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Autore: Rainie    24/12/2010    2 recensioni
Un ragazzo che sta trascorrendo la notte in un parco, che ha perso la persona a lui più cara. Una ragazzina che sta per buttarsi già dal ponte, lasciando questo mondo. Un incontro, alla notte di Natale, che cambierà la vita ad uno dei due.
Perché non ci si deve mai arrendere davanti agli ostacoli.
Buon Natale a tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A loro, i miei amici, perché mi hanno fatto passare un anno bellissimo.
Alla mia ex 3aD, perché i 3 anni insieme non li dimenticherò mai.
Alla mia 1aG, perché si sono fatti amare in appena 4 mesi.
Ai fan della mia pagina di FaceBook, perché mi leggono.
Alla mia famiglia, perché, nonostante tutto, mi vogliono davvero bene.
A Jack, mio fratello, e alla sua ragazza, perché devono essere felici.
A Valeria, perché a lei piacciono i treni.
A Marco e Massimo, perché continuavano a dire “Lol”.
A Paolo, perché lui è un vecchio e mi fa ufficialmente paura.
A Gaia, perché lei è e sarà sempre la mia amata So.
Ad Alex, perché è uno stupido senza pari, ma a cui, nonostante tutto, voglio bene.
Ed infine a voi, perché leggete le mie schifezze che dovrebbero essere fan fiction.
Buon Natale.
Vostra Giuly.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Last Christmas
 
Ti sedesti sulla panchina del parco, fuori, al freddo, quando nevicava. Ma non te ne importava niente, volevi stare per un momento da solo.
Erano ormai passato un anno da quando lei se n’era andata, ma tu non volevi rinunciarci. Non ti sei mai tirato indietro, anche quando ti aveva detto di lasciar stare.
Era strana, lei. Ascoltava sempre il jazz, ma la sua canzone preferita era Lucy in the sky with Diamonds dei Beatles. Amava leggere, ma non i libri degli anni più recenti, ma quelli classici. La prima volta che la incontrasti, invece, non era vestita come tutte le altre ragazze: lei aveva addosso una felpa larga e blu, dei jeans schiariti dai lavaggi e delle All Star nere, non aveva un filo di trucco sul viso. E cominciasti a vederla più spesso, ad apprezzarla come non avevi mai apprezzato nessuno. Ma lei se n’era andata, lasciandoti un vuoto nel cuore.
Sospirasti ripensando a quei ricordi sbiaditi dal tempo, anche se per te erano come il giorno prima.
Era Natale, tu non sei andato con i tuoi compagni di corso alla festa che avevano organizzato uno di loro. Ti sembrava ingiusto nei suoi confronti.
Vi eravate conosciuti proprio la sera di Natale di tre anni prima, quando tu avevi notato la sua diversità e la sua allegria, mentre lei ti sorrideva spensierata.
Era sempre stata sorridente, anche nei momenti in cui doveva affrontare la realtà.
Lei era malata di leucemia.
E un anno prima è venuta a mancare, proprio a Natale, come se fosse uno scherzo del destino. Forse perché lui ti odia.
Decidesti di non startene seduto lì a far niente, e di camminare un po’ per il parco.
Se non ti fosti alzato, non avresti incontrato quella ragazza che se ne stava tranquilla sul ponte. E la neve continuava a scendere, incessante.
Tu continuavi a camminare, incurante di lei, finché non si mise in piedi sul parapetto di marmo. L’acqua scorreva sotto di lei, gelida. Ti fermasti a fissarla, incredulo. Chi era quel pazzo che avrebbe voluto suicidarsi proprio quel giorno dell’anno?
“Hey, tu!” gridasti, per farti sentire. Eri una persona molto buona di cuore, non volevi che morisse un’altra persona. Non proprio quel giorno. La ragazza si voltò verso di te, per guardarti con quegli occhi vispi e blu come le profondità degli oceani. “Ha bisogno di qualcosa, signore?” ti chiese, sorridendoti, come se non volesse fare niente.
Aveva sì e no 15 anni, come dimostrava il suo viso che non aveva segni di qualcosa di vissuto, candido, illuminato leggermente dal lampione giallo. Sembrava quasi un angelo sceso in terra.
“Scendi da lì, è pericoloso” le dicesti. Non sapevi cosa fare.
“Scusatemi, ma non posso” ti rispose, sempre con quella voce tranquilla e serena.
Tu la scrutasti nel buio, avvicinandoti a lei. Continuava a guardarti sorridente. “Vuoi buttarti giù?” che chiedesti, un po’ timoroso. Lei annuì. “Perché? È Natale, dovresti essere con la tua famiglia” dicesti ancora.
I suoi occhi non si mossero da te. “Sa, la vita a volte ti gioca brutti scherzi.”
Tu te ne restasti in silenzio. La neve cadeva ancora, cessando tutti i rumori, nascondendo i suoni nella città da qualche parte. Non rispondesti, o meglio, non sapevi cosa rispondere.
“Lei ha mai perso qualcuno di importante?” ti chiese, dopo un interminabile silenzio. Non le rispondesti ancora una volta.
Lei ti sorrideva, in quel momento, però, il suo sorriso sapeva di amaro. Era come una persona troppo matura intrappolata in un corpo da ragazzina. Per un momento, staccò quegli occhi profondi da te, per poi rivolgerli al cielo, chiudendoli.
“Le persone lassù ci stanno guardando” disse in un soffio. Era la cosa più ovvia del mondo, ma pronunciato da lei sembrava come un poesia. Il suo respiro si trasformava in una piccola nube, sparendo poi nell’aria fredda.
Tu continuavi a guardarla, senza neanche sapere il perché. Ma ti dava un senso di tristezza e malinconia.
“Le persone se ne vanno, prima o poi” dicesti con un sospiro, abbassando per un momento lo sguardo, trovando, improvvisamente, molto interessanti le tue scarpe.
Sentisti sospirare anche lei. “Signore, sa qual è la cosa bella, però?”
Alzasti lo sguardo a fissarla di nuovo, e facesti no con la testa. “Loro ti danno la forza per andare avanti.”
Era una strana conversazione, quella, non ne avevi mai avuto una del genere.
“Se è per questo, allora tutti dovrebbero andarsene” concludesti tu.
Per la prima volta da quei pochi minuti in cui l’avevi incontrata, il suo sorriso si spense. Pensasti che l’avevi ferita. “Non è così facile, signore” ti disse flebile.
E tu rimanesti in silenzio, per la terza volta. Quella piccola ragazza sapeva zittirti. Proprio come faceva lei, che era l’unica a riuscirci.
Abbassò lo sguardo, senza sorridere di nuovo. “Ci pensi: se lei perdesse le persone più care, come si sentirebbe?” Fece un breve pausa. “Sicuramente finirebbe come me, non crede?”
Continuaste a fissarvi. Lei ti guardava ancora con quel viso spento, quando prima era illuminato da un sorriso sincero e sereno. “Glielo chiedo di nuovo: lei ha mai perso qualcuno di importante?”
Quella ragazzina era particolarmente familiare. Anche lei aveva quel carattere strambo: era felice, poi triste, e subito dopo era felice di nuovo. Qualcuno poteva definirla lunatica, ma lei non lo era. Strano, potete dire, però era così.
Tu sospirasti ancora, guardando quella figura, ancora sul parapetto, e la neve cadere. Le rispondesti malinconico: “Proprio questo giorno.”
“Capisco” disse lei. “Allora, oggi si sente triste?”
“Già. Molto.” Non eri un tipo che sapeva dire molto, eri uno di poche parole, taciturno. Vedesti, sul viso della ragazzina, spuntare un piccolo sorriso, rincuorante, caldo, dolce. “Lei deve andare avanti” ti disse.
“Forse non capisci, ma è difficile. Dovresti saperlo, però” le rispondesti.
Pensasti che il suo sorriso sarebbe sparito, ma quella ragazza dagli occhi blu continuò a mantenerlo. “Infatti lo so. Però, ci pensi: quella persona vorrebbe vederla triste? Io penso di no.”
Lei ripeteva sempre di essere felice, anche se tutto il mondo ti andava contro. Lei riusciva a farti sorridere, non sapevi come, ma ci riusciva. Era lei che ti ha insegnato di non abbatterti mai e poi mai. Abbassasti lo sguardo per un momento.
“Come ho detto prima, le persone se ne vanno, e ti danno la forza per andare avanti. Dovrebbe cogliere questa forza, signore, sempre se voglia, ovviamente.”
Alzasti lo sguardo a guardarla di nuovo, in quel momento il suo sorriso sapeva di speranza. Quella ragazzina aveva mille facce da mostrare.
“Devo andare, signore. Buon Natale, spero che possa realizzare i suoi sogni.”
Detto questo, sparì. Non si era buttata nel burrone, ma non era nemmeno scesa dal parapetto. Ti guardasti intorno, ma non la vedesti. E pensasti che forse era davvero un angelo sceso dal cielo.
Da quel giorno sono passati due anni.
Oggi sei davanti alla tomba di lei. La sua foto, incorniciata, era incastrata nella pietra fredda. L’aria sa di una promessa di neve.
Da quel giorno, ogni anno sei sempre andato su quel ponte, ma non rivedesti più quel piccolo angelo.
“Sai, forse avevi ragione” dici alla piccola foto, che immortalava lei sorridente. “Non ci si deve mai abbattere. Ho deciso di iniziare una nuova vita, va bene per te?”
Nessuno ti risponde, però, come per magia, fiocchi di neve cominciano a cadere.
È di nuovo Natale, come tutti gli anni.




























N/A: La dedica è troppo lunga. Eh vabbé.
Volevo scrivere questa fanfiction come una song fic, con la canzone Last Christmas di George Michael, e l'idea era del tutto diversa, assolutamente. Alla fine, questa è stata la fanfiction di cui sono più orgogliosa, asd.
Buon Natale, di nuovo. E se non riuscissi a sfornare un'altra fan fiction entro Capodanno, allora buon anno nuovo :D
   
 
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