Fictional Dream © 2010 (7 febbraio 2010)
Il manga Nana appartiene ad Ai Yazawa, agli editori
giapponesi e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull’opera.
Nessuna violazione dei succitati copyright si ritiene intesa.
L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright
dell’autrice (Callie Stephanides - http://fictionaldream.iobloggo.com). Non ne è ammessa
altrove la citazione totale né parziale, a meno che non sia stata autorizzata tramite permesso scritto.
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Satsuki conosce l’odore di Ren: sa di mare d’inverno di
lacrime.
Non l’ha mai incontrato, eppure lo trattiene in sé, come una
suggestione pericolosa.
È cresciuta onorando una memoria che non è la sua, perché il
ricordo è un lascito familiare e intimo. È quanto le restituisce, se non un
padre, l’impronta migliore di quello che è stato.
Satsuki spia le onde ferrose di Osaka, mentre brucia
l’incenso e bruciano gli occhi di chi, in riva al mare, cerca ancora una
risposta.
Non ne possiede e non ne pretende, lei: si lascia vivere,
come il grembo che l’ha accolta.
Se Nana e Ren avessero avuto un figlio, avrebbe mangiato
note; avrebbe sfidato la quotidianità arpeggiando le corde più scomode; avrebbe
avuto la rauca bellezza di una voce sabbiosa che accompagna i dolenti toni del
basso. Ma Ren e Nana sono un’immagine sbiadita; un’ipotesi abortita. Non hanno
avuto eredi.
Non ne hanno avuto tempo.
Le rockstar bruciano in fretta, perché il talento corrode
come un acido ogni difesa.
Le rockstar bruciano, perché chiunque colga l’oro di un
incendio.
Satsuki pensa che vuole essere come sua madre, come Hachi: un
cane fedele, non la sposa di un eroe.
È uno stato di allucinazione persistente: il sole basso
contro l’orizzonte; una nave da cargo che sbuffa.
Suo padre è lontano e non tornerà.
Nessuno torna a baciare le rive sabbiose di Osaka, come non
scorre a ritroso un fiume e come non si riavvolge il valzer del tempo.
Non torna Ren, soffio di polvere dispersa dal vento. Lugubre,
la sua eco ricorda però ancora l’arpeggio del basso.
È un requiem per voce sola.