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Autore: LUNA_e_GINNY    26/12/2010    2 recensioni
Questa breve one-shot natalizia è una rivisitazione del primo incontro di Alice e Jasper. L'ambientazione e la storia sono totalmente inventate :) Spero che vi piaccia, buon Natale a tutti ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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OTTOBRE 1950

 

Questa breve one-shot natalizia è una rivisitazione del primo incontro di Alice e Jasper. L'ambientazione e la storia sono totalmente inventate :) Spero che vi piaccia, buon Natale a tutti ^^

 

<< Grazie Alice è... è... bellissimo! >> esclamò Esmee tirando fuori dall'elegante pacco blu il pregiato vestito che le avevo ricamato per Natale.

Natale. Decisamente la mia festa preferita. Vedere tutta la mia famiglia riunita lì, seduta intorno a quell'albero luccicante mi dava un senso di pace. Tutti eravamo in perfetta armonia e anche Rosalie, di solito incredibilmente fredda e scontrosa nei confronti della “nuova arrivata”, metteva da parte le sue perplessità trattando Bella in maniera quasi cordiale.

Carlisle era seduto sulla calda moquette con la testa appoggiata al bracciolo del grande divano bianco e cingeva dolcemente le spalle di sua moglie che, con aria materna, sorrideva incoraggiante ad Edward, felice di potere per la prima volta passare il Natale in compagnia della sua amata.

Emmett, steso sul divano appoggiato alle gambe della sua bionda compagna, si rigirava tra le mani il suo nuovo Rolex con aria compiaciuta, mentre io, seduta su un'antica poltrona in braccio al mio Jasper, mi godevo tutta la bellezza di quel momento.

Eh sì! Quella sera di Dicembre, in quell'ampia stanza addobbata accuratamente per le feste, si respirava un clima di.... serenità. Un clima di amore.

<< Da Jasper per Alice >> annunciò solenne Carlisle porgendomi un piccolo pacchettino rosso accuratamente incartato e infiocchettato.

Lanciai al mio fidanzato uno sguardo interrogativo, mentre un misto di eccitazione e curiosità cresceva dentro di me.

<< Ma... mi hai già fatto un regalo! >> gli ricordai.

<< Si ma questo... è un piccolo extra >> rispose scoccandomi un bacio sulla guancia.

Lo guardai con aria di rimprovero per poi sciogliere il grande fiocco rosso e alzare cautamente il coperchio dello scatolino. Non riuscii a trattenere le lacrime mentre osservavo e rigiravo tra le mani le graziosa catenina da cui pendeva il familiare ciondolo a triangolo.

Sul fondo della scatola vi era una busta. Con mani tremanti la aprii e sfilai con cura il biglietto al suo interno. “ So che avevamo promesso di farci un regalo a testa, ma non ho potuto resistere. Quest'anno è il sessantesimo anniversario del nostro primo incontro e se ricordi il significato di questo simbolo, non avrai bisogno di spiegazioni. Ti amo piccola. Buon Natale.

Ricordare... Come avrei potuto dimenticare?

<< Io...io... non so cosa dire >> mi limitai ad abbraccialo affondando la testa nella sua spalla, mentre le memorie del nostro primo incontro mi riaffioravano alla mente, così vive, così nitide che avrei potuto toccarle.

 

 

Ottobre 1950

Camminavo svelta per le tortuose stradine di Londra. Iniziava a piovere. Mi strinsi nel cappotto di cammello e quando vidi che le goccioline si facevano troppo insistenti per essere ignorate, aprii di malavoglia l'ombrello. Per un attimo pensai di rincasare, ma l'idea di tornare in quel piccolo appartamento buio mi opprimeva così tanto che avrei preferito vagare per ore nella notte scura piuttosto che tornare lì dentro a farmi assalire dai ricordi.

Mi imbucai in uno stretto vicoletto di pietra con l'intensione di raggiungere il parco centrale.

Andare lì mi aveva sempre rilassata e aiutata a riordinare le idee e, in quel momento era proprio quello di cui avevo bisogno.

Svoltai l'angolo. La pioggia cominciò a farsi più forte e, quando cominciai a sentire i pesanti goccioloni ticchettare con forza quasi brutale, abbandonai a malincuore l'idea di andare al parco e mi andai a rifugiare sotto una tettoia vicina.

Chiusi l'ombrello e mi appoggiai stancamente al muro, mentre, con aria persa fissavo un punto indefinito della strada.

I miei infelici pensieri e la fioca luce dei pochi lampioni mi impedirono di notare subito che un altro uomo aveva scelto il mio stesso riparo per evitare l'inaspettato alluvione di quella sera.

Fu la sua bassa voce vibrante che, facendomi sussultare, mi avvertì della sua presenza.

<< Che tempaccio >> commentò sospirando senza guardarmi in faccia.

Voltai di scatto la testa verso di lui mentre tentavo di mettere a fuoco la sua figura poco distante ancora immersa nella semi-oscurità.

<< Eh già... >> dissi con voce spezzata senza riuscire a nascondere un certo imbarazzo.

Trovarsi di notte in una strada quasi deserta con uno sconosciuto non era una situazione conveniente per una ragazza della mia età.

L'uomo avvertì il mio malcelato disagio e, con una breve risatina, volse il capo verso di me e mi porse la mano << Sono Jasper Whitlock >>

Rimasi per un po' in silenzio, incerta sul da farsi. Una parte di me avrebbe voluto riaprire l'ombrello e, dopo un breve congedo, tornare a casa, ma c'era qualcosa in quella figura misteriosa che mi affascinava e mi teneva come incollata all'umido marciapiede di pietra.

<< Sono Alice Brandon >> risposi fredda senza però stringergli la mano.

Rimanemmo qualche istante immersi in un imbarazzato silenzio mentre lo vedevo frugarsi le tasche alla ricerca di qualcosa. Poco dopo ne cacciò un piccolo accendino d'argento e lo accese rapidamente.

<< Va meglio così? >> domandò illuminandosi il viso, permettendomi così di vederlo finalmente in faccia.

<< Meglio di prima >> dissi sorridendo debolmente.

Dovevo ammetterlo: quell'uomo era innaturalmente bello. I biondi capelli mossi gli incorniciavano il volto dai lineamenti decisi ma allo stesso dolci, e due occhi intelligenti dalle luminose iridi verdi rendevano quel viso decisamente interessante.

<< Qualcosa non va? >>

Distolsi rapidamente lo sguardo capendo di averlo contemplato troppo a lungo e borbottai un veloce << Niente >>

Lo sentii ridacchiare e poggiare la schiena contro il muro accanto a me.

Quel silenzio mi stava uccidendo, mi guardai velocemente intorno e decisi di aggrapparmi al primo argomento di conversazione che mi venne in mente.

<< Certo che questa città è piena di vandali >> dissi accennando al grosso triangolo rosso disegnato sul muro di pietra.

Mi pentii poco dopo di aver fatto una tanto sciocca osservazione. Mi avrebbe considerata una stupida. A quel punto avrei dovuto prendere le mie cose e andarmene, ma ancora una volta non ebbi la forza di separarmi da quel giovane, per cui provavo una strana e inspiegata attrazione.

<< Perché dice così? >> mi chiese girandosi a guardare la parete.

<< Lei ritiene giusto intorpidire la città con questi simboli privi di significato? >> domandai fissandolo curiosa.

<< Oh ma questo non è privo di significato >> ribatté calmo << Mia nonna mi diceva sempre che il triangolo indica l'equilibrio... e l'amore >>

<< L'amore? >> chiesi scettica << L'amore non esiste >>

Il mio pensiero andò subito a Mark. Mark... Avevo creduto in lui, avevo creduto in noi. Nella nostra unione, per poi scoprire di essere stata imbrogliata. Di essere stata presa in giro e ora tutto quello che mi rimaneva di lui era quella vecchia casa in cui ero costretta a vivere. Quella casa piena di ricordi da cui non mi riuscivo a separare.

<< Non dica così. L'amore esiste per tutti >> mi sorrise e sembrò che tutto intorno ogni cosa si illuminasse.

<< E se non fosse così? >> domandai avvicinandomi a lui.

<< Beh, io so che al mondo c'è almeno una persona che la ama >>

Lo guardai, mentre sentivo il mio stomaco sprofondare << E chi sarebbe? >>

Jasper mascherò un sorriso e guardò la strada << Ha smesso di piovere. E se la invitassi a cena, signorina Brandon? >> **FINE**

  
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