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Autore: Akane    26/12/2010    1 recensioni
"Poi arrivavano quei momenti in cui stava fermo, in silenzio, e cantava piano, intonato, calmo, con quella disperazione che doveva mettere in certe canzoni.
Canzoni da voce e piano.
Chester e Mike e basta.
Intimità pura."
Come si sentono Mike e Chester dopo un concerto, a cosa pensano e soprattutto cosa fanno per riprendersi!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hybrid Theory'
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TITOLO: Dopo il concerto
SERIE: RPF - cantanti
GENERE: sentimentale
TIPO: one shot, slash
PAIRING: ChesterXMike dei Linkin Park
RATING: arancione
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi, quello che scrivo io è frutto della mia fantasia e non faccio male a nessuno!
NOTE: seguito delle altre che ho fatto su di loro, con sorpresa ecco quella che potrebbe essere il mio regalo di natale a chi lo apprezza! Vedevo un concerto che mi sono tirata giù e sono rimasta folgorata. Anche solo sentirli cantare e basta mi ispirano da morire, ma vederli sul palco è qualcosa di folgorante, credetemi! Ci sono dunque certi pezzi particolari, come quelli che Chez e Mike fanno da soli, piano e voce, che sono davvero suggestivi, però è impressionante The little things give you away live, fidatevi… e così mi è venuta su questa piccola idea, chiedendomi dopo un concerto simile come dovessero sentirsi!
Auguro a tutti buon natale e ringrazio chi leggerà la fic e commenterà.
Buona lettura.
Baci Akane

DOPO IL CONCERTO

Dopo l’adrenalina che era corsa a litri nei loro corpi rendendoli capaci di due ore di concerto dove avevano davvero reso a mille e oltre, lentamente l’effetto portato dall’eccitazione che li aveva fatti stare in piedi e scatenarsi tanto, scemava lasciandoli privi di forze. Stanchi e sfibrati, Mike e Chester si erano alla fine lasciati cadere nei divani del loro camerino alla ricerca di un po’ di intimità.
Ancora sudati a mollo ma meno di prima, i muscoli gli dolevano, le gambe non volevano saperne di muoversi e le ossa davano loro la sensazione di essere stati calpestati da dei tram.
Stravaccati l’uno vicino all’altro, con le gambe tese in avanti e le braccia abbandonate sul divano, tenevano la testa all’indietro e gli occhi chiusi. Respiravano con calma cercando di ritrovare la forza per ritirare su i loro culi stanchi, lavarsi e poi tornare sul pulmino che li avrebbe portati a pernottare in albergo.
Le orecchie fischiavano e le corde vocali si erano atrofizzate, ribellate probabilmente da quanto erano state usate quella sera.
Ci voleva sempre un momento a tutti, dopo un concerto, ma a loro due in special modo.
Chester ed il suo modo di agitarsi come se fosse morso da una tarantola e cantare per farsi sentire anche all’altro capo del mondo.
Mike ed il suo non avere un attimo di tregua per doversi inserire in ogni modo possibile, supportando vocalmente e musicalmente visto che oltre alla voce suonava chitarra e tastiere e spesso si occupava di vari altri suoni o di dare gli attacchi agli altri. Insomma, aveva sempre qualcosa da dirigere, da fare o da pensare!
C’erano momenti in cui gli altri componenti del gruppo potevano avere un attimo di tregua, a seconda della canzone che facevano. Loro due mai. In un modo o nell’altro erano sempre in scena. Per cui, finite le ore di concerto massacrante, gli ci voleva di più per ritrovare le ossa a pezzi e ricomporle. Gli lasciavano sempre un po’ più di tempo sebbene Mike tentasse sempre di darsi da fare con gli altri per assicurarsi che i suoi preziosi strumenti venissero trattati bene. Veniva sempre ricacciato a calci dove doveva stare. In camerino a riposare.
Dopo i primi interminabili minuti in cui passavano nel silenzio più completo a cercare di ritrovare loro stessi, la mente si riattivava lentamente ripercorrendo i momenti salienti del concerto per rivedersi e fare successivamente considerazioni su come era andata.
Così anche ora il primo a parlare fu Mike, piano e flemmatico, come se cercasse di riattaccare la spina senza riuscirci:
- Ogni volta mi chiedo come diavolo tu faccia! - E sicuramente se lo chiedevano anche tutti quelli che oltre ad ascoltarlo lo vedevano cantare.
Lui non si limitava semplicemente a quello, diventava incontenibile, saltava, correva, si muoveva di continuo, scuotendosi e facendo l‘impossibile.
Non era umanamente possibile fare per due ore tutto quello che faceva lui praticamente ininterrottamente e poi riuscire a tirare fuori quelle urla spaventose, cantare così forte fino a farsi scoppiare il cervello, le vene e le corde vocali.
Era capace di saltare e lanciare urla da annuncio dell’apocalisse insieme.
Lo vedevano e non si capacitavano di come ci riuscisse.
Poi arrivavano quei momenti in cui stava fermo, in silenzio, e cantava piano, intonato, calmo, con quella disperazione che doveva mettere in certe canzoni.
Canzoni da voce e piano.
Chester e Mike e basta.
Intimità pura.
Di norma, sebbene fossero entrambi tipi molto attivi e gli piacessero i pezzi forti, alla fine di un concerto rimanevano profondamente scossi da quei brani.
Erano solo loro due insieme sul palco, luci abbassate, uno davanti all’altro, Mike seduto alle tastiere a suonare e Chester rivolto verso di lui a cantare quasi con delicatezza, completamente diverso da quando pareva un pazzo scatenato.
Sudati ammollo, stravolti già allora, ma perfettamente concentrati tiravano fuori una profondità inaudita.
Erano solo loro.
Le migliaia di persone davanti a loro sparivano e per un momento sembrava sparisse persino la stanchezza, riuscivano a recuperare le forze o forse era solo apparenza.
Facevano attenzione uno alle dita di Mike che suonavano suggestive sui tasti e l’altro alla voce emotiva e addirittura sensibile di Chester che quasi si trasformava dimostrando un altro tipo di talento.
Si ascoltavano, si penetravano, si seguivano, si davano il tempo, il ritmo, gli attacchi e le giuste intensità ed armonie da soli, solo ed esclusivamente ascoltandosi a vicenda.
Quando erano solo loro due a fare quel genere di pezzi sembravano altri, escludevano tutto e tutti, svanivano in un luogo lontano ed era come fare l’amore.
Erano in perfetta sincronia anche se non dovevano fare cori, anche se a cantare era solo Chester.
Erano in un unione completa.
In realtà era sempre così poiché il loro genere di musica era quella… intersecazioni continue dei due cantanti, anche se quello principale rimaneva Chester, Mike comunque oltre a fare le sue parti hip hop che si alternavano o sovrapponevano all’altro, aveva sempre qualche strumento con cui l’accompagnava o anche solo l’eco che lo rifiniva.
Tutte le canzoni, in qualunque modo le facessero, li eccitavano e gli piacevano da matti, ma quelle solo con voce e piano o voce e chitarra acustica, quelle quindi solo fatte da Mike e Chester, per loro erano quelle che li scuotevano di più.
Gli entravano dentro.
E sebbene ci pensavano sempre con intensità, poi non ne parlavano mai. Non lo facevano non sapendo cosa dire talmente erano perfetti così quei momenti.
Vissuti e basta. Senza bisogno di parlarne. Senza saper come definirli.
Fusione.
Però c’era una della quale parlavano sempre, quando la facevano.
- E’ venuta bene anche questa volta. - Disse dopo un po’ Chester pensando a quella che era una sorta di loro canzone, ormai.
- The little things ghive you away? - Domanda retorica. - Già… - Ed era davvero sempre perfetta come la facevano, anche se era ogni volta con delle sottili differenze.
Quella era una delle più suggestive, una sorta di centro del concerto.
Ogni santa volta che la facevano a loro due veniva inevitabilmente in mente quando avevano dovuto provarla appena dopo che era stata incisa, per impararla bene. Quando c’era stato quell’equivoco fra Mike e Chester che poi equivoco non era stato, solo che Mike l’aveva fatto passare per tale in preda al panico del non volersi dichiarare.
C’era il pezzo finale in cui Chester vocalizzava e lui faceva un sommesso sottofondo ripetendo il verso.
Per loro era sesso, quella parte specifica. Sebbene tutta la canzone fosse molto bella e come la suonavano era d’atmosfera, quella era speciale per loro.
Mike seduto con la chitarra acustica, silenzio e poche luci.
E dopo un paio di giri dava l’attacco a Chester che in piedi di nuovo rivolto verso di lui, cominciava chiudendo gli occhi, concentrato profondamente sull’unico strumento che c’era, sentendo di volta in volta tutti gli altri che si aggiungevano dal buio, venendo via via illuminati anche loro, facendo crescere l’intensità.
L’assolo di Dave, meraviglioso, e quei vocalizzi.
Non vocalizzi normali.
Vocalizzi che Mike sapeva a cosa pensava Chester mentre li faceva: ad una ‘magnifica scopata‘!
Sommessi e poi crescenti anch’essi, ma mai gridati all’impazzata, piacere allo stato puro. Piacere e dolore, lamenti che scuotevano dall’interno.
Eccitavano Mike.
Poi il suo sottofondo ripetuto come una litania delicata, sensuale, o per lo meno così appariva a loro due che si ascoltavano e che la facevano insieme, vicini, con degli aneddoti che solo loro potevano conoscere.
Il silenzio mortale dal pubblico che poi esplodeva al suo termine in un applauso entusiasta.
- E’ come una magnifica scopata, quella canzone! - Il linguaggio di Chester -che infatti diede di nuovo conferma di ciò che l’altro già sapeva- non era molto fine di norma, quando era stanco o emotivamente scosso, era ancora peggio.
Mike aprì faticosamente mezzo occhio e alzando appena il sopracciglio si voltò stancamente per guardarlo. Aveva l’accenno di quel sorriso soddisfatto che faceva proprio quando finivano di fare l’amore.
Sorrise divertito, pensando che non poteva cambiare nemmeno messo in un tritacarne!
- Ti dovrà bastare quella, perché stasera sono troppo stanco per farne una vera! - Lo prevenne già sapendo che stava di certo pensando a quello.
Chester aprì anche lui mezzo occhio e con fatica girò la testa verso il compagno nella medesima posizione da moribondo. Era contrariato e non serviva parlasse, infatti Mike fece:
- E’ inutile che mi guardi così, non se ne parla! Non riuscirei nemmeno a girarmi per dirti ‘prego fa tutto tu!’ -
Chester riuscì però a tirare fuori un’espressione visibilmente maliziosa mentre si figurava la scena:
- Posso girarti io, se è per questo! -
Mike aprì anche l’altro occhio per capire meglio quanto serio fosse, così sconcertato disse:
- Prenditi una bambola gonfiabile, se è solo un buco che ti serve! - E quando lui era stanco diventava altrettanto volgare e secco. Chester lo adorava, in quei momenti!
- Ma io voglio il tuo! - Chester non aveva problemi ad essere più volgare di lui, se serviva. Evidentemente secondo lui, ora serviva!
Il compagno scosse di nuovo il capo tornando a girare la testa verso l’alto e a chiudere gli occhi senza rispondergli, ignorandolo, come a dire che non c’era verso di convincerlo.
Poco dopo il ragazzo però sentì i pantaloni slacciarsi e aprendo di nuovo gli occhi abbassò lo sguardo in tempo per vedere cosa quello spostato cerebralmente leso stesse facendo.
- Chez, sono stanco, non ho voglia! - Ma il cantante sembrava non sentirci da quel lato e inginocchiato a terra davanti a lui continuava a slacciargli i bottoni per liberargli l’inguine e fare i propri comodi.
- Faccio tutto io! -
- Chez, non mi sposterai nemmeno di un millimetro, questa è l’unica posizione che intendo mantenere! - Fece allora con convinzione. Per Chester questo non parve un problema!
- Mi accontenterò! - Cosa utopistica per lui!
- Sono sudato come un caprone! - L’ultimo lamento prima di sentire in risposta le labbra di Chester sul suo sesso mentre gli veniva riservato un trattamento speciale che normalmente apprezzava eccome.
Mike sospirò arrendendosi, tornò a chiudere gli occhi e a lasciarlo fare come se stesse semplicemente dormendo e sognando la bocca del suo ragazzo sul proprio membro e sebbene all’unico attivo in quel momento piacesse un Mike così passivo e immobile, sorrise compiaciuto sentendolo reagire poco dopo.
O meglio non proprio lui, solo una sua parte. Quella, precisamente, che stava alacremente stimolando con le labbra e la lingua, aiutato dalla mano. Si separò un istante per dire con estrema malignità:
- Meno male che non avevi voglia ed eri troppo stanco! -
Mike ebbe un mezzo sorriso che sfociò in un sospiro di piacere quando il compagno riprese il suo massaggio speciale di bocca.
Sentendolo aumentare d’intensità, con una maggiore convinzione e decisione, si accorse che le proprie mani si erano mosse da sole andando sulla nuca di Chester, inginocchiato nel culmine del suo lavoro tremendamente piacevole.
Che lo volesse o no lui sapeva decisamente come fare per farlo reagire!
Sentendo anche la propria voce godere sommessamente e non sapendo che fare per fermarsi, si tirò su con uno scatto istintivo raggiungendo il culmine nella sua bocca, gemendo il suo nome in un altro atto incontrollato che, naturalmente, lo lasciò successivamente solo più stanco di prima.
Mike ricadde sfinito all’indietro e ansimante, Chester dopo un attimo risalì sul divano e si rimise accanto al compagno, appoggiandosi alla sua spalla con un’espressione profondamente soddisfatta e contenta. Come se avesse vinto il trofeo dell’anno!
- Ti devo insegnare cosa sono i no! - Mormorò Mike fintamente arrabbiato.
- Sono curioso di vedere come farai! - La risposta maliziosa di Chester fu questa, alla quale il compagno preferì non dire assolutamente niente visto che qualunque cosa, gli si sarebbe comunque ritorta contro in un modo o nell’altro!
Quel tipo aveva un potere che non aveva ancora visto in nessuno… quello di fargli fare tutto ciò che voleva!

FINE


   
 
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