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Autore: Emily Alexandre    26/12/2010    7 recensioni
[Storia partecipante al contest La Battaglia di Hogwarts di Vogue]
Harry Potter è stato ucciso, Lord Voldemort mostra il suo corpo ai suoi nemici e pretende obbedienza. Ma spesso niente è come sembra e presto L’Oscuro Signore dovrà fare i conti con qualcosa di inaspettato. Nello stesso momento Minerva McGranitt si troverà ad affrontare la più fedele dei Mangiamorte: Bellatrix Lestrange. Ragione contro follia, chi vincerà?
"L’urlo le sfuggì dalle labbra senza che lei potesse fermarlo, nonostante il dolore percepiva razionalmente il cuore spezzarsi in mille piccoli pezzi ed una mano invisibile comprimerle i polmoni.
Morto. Harry era morto. E il male si fece ancora più acuto quando le urla di Hermione, Ron e Ginevra le penetrarono il cervello. Dolore, puro semplice accecante dolore."
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'My Hogwarts Dream'
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Questa storia è nata per il contest di Vogue "La battaglia di Hogwarts", dove si è classificata settima. Ringrazio davvero tanto la giudiciA, perchè sono stata entusiasta sin da subito dei due personaggi capitatemi... insomma, contrapporre Bellatrix e la McGranitt era una splendida sfida! Il titolo fa riferimento al romanzo della Austen e vuole mettere in contrapposizione la razionalità della McGranitt con la follia di Bellatrix.

 

Sense and Sensibility

 
"NO!"
L'urlo fu ancora più terribile perchè non aveva mai immaginato che la professoressa McGranitt potesse emettere un simile suono. Udì un'altra donna ridere vicino a lui e capì che Bellatrix si croggiolava nella disperazione della McGranitt. *

Si era fatta largo senza difficoltà tra la folla assiepata davanti all’entrata del castello fino ad arrivare alla prima fila, ed era andata oltre.

Si era posizionata davanti a tutti, come se sperasse di poter fare loro scudo con il proprio corpo. Un corpo debole, provato, ma non importava: lei doveva proteggerli perché alle sue spalle non vi erano solo i membri dell’Ordine, ma anche e soprattutto dei ragazzi. I suoi ragazzi

Gli stessi che aveva giurato di difendere, un compito che aveva miseramente fallito: troppi ne erano già morti e lei aveva la macabra ed asfissiante sensazione che la scia di sangue fosse destinata a continuare.

Con la coda dell’occhio poteva vedere alle sue spalle, anche loro più avanti degli altri, due figure: un ragazzo ed una ragazza, piegati dal dolore e dalla paura.

Hermione Granger e Ron Weasley.

C’era qualcosa di sbagliato in quell’immagine, di distorto: loro non erano un duo, mancava un pezzo. Mancava il terzo componente di quel trio che da anni ammirava da lontano con cipiglio severo e tanto amore.

Dove sei Harry Potter?

Dov’è il ragazzo che poche ore prima l’aveva difesa da Carrow come un cavaliere senza macchia e senza paura?

Dov’è il pupillo di Silente, costretto a crescere troppo in fretta per colpa di una guerra che si era ritrovato a combattere in prima persona?

Dov’è il bambino che anni prima aveva lasciato a quell’odiosa famiglia Babbana sperando di proteggerlo, mentre il suo cuore piangeva la morte dei suoi genitori?

Dannato ragazzo, dove sei andato a fare l’eroe adesso?

Tutto in lei si rifiuta di ammettere l’evidenza, di rassegnarsi all’idea che fosse andato all’appuntamento, sacrificandosi per tutti loro.

Alla fine li vide: avanzavano lentamente dalla Foresta, Voldemort li precedeva e accanto a lui… Hagrid? Cosa ci faceva lui lì? Cosa portava?

Fu la prima ad accorgersene, la prima a riconoscere quel corpo senza vita tra le braccia del mezzogigante.

-NO-

L’urlo le sfuggì dalle labbra senza che lei potesse fermarlo, nonostante il dolore percepiva razionalmente il cuore spezzarsi in mille piccoli pezzi ed una mano invisibile comprimerle i polmoni.

Morto. Harry era morto.

E il male si fece ancora più acuto quando le urla di Hermione, Ron e Ginevra le penetrarono il cervello. Dolore, puro semplice accecante dolore.

Poi quella voce sibillina arrivò alle sue orecchie e lei percepì distintamente il silenzio che era calato su tutta Hogwarts, talmente irreale da non parere vero.

Potter morto? Potter codardo? Niente di tutto quello che sentiva aveva senso.

Poi Ron urlò, cuore coraggioso di un amico leale e lei sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Quegli occhi che non si staccavano da quel corpo senza vita ai piedi dell’abominio che si faceva chiamare Lord Voldemort.

Un’altra voce, qualcuno che si era fatto avanti.

Oddio.

Un gemito strozzato le sfuggì dalle labbra.

Neville? Il timido impacciato Neville? In che momento di quegli anni quel ragazzo era diventato un eroe? Era stato dopo la battaglia all’ufficio Misteri? Prima? Forse lo era sempre stato, il figlio di Alice e Frank, ed in quel momento la sua anima di Grifondoro era emersa in tutto il suo splendore.

Solo allora si costrinse a spostare lo sguardo da Harry per farlo scorrere sui volti davanti a lei.

La crudeltà, la sadica gioia albergava su quei visi, ma l’unico che attirò la sua attenzione fu quello di una donna.

Una donna con i lineamenti distorti nella pura venerazione, gli occhi spalancati e folli… Bellatrix Lestrange.

E lei sentì l’odio nascerle da dentro, da quel cuore spezzato, come un fuoco che si diramava in tutto il suo corpo.

E quando dalle sue labbra parole di derisione per i Paciock sgorgarono senza sosta lei prese l’unica decisione possibile: l’avrebbe affrontata, l’avrebbe uccisa. E non solo perché era la schiava più fedele del signore Oscuro, non perché i suoi Cruciatus avevano ridotto due delle persone migliori che conoscesse alla pazzia. No.

Bellatrix Lestrange era l’esatto opposto di tutto ciò che era lei.

Follia e sregolatezza spadroneggiavano là dove in lei regnavano equilibrio e ragione.

Lei, che aveva il nome della dea della Sapienza, della bella Minerva nata dalla testa di Giove, non poteva concepire l’esistenza di quella donna.

Di qualcosa di così totalmente fuori controllo, sfuggevole all’umana percezione.

D’un tratto mille avvenimenti si susseguirono provocando il caos e distogliendola da quei pensieri, ma non dal suo scopo: Minerva McGranitt sfoderò la bacchetta e si mise a cercare lei. L’altra.

Sentì Hagrid chiedersi a gran voce dove fosse Harry e una flebile speranza si accese nel cuore vecchio e martoriato della Professoressa: forse non tutto era perduto.

Avrebbe combattuto per Hogwarts, per Silente, per i suoi ragazzi, per tutti quelli che avevano perso la vita.

E per se stessa.

Per ristabilire l’equilibrio che dentro di lei si era spezzato spingendola ad odiare, a cercare giustizia.

Perché sarebbe esistita la giustizia, in un modo od in un altro, e ne era certa vedendo come tutti, dai maghi agli elfi ai centauri prendevano parte alla battaglia. Tutti uniti con un unico scopo: la distruzione di Voldemort e dei suoi seguaci.

Quanto a lei, aveva un unico obbiettivo.

Corse nel castello schivando gli incantesimi che le venivano lanciati e finalmente trovò l’oggetto delle sue ricerche mentre combatteva contro Lee Jordan; il ragazzo stava per essere sopraffatto, ma lei intervenne salvando lui e spostando l’attenzione della Mangiamorte su se stessa.

Bellatrix la guardò con uno sguardo che alla McGranitt mise i brividi: folle. Non vi erano altre parole per descriverlo.

-Cosa vuoi, Professoressa, mettermi in punizione?- la sua vocetta infantile si distorse in una risata, ma la McGranitt non le diede il tempo di finirla perché la colpì.

-Incarcerus-

-Protego-

-Confringo-

-Crucio-

La professoressa, però, fu più veloce e la Maledizione Senza Perdono si perse alle sue spalle.

-Oh- esclamò la Mangiamorte inclinando la testa di lato –Non affannarti professoressa. Tra poco raggiungerai il tuo amichetto Silly.-

-Non nominarlo!- esclamò la donna carica d’odio. Camminavano in cerchio con le bacchette puntate l’una verso l’altra… tutto il resto pareva essersi dissolto: c’erano solo loro.

-E perché? Forse preferisci andare dal mio cuginetto? Ti piacciono i ragazzi più giovani Minni?-

La McGranitt fremette di rabbia: Sirius Black era una ferita che si portava dentro in silenzio, così come Lily Evans e James Potter, o l’ultimo dei Malandrini, quel Remus Lupin morto poco prima. Aveva amato quei ragazzi ai tempi della scuola e l’affetto non era mai scemato: glieli avevano strappati mentre avevano ancora molto da vivere mentre lei, già vecchia, continuava la sua esistenza. Non era giusto.

-Taci! Sei solo una pazza! Io forse morirò stanotte, ma tu verrai con me!- e così dicendo le lanciò un incantesimo, percependo una scarica di rabbia percorrere il suo braccio e arrivare alla bacchetta.

Ripresero a duellare senza sosta e senza esclusione di colpi per alcuni minuti fino a quando qualcosa, o qualcuno, non disarmò la Mangiamorte.

Bellatrix ghignò per la rabbia, ma immediatamente suo marito appellò la bacchetta restituendola alla proprietaria.

Fu un attimo, ma bastò a separarle.

Lumacorno chiamò La McGranitt in cerca d’aiuto e la donna, nonostante desiderasse continuare il suo duello, non riuscì a non rispondere e corse ad aiutare il mago e Kingsley che duellavano con il Signore Oscuro, mentre la Mangiamorte fu attaccata da Luna, Hermione e Ginny. Ovunque fosse, qualsiasi cosa stesse facendo, però, quella risata folle e quella vocetta infantile continuavano a risuonarle nelle orecchie.

Doveva fermarla, ma non poteva dare le spalle a Voldemort.

Probabilmente, dal momento che la teneva costantemente sotto controllo, fu la prima ad accorgersi di cosa stava accadendo: un duello, la voce di Molly, quella orrenda risata che risuonò tra le mura ancora una volta, poi più nulla.

Bellatrix Lestrange cadeva spezzata da un incantesimo di una donna che aveva sempre disprezzato. E nonostante il caos e la confusione a Minerva McGranitt parve essere calato il silenzio: lei era morta.

Provò una gioia così pura ed esaltante da non rendersi neanche conto di essere stata scaraventata per aria dalla furia di Voldemort; semplicemente, non le importava.

Poi qualcuno gridò “Harry” e lei si specchiò in quegli occhi verdi che credeva non avrebbe più visto.

Harry Potter era vivo. Tutto sarebbe andato bene.

 

*Harry Potter e i Doni della Morte

 

7°Classificata
Emily Alexandre “Sense&Sensibility”


-Grammatica: 8.5/10
-Stile e Lessico: 9/10
-Originalità: 15/15
-IC: 13/15
-Attinenza ai personaggi scelti: 10/10
-Giudizio personale: 9/10

Totale: 64.5/70

Partendo dalla grammatica, nella tua storia sono presenti alcune imprecisioni (nessun errore: si tratta di distrazioni). Ad esempio, è presente un passaggio dal passato al presente, per poi ritornare al passato; non so se fosse voluto, ma l’effetto non è dei migliori; inoltre la costruzione di alcune frasi risulta abbastanza contorta, tanto da richiedere più di una lettura.
(Piccolo appunto: spesso e volentieri nella storia hai indicato la McGranitt come ‘preside’, cosa che effettivamente non era al tempo della battaglia. Ma, chiaramente, non l’ho considerato ai fini della valutazione).
Nonostante questo, lo stile è abbastanza fluido, la storia si legge scorrevolmente ed in modo abbastanza piacevole. Buono è anche il lessico, utilizzato con coerenza e modulato in base alla situazione descritta (mi è piaciuto particolarmente il modo in cui hai dato voce a Bella, rendendo alla perfezione i suoi modi di fare).
La storia è assolutamente originale dato che, al di là del fatto che ti siano capitati questi personaggi, ti sei giostrata benissimo, hai saputo sviluppare l’introspezione di Minerva in modo lodevole, lasciando intendere tutto il suo disgusto nei confronti di Bellatrix.
Tuttavia, in alcune parti la stessa Minerva mi è parsa lievemente OOC: forse un po’ troppo arrendevole, troppo ben disposta ad ammettere con se stessa i propri buoni sentimenti. Non nego che sia certamente affezionata ad ogni singolo studente, tuttavia mi è sembrata eccessiva, in alcuni punti (per lo più nella prima parte della storia). Invece è perfetta nel modo in cui si rapporta a Bella, quella parte potrebbe essere benissimo inserita nello stesso libro, senza sfigurare minimamente.
Per quanto riguarda l’attinenza ai personaggi, ho poco e niente da dire: il punto di vista della McGranitt e il modo in cui la sua attenzione si rivolga a Bella, è perfetto, e rende entrambe assolute protagoniste della storia.
Insomma, mi è piaciuta, e molto. Il modo in cui hai messo in opposizione le due, come hai messo in luce gli aspetti principali che le contrappongono è assolutamente splendido, e il risultato è davvero buono. Ottimo lavoro!

...Grazie!

   
 
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