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Autore: Until we bleed    24/12/2010    0 recensioni
dal capitolo primo ; era un sacco di sbagli e silenzi interrotti, gomiti sbucciati e sigarette, parole insignificanti, poesie senza nome e sogni inconoscibili. Era empietà e corruzione, sarcasmo, il sofista dei poveri e lo scrittore dallo sguardo che non sapeva dove posarsi. O forse, era solamente Josiah Baylee Flynn, diciassette anni e il mondo tra le dita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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non so come e perchè io abbia cominciato a scrivere questa storia, fatto sta che Josiah con il suo nome strano, i suoi capelli tinti di carminio e bruciati dalla noia, il suo sorriso imperfetto ed i suoi pensieri eclettici, fa ormai parte di me come il ricordo di qualcuno conosciuto sul serio
incrocio le dita perchè quanto scritto non sia un totale disastro ( Y )
buona lettura !

  
  
In spite of all danger.


 

Non si poteva dire che non stesse ascoltando.
Ciò che stava facendo, più che non sentire, era fingersi altrove - in un qualsiasi posto che non fosse quello, possibilmente con tanto vento e pace, e silenzio, e nulla a cui pensare se non il fischio dei ricordi. Ma talvolta la realtà sa insinuarsi anche nelle menti più assenti, e grida forte per farsi notare, proprio come il maresciallo Klimt.
 
« Mi stai ascoltando, ragazzo? »
 
Josiah sorrise, con quel suo sorriso acrilico e prestampato, come la copia omaggio del prodotto vero e proprio.
 
« Se per ascoltare lei intende capire, ho capito benissimo. Ma se lei vuole che la cosa implichi anche il mio interesse, bhe… stavolta non posso accontentarla, Mike. »
 
Michael scosse la nuca, adagiandosi più comodamente sulla poltrona dietro la scrivania, mentre si carezzava il mento calvo e squadrato. 
Josiah Baylee Flynn, diciassette anni e il mondo tra le dita – leggeva nella propria mente il maresciallo. 
Perché nessuno gli aveva insegnato a vivere, oltre che a parlare? Sua madre era stata troppo occupata a rendere la propria vita uno schifo, e aveva dimenticato di avere ancora un figlio, forse? Oppure lui non aveva mai voluto ascoltare nessuno, neppure chi lo aveva partorito, esattamente come ora? 
Klimt non lo sapeva, eppure si trovava a domandarsi quali fossero i pensieri che vorticavano nella testa del ragazzo, ed inciampava sull’idea che questo potesse averne semplicemente perché i pensieri erano – o almeno dovrebbero essere – gratuiti. 
Josiah non era particolarmente intelligente e tantomeno aveva una qualche peculiarità a distinguerlo dalla massa; lui era chi voleva essere: era il diciassettenne che aveva fottuto un pacchetto di Winston alla tabaccheria vicino la centrale, oppure quello che abitava in una casa vuota assieme ad un mare di ricordi; era il bambino che la mamma aveva abbandonato, il cane randagio che scopriva la vita a modo suo oppure il sorriso che faceva arrossire le commesse. Era un sacco di sbagli e silenzi interrotti, gomiti sbucciati e sigarette, parole insignificanti, poesie senza nome e sogni inconoscibili. Era empietà e corruzione, sarcasmo, il sofista dei poveri e lo scrittore dallo sguardo che non sapeva dove posarsi. O forse, era solamente Josiah Baylee Flynn, diciassette anni e il mondo tra le dita.
Di questo, Michael Klimt era più che sicuro. Ma Josiah aveva qualcosa che tutti gli altri non possedevano, un qualcosa che chiunque ci parlasse o incontrasse i suoi occhi azzurro cenere, intercettava ma non riusciva poi a definire.
Josiah Baylee Flynn ti colpiva come un pugno nello stomaco, o forse – per meglio dire – come uno spillo nel cuore, che poi faticava ad essere estratto. E nessuno si capacitava del perché.
 
« Sei un minchione, Flynn. »
 
« Per questo tutti mi vogliono bene. »
  
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