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Autore: Jade Okelani    09/12/2005    11 recensioni
Quando i Grindoro si innamorano degli Slytherin, la storia non finisce bene ...
Questa storia è una traduzione. Leggetela, non credo vi pentirete. Consigliata dalla webmistress del sito.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Broken Perception

scritta da Jade Okelani, e tradotta in italiano da Dk86 per EFP.

A volte trascorro intere notti a pensare a lui. Amo il mio primo amore, e, miracolo dei miracoli, il mio primo amore mi ricambia. Qualcuno che non avrei mai pensato potesse considerarmi in quel modo, che avevo sempre pensato volesse qualcun altro (una certa persona che tutti conosciamo ed amiamo) e non solo io gli basto, ma ho ricevuto più amore di quanto non avrei mai sognato fosse possibile. Ma a tutt'oggi, qualche volta penso ancora a lui. Ho due bambini che mi guardano adoranti, in completa fiducia, e posso
ancora ricordare il modo in cui era solito accendere la scintilla della vita in ogni cosa dentro di me. Ancora mi manca.

Il contatto della seta con la mia pelle porta sempre i miei pensieri a vagare liberamente. Prima che mi sposassi, dormivo su lenzuola di seta; dormire nel suo letto mi ci ha fatto abituare, e certe abitudini non si possono rompere. In qualsiasi momento io non riesca a mantenere uno stretto controllo sui miei pensieri essi si dirigono verso di lui, esattamente come il mio cuore fa la maggior parte del tempo.

Non siamo stati sempre vicini, ovviamente. C'era parecchio odio fra noi, fra i nostri amici. Nessuno pensava che potessimo stare insieme, e sicuramente a scuola non avrebbe potuto funzionare. Dopo, divenne più facile. Eravamo entrambi Auror, finimmo per lavorare nella stessa divisione, e tutti sanno che le storie d'amore fra colleghi sono facili a sbocciare. Provai confusione la prima volta che mi baciò, la prima volta che mi ritrovai a rispondere alla sua attrazione. Si trattava di Draco Malfoy, in fin dei conti, e potevo
sentire chiunque conoscessi disapprovare.

Mi ha mentito tutto il tempo, solitamente per divertirsi, alla stessa maniera con la quale se ne usciva con frasi oltraggiose solo per vedere l'espressione del mio volto. Sono certo che nemmeno lui si fosse reso conto che alcune delle cose mi diceva erano bugie. Cose del tipo: 'Ti amo più di ogni altra cosa', o 'Non lascerò che mai nulla ci divida', e dopo che il tempo cauterizza le ferite e l'amarezza ti lascia, giungi a capire che lui non sapeva di stare mentendo.

Cosa che lo rendeva ancora più ingenuo di quanto mai avrei ipotizzato possibile. Aveva bisogno di amarmi in quel modo, ne aveva bisogno per poter contare qualcosa, perché se così non fosse stato, tutto ciò che aveva passato con il padre, con la guerra non avrebbero più contato nulla. Voltare la schiena ai Mangiamorte era stata la Cosa Giusta, se aveva ottenuto me dallo scambio,
e sarebbe stato ricompensato con vero amore. Draco Malfoy, romantico senza speranza: figura che non si adattava esattamente a lui, ma era così che mi piaceva ricordarlo in piena notte, quando mi tornava alla memoria il tempo passato insieme.

Era Giugno, l'ultima volta che ci parlammo, e faceva così caldo che la mia pelle non aveva neppure il tempo di diventare appiccicaticcia, visto che il sudore non si fermava mai abbastanza a lungo per potersi asciugare. Non ero certo la persona più attraente di questo modo, con indosso il mantello liso che possedevo da anni, ma dal canto suo lui era vestito in maniera impeccabile e - di questo ho la massima certezza - non stava per niente sudando. Forse conosceva un incantesimo per evitare la sudorazione, che potesse mantenere la sua pelle fredda come il suo cuore (un pensiero ingiusto per il quale avrei patito, dopo la scomparsa dell'amarezza; in quel momento lo odiavo quasi con la stessa intensità con la quale lo amavo), e in ogni caso, non ero certo lì per sentirmi idiota al pensiero che io stessi sudando e lui no. Ero lì per restituirgli il suo stupido dono, e per dirgli che non avevo la minima intenzione di trascorrere il resto della mia vita rimpiangendo il suo presuntuoso sorrisetto e sparire con un elegante turbinio del mio mantello rosso Grifondoro.

C'era come un'aria d'attesa a casa sua, come se l'edificio stesse aspettando altre persone per riempirsi. Non viveva più a Malfoy Manor, da quando Lucius era stato spedito per l'ultima volta ad Azkaban. Narcissa viveva ancora lì, e la gente diceva che stava uscendo di senno. Tutti parlavano di Narcissa solo a bassa voce, come temendo che il suo solo nome potesse invocare la
sua presenza. Nessuno l'aveva vista spesso da quanto Lucius era stato mandato ad Azkaban e qualcosa di terribile era accaduto fra madre e figlio. Alcuni pensavano che Draco portasse la maledizione dei propri genitori appesa al collo come un'ancora; non disse mai a nessuno che cosa accadde fra lui e Narcissa quel giorno, neppure a me.

Se ne stava in piedi, dandomi la schiena, nel portico della sua nuova casa - era modesta, per i suoi standard; non un enorme palazzo, ma comunque nemmeno una catapecchia. Era elegante senza essere ostentata, e sicuramente era stata sua moglie a sceglierla, perché sebbene Draco fosse sempre stato maniacalmente attento alla propria persona, il suo gusto in tutto ciò che non lo riguardava
era da considerarsi piuttosto discutibile.

Comunque, per quanto potevo saperne, poteva benissimo aver finto di avere un pessimo gusto solo per poter vedere l'espressione del mio volto.

Ero a circa dieci passi da lui quando divenne consapevole della mia presenza. Mi piaceva fingere che lui possedesse un qualche istinto soprannaturale verso di me, una connessione di qualche tipo che ci univa. Si girò e mi fissò come se gli facesse male il vedermi stare in piedi di fronte a lui.

"Che ci fai qui?"

La sua voce era quasi gentile, non riuscivo a cogliere nulla di quel freddo contegno accusatore che mi aspettavo. Il suo tono mi fece quasi esitare, facendomi dimenticare la missione che mi attendeva. Per un mezzo secondo, la tentazione di gettarmi ai suoi piedi e di implorarlo di fare di me il suo piccolo sporco segreto, il suo occasionale giocattolo, qualsiasi cosa egli avesse voluto, era quasi troppo forte per poterle resistere.

Ma ce la feci. Perché sapevo che non avrei mai potuto averlo; che non avrei mai potuto avere tutto di lui, non la parte di cui avevo bisogno. Era sposato, e la donna che aveva cura della sua casa, che dormiva insieme a lui era sua moglie, e io sentivo di meritare più di quello. Non avrei lasciato che si prendesse la mia dignità. Aveva già una parte troppo grande di me.

"Io - " le parole mi si bloccarono in gola. Quelle parole avrebbero sancito la fine, la fine di tutto quello che eravamo stati insieme. Anche lui lo sapeva. Non potei dire se lo sguardo nei suoi occhi mi stesse implorando di sbrigarmi e finire tutto in fretta, o di rimanere in silenzio. Per quanto ne so, in quel momento stava decidendo cosa mangiare per cena - era questo il problema con quei suoi occhi grigi. Essi non erano la finestra sulla sua anima - sempre ammettendo che ne possedesse una (un altro pensiero infelice), ma ombre profonde che impedivano a coloro di cui lui non si fidava di scrutare troppo in profondità.

Una volta anch'io pensavo di essere fra i pochi fortunati a cui era concesso di dare un'occhiata a tutto ciò che lui era. Mi domandavo - e mi domando tutt'ora se sua moglie avesse l'esclusivo privilegio di conoscere l'uomo che ha sposato. In qualche modo, credo che sia così - è piuttosto improbabile che Draco abbia deciso di passare il resto della sua vita con qualcuno di cui non si fidi ciecamente.

"Sono venuta per riportarti questa" dissi alla fine, obbligando il mio pugno ad aprirsi. All'interno c'era una spilla d'argento, che mi aveva punto leggermente la mano: un serpente che riposava attorcigliato sull'elsa di una spada. Era per il suo mantello, che mi aveva prestato in una notte particolarmente fredda. Il giorno dopo gli avevo restituito il mantello, ma aveva insistito perché tenessi la spilla.

Consideralo un risarcimento per il tuo affetto futuro.

Stava sorridendo mentre lo diceva, ma le sue dita sfiorarono il mio collo con qualcosa di molto simile alla reverenza intanto che appuntava il piccolo serpente sul mio mantello, e mentre io non riuscivo a smettere di sorridergli stupidamente in risposta.

"Era un regalo" disse tranquillo, mentre i suoi occhi continuavano a rimanere impenetrabili.

"Non lo voglio più" dissi con tono fermo "Non voglio più niente che appartenga a te."

"Allora gettala via" disse, mentre il tono della sua voce si induriva "Perché io non la rivoglio indietro."

Sentii come una mano ghermirmi il cuore: "Come puoi odiarmi in questo modo - "

"Sai benissimo come" gridò in risposta, la sua bocca stretta in una linea di rabbia a stento trattenuta. "Non so perché sei qui, ma mia moglie è in casa. Stiamo aspettando la sua famiglia stasera. Sono uscito a prendere una boccata d'aria fresca, mentre lei controlla che tutto sia pronto. E' la prima volta che vedono la casa-" Poi smise di parlare. Si stava di nuovo confidando con me, come era solito fare prima. Supposi che fosse un'abitudine difficile da perdere, anche quando sai che non ti puoi più fidare della persona nella quale prima riponevi tutta la tua fiducia.

Guardai di nuovo la spilla, poi spostai lo sguardo verso il lago accanto alla nuova casa di Draco. Con un mugolio di sforzo scagliai la spilla dritta al centro del lago, poi lo fissai con un sorriso soddisfatto.

"Goditi la tua vita, Malfoy" dissi, e tentai, tentai con tutte le mie forze di avere un tono di voce abbastanza freddo da rivaleggiare con il suo "sapendo che ci sarà sempre una parte di me - di noi - là dentro che ti odierà per - " lanciai una occhiata carica di gelosia e di disgusto in direzione della sua casa, poi mi voltai e me ne andai con rabbia.

La mia uscita di scena non mi portò lontano, comunque. Sentii un rumore dietro di me, e qualcosa - masochismo? La speranza che se l'avessi odiato a sufficienza, avrei riguadagnato la libertà' - mi fece nascondere dietro ad un albero e guardare ciò che succedeva. Lui rimase in piedi a fissare il lago per parecchio tempo, mentre i suoi occhi grigi sembravano pieni di rimpianto. Poi sua moglie uscì dalla porta. Ancora non riesco a credere che abbia sposato lei. Di tutte le persone del mondo, perché proprio lei?

"Draco, dove ... ah, eccoti qui! Tesoro, stanno per arrivare, saranno qui a momenti ... " Le altre parole si persero nella brezza d'estate, ma le braccia di lei gli si chiusero intorno alla vita, e quando lui si girò a fissarla con aria solenne, sentii qualcosa dentro di me rompersi. I suoi occhi erano spalancati, degli specchi di dolore e - amore? Draco Malfoy in grado di amare? - affetto, mentre portava le nocche della mano destra di lei alle sue labbra per un bacio. L'anello al dito di lei era pacchiano, secondo me - Draco doveva averlo
scelto da solo - e lui portò il palmo di lei alla sua guancia e lo tenne appoggiato lì per un momento.

"Va tutto bene?"

"Solo vecchi fantasmi" rispose lui, e la mano che mi ghermiva il cuore lo schiacciò fino a farlo quasi smettere di battere. Così deve sentirsi un fantasma.

Sua moglie lasciò che la sua mano si spostasse sulla tempia di lui, poi giù fino alla base del collo, poi di nuovo su, finchè le sue dita affondarono nei capelli di lui. Un'altra cosa che inizialmente non avevo notato era che i suoi capelli non erano più pettinati rigidamente. Erano - oso a mala pena pensarlo - scompigliati, il tipo dei capelli nei quali si potrebbero far scorrere le dita per la notte intera -

Dovetti smettere di pensarci. Immaginare perché lei stesse giocando con i suoi capelli, soprattutto mentre si scambiavano piccoli sorrisi gentili e segreti-

Dovevo andarmene. Non potevo guardare un secondo di più. Uno dei miei obiettivi era stato raggiunto, per quanto solo a metà - almeno avevo fatto credere a Draco che me ne ero andato con la mia dignità intatta.

Solo io conoscevo la verità.

Trascorse quasi un anno, e cominciai di nuovo ad uscire, con ogni genere di persone. Mi sentivo come in una nebbia perenne, e non mi vergogno di dire che iniziai a sperimentare un po'. Alla fine giunsi ad un punto tale che avrei dormito con chiunque avesse mostrato anche il minimo interesse per me. Almeno finché una certa persona, con cui ero amico d'infanzia da una vita, riuscì a trarmi d'impaccio una notte nella quale mi stavo per 'divertire' in compagnia di un mezzogigante di nome Plonk e di una ninfa chiamata Giselle.

Non sono del tutto sicuro di cosa stessi facendo in quel luogo equivoco, ma probabilmente oggi non sarei qui se l'amore della mia vita non mi avesse tirato fuori da quell'inferno. Parlammo e parlammo, ma non nominai mai Draco. Semplicemente non potevo. Ma parlammo dei vecchi tempi e di sentimenti ancora più remoti, e quella notte, riuscii ad avere il mio primo bacio - il mio
primo vero bacio, di quel tipo che ti fa star male, ma che soddisfa ogni tuo possibile desiderio - in più di un anno. Ci accordammo per uscire a cena la settimana successiva, per vedere dove gli eventi ci avrebbero condotto.

Fu proprio in questo periodo estremamente sfortunato che incontrai la moglie di Draco a Diagon Alley.

Stava facendo compere per la casa, e cercando delle persone disposte ad andare a prosciugare il lago. Draco diceva di avere perso
qualcosa di importante sul fondo, qualcosa che aveva assoluto bisogno di riavere indietro. Il mio cuore fece una capriola quando sentii per caso la sua conversazione con il gestore di Fatture Casalinghe e Manutenzioni Generali. La rivuole indietro. Ha mandato sua moglie a far prosciugare il lago perché se la possa riprendere.

"Continua ad insistere praticamente da quando ci siamo trasferiti lì" disse lei "dicendo che vuole recuperare qualcosa da quel lago. Voglio farlo prosciugare per potergli fare una sorpresa. E' il nostro primo anniversario, sa? Proprio il prossimo sabato".

Ruppi il cuore di qualcuno, quella notte. Non sto bene, sai, quindi non credo che potrò venire a cena -- No, non c'è bisogno che tu passi da me, mi basterà riposare a letto per un po'. Non avevo bisogno di uscire con qualcun altro, dopo tutto, soprattutto se quel qualcun altro meritava di meglio. Draco mi amava ancora. Rivoleva la spilla. Non poteva sopportare il pensiero che giacesse sul fondo di quel lago freddo e scuro. Forse adesso aveva intenzione di lasciarla. Forse adesso lui -

La mia mente fu preda di un turbinio di emozioni conflittuali per i successivi tre giorni. Mancava solo un giorno al loro anniversario. Sua moglie si sarebbe presentata a lui con la spilla che io avevo gettato in quel lago, e lui a quel punto sarebbe stato costretto ad ammettere che aveva amato solo me, che non poteva continuare quella farsa con lei, che era stata solo l'affinità che li aveva tenuti insieme, ma nulla di più, perché lui amava me, dopo tutto ciò che avevamo attraversato, tutto il lottare e le tempeste, lui amava me -

Mi giunse un gufo la sera di domenica. Espresso. Il mio cuore saltò un paio di battiti mentre riconoscevo la sua calligrafia, e il mio desiderio di lui era tanto intenso che le ginocchia furono lì lì per cedermi. Ruppi il sigillo e una piccola spilla d'argento, dalla forma di un serpente arrotolato su una spada, cadde sulla mia scrivania. Con grande confusione srotolai il foglio di pergamena, che recava una sola frase scritta nella sua impeccabile calligrafia, giusto al centro:

Ora non c'è più nulla di te - di noi - nella nostra vita, che possa odiarmi o altro.

Non lasciai il mio appartamento per una settimana. Mangiai a malapena. Il mio intero corpo era insensibile, e stavo per decidere di lasciarmi morire, perché nulla di ciò che avevo passato sembrava avere importanza se non potevo avere lui.

Ma ancora una volta fu l'amore a salvarmi. Non la mia schiavitù, ciò che mi stava uccidendo, che è ciò che, e un giorno riuscirò pienamente ad ammetterlo, Draco era per me, ma il mio amore. Quella persona che mi aveva soccorso, che aveva continuato ad amarmi senza sapere nulla di tutto questo e senza che io lo sapessi, che spalancò la porta della mia stanza e mi trovò in mezzo
al letto, come un grumo miserabile. Quella persona mi si sedette accanto, mi spazzolò i capelli e mi costrinse a parlare di ogni singolo, odioso, terribile dettaglio. E, che Dio mi aiuti, lo feci. Parlai di Draco, del nostro odio amaro che non era stato un segreto per nessuno, ma anche della nostra amicizia, che era più che una farsa. Mi sfogai sulla moglie di Draco, su come lei non avrebbe mai potuto amarlo
come lo amavo io, mai apprezzarlo allo stesso modo, lei, alla quale lui non era mai piaciuto prima, quindi da dove era venuta l'idea di sposarlo ..?

E quella persona mi ascoltò. E mi fece mangiare di nuovo, quando ebbi terminato. E mi disse anche di farmi una doccia, ma che era tutto normale - comportarmi in maniera lunatica significava che ero ancora un essere umano, e anche se avevo dovuto affrontare un'esperienza sconvolgente, c'era ancora speranza per me, anche se aspettare che io lo capissi stava cominciando a diventare appena un pochino stancante. Il mio cuore, pur essendo ancora completamente a pezzi, diede un fremito di gioia.

Ci rivedemmo molte volte dopo quel giorno, non soltanto lo sporadico contatto che avevo avuto con le altre persone da quando la mia relazione con Draco era cominciata. Iniziammo ad amarci nel modo in cui cominciavo a sospettare avremmo dovuto sempre fare fin dall'inizio, e la nostra relazione non mi ricordò per niente la relazione che io e Draco avevamo condiviso, e bruciai anche tutte le mie
lenzuola di seta.

Pochi mesi dopo ci sposammo, e ci trasferimmo presto in America. Non rividi Draco e sua moglie finchè non decidemmo di tornare a vivere in patria, quando il nostro primo figlio - una femmina, Elizabeth - aveva undici anni.

"Ciao mamma! Ciao papà!"

Salutammo Elizabeth, tenendo fra noi il nostro secondo figlio di nove anni, James, che guardava con aria un po' invidiosa la sorella che stava partendo verso quel posto sorprendentemente divertente di cui i suoi amici avevano continuato a parlare senza sosta. Tenevo mio figlio per mano, l'amore della mia vita accanto a me, quando colsi una macchia di capelli biondo-argentei accanto a mia figlia sul treno. Iniziai a guardarmi intorno per cercare i due - per cercare lui - più che per una questione di abitudine che per un reale desiderio di vederlo.

"Fai il bravo quest'anno," stava dicendo la moglie di Draco a suo figlio "Non voglio più ricevere lettere dal preside Piton come l'anno scorso, chiaro?"

"Quante sono le possibilità di finire ancora in tanti casini come l'anno scorso, durante quest'anno?" rispose il ragazzo, mentre sulla faccia gli spuntava un sogghigno uguale a quello di suo padre.

Draco stava sorridendo in risposta al figlio, mentre la moglie sospirava profondamente. La sua mano, me ne accorsi in quel momento, era posata sulla spalla di una ragazza che sembrava più o meno dell'età di mio figlio; la ragazzina stava tenendo per mano un bambino più piccolo, e, se non mi sbagliavo, la moglie di Draco era di nuovo incinta. I miei occhi si allargarono. Anche a me sarebbe piaciuto avere una famiglia numerosa ...

Poi sentii il tocco di una mano sulla mia spalla, una mano familiare, colma d'amore, che mi richiamò alla mente migliaia di carezze uguali a quella e mi ricordò quanto io amassi la mia famiglia, non perché fosse grande o piccola, ma semplicemente perché era la mia. Salutai Ron e Luna, che stavano spedendo baci alla loro figlia sul treno - la ragazzina sembrava spaventosamente amichevole con il figlio di Draco - e ripensai alla mia stupidità che aveva coinvolto anche Ron. Avevo passato così tanti anni nella convinzione che lui ed Hermione fossero fatti l'uno per l'altra, da non essermi mai posto il problema di chiedere ai diretti interessati che cosa pensassero l'uno dell'altra. Ho fatto la stessa cosa con Draco. Aveva passato un anno e mezzo a dirmi che mi avrebbe amato per sempre; e io scelsi di credere che volesse dire che avremmo potuto stare ancora insieme. Il nostro legame era iniziato quando avevamo undici anni e io lo disprezzavo perché lo ritenevo solo un idiota prepotente che non si preoccupava di nessuno se non di se stesso, escludendo il suo disperato bisogno di ottenere l'approvazione del padre.

Non mi sbagliavo.

Draco decise di concludere le cose fra noi perchè non eravamo fatti l'uno per l'altro - era solo che stavamo cercando disperatamente di fare in modo che funzionasse per poter dare significato alle nostre vite. Ma, se qualcosa di buono si originò dalla nostra separazione, fu che riuscimmo a dare un significato a tutto ciò che avevamo perso, e Draco aveva finalmente compreso che desiderava di più che mera soddisfazione dalla persona con cui avrebbe passato il resto della vita. Voleva passione, amore disperato, e qualcosa che lo facesse stare male se fosse rimasto senza. Una volta, pensavo che fossimo esattamente questo l'uno per l'altro.

Fissai di nuovo Draco Malfoy.

E decisi di lasciarlo in pace.

E, ovviamente, quando mi girai per andarmene, mi trovai faccia a faccia con la signora di Draco.

"Oh" disse lei, lanciandomi un'occhiata, poi rabbrividendo leggermente "Scusa" fece poi. Non mi fece poi troppo male capire che lei sapeva tutto. A volte, continuo a chiedermi dove sia sparita la ragazzina che mi seguiva, troppo spaventata per parlarmi.

Draco mi fissò dritto negli occhi: "Potter"

"Malfoy" dissi, stringendo forte la mano di mia moglie "Volevo presentarvi mio figlio James"

James afferrò la mano della moglie di Draco nel modo amichevole che mi aveva visto usare un migliaio di volte. Lei sorrise, incantata, e gli strinse la mano. Guardai verso Ron e Luna. Odiavo dover programmare il tempo da trascorrere con il mio migliore amico perché non volevo correre il rischio di incontrare sua sorella. Finché avevamo vissuto oltreoceano, non era stato un problema - tutti i nostri incontri erano stati programmati - ma adesso era incredibilmente stressante, odiavo il fatto che i nostri bambini potessero pensare di non poter giocare fra loro quando ovviamente passavano buona parte del tempo insieme a scuola. Odiavo il pensiero che Hermione potesse non essere del tutto sicura del fatto che non avrei mai voluto scambiare la nostra vita insieme per null'altro. E odiavo il fatto che tutto ciò fosse dovuto solamente al mio stupido, malevolo orgoglio - un orgoglio che avevo giurato di non possedere mai, avendolo visto distruggere tante persone.

"Mi è piaciuto stare qui a chiacchierare" disse Draco brevemente, irrompendo nei miei pensieri "ma ora dobbiamo andare. Sai, quella cosa con la tua famiglia, Gin?"

"Già" disse lei, e mi sorrise, e pensai che quello poteva non essere un sorriso di pietà o di minaccia, e che forse non aveva mai guardato me in quel modo, perché era chiaro a tutti coloro che guardassero Draco Malfoy che lui sarebbe stato disposto a morire per sua moglie, e sapevo come si sentiva, perché sento la stessa cosa ogni singola volta che Hermione mi bacia. Ginny aveva buttato tutto il suo passato al vento per poter stare con Draco - e aveva accettato, come sapevo da Ron, di essere ritenuta un disonore per quasi dieci
anni. I problemi di salute di Arthur Weasley avevano messo un freno alla severità del trattamento, ma le cose non erano ancora come avrebbero dovuto essere. Non lo erano per nessuno di noi.

I due si girarono e iniziarono ad andarsene, ma sentivo qualcosa ribollire in me, qualcosa che volevo dirgli da molto tempo.

"Draco!" lo chiamai, e lui si congelò, poi si girò verso di me, preparandosi, come potevo vedere, per qualsiasi frase piena d'odio stessi per rivolgergli. Lui mi aveva insegnato ad odiare. Ma me ne dimenticai. E gli sorrisi: "Goditi la tua vita!"

Lui mi guardò, e per la prima volta non mi guardò da parte a parte. Un ricordo degli amici - di qualcosa più che amici - che eravamo stati un tempo sostò fra noi, e lui fece uno dei suoi vecchi sorrisi, del tipo che eravamo soliti scambiarci durante il periodo in cui formavamo una così bella squadra al Ministero.

"Lo farò!" gridò lui in risposta, e poi ce ne tornammo a casa con le nostre famiglie.

~

FINE


  
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