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Autore: chiaki89    25/12/2010    6 recensioni
E' il Natale seguente alla battaglia di Hogwarts. Harry Potter ha deciso di completare la sua istruzione magica e di passare il Natale nella scuola, un'ultima volta.
Anche Draco Malfoy è rimasto ad Hogwarts, a Natale, ma per altri motivi.
Nessuno dei due si aspetta la presenza dell'altro, eppure l'incontro/scontro è inevitabile...
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia natalizia, nata in un momento di follia, è un regalo per la mia migliore amica, che sempre mi è rimasta accanto, nei momenti felici e in quelli più bui.

Grazie mille, gem. Semplicemente grazie.

 

 

Vischio-La Stanza del Natale Perduto

 

 

 

Lo ricordava bene.

Tutto era impresso nella sua memoria, come l’incisione raffinata di un abile artista.

Il suo sguardo fiero, il suo labbro lievemente tremante, la fronte aggrottata. La mano che reggeva la bacchetta era ferma, mentre gridava la sua speranza verso il cielo. La sua voce era entrata nelle sue orecchie con violenza inaudita, e avrebbe voluto dargli dello stupido.

Expelliarmus!

Un incantesimo così banale…contro il Signore Oscuro. Volevi morire, Potter? Ma no, in fondo l’avevi già fatto prima, non aveva senso che ti suicidassi un’altra volta. Eppure, mentre formulava quel pensiero, il raggio verde e mortale stava rimbalzando, quasi al rallentatore, contro quello rosso ed innocuo della bacchetta di Harry Potter. Poi il tempo parve accelerare di nuovo, mentre la più temibile Maledizione Senza Perdono si ritorceva contro il suo proprietario.

Ancora una volta.

Ora stava guardando il neo-Salvatore del mondo magico, mentre tutti avevano lo sguardo fisso su quel guscio senza vita che era diventato il Signore Oscuro. Anche Harry Potter osservava la sua nemesi, pallido ed assorto, il sollievo che si faceva pian piano strada sul suo viso. Era bello. Come non lo era mai stato ai suoi occhi: forse era il coraggio, forse era il sole che gli illuminava i lineamenti per la prima volta distesi, forse quell’aria matura. Scacciò come una mosca fastidiosa quei pensieri inopportuni, mentre la folla aveva cominciato a muoversi spintonando, ansiosi di toccare, abbracciare, ammirare il Ragazzo che era Sopravvissuto. Ancora una volta.

E invece lui stava lì, circondato dalla sua famiglia, che stato ad un passo dal perdere. Eppure non era felice, non completamente. Aveva macchinato e tradito, era stato un codardo, terrorizzato persino dalla propria ombra. Gli inganni e i sotterfugi che avrebbero reso fiero Salazar Serpeverde non avevano retto di fronte al coraggio e al buon cuore dell’erede di Godric Grifondoro.

Abbassò la testa, frustrato e umiliato. Persino lui aveva un briciolo di amor proprio, che aveva calpestato con la sua stessa superficialità e malizia.

Persino lui. Draco Malfoy.

 ***

Era cambiato.

Lo vedeva camminare senza la sua solita aria sprezzante, il passo discreto e non più spavaldo; lo sguardo spento e le mani sempre contratte, come a voler trattenere un’ira che gridava dal profondo. Questo era quello che pensava Harry Potter, nel veder passare quello che, un tempo, era il suo principale avversario ad Hogwarts. Di quel Draco Malfoy non era rimasto quasi nulla. Solo il corpo e l’anima da Serpeverde. Ma anche quella era stata nascosta.

Lui era uno dei pochi della sua Casa che aveva deciso di frequentare l’ultimo anno di scuola, dopo la Battaglia di Hogwarts. Harry non sapeva come considerare quell’atteggiamento. Lui l’aveva fatto perché Hogwarts era stata la sua prima ed unica casa, e voleva godersela ancora per un anno. Senza contare il fatto che Hermione gli avrebbe consumato le orecchie pur di convincerlo a completare la sua istruzione magica. E poi, naturalmente, c’era Ginny, con la quale stava camminando mano nella mano. Eppure i suoi pensieri, invece di gravitare intorno alla fidanzata, aleggiavano attorno ad un ragazzo che gli era diventato enigma vivente.

Era normale che Malfoy cambiasse, dopo quello che era successo, ma il vederlo con i propri occhi era tutta un’altra cosa. In un certo senso era quasi deluso: si aspettava un completo ritorno alla sua routine scolastica –battibecchi con Malfoy compresi- ed improvvisamente un tassello mancava. C’era un frammento vuoto nascosto nella sua apparente gioiosa completezza derivante dall’aver sconfitto la sua nemesi. Ed era ridicolo che quel Malfoy potesse appropriarsi di una così ampia fetta dei suoi pensieri.

“Harry, va tutto bene?”, chiese Ginny, preoccupata. Lui annuì, continuando a guardare il ragazzo dai capelli di un biondo quasi bianco, che un tempo aveva quasi odiato e che ora…non riusciva a capire neanche lui cosa provava. Pietà? Comprensione? Dispiacere?

Non aveva risposte.

 ***

Draco guardò con la coda dell’occhio Harry Potter, constatando che quello non aveva ancora distolto lo sguardo. Finse di non averci fatto caso.

Aveva un vago timore di quello che avrebbe potuto leggere negli occhi verdi di Potter: la pietà, comunque, gliel’avrebbe volentieri risputata addosso. Draco non era un Grifondoro, ma anche lui aveva un orgoglio. Che non avrebbe rinnegato neanche di fronte a colui che, doveva ammetterlo, gli aveva salvato la vita più di una volta. E che aveva testimoniato a favore di suo madre, facendo inoltre ridurre la condanna di suo padre ad Azkaban da vent’anni a dieci.

Aveva sempre cordialmente detestato l’eccessiva bontà di Potter, che era un chiaramente un modo per mettersi in mostra davanti al mondo; ma quando il mondo si era rivoltato contro di lui, nel momento in cui aveva preso le difese dei Malfoy, Draco aveva dovuto ammettere che forse il Ragazzo Sopravvissuto non era egocentrico come l’aveva sempre dipinto.

Tenendo la testa bassa, continuò per la sua strada, con la speranza di riuscire a sciogliere quel groviglio di pensieri ed emozioni che gli impedivano di vivere serenamente da molto tempo.

 ***

Il giorno di Natale Harry Potter si aggirava per Hogwarts senza meta. Voleva salutare così il suo ultimo Natale nella scuola: visitando ogni luogo che avesse un qualche significato per lui.

La strega gobba al terzo piano, la Stanza delle Necessità, persino il bagno di Mirtilla Malcontenta…ma mentre scendeva le scale il suoi acuti occhi di Cercatore intercettarono la testa bionda di Malfoy. Che ci fa qui, a Natale? E dove sta andando?

Spinto dalla solita curiosità, cominciò a pedinarlo, attento a non farsi vedere. Malfoy camminava furtivo, controllandosi intorno di quando in quando: ma non vide Harry, che gli stava alle costole. La mente sospettosa del Grifondoro cominciò subito ad elaborare le teorie più disparate, fra cui un imminente tradimento ed un ritorno dei Mangiamorte. Probabilmente l’aver rischiato la vita più volte di quante non ne potesse contare l’aveva reso un tantino paranoico.

Vide Malfoy scostare un arazzo che rappresentava una giovane fanciulla, davvero orrenda, che cercava di inseguire un unicorno in fuga. Lo seguì, cercando di non farsi notare. Si ritrovò in un corridoio cupo, scarsamente illuminato dal bagliore fumoso di poche torce. Osservò Malfoy procedere lentamente, come se non fosse stato perfettamente sicuro della strada da seguire, ed infine fermarsi davanti ad una porta. Rimase lì qualche istante, chiaramente indeciso, poi l’aprì.

Mentre il battente si stava per chiudere, Harry Potter, lesto, si infilò all’interno con la bacchetta spianata.

“Fermo lì, Malfoy!”, gridò. I suoi occhi incontrarono quelli pieni di stupore malcelato del Serpeverde, poi vennero calamitati dalla stanza in cui era appena entrato.

Un fuoco scoppiettava nel camino acceso, spandendo il profumo della legna bruciata; un enorme albero di Natale, carico di brillanti luci magiche e sfere colorate, campeggiava maestoso in un angolo. Ovunque c’erano decorazioni di tutti i colori e di tutti i tipi, magiche e non, dando alla stanza l’atmosfera più natalizia che avesse mai visto. Non era opulenta o eccessiva: era semplicemente calda, di quel calore che scalda il cuore. La domanda gli sorse spontanea.

Che accidenti ci fa Malfoy qui?

Riportò lo sguardo sul ragazzo, che ostentava un’espressione nervosamente irata: era come se gli stesse costando fatica il dimostrarsi arrabbiato. Harry abbassò la bacchetta.

“Che vuoi, Potter?”, chiese l’altro, irrequieto.

“Ti ho seguito.”, gli rispose, per poi mordersi un labbro imprecando contro la propria stupidità.

“E si può sapere perché?”

Stavolta ebbe il buonsenso di tenere la bocca rigorosamente chiusa. Malfoy assottigliò gli occhi, indagatore, poi gli voltò le spalle.

“Perché sei qui ad Hogwarts? Non dovresti essere alla catapecchia dei Weasley, insieme alla tua fidanzata?”. Harry strinse i pugni, infastidito dall’accenno a Ginny, con la quale le cose non stavano procedendo troppo bene. Forse era stato solo attratto da un amore che non poteva avere. Ora che l’aveva a portata di mano invece…

“Ho deciso godermi l’ultimo Natale qui ad Hogwarts. Dopo non ne avrò più la possibilità.”, rispose seccamente. Malfoy annuì, fissando il muro di fronte a sé.

“Che posto è questo?”, domandò Harry, incapace di trattenersi. L’altro non si girò a guardarlo.

“Questa è la Stanza del Natale Perduto. È una leggenda che viene tramandata da anni nella mia famiglia, per quanto ciò possa sembrarti assurdo, Potter. Io l’ho cercata e scoperta durante le vacanze di Natale del secondo anno. Penso che ti ricorderai.”, rispose con voce piatta.

“Sì, certo.”. Era stato l’anno in cui la Camera dei Segreti era stata aperta, in cui aveva assunto per la prima volta la Pozione Polisucco, in cui aveva distrutto il primo Horcrux.

Malfoy non sembrava aver intenzione di proseguire.

“Quindi? A cosa serve questa stanza?”.

Stavolta il ragazzo dai capelli biondi si voltò, piantandogli in viso i suoi occhi pallidi. “Hai intenzione di fare quattro chiacchiere con me, Potter?”. Il cuore di Harry fece un buffo sussulto, quelle parole gli avevano comunicato una speranza più anelata del previsto. Scrollò le spalle ed annuì allo stesso tempo. L’espressione di Malfoy sembrava vagamente compiaciuta.

“Vieni qui.”, ordinò. Quando si fu avvicinato a sufficienza, gli afferrò un polso e se lo portò più vicino. Harry boccheggiò per lo stupore, poi cercò di concentrarsi sulle parole dell’altro.

“Vedi quel bacile?”, glielo indicò con la mano, ed Harry annuì di nuovo. “È molto simile ad un Pensatoio, ma in realtà ha una funzione diversa. Questa stanza appare una volta l’anno, il giorno di Natale. Tuffando il viso in questo bacile hai la possibilità di rivedere il ricordo di un Natale passato, uno solo, bada bene, non di più. Per questo la chiamano la Stanza del Natale Perduto.”.

Harry osservò il bacile, che spandeva una tenue luce argentata, ed improvvisamente sentì la bocca seccarsi.

Un solo Natale. Sarebbe stato sufficiente. La Stanza poteva restituirgli il ricordo di quando era poco più di un poppante?

“Puoi provare a vedere, Potter. Non è pericoloso, te lo assicuro.”, insinuò Malfoy, intuendo i suoi pensieri. Harry si riscosse alle sue parole.

“Perché dovrei crederti? E se fosse un altro dei tuoi brillanti scherzetti? E perché tu vorresti ricordare un “Natale Perduto”? Andiamo, Malfoy, non mi aspettavo che tu fossi così sentimentale!”, ribatté il Ragazzo Sopravvissuto sulla difensiva.

Il viso di Malfoy si fece duro. “Tu non mi conosci, Potter.”. Un silenzio gelido cadde nella stanza. Harry guardò un attimo a terra, imbarazzato, poi gli fece un’altra domanda.

“Perché sei qui ad Hogwarts, Malfoy? Perché non sei al tuo maniero a farti servire?”.

Il ragazzo diede una risata amara. “Mi chiedi perché, Potter? Forse perché sono stato espropriato della maggior parte dei miei beni. Forse perché i miei genitori sono entrambi ad Azkaban, e mia madre non verrà rilasciata prima dell’anno prossimo. Forse perché tutti mi ritengono un traditore. Per Merlino, Potter, ti facevo più intelligente.”.

L’altro lo fissò attentamente, fino a metterlo quasi a disagio. “Vuoi dire che sei venuto in questa stanza per ricordare un Natale passato con i tuoi genitori, vero?”.

Malfoy strinse i pugni ed il suo volto pallido si chiazzò di rosa intorno agli zigomi. I suoi occhi grigi mandavano lampi.

“Allora anche tu hai un cuore, Malfoy.”, disse Harry sorridendo. Era una scoperta quanto meno…inusuale.

“Vai a farti Schiantare, Potter.”.

Il silenzio, stavolta placido, scese sui due ragazzi. Harry spiava il bacile nell’angolo, indeciso se tentare oppure no. Malfoy, notandolo, sbuffò e lo afferrò per i capelli.

“Ehi!”, protestò Harry, ma l’altro lo ignorò e gli spinse la testa dentro il bacile.

“Harry! Harry! Guarda cosa ti ha regalato Sirius!” disse la voce di Lily Potter, dolce e vivace. Il suo volto era leggermente nebuloso, illuminato dal bagliore di decine di candele, e i suoi occhi verdi brillavano d’affetto.

“Diventerai un Malandrino proprio come tuo padre!”, si inserì la voce di James Potter, e un attimo dopo entrò nel suo campo visivo, i contorni poco nitidi come visti attraverso la nebbia. Sorrideva allegro, mentre faceva sbucare dalla bacchetta delle sfere colorate che si andavano a posare sull’albero.

“Dici che si ricorderà di questo Natale?”, chiese il ragazzo, rivolto alla moglie. Lei strinse più forte Harry, che sentì un torrente d’amore riversarsi in quel gesto così semplice.

“Certo che lo ricorderà! Forse non distintamente, ma resterà sempre un talismano dentro il suo cuore, qualsiasi cosa accada.”. James sorrise e baciò dolcemente sua moglie.

“Hai ragione, Lily.”. Poi guardò l’orologio. “Merlino! I ragazzi dovrebbero essere già arrivati! In ritardo come al solito, accidenti…”.

Poi qualcuno bussò alla porta e i volti si fecero ancora più lieti…

“Stai bene, Potter?”, chiese Malfoy, osservandolo. Harry si passò una mano sul viso, accorgendosi con stupore di avere delle lacrime intrappolate tra le ciglia. Le strofinò via rapidamente, mentre Malfoy fingeva di non averle viste.

È davvero questo il Malfoy che conoscevo?

“Ehm, Malfoy…beh, grazie.”. L’altro si limitò a fare un rapido cenno.

Harry fece due passi verso la porta, poi si bloccò, guardando in alto. Vischio. Il suo cuore perse un battito, mentre la mente elaborava una serie di immagini impreviste.

Si voltò di nuovo verso il Serpeverde, che guardava il bacile con aria assente.

“Sai Malfoy, credo che tu sia il completo opposto del vischio.”.

“Cosa intendi dire, Potter? È un altro dei tuoi raffinati insulti?”. Harry scosse la testa, e Malfoy si avvicinò di un passo.

“Il vischio è una pianta bellissima, leggendaria. Sembra innocua, eppure mangiare una delle sue bacche significa morte certa. Tu sei il contrario: sembri velenoso a prima vista, ma anche tu nascondi un lato più…buono.”.

Malfoy fece un altro passo verso di lui. “Hai studiato Pozioni, allora. Le caratteristiche del vischio ce le ha descritte  il vecchio Lumacorno.”. Harry si limitò ad annuire, la bocca secca per un’emozione che non riusciva ad identificare.

Un altro passo. “Tu invece sei uguale al vischio, Potter. Sembri buono a prima vista, ma in realtà sei…velenoso.”.

Harry aggrottò la fronte, perplesso. “Io sarei velenoso? Non ti sembra di dire assurdità?”.

Malfoy si avvicinò ancora, finché non ci furono più di dieci centimetri tra l’uno e l’altro. “Esistono molti modi per essere velenosi, Potter.”, sussurrò. Poi, in un gesto fulmineo, lo baciò.

Harry rimase completamente basito, mentre un fiotto di calore partiva dal punto in cui le loro labbra si toccavano e riempiva tutto il suo corpo. Mise le mani sul petto dell’altro, intenzionato a spingerlo via, ma le sue dita, dotate di volontà propria, si strinsero sul morbido tessuto della sua camicia. Se lo portò più vicino, schiudendo la bocca e lasciandosi completamente andare. Malfoy gli immerse le mani nei capelli arruffati, stringendolo di più, e fece scivolare la sua lingua su quella di Harry.

Quest’ultimo spostò una mano, artigliandogli un fianco, e gemette sorpreso quando i suoi polpastrelli sfiorarono la sua pelle nuda e liscia. Malfoy mostrò di apprezzare, spostando la sua attenzione sul collo dell’altro.

Erano immersi in un turbine di passione e irrazionalità, l’unico momento in cui i veri desideri dei loro corpi –e delle loro menti- potevano realizzarsi. L’ammettere che si desideravano in quell’attimo era…facile. Quasi naturale.

Naturale come il rendersi conto che la tensione che c’era sempre stata tra loro forse non derivava da un istintivo odio, quanto da un’istintiva attrazione.

L’immagine di Ginny e dei delicati baci scambiati con lei erano sepolti sotto all’intensità delle emozioni che stava provando lì, con quello che un tempo era il suo avversario principale dopo Voldemort. Non c’era paragone.

Malfoy lo spinse contro il muro, senza smettere di baciarlo, di muovere la lingua con quella di Harry, alimentando un incendio che li stava divorando entrambi. Harry passò un braccio intorno al suo collo, stringendolo di più e portando i loro corpi in intimo contatto.

Eppure quel momento di torbida irrazionalità sapeva anche di disperazione e di nostalgia. Perché entrambi erano consci del fatto che, da un istante all’altro, tutto sarebbe finito, lasciando soltanto una cicatrice infuocata che si sarebbero portati dietro forse per sempre.

Ma non importava. Non in quell’attimo perfetto in cui le loro mani si facevano più bramose, i loro tocchi più audaci.

 ***

Solo diversi minuti dopo, appagati, riemersero da quella nebbia di passione che aveva oscurato i loro pensieri. Si rivestirono senza parlare, vagamente imbarazzati, ma mai pentiti.

Harry baciò Malfoy un’ultima volta, poi lo guardò aprire la porta.

Il ragazzo si fermò sulla soglia, continuando a stringere la maniglia in una morsa convulsa. Sembrava impegnato in una frenetica lotta interiore.

La lotta frenetica dei loro corpi, poco prima…

Poi si voltò, occhi grigi dentro occhi verdi.

“Buon Natale…Harry.”. E uscì.

Il Ragazzo Sopravvissuto fissò assorto il punto in cui poco prima si trovava l’altro, poi spostò lo sguardo sul vischio, da cui tutto era cominciato.

Sorrise.

“Buon Natale, Draco.”.

 

 

 

 

*Note dell’autrice*: ehm, dopo avervi fatto leggere questo esperimento, ci tengo a dire a mia discolpa che è la primissima volta che mi cimento in una slash. Quindi chiedo pietà a gran voce.

Mi farebbero molto piacere dei commenti, positivi o negativi che siano, in modo da poter migliorare.

Per concludere, Buon Natale a tutti!



   
 
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