnarsi. Solo io continuai le mie ricerche, sempre più disperato. Passò un intero anno … e da quel momento i miei natali non sarebbero stati più gli stessi.


Bill aveva tentato di trovare il fratello con ogni mezzo possibile: radio, tv, giornali … Ma Tom sembrava essere svanito nel nulla.
In mancanza del gemello Bill commise errori uno più grave dell’altro. Aveva ormai perso la ragione e non si sentì più in grado di controllare le proprie azioni. Finché, dopo qualche anno, gli amici lo aiutarono a ristabilirsi, anche se quel ragazzo non era più lo stesso.
Erano passati dieci anni. Non erano più bambini. Bill viveva con Georg e Gustav, per avere sempre accanto una fonte di vero conforto e per poter crescere e riflettere, indipendente e sicuro di sé. E dentro di lui la speranza di rivedere Tom non aveva mai accennato a spegnersi.
Era il decimo Natale che probabilmente avrebbero passato senza Tom, ma nonostante questo gli amici non si persero d’animo e cercarono di vivere l’aspetto gioioso di questa festività. I preparativi erano ancora in corso, infatti un pomeriggio Georg e Gustav decisero di andare a fare spese per la sera della vigilia, la seguente.
- Che ne dici di un bel pollo al forno?- propose il biondo non appena i due entrarono nella zona degli alimentari.
L’altro rispose:
- Francamente me ne importa poco, l’importante è che sia buono!-
- Mah … -
Girarono per il centro commerciale alla ricerca della cena ideale e dei più gettonati metodi d’intrattenimento. Doveva essere un Natale all’insegna dei sorrisi e del divertimento, soprattutto per il bene di Bill.
Ad un certo punto Georg entrò nella corsia dei giocattoli, tanto per curiosare. Gustav lo seguì spingendo il carrello.
- Wow, bella quella chitarrina! Se avessi un nipote non esiterei due volte a … -
Non era da lui interrompersi in quel modo. L’amico, che stava osservando altri giochi sullo scaffale di fianco, chiese:
- Ehi, stavi dicendo?-
Ma Georg era concentrato da tutt’altra parte. Il suo sguardo era puntato alla fine della corsia, dove immobile e silenzioso stava in piedi un loro probabile coetaneo. Indossava dei jeans molto larghi, una felpa altrettanto grande e lunga e un cappellino nero. Stranamente fissava lo scaffale dei giocattoli con espressione quasi assente.
- Gustav, guarda quel tipo laggiù … Non ti sembra di conoscerlo?-
Anche il biondo si voltò a guardare il ragazzo misterioso. Dopo averlo osservato per un po’ disse:
- In effetti somiglia molto a … beh, tu sai chi … però quelle treccine mi convincono poco!-
- Mah, eppure sembra proprio lui … -
Mentre i due aguzzavano la vista per capire di chi si trattasse veramente, il ragazzo in questione si girò verso di loro.
Tutti e tre ebbero un tuffo al cuore. Il tempo sembrò fermarsi per un’infinità di secondi.
Sembrava così strano rivedersi dopo tanti anni … Eppure in un certo senso c’era qualcosa di normale in quegli sguardi, quasi ovvio. Probabilmente non era mai sparito nulla della loro amicizia.
- Dieci anni … Georg, sono passati dieci lunghissimi anni!- sussurrò Gustav.
- Che sia proprio lui?- aggiunse l’amico.
Il ragazzo, notando che lo osservavano, si girò dall’altra parte e cambiò corsia. Georg e Gustav si guardarono allibiti.
Possibile che dopo tanti anni avessero finalmente rivisto l’amico scomparso?
- E se lui fosse …?-
- Se magari fosse davvero … ?-
- Proprio nella corsia a fianco!-
- A parte i capelli non è cambiato per niente, eh?-
- Se Bill lo sapesse mi chiedo cosa sarebbe capace di fare … -
All’ultima osservazione spalancarono gli occhi, mollarono il carrello e camminarono a passo veloce per aggirare gli scaffali ed andare nell’altra corsia. Appena ci arrivarono furono proprio davanti al ragazzo, che li fissò in preda al panico.
- Tom, sei tu?- accennò Georg.
Sentendo quel nome, il loro presunto amico si girò ed iniziò a correre.
Gustav fece:
- Ma che cavolo … Torna qui!!-
I due gli corsero subito dietro, dando inizio ad un lungo inseguimento in giro per il centro commerciale. Più correvano e più Georg e Gustav diventavano certi che quel ragazzo fosse davvero Tom.
Uscirono dall’edificio fino a giungere nel parcheggio. Faceva freddo e tirava vento, ma nessuno si fermò.
- Aspetta!!- gridava Gustav.
Ma il ragazzo continuava agitato nella sua folle corsa.
All’improvviso, proprio mentre stava per scomparire oltre la strada, sentì Georg urlare:
- Tom, tuo fratello ti sta aspettando!-
Rischiò di inciampare e si bloccò sul ciglio del marciapiede, stupito. Gli altri due lo raggiunsero e si fermarono alle sue spalle, riprendendo fiato. Calò il silenzio tra loro.
In quel momento si ebbe la piena conferma che lui era veramente Tom.
- Bill … mi aspetta?- mormorò lui.
Gustav e Georg si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi il biondo rispose:
- Sì. Come tutti noi.-
Tom si girò verso i suoi vecchi amici, facendo brillare finalmente gli occhi dopo tanto tempo e tanto dolore. Gli altri fecero lo stesso, accennando un sorriso.
Avrebbero voluto chiedergli così tante cose … Dov’era stato, cos’aveva fatto per dieci anni? E perché se n’era andato così senza preavviso? Le domande si accumulavano una dopo l’altra, ma invece regnò il silenzio. La loro amicizia non se n’era mai andata e come al solito bastò uno sguardo per capirsi.
- Bentornato!- fece Georg felice.
Tom si avvicinò agli amici e senza aggiungere altro li abbracciò forte.

C’era una gradevole atmosfera festosa, la sera della vigilia. Andreas e Gustav si stavano ormai sbronzando da parecchio tempo e ridevano in maniera isterica passandosi una birra dopo l’altra.
- Andiamoci piano, ragazzi! Qualcuno dovrà riaccompagnare Andri a casa, no?- fece Bill, seduto in poltrona poco più in là.
- Certo, ovviamente lo riaccompagni tu!!- rise Georg, arrivando in sala con un vassoio pieno di dolciumi.
L’amico moro gli lanciò un’occhiataccia, poi ridacchiò. Era davvero bello passare una serata di festa con degli amici così pazzi.
- Accipicchia, mancano pochissimi minuti alla mezzanotte … - disse Andreas ripresosi un poco. - Tra non molto è di nuovo Natale, gente!-
Bill sospirò e cercò di non pensare al fratello perduto concentrandosi sulle leccornie sparse sul tavolo.
“Non posso rovinarmi un altro Natale … Non posso più sopportarlo!”
Gustav si alzò per afferrare un cioccolatino, ma notando l’aria cupa di Bill gli domandò:
- Ehi, stai bene? Non stai di nuovo per … -
- No, tranquillo, stasera non succederà.-
Bill sapeva benissimo di stare raccontando una bugia. Non appena sarebbe scoccata la mezzanotte, il ricordo del gemello l’avrebbe inevitabilmente raggiunto ed avrebbe di nuovo rovinato il Natale ai suoi amici con l’ennesima crisi di pianto.
Nonostante questo, però, si impose di resistere. Non voleva deludere gli amici e doveva far capire loro che era diventato forte e capace di gestire perfettamente i propri ricordi.
- Aspetta di vedere cosa ti ho preso, Gustav! Ti piacerà da matti!- stava dicendo Andreas.
- Come il regalo dell’anno scorso?? Risparmiati, stavolta, mi faresti solo un favore!!-
- Ragazzi, è quasi l’ora!- esclamò Georg. - Dai, contiamo: dieci, nove, otto, sette … -
Bill si immobilizzò. Ecco, stava arrivando. Avvertì la nausea e l’emicrania tipiche della sua crisi, ma provò a calmarsi respirando profondamente ed inghiottendo saliva.
- … sei, cinque, quattro … -
Niente, non ci riusciva. Cominciò pure ad avere le vertigini e ad avere la costante immagine del fratello in testa, senza potersi concentrare su altro.
“Fratellino, perché non sei qui con me? Un altro anno è passato senza averti vicino … Dove sei, Tom?!”
- … tre, due, uno … -
Gli occhi si inumidirono in men che non si dica. Scuotendo il capo, Bill ripeté mentalmente che non doveva piangere, non di nuovo. Ma era inutile, i ricordi cominciarono a fargli male più del solito.
Dopo dieci anni non ce la faceva più.
- TOM, DOVE SEI?!-
Allo scoccare della mezzanotte calò il silenzio più totale. Non avevano esultato, non avevano stappato lo champagne, non si erano fatti gli auguri a vicenda.
Si avvertivano soltanto i singhiozzi di Bill, accasciato per terra in preda alle lacrime.
Gli altri si scambiarono occhiate tristi e rimasero zitti. Non era mai capitato loro di sentirsi così inutili come amici … All’ennesima crisi non seppero più che cosa fare.
Le memorie di Bill affioravano aggressive, senza lasciargli tregua. Mai come in quel momento si era sentito così incompleto, infelice. Inoltre si ricordò che Tom gli aveva chiesto scusa per la caduta sulla neve, senza che Bill l’avesse ascoltato.
L’unico regalo di Natale che sarebbe stato davvero gradito e voluto era semplicemente rivedere e riabbracciare il gemello perduto.
Sussultava ad ogni lacrima che scendeva sul viso, come un nuovo ricordo tornato per tormentarlo. Anche il silenzio che in quegli istanti regnava nella sala sembrava colpirlo e fargli ancora più male.
Più di ogni altra cosa desiderò solo sentire la sua voce …
- Buon Natale, Bill.-
Una fitta al cuore. Un’inaspettata forza interiore che lo spinse ad aprire gli occhi.
Rimase inginocchiato per terra, immobile. Andreas, Gustav e Georg si voltarono verso l’entrata della sala. Un’allucinazione?
- Sei in ritardo!! Potevi risparmiarci la scenata drammatica!- esclamò Georg, vagamente divertito.
No … era davvero tornato.
Bill, con una stretta allo stomaco, si girò verso la porta … e lo vide.
Da quanto tempo non incrociava quello sguardo gemello al proprio … Era lì, per lui, dopo dieci lunghi e sofferti anni.
Tom respirava con affanno, probabilmente aveva corso. Vestito come al solito, si tolse il cappellino lasciando scoperte le treccine. Mosse qualche passo verso il gemello, incerto.
- T-Tom?- disse Bill sottovoce.
- Sì, fratellino, sono tornato!- rispose l’altro.
Pian piano i due allargarono un sorriso, finalmente sincero, caldo e felice.
Gustav, contentissimo, li incitò:
- Che cosa aspettate, crucchi? Su, stritolatevi!-
Bill non se lo fece ripetere due volte e in meno di un secondo si era alzato per abbracciare l’adorato fratello.
- Sei tornato!!! Dopo tanti fottutissimi anni sei di nuovo qui con me!!!- urlò stringendolo forte.
Tom fece, con la voce strozzata da un pianto imminente:
- Aspetto questo momento da quando ti ho chiesto scusa quel pomeriggio di dieci anni fa!!-
Quell’intesa, quel calore, quel senso di completezza e perfezione. Mancava da tanto tempo e finalmente tornò ad esistere tra i due gemelli.
- Ti ho già perdonato … - rispose Bill, agganciandosi al collo di Tom. - E poi non mi avevi nemmeno fatto così male!-
Il fratello ridacchiò e si staccò per potergli guardare il viso da vicino.
Si fissarono con intensità, commossi. Non importava a nessuno dei due cosa avevano fatto tutti quegli anni … l’importante era essere di nuovo insieme.
- Ti voglio bene!- dissero all’unisono, come il sesto senso da gemelli vuole.
E solo a quel punto i compagni esultarono. Aprirono la bottiglia di champagne e risero di cuore, felici di riavere l’armonia e l’allegria perdute.
- Perché eri rimasto fuori in giardino??- domandò Bill.
- Mentre rientravi avevo notato che ti mancava il braccialetto di cuoio che ti avevo regalato la sera prima, così l’ho cercato in mezzo alla neve … -
- E che cosa è successo??-
- Era finito sotto il bidone della spazzatura. L’avevo appena preso, quando mi sono sentito afferrare da dietro … Non ricordo più bene dove sono finito, fatto sta che fino a quando ho compiuto 18 anni sono stato in un orfanotrofio distante chilometri da casa. Negli altri tre anni ti ho cercato disperatamente, finché non sono incappato in una povera famiglia che mi ospita da qualche mese. Georg e Gustav mi hanno trovato al centro commerciale mentre cercavo un regalino per il figlio di questa famiglia … -
Finito il racconto, Tom tirò fuori dal tascone il braccialetto di cuoio del gemello, un po’ rovinato dal tempo. Sotto lo sguardo sorpreso di Bill, glielo mise al polso con le mani tremanti.
- E tu, Bill? Che cosa hai fatto in mia assenza?-
Il tono con cui gliel’aveva chiesto era così dolce che l’altro non riuscì a trattenere le lacrime.
- Io ti ho aspettato, Tom. Non ho fatto altro che aspettare il tuo ritorno … Perché dentro di me ho sempre saputo che saresti tornato!-
Si abbracciarono di nuovo, invasi da una nuova voglia di vivere. Perché sì, stavolta c’era una ragione per cui sarebbe valsa la pena vivere.
Versando lo champagne nei bicchieri, Andreas fece:
- Tom, vecchia canaglia!! Mi sei mancato tanto, amico!-
La gioia era nuovamente tra i componenti di quella magnifica compagnia. Ci furono abbracci, strette di mano, ma soprattutto tanti sorrisi.
Bill strinse forte Gustav e Georg:
- Senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile … buon Natale, ragazzi! Grazie infinite!!-
Georg rispose, strizzando l’occhio:
- Gli amici sono fatti per questo, giusto?-
Erano passati dieci anni.
Ma per l’amore fraterno che legava i gemelli e per l’amicizia che teneva insieme tutti quei ragazzi non sembrava essere passato neanche un minuto.
“E’ proprio vero che il Natale fa miracoli … vero, fratellino?”




~ Fine ~






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Buone feste a tutti, amici lettori ;)
Accetto qualunque tipo di commento, mi rendo conto che buttata giù in poco tempo non sia venuta granchè O.O
   
 
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